La Cina imperiale
L’itinerario ci vede prima impegnati a Beijing, sulle orme degli imperatori celesti, per poi andar a Xi’an, per la visita dell’Esercito di Terracotta (considerata una delle meraviglie del mondo), quindi a Luoyang, l’antica capitale, ed infine a Shanghai, per vedere come è la Cina del futuro.
La struttura del nostro viaggio è una sorta di semi-fai-da-te nel senso che ci siamo appoggiati ad una agenzia per le prenotazioni aeree, gli alberghi e gli spostamenti ma poi le escursioni le abbiamo organizzate al momento, visto che la ricezione turistica è molto buona: premetto che il viaggio non è molto globetrotter ma neanche di lusso quindi abbiamo speso una cifra commisurata alle esigenze di medi viaggiatori che ottimizzano un viaggio a prezzo discreto con le necessità di base (alberghi buoni e spostamenti assicurati).
Intanto consiglio di rivolgersi al sito www.Tuttocina.It: sono stati gentilissimi e ci hanno perfettamente organizzato il tour anche se l’unico neo è che si appoggiano ad una agenzia americana quindi il tutto richiede una conoscenza minima dell’inglese.
Il nostro tour si è svolto in 15 giorni e prevedeva 5 giorni a Beijing, poi 2 giorni a Xi’an, 2 giorni a Luoyang e 3 a Shanghai con alberghi a 3 stelle (4 a Xi’an) in b/b, i transfert da/per l’aereoporto con guida, il treno notturno Beijing/Xi’an, quello diurno Xi’an/Luoyang e il volo Zhengzhou-Shanghai il tutto per la cifra di 710€ mentre il volo aereo è stato effettuato con Finnair, ottima compagnia dal servizio impeccabile: 770€ per i voli Milano/Helsinki/Beijing e Shanghai/Helsinki/Milano e all’aeroporto di Helsinki già si possono cambiare gli euro in Renmbi o Yuen (1€=10Y).
Il visto lo si può chiedere ad uno dei consolati cinesi in Italia (a Roma, Milano o Firenze) o rivolgendosi al sito www.Vistionline.It che provvede a farvelo e il costo si aggira intorno ai 20€.
E, considerato che la lingua cinese è molto difficile e l’inglese non particolarmente parlato, meglio avere un vocabolario se non proprio un frasario: noi abbiamo usato quello della Lonely Planet in vendita nelle librerie e ci ha salvato da parecchie incomprensioni.
Stabilito quindi itinerario e prenotati i servizi, siamo partiti per la Cina.
BEIJING, la capitale della Cina, è una immensa metropoli oggi in piena ricostruzione per le Olimpiadi del 2008 e ciò ci costringerà a trovare i monumenti più belli ed interessanti coperti di teloni ed impalcature, rovinandoci alcune visite.
Il nostro alloggio è presso il Red Wall Hotel, sito a nord della Città Proibita e a poco più di 1 km da centro: ottima struttura e locazione eccellente. Per spostarsi in città, visto che qui le distanze sono abbastanza grandi, è meglio utilizzare i taxi: sono affidabili, economicissimi (per 2 km si spendono 10Y) ed obbligati ad accendere il tassametro e consiglio di aver con se il nome in cinese dell’albergo (alla reception si trovano piccoli biglietti a riguardo) e una mappa della città, se in cinese ancor meglio.
La Porta Tian’ Anmen è il punto di partenza per le nostre visite essendo il centro della città e si affaccia sull’omonima ed immensa piazza dove sorgono anche il Mausoleo di Mao con la sua salma imbalsamata, il Monumento agli Eroi del Popolo, il Palazzo dei Musei e il Palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo, una bruttura dell’architettura comunista. A sud della Piazza si trovano la Porta del Fronte e la Porta di Qianmen, ultimo baluardo delle vecchie mura che circondavano la città.
Ovvio che il primo monumento da visitare è l’immensa Città Proibita, residenza nei secoli scorsi delle dinastie imperiale che han governato qui. Un primo accesso avviene dalla Porta Tian Anmen, dalle cui terrazze si ha un vasto panorama sull’antistante piazza, per poi trovarsi in un primo ampio cortile ed accedere tramite la Porta Duanman ad un secondo cortile in cui si apre la Porta Meridiana, la più grande del Palazzo.
Fatto il biglietto ed attraversata la porta principale, ci accolgono i ponti del vasto cortile d’ingresso e la Porta della Suprema Armonia si erge di fronte a noi: da qui l’Imperatore governava e riceveva i suoi ministri e funzionari. Da questo momento, frammentata da cantieri, impalcature, scavi e operai, la visita procede attraversando varie sale e porte, fra cui la Porta della Tranquillità Terrestre che da accesso al Giardino Imperiale, ricco di padiglioni e corti: questa è la parte più privata della Città, dove vivevano le mogli e le concubine imperiali. Purtroppo i lavori per la preparazione alle Olimpiadi del 2008 ci han rovinato alcune visite e così, comunque soddisfatti dalla magnificenza del posto, usciamo dalla Porta della Grandezza Divina.
Abbiamo quindi il pomeriggio per visitare il Tempio del Cielo, situato più a sud e consistente in un complesso di edifici situato in un vasto ed ordinato parco dove anche qui imperano i lavori di ristrutturazione ma il Tempio della preghiera per i buoni raccolti è uno straordinario edificio circolare che si scaglia alto verso il cielo.
Il complesso veniva utilizzato dall’Imperatore per compiere i suoi riti religiosi ed è particolare non solo per i suoi policromi colori ma anche perché è stato costruito ad incastro, cioè non sono stati usati chiodi o altro.
Finiamo questo primo giro di visite in centro, lungo la Wangfujing Dajie, la strada eletta come centro commerciale della città: qui abbondano i più importanti negozi cinesi ed internazionali, le marche più prestigiose sono presenti ed han sede anche enormi centri commerciali dove lo shopping diventa d’obbligo e l’acquisto non può mancare e la sera migliaia di neon e schermi colorati illuminano il passeggio e attirano turisti e cinesi in ogni angolo. Percorrendo questa lunga strada (pedonale nella sua quasi totalità) tra i negozi, i ristoranti, i venditori di mercanzie varie e di cibo, si scorge una delle 4 chiese cattoliche presenti a Beijing, ovvero la Dongtang o Cattedrale dell’Est.
Come si può venire in Cina e non visitare il monumento più grande e lungo che sia stato creato dagli uomini? Come si fa a vedere questa immensa opera e non immaginare il sacrifico e lo sforzo fatto per porre fine alla costruzione di questo gigante? Ovviamente stiamo parlando della Grande Muraglia, una delle meraviglie del mondo antico, giunta a noi in cattivo stato di conservazione ma, in alcuni suoi tratti, ristrutturata e rivalorizzata per fini turistici e storici.
Siamo andati a Badaling, a circa 70 km da Beijing per visitare un settore del muro e per apprezzare la vastità dell’opera, lunga quasi 6.000 km.
Per arrivarci ci sono vari modi: si contratta con un taxista, si prende il n° 309 d’autobus da Donghzhimen oppure si va a Qianmen dove, all’angolo con la Qianmenxi Dajie, c’è il Beijing Sightseeing Tour, che organizza escursioni in pullman con a/c e si può scegliere la visita alla sola Muraglia o con la sosta alle Tombe Ming (tenere presente che in questo caso l’ultimo pullman parte alle 10.30) e il biglietto si acquista al momento.
Il viaggio dura poco più di 1 ora e dal parcheggio dei bus si raggiunge l’ingresso del muro o a piedi o usando le slideway, sediolini tipo Gardaland che portano in cima, e si percorrono i suoi ripidi cammini e le sue irte scalinate, larghe abbastanza per far passare un reggimento di soldati o di cavalli.
Il lungo serpente murario segue il crinale delle colline, superando balzi e fiumi ed inerpicandosi su ripidi pendii: come bastione difensivo militare è servito a ben poco ma a lungo è stata una ottima via di comunicazione, percorsa da contadini e commercianti e completa la maestosità dell’opera lo splendido e verde paesaggio.
La gita alla Grande Muraglia si è conclusa poi in uno dei parchi più belli di Beijing, il Parco Beihai: quest’oasi di verde e sede di un laghetto percorso da piccole imbarcazioni e pedalò contiene un pezzo importante dell’arte buddhista ossia il Tempio Yong’an con il Dagoba Bianco, un enorme stupa situato sulla cima della collina di Giada. Dal Tempio, situato ai piedi della collina, percorrendo piccoli padiglioni e scansando profumati incensieri, si sale lentamente fino alla cima della collina, dove si gode uno splendido panorama sul lago e sui tetti rossi della Città Proibita. Tra le aiuole e i giardini tipicamente cinesi, molte persone si dedicano all’arte calligrafica, riproducendo con un pennello intinto d’acqua gli ideogrammi della scrittura in forma stilizzata.
Un’altra gita leggermente fuori il centro storico è stata effettuata in una magnifica giornata al Palazzo d’Estate, vasta residenza imperiale ricca di padiglioni, corti e templi e di piccoli gioielli architettonici.
Lo splendido parco circondante il Lago Kunming insieme ai palazzi, ai monumenti e ai giardini rendono l’area scenograficamente meravigliosa attirando così frotte di cinesi, turisti e scolaresche.
Per arrivarci o si contratta con un taxista (non andare oltre i 100Y) o si prende la metropolitana e si scende alla fermata Xizhimen e si va in taxi o in autobus (il n° 303) o ci si affida a qualche tour operator (ma è più caro). Il Ponte della Cintura di Giada ci accoglie all’ingresso e, proseguendo lungo la riva, si incontra il Padiglione Zhichun, che fronteggia il Palazzo: da qui, con un tipico ma motorizzato battello lacustre, attraversiamo il lago per raggiungere la riva opposta.
Sbarchiamo a pochi metri dalla Barca di marmo, una stravaganza voluta da Cixi, l’ultima imperatrice cinese, ed incamminandoci per il Lungo Corridoio (dove sono dipinti paesaggi cinesi e scene di leggende e mitologie), giungiamo davanti la Collina della Longevità e al complesso di sale e padiglioni formanti l’immensa struttura del Palazzo: dalla Porta che disperde le nubi (alla cui guardia ci sono una coppia di leoni cinesi) si accede all’interno e si sale verso la cima passando prima per la Sala che disperde le nubi e poi per il Palazzo delle Nuvole Ordinate, dove si tenevano festeggiamenti e balli di corte.
La Pagoda del profumo buddhista è uno dei tanti templi minori che sorgono sul cammino per arrivare al Tempio del Mare di Saggezza, posto sulla cima e chiuso per i sempre presenti restauri.
Al ritorno, avendo ancora qualche oretta di tempo, abbiamo fatto un giro per Qianmen e i suoi mercati, dove abbondano i famosi “tarocchi” cinesi: libera coscienza sul’acquisto ma il giro val la pena. Consigliamo di imboccare la Dalazhan Xi Jie (la seconda sulla sinistra) e percorrerla tutta: si passa dal mercato agli hutongs, le antiche vie della città, un microcosmo veramente affascinante.
Prima di lasciare Beijing, compiamo alcune visite che non vanno assolutamente tralasciate e quindi ci rechiamo di buona lena al Tempio dei Lama o Yonghegong, famoso per essere uno dei migliori esempi di arte buddhista e dei più grandi ma anche perché è un rispettabile monastero. Dal colorato arco d’ingresso si giunge a una serie di templi e pagode contententi statue dei vari Buddha (del passato, del presente e del futuro) e delle varie divinità che compongono il cosmo religioso buddhista, tutti anticipati da un incensiere in cui si bruciano sottili bastoncini profumati. Tra i tanti, spicca la Sala Yongyou, con un Buddha della longevità e il Padiglione Wanfuge, dove si trova una monumentale statua di Buddha alta 18 metri e scolpita in un legno di sandalo costituito da un unico blocco.
La Casa Signorile del Principe Gong è un meraviglioso esempio di antica residenza nobiliare e, seppure il palazzo è attualmente in restauro, il suo giardino risulta essere tra i più eleganti della Cina. La residenza è situata a poca distanza dai laghi Huohai e Qianhai, deliziosi e tranquilli di giorno ma sede di una vivace vita notturna la sera con i ristoranti, i bar e i locali di musica. L’arco di ingresso ci introduce in un piccolo spazio dove si apre lo Studio Duofu, anticipato da un piccolo laghetto e folto di piante e cespugli e, tra i vari patii presenti, quello col Giardino della Residenza è il più bello, circondato da colline artificiale con alberi, fiori, uno stagno e un padiglione tradizionale e piccoli ponti, laghetti e giochi di fontane rendono questo posto veramente attraente (ed è famosissimo tra i cinesi, visto l’alto numero di visitatori presenti).
Prima di prendere il treno per la nostra prossima tappa, ci fermiano in quello che consideriamo il più delizioso posto di Beijing: il Parco Jing Shan, situato a poche centinaia di metri dal nostro albergo. All’interno, fra giadini fioriti ed esposizioni di piccoli bonsai, ci sono 5 pagode di cui solo la Teahouse all’ingresso risulta non in restauro (un consiglio: venirci la mattina sul presto per assistere ai gruppi di persone che praticano il Tai Chi o la danza).
XI’AN ci accoglie dopo un viaggio notturno su un treno di lusso provvisto di tendine, bricco per il tè e televisore al plasma per ogni cuccetta ed il tutto ad un prezzo abbordabilissimo: 40€. Trenitalia dovrebbe imparare! Sebbene il tempo sia uggioso il caldo afoso imperversa e comunque non sarà di impaccio alla visita di questa antica città: la storia narra infatti che ai tempi della Roma antica Xi’an è stata la città più popolosa del mondo e una delle capitali più potenti.
Il nostro albergo è l’ottimo Bell Tower Hotel, situato proprio di fronte la Torre della Campana che sorge nel centro da tempo immemore e veniva utilizzata come orologio poichè il suono della campana dava inizio alla giornata mentre invece la Torre dei Tamburi fungeva all’opposto: quando questi rullavano, la giornata volgeva al termine. Da questa torre, situata all’ingresso della zona musulmana partiva la famosa Via della Seta, che collegava nei tempi antichi la Cina al Mediterraneo. Un ultimo baluardo delle vestigia sono le alte e possenti Mura che circondano il centro storico: l‘accesso avviene dai suoi 4 cancelli ed hanno un perimetro perfettamente rettangolare di 14 km.
Inoltrandoci per il quartiere musulmano, ricco di bancarelle e negozi vari, assaporiamo la quotidiana vita che si svolge nelle strade e nei vicoli e camminiamo fino a giungere ad una vera delizia: la Grande Moschea, che è una delle più antiche, grandi e meglio conservate in Cina e la particolarità è di essere l’unica moschea a non avere la tipica architettura araba e di possedere un giardino cinese pieno di sale di preghiera e di riposo. Particolare è il Padiglione della Fenice, sormontato all’ingresso da una scritta araba (Allah akbar ossia Dio è grande) ma il cui vasto interno sembra ricordare i templi buddhisti ed ovviamente non manca il tipico minareto per il richiamo al muezzin.
Poiché Xi’an è ricca di bellezze ma il soggiorno dura solo 2 giorni, decidiamo di affidarci ad un giro turistico di un giorno che ci condurrà a visitare alcuni monumenti interessanti. Visto che nel nostro albergo (ma credo anche negli altri), al 2° piano, ci sono le sedi di alcuni tour operator che propongono questi day tour per la città a prezzi modici con guida (ma solo in lingua inglese) e pranzo inclusi, scegliamo il giro del CITS al prezzo di 30€ e partiamo direttamente dall’albergo alla volta della Pagoda della Grande Oca Selvaggia e del Tempio della Grande benvevolenza, situati in un bel parco poco fuori le mura. Di costruzione antica, è stato uno dei primi monasteri buddhisti ad essere costruito in Cina nonché il luogo dove sono stati tradotti i sutra in cinese: la pioggerella non è di ostacolo alla visita del sito ma la salita fin sopra la cima della Pagoda non val la pena, vista la nebbiolina che impedisce la visione al panorama che si scorge.
Da qui poi ci spostiamo ad una fabbrica dove ci dovrebbe venir mostrato come vengono costruiti e poi cotti i famosi soldati ma in effetti il personale è più interessato alla vendita di souvenirs e chincaglierie.
Intorno mezzogiorno arriviamo all’appuntamento più atteso, uno dei motivi per cui siamo venuti qui: la visita allo splendido Esercito dei Guerrieri di Terracotta. In tre fosse riparate da alti capannoni sono sistemate le famose statue, scoperte per caso alla fine del secolo scorso e considerate una delle meraviglie del mondo. I guerrieri hanno la particolarità di essere differenti l’un dall’altro e di essere stati sistemati proprio a formazione di battaglia: la fanteria, poi la cavalleria, gli arcieri e i quadri generali perfettamente posizionati in attesa dell’inizio.Ogni statua è provvista di propri finimenti, e le espressioni del volto non sono mai uguali: una volta erano anche dipinti ma il colore è scomparso nel corso dei secoli e all’esposizione dell’aria. Comunque è uno spettacolo meraviglioso vedere questo esercito schierato e pronto e anche se alcune statue sono ridotte in frammenti o semidistrutte, il fascino dell’Esercito lo si percepisce appieno.
Terminata la visita all’Esercito, prima di tornare in albergo il tour prevede la sosta in un posto particolare, dal fascino un po’ misterioso: sono le Terme di Huaqing. Una lieve nebbiolina e la giornata umida danno un tocco particolare a queste terme, conosciute ed utilizzate fin dai tempi antichi: qui gli imperatori cinesi venivano a far bagni sia d’inverno che d’estate e tuttora e il posto ideale per rilassarsi e bagnarsi nelle calde acque delle sorgenti. Al posto è associata una vecchia leggenda, molto sentita dai cinesi, relativa all’amore tra l’Imperatore Xuanzong e la sua concubina preferita Yang Guifei, mai concretizzatosi in un matrimonio. Tra le fonti, i piccoli giardini e lo scenografico stagno sorgono gradevoli padiglioni ed un teatro di maschere cinesi.
Per allietare la serata, consigliamo di acquistare, sempre presso i tour operators, i biglietti per il Teatro della Dinastia Tang o Tang Dinasty: è uno spettacolo bellissimo. Lo show dura 1 ora (la cena un po’ di più) e si alternano sul palco musicisti e danzatori che propongono gli spettacoli andati in scena durante la dinastia Tang: è un tripudio di suoni, colori, balletti e musica.
LUOYANG dista da Xi’an circa 5 ore di treno ma il tragitto risulta abbastanza piacevole perché ci godiamo dal finestrino la visione delle verdi colline della campagna cinese.
Luoyang è stata una delle capitali dell’Impero cinese e, sebbene sia una città abbastanza moderna, conserva nei suoi dintorni alcuni luoghi d’interesse storico-religioso. Il primo sono le Grotte di Longmen, situate a 20 km dalla città lungo le rive del fiume Hui: l’origine delle grotte risale a più di 1500 anni fa e furono scavate utilizzando la roccia del dirupo che s’affaccia sul fiume. Dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, sono un esempio mirabile di arte d’intarsio nella pietra e nelle sue migliaia di di grotte e piccole nicchie trovano posto figure di Buddha e di personaggi religiosi di varia grandezza e altezza. Tra queste spiccano la Grotta Fengxiansi, con un Buddha alto 17 m, la Grotta Lianhuadong o del Fiore di Loto e le tre Bingyang e dalla riva opposta si gode uno splendido panorama su tutto il complesso di grotte. Per raggiungerle o si usa l’autobus n° 83 dalla stazione ferroviaria o si contratta con un tassista.
Un altro luogo particolare e legato ad una leggenda cinese è il Baimasi o Tempio del Cavallo Bianco e si trova a 13 km dalla città: eretto nel I sec. A.C. E con una storia di 1900 anni, questo tempio fu il primo monastero buddhistra costruito in Cina ed è ancora abitato dai monaci.
Il nome del tempio deriva dal cavallo bianco usato dal monaco buddhista mandato in India a prendere i sutra indiani e, a ricordo del fatto, sono stati posti accanto all’ingresso due cavalli di pietra.
Il Tempio del Cavallo Bianco si compone di un gruppo di palazzi, torri e corridoi riuniti e circondati da mura scalratte e coperte di mattonelle gialle lustrate contenenti iscrizioni calligrafiche: i più bei palazzi sono il Corridoio del Re del Paradiso, il Corridoio del Grande Buddha e, la Grande Hall ma è bello anche l’ampio giardino dove trovano sede padiglioni e sale. Inoltre ci sono le “Sale dei custodi celesti e degli antenati” e una svariata produzione statuaria tipicamente buddhista, fra cui un Buddha sdraiato.
Lo si può raggiungere con l’autobus 59, con alcuni minibus dalla Stazione ferroviaria o con il solito contrattare con il tassista di turno.
Dimenticavo di aggiungere che a Luoyang abbiamo alloggiato al New Friendship Hotel, provvisto di un ristorante cinese dove è meglio evitare cibi col peperoncino.
SHANGHAI è la più occidentale delle città cinesi e quella che risente maggiormente dell’enorme boom economico e finanziario che sta attraversando in questo momento la Cina e si presenta non come una metropoli ma un enorme e spaventoso centro commerciale e non c’è strada, vicolo, cortile, anfratto o luogo dove non si svolga un commercio e a qualsiasi ora le sue vie brulicano di gente intenta a fa shopping di ogni cosa: cibo, vestiti, oggettistica, scarpe, borse e chi ne ha più ne metta.
Contrattare è la parola d’obbligo e prepararsi ad essere “assaliti” da procacciatori di clienti: insisteranno ma basta proseguire dritti e dir sempre no, se non si è interessati.
Ci sono però dei piccoli luoghi che conservano un loro particolare fascino, soprattutto legato ai tempi in cui la città era una concessione straniera: il primo di questi è il Bund. Su questo lungofiume si affacciano gli enormi palazzi e i maestosi edifici in stile occidentale degli anni Trenta, un tempo sedi di banche e di compagnie commerciali straniere, ed ora sedi di uffici e di corporazioni: alcuni di essi mantengono la loro funzione originaria, come il famoso Hotel della Pace, altri, invece, sono stati convertiti. Di fronte, le nuove costruzioni futuristiche si scagliano verso il cielo e alla fine della passeggiata si trova il vecchio Osservatorio Astronomico.
Nella zona del Yuyuan Garden, attorno alla Casa del Tè Huxinting,si aprono viuzze e piazzette dove abbondano i negozi che vendono souvenirs, gioielli d’oro e di giada e di pittura ma sono i ristoranti a farla da padrona e ad ora di pranzo un gradevole odore di ravioli al vapore e noodles cotti pervade tutta l’aria: qui il cibo è veramente buonissimo.
Facendo quattro passi o utilizzando i taxi, sempre economici, si giunge all’immensa Piazza del Popolo e all’omonimo parco: tra i giardini e le aiuole fiorite si trovano la sede del Museo di Shanghai (con le sue collezioni di porcellane cinese di varie e epoche e alcuni manufatti di giada pregiata) e il modernissimo edificio del Teatro dell’Opera.
Pudong era un vecchio quartiere posto di fronte al Bund, sull’altra riva del fiume Huangpu e fino a pochi anni fa era abbandonato e malsano ma, con una politica d’interventi dello stato, è diventato il centro finanziario ed economico della città e della Cina.
Attraversato il fiume utilizzando il simpatico Sightseeing Tunnel (un viaggio fra luci e colori), ci addentriamo tra gli enormi grattacieli e facciamo un giro fra questi giganti, fra cui spicca la Torre della Perla d’Oriente, dalle sue forme particolari ma l’impressione che si ha è quella di essere in America ed il Bund sull’altra sponda ci appare nella nebbiolina come il lungofiume di Londra o Francoforte.
La brulicante folla che imperversa nelle strade non si ferma, anzi aumenta, soprattutto di sera, quando le enormi e luccicanti insegne luminose di negozi, centri commerciali, locali, cinema e quant’altro iniziano a lampeggiare in ogni angolo.
La Nanjing Road è una delle tante enormi e lunghe strade pedonali dedicate al commercio e la sera sembra di essere a New York o a Las Vegas e il luccichio dei neon e delle luci è veramente fenomenale: ogni negozio, infatti, è illuminato da migliaia di lampadine colorate volte a formare i più strani e bizzarri giochi di luci che si possano vedere. In tutto questo, la gente continua ad entrare ed uscire dai negozi con le braccia piene di pacchi e buste (cosa che poi abbiamo iniziato a far anche noi, visto la buona qualità della merce e i prezzi incredibilmente bassi che ci sono) e questa moltitudine eterogenea di persone invade tutta la strada.
L’ultima foto, scattata dalla stanza del nostro albergo (il Pacific Luck Hotel), è stata scelta come preludio alla fine del nostro viaggio: gli alti e mastodontici grattacieli incombono sulle ancor vecchie e fatiscenti case sottostanti, ricordandoci che questo immenso paese, pur se si avvia ad un veloce e rapido sviluppo, ha ancora grosse sacche di povertà.
Con questa considerazione lasciamo la Cina, ebbri di posti, luoghi e sensazioni meravigliose provate e speriamo che i nostri prossimi viaggi siano meravigliosi come questo.