Cuba Cuba Cuba

Io e mio marito viaggiamo abbastanza, ma la scorsa estate abbiamo fatto il viaggio dei nostri sogni: quasi 4 settimane di cui 3 in Botswana e una all’Ile Maurice. Siamo stati talmente appagati che scegliere una meta vacanziera quest’anno per noi è stata un’impresa. Alla fine ci siamo accordati su Cuba, incontrando anche l’entusiasmo di...
Scritto da: tocai
cuba cuba cuba
Partenza il: 08/07/2006
Ritorno il: 23/07/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Io e mio marito viaggiamo abbastanza, ma la scorsa estate abbiamo fatto il viaggio dei nostri sogni: quasi 4 settimane di cui 3 in Botswana e una all’Ile Maurice. Siamo stati talmente appagati che scegliere una meta vacanziera quest’anno per noi è stata un’impresa. Alla fine ci siamo accordati su Cuba, incontrando anche l’entusiasmo di due nostri amici che, autonomamente avevamo deciso già per la stessa meta. Così dopo un po’ di ricerche in agenzie di viaggi e on-line, abbiamo acquistato il biglietto e l’immancabile Lonely Planet. In aggiunta però mi sono fidata dei suggerimenti del commesso della libreria è ho comprato anche la Rough Guide, che mi ha sorpreso favorevolmente, dimostrandosi preziosa in diverse occasioni. 8 luglio Ci troviamo a Malpensa con debito anticipo per scoprire che il nostro volo ha quasi 3 ore di ritardo. Del volo conoscevamo tutto in quanto in nostro amico A. È un po’ “Furio” ed era riuscito a trovare on-line con il numero di immatricolazione dell’aereo (che non so dove avesse trovato) anche le date di manutenzione del velivolo, nonché la data di nascita. Non avevamo però messo in conto che la nostra partenza coincideva con la finalissima dei mondiali di calcio e che nel frattempo l’Italia si era qualificata. Pertanto, non abbiamo visto la partita, ma abbiamo viaggiato comodissimi in un aereo praticamente vuoto. Stavano scendendo di quota per prepararci all’atterraggio, quando il pilota ci ha informato che l’Italia aveva vinto e si è diffusa una ilarità contagiante per tutto l’aereo. Uno stuart che si voleva far fotografare in posa di vittoria con la maglietta dell’Italia e gente sconosciuta che si abbracciava e baciava. Arriviamo all’Havana con le tre ore di ritardo maturate dalla partenza e ci mettiamo in fila alla dogana. Avevamo letto e sentito della lentezza delle liste a Cuba (un delizioso film per l’appunto intitolato “Lista d’attesa” ci aveva messo in guardia), ma la realtà ha superato di gran lunga l’immaginazione. Siamo stati in fila per circa tre ore e non ci sono stati particolari vantaggi per mamme con bambini piccoli o per persone anziane. Tutti, cubani e non, dovevano passare un controllo dovendo presentate documentazione assurda, tipo la carta d’imbarco dell’aereo da cui si era scesi. La domanda che veniva spontanea era: ma come ci sono arrivato secondo te all’ufficio immigrazione dell’aeroporto, a piedi? Naturalmente, dopo un po’ la gente stanca si infervorava, soprattutto i cubani residenti all’estero che conoscevano le lentezze del loro paese e, dopo esperienza diverse, ne erano diventati intolleranti. Comunque dopo quest’avventura riusciamo a uscire dalla dogana, prendere i bagagli trovare un taxi per raggiungere l’unica “casa particolare” che avevamo prenotato dalla partenza. Eravamo molto stanchi e desideravamo solo dormire, ma da subito la casa di Nurmis – al confine tra l’Havana Vieja e l’Havana Central – non ci ha fatto una buona impressione. Ad ogni modo era pulita e noi eravamo stanchi e non avremmo cambiato per nulla al mondo.

9 luglio – 12 luglio L’Havana Iniziamo ad esplorare l’Havana e rimaniamo da subito incantati. Il tempo sembra essersi fermato ed è incredibilmente suggestiva. Dopo neppure un giorno che eravamo lì avevo già la sensazione che era un posto dove sarei voluta tornare, sentimento che di solito si matura alla fine di un bel viaggio, non all’inizio.

Quello che mi colpita da subito è stata sicuramente l’architettura e la bellezza dei posti, ma soprattutto la gente nei propri luoghi. I cubani passano la maggior parte del loro tempo per strada o sui balconi (certamente per una questione climatica) e parlano tra loro e con i turisti, curiosi di ogni informazione. Sono accoglienti ed avvolgenti e si respira una vitalità incredibile. Certo ogni turista si trova a soccombere al fastidio della ricerca continua di vendere qualcosa e di avere del denaro, ma personalmente ritengo che al contrario di altri posti nel mondo, la loro solarità rende meno fastidiosa la richiesta continua. Inoltre non sai mai se chi ti ferma per strada stia per chiederti qualcosa oppure sia sinceramente curioso e voglia semplicemente comunicare. Cosa che ci è accaduta di frequente. Abbiamo girato molto e ci ha colpito sia la parte fatiscente dell’Havana, sia la parte che principalmente grazie ai fondi dell’Unesco è già splendidamente ristrutturata. Dall’architettura e dal mobilio coloniale, si capisce subito che i cubani sono degli artisti, non solo bravi artigiani, ma anche pittori, scultori, musicisti. L’unica mancanza di fantasia, non solo all’Havana, ma nell’intero viaggio, l’ho riscontrata nella cucina. L’arte culinaria e la fantasia nell’abbinamento dei prodotti, anche quelli facilmente reperibili come la frutta, gli manca proprio. Questo è ancora più sorprendente se si considera quanto senso artistico abbiamo e con quale fantasia si siano sempre arrangiati cercando di superare gli inconvenienti dovuti a tutto ciò che effettivamente non hanno in quanto non gli arriva e non riescono a produrlo. Ad italiani come noi la loro arte dell’arrangiarsi ricordava una qualche napoletanità a cui siamo più abituati.

E’ altrettanto stupefacente la sensualità dei movimenti delle donne anche di quelle oggettivamente non belle e con fisici non scultorei. Ad un certo punto ti accorgi che involontariamente il tuo sguardo si è spostato e che è attratto dalle movenze sinuose e dai colori sgargianti dell’abbigliamento spesso molto attillato anche su donne in evidente soprappeso , che nonostante tutto non risulta né eccessivo né sgradevole, anzi. L’Havana e la sua gente ci ha incantato. Elemento di folclore è stata l’esperienza della pizza acquistata da un baracchino. Seguendo le indicazioni della guida ci facciamo portare in taxi in questa piccola via dell’Havana Central. Stiamo per entrare nel portone dove troviamo una piccola insegna quando delle persone per strada ci fermano e ci spiegano che dobbiamo urlare la nostra ordinazione agli uomini sulla terrazza all’ultimo piano. Così chiediamo le nostre pizze, che appena sfornate ci vengono consegnate con un cestino con la carrucola che noi rispediamo in alto con dentro i soldi, oltretutto pochissimi, perché è una delle poche volte in cui abbiamo pagato in pesos cubani.

13-14 luglio Santiago de Cuba Prendiamo alle 19.00 circa il pullman della Viazul direzione Santiago. Non sappiamo cosa aspettarci, ma temiamo le 13 ore di pullman per di più notturne. Invece rimaniamo sorpresi della puntualità e della relativa comodità del mezzo. Arriviamo con un’ora di anticipo a Santiago e dobbiamo rimanere alla stazione della Viazul per un po’ in quanto la persona che ci deve venire a prendere, contatta dalla padrona di casa dell’Havana, ha come orario quello di arrivo ed essendo le 6 di mattina non vogliamo buttare giù dal letto nessuno. Come avevamo letto nelle guide, è estremamente facile prenotare da una casa particular all’altra, anche dall’altra parte dell’isola e devo dire che con questo metodo ci siamo trovati benissimo. L’unica esperienza relativamente negativa è quella dell’Havana, unica prenotazione fatta dall’Italia! Angel ci viene incontro abbastanza puntuale. Essendo in bicicletta ci fa salire su una macchina di un suo amico. Penso sia la macchina in peggiori condizioni che io abbia mai visto, mancavano interi pezzi.

Arriviamo a casa sua, al centro di Santiago e conosciamo la sua famiglia, la moglie Tatiana e i due figli adolescenti. La casa è bella, pulitissima e con una terrazza con una vista incredibile. Le stanze hanno tutte il bagno privato e non sono calde come quelle all’Havana.

Tatiana ci prepara una splendida colazione a base di frutta, succo fresco di mango e uova al tegamino e rifocillati ci mettiamo in marcia per la città. Sul pullman ho dormito ininterrottamente, gli altri un po’ meno di me, ma riescono comunque a mettersi in moto. Anche Santiago ci sorprende. E’ molto diversa dall’Havana; tutte strade in salita ed in discesa ed un’architettura meno ricercata, ma anch’essa fascinosa. Il giorno dopo decidiamo di andare a vedere i dintorni. Angel chiede al suo amico del giorno prima di farci da autista, così con punte di velocità massima intorno ai 40 km/h arriviamo in una spiaggia a 30 km circa. La spiaggia non è bellissima, ma frequentata solo da cubani e ci divertiamo molto ad osservare le loro diverse abitudini. Gruppi che parlano in acqua passandosi una bottiglia di rum, gente che mangia ininterrottamente sotto le siepi. La nostra prossima tappa sarà Baracoa, in provincia di Guantamano. Tatiana è originaria di là e non abbiamo alcuna difficoltà a trovare la prossima casa. 15-20 luglio Baracoa e Santa Lucia Riprendiamo il pullman Viazul alla volta di Baracoa e anche questa volta parte puntualissimo. Iniziamo a pensare che tutto quello che avevamo sentito raccontare o lento sui ritardi cubani fosse più mito che realtà, ma subito dobbiamo ricrederci. Appena uscito dalla stazione il pullman si ferma. L’autista scende e noi lo seguiamo; si dirige verso il motore che non è visibile per quanto fumo c’è. Dopo circa venti minuti ripartiamo avendo nel frattempo l’autista provveduto al cambio della cinghia di trasmissione.

Il viaggio doveva durare circa 5 ore, ma ce ne mettiamo circa 8, dato che l’autobus si ferma altre 2 volte e con tempistiche di riparazione ben più pesanti. Nonostante l’accaduto e nonostante a bordo ci fossero degli ispettori a venti km da Baracoa l’autista di ferma di fronte ad una abitazione privata e ci fa scendere. Era un punto di ristoro “arrangiato” con tanto di frutta fresca tagliata apposta per noi e qualche souvenir. L’autista prende il suo pranzo, noi acquistiamo qualche cosa e si riparte. Baracoa è diversa dai posti che abbiamo visitato sin d’ora, è quasi primordiale, ma anch’essa con un suo fascino. Al gente è ancora più ospitale e camminando per le vie rurali si incontrano diversi atelier di artisti. Entriamo in un atelier colpiti dalla bellezza di alcuni quadri e conosciamo l’artista: un uomo di mezza età che ci racconta di avere sue opere sparse in tutto il mondo, tra privati ed esposizioni e di non essere mai uscito da Cuba. Spera di riuscire a realizzare il suo sogno di andare a vedere alcune sue opere in Europa essendo stato inviato da qualche ente svizzero. Quello che ci ha particolarmente di Baracoa è sicuramente la natura circostante. La foresta pluviale a circa 10 km è incantevole così come la spiaggia Maguana, poco più distante. Spiaggia caraibica incontaminata dove ci sono progetti di costruire strutture alberghiere. Per ora paradiso dei turisti più avventurosi che si trovano a disposizione qualche chilometro di spiaggia bianca con pochissimi bagnanti ed un casereccio servizio di pesce alla brace servito sotto la palma con riso bianco e gli immancabili fagioli. Dopo questi primi giorni a zonzo, decidiamo di concederci due giorni di relax e di fare solo mare. Non avendo noleggiato una macchina e dovendo a tappe rimetterci sul tragitto per l’Havana, decidiamo di andare a Santa Lucia, non troppo lontano da Cayo Coco, ma più facilmente raggiungibile con taxi a lunga percorrenza. 21-22 luglio Trinidad Arriviamo a Trinidad dopo un viaggio estenuante. Avevamo affittato una vettura con autista a Santa Lucia, pagandola moltissimo se paragonato ai canoni locali. Quando abbiamo visto la macchina ci è sembrato un sogno, essendo la più nuova su cui eravamo saliti in tutta la nostra vacanza fino a quel momento. Nonostante queste premesse assolutamente confortanti, il viaggio è stato un incubo. Dopo circa 2 ore di tragitto ha cominciato a piovere fitto e l’autista ha perso il controllo andando in aquaplanning. Fortunatamente è riuscito a rimettere in carreggiata la vettura e non scontrarsi con le macchine nell’altro senso di marcia. Probabilmente scioccato dall’accaduto ha guidato malissimo per tutte le successive 4 ore, facendoci venire il mal di mare.

Siamo arrivati alle 22.00 circa a Trinidad e la padrona della casa che ci aveva prenotato Nurmis dall’Havana non ci ha tenuto il posto. L’alternativa che ci ha trovato è stata però migliore: una casa coloniale di fine ‘700 che sembrava un vero museo. Mobili splendidi e un giardino interno con palme e tanto di pappagallo: Titina. I padroni di casa erano una coppia di persone anziane molto premurose e gentili: Ignazio e Carmen.

Siamo stati d’incanto e ci siamo fatti raccontare la storia della loro famiglia che si succedeva in quella casa da generazioni. Trinidad è il posto più turistico che abbiamo visto, ma anche quello tenuto meglio. Nonostante ciò non cambia di molto l’atmosfera cubana. La gente in strada, le offerte continue, i balconi affollati. Girare la città è relativamente veloce, ma i posti circostanti meritano attenzione. Una torre campanaria a 5 km dalla città permette di godere di un’ottima veduta della vegetazione circostante.

23 luglio L’Havana Il nostro viaggio si conclude qui e con un bagaglio di circa 700 fotografie in due, torniamo a casa con la certezza che questo è stato il nostro primo viaggio in quest’isola meravigliosa, ma anche che non sarà l’ultimo. La voglia di tornare per capire come e se cambierà e come è forte.

Avevamo delle aspettative alte che cercavamo un po’ di sedare, tanto più avendo provato mal d’Africa per gran parte dell’inverno. Erroneamente pensavamo che nulla ci avrebbe emozionato tanto come l’Africa sub-sahariana, e invece…



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