Tra Dubai e Piongyang
La Guinea Equatoriale è il risultato dell’indipendenza degli antichi territori del Rio Muni dalla Spagna. E’ un paese speciale già solo per il fatto che è spezzato in due: l’Isola di Bioko sulla quale c’è la capitale, la città di Malabo e la terraferma, praticamente isolata dai paesi africani limitrofi Camerun e Gabon. La Guinea Equatoriale è stata per anni uno dei paesi più poveri dell’Africa, completamente alle dipendenze delle importazioni dai paesi limitrofi, in quanto solo il cacao si è rilevato un prodotto che gli spagnoli sono riusciti a coltivare sull’Isola di Bioko. La terraferma è sempre stata dominio della foresta, e ancora oggi a soli 70 Km da Bata (città principale) si possono incontrare dei gorilla allo stato libero! Il mio viaggio inizia proprio da Bata e lo stupore è che è un immenso cantiere e il centro della città è pieno di edifici nuovissimi. Inoltre le strade hanno attraversamenti pedonali e semafori, cose che in Africa non abbondano di certo. E poi c’è un lungomare anch’esso nuovissimo e costruito con i materiali più moderni. Spiccano i giochi per bambini e le aiuole con le palme. Abituato all’Africa Nera, queste sono cose che mi hanno fatto letteralmente strabuzzare gli occhi. Ma lo stupore non è finito, a Bata è in costruzione un nuovo aeroporto, è appena stato terminato il nuovo parlamento e due grandi arterie sono già state tracciate nella foresta per mettere in collegamento la Guinea con il Camerun e il Gabon. In compenso la gente per strada (poca…Bata conta 100.000 abitanti su 600.000 di tutta la nazione) non ha nulla, c’è una povertà tutta africana e i vestiti e le scarpe sono in linea con il continente. Non ci sono persone che vendono ad ogni angolo e si nota subito una incredibile scarsità di prodotti rispetto agli altri paesi africani. La Guinea infatti importa tutto, dal mango al caffé, dalle biro alla carta igienica (a proposito, un residente francese mi ha detto che sono rimasti senza per due mesi…Solo qualche tempo fa!).
Il fatto è che la Guinea Equatoriale è uno dei paese con il reddito pro-capite più alto al mondo, infatti sull’isola di Bioko è stato scoperto un enorme giacimento di petrolio e anche un giacimento di gas naturale che sarà sfruttato a partire dal 2008. Il denaro che circola è impressionante. E’ in mano a pochi eletti, ma il Governo attuale sta spendendo cifre folli per infrastrutture faraoniche e questo è un lato assolutamente “illuminato” considerando la media dei despoti africani. A Bata si vede il lato “buono” di un governo assolutamente dittatoriale, che però sta evidentemente lavorando per il paese, per investire sul territorio e per dare un futuro a questa nazione che, secondo l’idea governativa, dovrebbe essere in grado di finanziare i paesi limitrofi e dovrebbe assumere il ruolo di “Svizzera” della Africa Occidentale. A vedere cosa stanno costruendo è probabile che ci riescano! Lo scenario cambia notevolmente dopo aver preso l’aereo e dopo soli 30 minuti si atterra a Malabo, capitale e città principale dell’isola di Bioko. L’aeroporto è anch’esso nuovissimo, in compenso la città mantiene la struttura tipica delle città coloniali spagnole…È un curioso mix tra Santiago di Cuba e una città africana come potrebbe essere Duala o Libreville.
Gli hotel sono molto più fatiscenti rispetto a Bata, anche perché l’altissimo numero di stranieri che sbarca sull’isola risiede presso le proprie aziende. Infatti, non appena si esce da Malabo si entra in zone delimitate di svariati km quadrati, ognuna delle quali è di proprietà di aziende che hanno investito in Guinea. Si entra così all’americana Bechtel che ha ricostruito l’America…Campi da golf, tennis, villette a schiera e uffici all’interno di casette di legno con open space e indiani, cinesi e americani immersi nel loro lavoro. Hanno l’ADSL e non hanno bisogno del prefisso internazionale per chiamare in patria! A poca distanza faccio visita a un’azienda egiziana di traporti e logistica che ha ricostruito l’Egitto! Casupole arroccate su una collinetta con tanto di minareto e muezzin e uffici fatiscenti pieni di scritte in arabo come nella miglior tradizione locale. Poco più in là i tedeschi hanno creato una campo simile a quello americano, ma con tanto di pub e bratwurst! Incredibile! Il tutto su un’isola molto affascinante, dominata da un vulcano (El Pico Malabo, di circa 3000 metri) che nella stagione delle piogge (ossia all’epoca della mia visita) rimane avvolto dalle nuvole e da una nebbiolina che la rende davvero affascinante. Quando poi il cielo si schiarisce si può vedere la punta della montagna e di fronte ad essa spunta un vulcano in lontananza. Si tratta del Monte Camerun, che è ovviamente sulla terraferma camerunense a circa 150 Km dall’isola: semplicemente affascinante.
Anche Malabo è piena di cantieri, tra cui spiccano il nuovo porto commerciale, il nuovo palazzo del Governo e una sorta di tangenziale che è assolutamente unica nel suo genere in tutta l’Africa Occidentale.
In compenso a Malabo si vedono gli effetti nefasti dell’autoritarsimo africano. Ci sono telecamere e, così dicono, cimici dappertutto. Il governo spia locali e stranieri per non trovarsi brutte sorprese. L’isola è una miniera d’oro e solo pochi anni fa è stato sventato un golpe organizzato nientepopodimenoche dal figlio di Margareth Thatcher! E anch’io ne faccio le spese di questo regime “nordcoreano”, soprattutto quando un poliziotto mi becca in pieno mentre sto fotografando alcuni edifici nel centro della città. Scopro che si tratta di ministeri e vengo portato al cospetto di alcuni militari. Fortunatamente parlo spagnolo piuttosto bene e ne esco solo dopo un interrogatorio surreale sotto il sole durato mezz’ora e solo dopo aver consegnato la scheda di memoria all’interno della macchina foto. Ma poteva andare molto peggio! Pertanto, se qualcuno dovesse passare da quelle parti, il suggerimento è lasciare la macchina foto in albergo, almeno a Malabo! Pare che fra qualche anno l’isola voglia provare ad aprirsi al turismo, stanno sorgendo due villaggi vacanze su alcune isole che si trovano di fronte alla terraferma, presso il Gabon e la stessa Malabo dovrebbe prevedere la costruzione di un Hilton e uno Sheraton nel corso del prossimo anno. Non so quanto il governo sia pronto ad aprire le proprie frontiere (oggi per entrare ci vuole un visto che costa 135 EUR), ma di sicuro è un paese ancora talmente selvaggio che avrebbe davvero tante attrattive da offrire. E poi la lingua spagnola e l’ambiente spagnoleggiante non sono ancora scomparsi del tutto (anche se sono piuttosto impopolari presso i locali) e questo rende questo paese ancor più gradevole. Chissà se riuscirà a vincere le grandi sfide che si è proposto, se ritorno vi terrò aggiornati.
Alberto Boffa Bes a.Bes@tele2.It