Diario di un’esaltante avventura carioca

Nato come regalo di laurea magicamente concessomi dai miei genitori, quella che sto per raccontarvi è decisamente la mia esperienza di viaggio più affascinante e coinvolgente fin qui compiuta. Mi chiamo Renato, sono un ragazzo della provincia di Salerno e premetto che, da qualche anno a questa parte, quando ho voglia di trascorrere un po’ di...
Scritto da: umby_ontheweb
diario di un'esaltante avventura carioca
Partenza il: 03/03/2006
Ritorno il: 11/03/2006
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
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Nato come regalo di laurea magicamente concessomi dai miei genitori, quella che sto per raccontarvi è decisamente la mia esperienza di viaggio più affascinante e coinvolgente fin qui compiuta.

Mi chiamo Renato, sono un ragazzo della provincia di Salerno e premetto che, da qualche anno a questa parte, quando ho voglia di trascorrere un po’ di tempo lontano da casa (anche una sola serata) e nessuno dei miei amici è intenzionato ad accompagnarmi alla meta in questione, non mi faccio alcun problema ad andarci da solo: ebbene ogni volta va a finire che mi diverto come un pazzo! E’ stato così che ho deciso di partire da solo alla volta del Brasile (Rio de Janeiro) per un viaggio di durata breve, ma di intensità scottante. Dato che ho organizzato tutto il viaggio da solo (sia il volo che il pernottamento sono stati prenotati tramite internet), ho dovuto cimentarmi nel reperire quante più informazioni possibili prima di partire, in modo da sapere esattamente come muovermi, cosa vedere ed in quali locali uscire la notte; devo ammettere che la maggior parte dei consigli utili mi sono venuti dal presente sito internet (oltre che alla guida “lonely planet” che vi invito a comprare) e ci tengo dunque a ringraziare tutti coloro che hanno raccontato la propria esperienza “carioca” su turistipercaso.It; allo scopo di aumentare il set di informazioni utili di cui l’aspirante turista brasileiro può aver bisogno, ho inserito anch’io qui un breve racconto del mio viaggio, sperando vivamente che possa risultare di aiuto ai futuri visitatori della CIDADE MARAVILHOSA.

Partenza: 3 Marzo – 19:45 da Napoli – arrivo in Rio de Janeiro alle 8:20 del 4 marzo (orario locale) Ritorno: 11 Marzo – 16:00 da Rio de Janeiro – arrivo in Napoli alle 18:00 del 12 Marzo (orario italiano). Voli non diretti: 1 stop a Madrid (3 ore all’andata e 10 ore al ritorno…Che palle 10 ore di sosta all’aeroporto di Madrid!).

Compagnia: Iberia.

Costo: relativamente non molto costoso, dunque forse conviene prenotare su internet…Fate comunque visita ad alcune agenzie di viaggio per confrontare i prezzi. GIORNO I: sabato 4 Marzo “Ieee ma allora so’ importante!” mi sono detto all’aeroporto di Rio quando ho visto un uomo con un cartello ben in vista con su scritto il mio nome e il mio cognome…Si trattava del signor Rosario, un genovese sulla quarantina, nonché il proprietario dell’appartamento in cui ho soggiornato, al quale avevo chiesto di organizzarmi il transfer dall’aeroporto all’appartamento. A mio giudizio, Rosario è una brava persona e comunque sicuramente affidabile e puntuale; se volete contattarlo, mandatemi una e-mail all’indirizzo con cui sono registrato al sito e vi dirò come fare. [Nota 1: tipi di pernottamento. Tra le varie soluzioni che Rio offre per soggiornare, oltre ai classici hotel, vi sono gli appartamenti. Io sono un grande sostenitore di questi ultimi: sono decisamente economici, soprattutto se prenotati in loco ed inoltre si tratta di una sistemazione molto più libera degli hotel: potete ospitare chi volete senza nessun problema e non avete limitazioni relativi agli orari (per mangiare, per rientrare…); insomma è praticamente come se foste a casa vostra (già, però con la differenza che siete a Rio ed il giorno seguente non dovete svegliarvi per andare a lavorare!). E’ da notare che molti agenti immobiliari premeranno nell’assicurarvi che, nell’edificio in cui è collocato il loro appartamento, ci sia la portineria 24 ore su 24: in realtà la portineria c’è veramente, ovvero il tavolo e la sedia ci stanno…Ciò che manca è il portiere, che si fa vedere verso le 11 di mattina e poi scompare per andare magari a giocare a calcio–tennis sulla “praia” (spiaggia) di Copacabana; vabbe’ questa è una semplice osservazione…Tanto a che cavolo vi serve la portineria? Siete in vacanza, tutto è ammissibile! L’appartamento in cui ho pernottato si trova sulla Av. N.S. De Copacabana (n° 1096), zona caotica ad ogni ora del giorno e vicinissima al mare (ad un isolato di distanza).] – – – [Nota 2: transfer da/verso aeroporto e mezzi di trasporto cittadini. A Rio i taxi, per coprire medie distanze, sono relativamente economici anche per un turista da solo, figuriamoci per gruppi di 3 o 4 persone! Di notte sono quasi d’obbligo perché vi consentono di spostarvi dalla casa al locale (e viceversa) SENZA CORRERE PRATICAMENTE NESSUN PERICOLO (infatti la notte è sconsigliato camminare da soli in mezzo alla strada, soprattutto a Copacabana e al centro città; il centro è sconsigliato anche con la luce del sole nei giorni festivi, in quanto si tratta di un quartiere interamente lavorativo e dunque deserto in tali giorni.). Trovare un taxi non costituisce un problema, perché a Rio vi sono forse più taxi che macchine per residenti e questi si appostano dappertutto, a qualsiasi ora del giorno. Non consiglio comunque di salire sui taxi presenti immediatamente all’uscita dei locali, delle spiagge, dei negozi importanti o in prossimità di qualsiasi attrazione turistica: questi infatti di solito pretendono un po’ di più degli altri e non vogliono applicare il tassametro. Dunque voi semplicemente attraversate la strada, girate l’angolo e prendete il primo taxi che passa. Accertatevi che il tipo applichi il tassametro e che la tariffa applicata sia: 3.70 R$ di base + 1 R$ per ogni km (2 R$ per ogni km solo se è notte o se è giorno festivo). Per coprire invece grandi distanze, informatevi sull’uso dei bus o del metrò: vi conviene sicuramente una delle ultime due soluzioni piuttosto che il taxi, perché risparmiate 10-20 euro. Tenete conto che il metrò è il mezzo più sicuro di Rio de Janeiro perché è supersorvegliato, mentre il bus è un po’ meno convincente, in quanto dicono che sia a volte teatro di scippi (ma è molto più adrenalinico: corrono come pazzi in pieno centro cittadino!), anche se a me comunque non è successo mai niente nelle poche volte che l’ho preso.]. Dunque Rosario mi accompagna all’appartamento e finalmente inizia la mia avventura da solo a Rio. E’ un’avventura che ho solo voglia di godermi; cancello immediatamente dalla memoria TUTTE le perplessità che mi avevano assalito prima della partenza a causa delle chiacchiere della gente, che magari non era affatto mai stata in Brasile, ma che era comunque intenta a dirmi che ero pazzo se andavo veramente a Rio da solo, mi avrebbero rapito (!!!???) e forse ucciso se avessi messo piede in una favela (!!!!!!!); allora salgo in casa, accantono il piumino e la felpa in un angolo, mi metto un costume da bagno, una magliettina ed un paio d’infraditi e corro giù a prendere confidenza con la città; mi metto in contatto con Maurizio, una guida free-land abilitata Embratur conosciuta tramite internet prima della partenza (anche qui, se volete contattarlo basta che mi mandiate una e-mail) pianifico un paio di escursioni con lui, prima tra cui quella della favela Rocinha (tièèè!!!), quindi lo saluto e vado in spiaggia. [Nota 3 – Quando andate in spiaggia, vi consiglio di portarvi soltanto un telo mare e pochi soldi; per fare delle foto (è comunque d’obbligo scattare delle foto a voi e alle incantevoli brasiliane), magari portate soltanto per un giorno la fotocamera e custoditela scrupolosamente. Sulla spiaggia, posizionatevi in prossimità di uno dei chioschi numerati della “Prefeitura”, in quanto l’area circostante è più sorvegliata delle altre. Anche se a me non hanno rubato mai nulla, la gente del posto dice che in spiaggia accade che a volte saccheggino. Per quanto riguarda la scelta della spiaggia preferite Ipanema a Copacabana; la sabbia è fine e bianca ad entrambe le parti, ma ad Ipanema il mare è leggermente più lindo, mentre a Copacabana puzza un pochino. Non aspettatevi comunque di trovare a Rio quel mare cristallino e dai colori vivaci che avreste invece modo di ammirare negli altri Paesi tropicali, come quelli caraibici.]. Dal marciapiede della spiaggia di Ipanema mi accorgo della presenza di innumerevoli chioschi che vendono da mangiare e da bere e di tantissimi “vu’ cumprà” che propongono proprio di tutto, dai parei (lì usati come teli-mare) agli spiedini di gamberi…Così mi avvicino ad uno dei chioschi ed ordino una capirinha; è lì che, mentre sorseggio il drink, improvvisamente il tempo si ferma per la prima volta davanti ai miei occhi, a causa della visione della prima ragazza carioca in bikini: inizialmente faccio fatica a realizzare che quanto stia vedendo corrisponda al vero, poi decido di dare fiducia ai miei occhi e, imbambolato, l’unica cosa che riesco ad esternare è un “elegantissimo” commento nel mio incomprensibile dialetto di paese (menomale che non c’erano italiani nei paraggi!!!). Passano appena cinque minuti e mi rendo conto che la ragazza vista poco prima, in quell’angolo della spiaggia di Ipanema, era soltanto una gocciolina piccola piccola in mezzo ad un oceano di “garotas maravilhosas” e così, al solo pensiero di essere transitato, in appena due giorni, dal grigiore di Napoli e dallo stress da studio alla realtà carioca…Quasi quasi mi metto a ballare il samba sulla sabbia urlando: ”Brasiiiiil, nanananananananaaaaa, nanananananananaaaaa, Brasi’…”. Fitto dunque un ombrellone alla modica cifra di 4 R$ (1,70 Euro) e mi sdraio sulla sabbia rilassato, lasciandomi avvinghiare dall’incanto circostante.

Comunque, per chi volesse avere un’idea approssimativa della tipica ragazza di Rio, il mio commento è il seguente: a causa della collocazione geografica di Rio de Janeiro nonché della immigrazione nordestina degli anni addietro, nella Cidade Maravilhosa confluiscono molti tipi di razze e dunque potete trovare con ottimale ripartizione ragazze nere, mulatte, meticcie, bianche, more, castane, bionde…A differenza invece della maggior parte delle altre città brasiliane, in particolare quelle della regione nord, in cui le ragazze sono in grande maggioranza di colore (a Salvador de Bahia l’80% delle ragazze sono nere, secondo le stime di una persona conosciuta durante il mio viaggio, ndr); la conclusione è che dunque ce n’è per tutti i gusti… Un unico filo conduttore comunque salda fortemente tutti i vari tipi di mulheres, infatti hanno quasi tutte: 1) un bel viso; 2) un bel fisico slanciato e sodo; 3) un…Ehm…Sedere…Serissimo! Trascorso il pomeriggio in spiaggia (vedere scomparire il sole tra le montagne ad est di Ipanema è un’altra cosa molto piacevole), dato che lo stomaco inizia a lamentarsi, decido di andare a mangiare in uno dei tanti ristoranti “ao kilo” (al chilo), che poi mi accompagneranno per tutta la settimana. [Nota 4: i pasti. Mangiare a Rio è economicissimo e la “comida” è di buona qualità, nonché molto saporita. Esistono molte soluzioni particolari e “simpatiche” ove consumare i pasti: basti pensare alle tante churrascarias, dove forniscono principalmente piatti a base di carne, ad un PREZZO FISSO (in media relativamente basso), e i camerieri continuano a servire pietanze all’impazzata, fin quando il cliente non gira il cartoncino che inizialmente gli era stato fornito, dal lato con su scritto “Não Obrigado” (No Grazie): l’esperienza di mettere piede in uno di questi ristoranti è però traumatica se non avete fatto prima almeno 300 ore di digiuno, rischiereste altrimenti di scoppiare… Io quando sono uscito per la prima volta dal “Porcao” e ho chiamato il taxi per tornare all’appartamento, il tassista mi ha chiesto: ”ciao elefante, ti riaccompagno allo zoo?!”. Vi sono poi locali più… Moderati dei precedenti, ma comunque caratteristici, ovvero i cosiddetti ristoranti “ao kilo”: qui si paga in base al peso del piatto (che voi stessi riempite ad un buffet) indipendentemente dai tipi di pietanze con cui l’avete riempito; solitamente tali ristoranti applicano tutti la stessa tariffa di 23.70 R$ per chilo di cibo, ed una buona abbuffata vi verrà a costare circa 10 euro.].

Così si è fatta sera ed il primo giorno se ne sta già andando via, ma il pezzo forte della giornata deve ancora venire…Infatti in serata al Sambodromo viene fatta la premiazione delle prime 6 scuole di Samba classificate del Carnevale di Rio 2006! Non si può assolutamente mancare!!! Allora mi dirigo alla zona del Sambodromo (abbastanza distante da Copacabana) ed acquisto un biglietto per il settore 9 da un bagarino, al costo di 200 R$ (circa 80 EURO). [Nota 5: serate al Sambodromo. Se nel periodo del Carnevale siete interessati a trascorrere una serata al Sambodromo per ammirare le sfilate, sappiate che i prezzi, anche per i settori più economici, sono abbastanza sostenuti (ci sono diversi settori ed i prezzi variano a seconda del settore; in generale i settori centrali sono i migliori per ammirare lo spettacolo e sono anche i più costosi); secondo me in ogni caso lo spettacolo vale 10000 volte il costo del biglietto. Comunque, prima di decidere di acquistare il biglietto d’entrata in una delle tante agenzie della città, valutate la possibilità di acquistarlo direttamente al Sambodromo dai bagarini, perché potreste risparmiare seriamente un sacco di soldi (oltre ad averlo appurato di persona, me lo ha confermato anche Rosario, il proprietario dell’appartamento, con cui quella sera mi sono recato al Sambodromo)]. E così anch’io ho avuto un assaggio del famoso Carnevale di Rio: indubbiamente uno degli spettacoli più belli al mondo! Le sfilate delle varie scuole di samba durano circa un’ora ciascuna (lo spettacolo si conclude alle 5!!!), centinaia di persone trascinano carri altissimi e stravaganti e ballano sfrenati a ritmo di samba, le colonne sonore sono stupende (procuratevi il CD “Sambas de Enredo 2006” e vedrete…) e le ballerine sono semplicemente indescrivibili nella loro bellezza, nella loro allegria, nel loro modo di sorridere e di sculettare… Sembra quasi che tutti i manifestanti volessero nascondere il degrado e la miseria delle favelas da cui provengono, eclissandoli mediante un’energia, una giovialità e una spensieratezza senza confini: come dimenticare, ad esempio, il messaggio lanciato dalla scuola di samba della favela Rocinha, la cui colonna sonora, cantata continuamente per più di un’ora, recita: “Eu quero é viver, a vida gozar! Saber ser feliz e aproveitar; Rocinha encanta e mostra a verdade, DINHEIRO NÃO COMPRA A FELICIDADE!” (Voglio vivere, godermi la vita! Saper essere felice ed approfittare; Rocinha incanta e mostra la verità, il denaro non compra la felicità!). E’ da ammettere che, in prima battuta, vedere i manifestanti del Carnevale scatenarsi in quel modo (contagiando anche il pubblico sulle gradinate) e cantare concitatamente testi vertenti sull’amore, la festa, l’allegria e la felicità, può portare a pensare che si tratti di un atteggiamento da ipocriti, ma un giudizio di questo tipo peccherebbe alla fine di forte superficialità e risulterebbe totalmente errato: infatti, almeno dal punto di vista personale, è stato sensazionale scoprire che al mondo esistano davvero persone che, nonostante i tanti problemi legati alla conduzione di una vita certamente non benestante, trovino comunque il coraggio e la forza di sorridere senza assolutamente vergognarsi di essere felici e che addirittura facciano della festa il proprio biglietto da visita, il proprio strumento di affermazione personale. E dunque, in uno scenario in cui “il turista straniero e la padrona di casa” restano sulle gradinate perché non hanno energia a sufficienza per poter ballare il samba, almeno per una notte i protagonisti sono loro, “i favelados”, che con la loro illimitata energia scendono dalla collina e si dirigono verso il Sambodromo per danzare, cantare e fare festa, dopo aver messo da parte tutto l’anno i soldi per comprarsi il vestito della sfilata (del valore di circa 200 R$, per loro un autentico lusso), dopo aver fatto diventare la colonna sonora della sfilata un vero e proprio tormentone all’interno della favela, dopo aver salutato la propria famiglia su in collina, che, non potendosi permettere di osservare lo spettacolo sulle gradinate, resta ad osservarlo in televisione; ebbene, così facendo “il favelado” probabilmente porta con sé al Sambodromo, assieme alla festa, ciò che risulta essere l’unico elemento mediatore (il samba appunto) nei confronti dell’altro lato della città (quello benestante), un punto di sutura indispensabile in una realtà totalmente spaccata in due, in cui la favela è da sempre vista nei quartieri ricchi come il tumore della società, perché guardata troppo spesso come sinonimo di delinquenza e di narcotraffico e troppo poco spesso come sinonimo di festa e di espressione creativa.

GIORNO 2: Domenica 5 marzo “Ah, oggi è domenica… E quindi c’è la partita al “Maracanà”! Un appassionato di calcio come me non può assolutamente perdersela!!!”, mi sono detto appena svegliato. Così, trascorsa la giornata sulla praia de Ipanema, alle 5 di pomeriggio mi dirigo verso lo stadio a vedere Fluminense – Vasco da Gama (se andate al “Maracanà”, da Copacabana vi conviene arrivarci col metrò…La relativa fermata è praticamente davanti all’entrata dello stadio); dato che molti cariocas mi riferiscono che il Vasco è più forte del Fluminense, acquisto un biglietto al botteghino per il settore ospiti, quello dedicato appunto ai tifosi del Vasco (il costo del biglietto si aggira sui 3 euro, la qual cosa genera in me un po’ di stupore, dato che in Italia per andare a vedere la partita della mia squadra del cuore, in serie C1, spendo 12 euro!). Così mi precipito in curva ospiti, settore affollatissimo, in cui ho avuto modo di apprezzare il calore che i tifosi cariocas riservano alle loro squadre: invocano il gol percuotendo i tamburi, facendo l’a-ola e cantando cori a squarciagola (le tifoserie del Sud Italia non hanno comunque molto da invidiare!). La qualità del calcio da me osservata non è proprio ai livelli della serie A italiana, probabilmente perché i talenti brasiliani, non appena vengono notati, finiscono in qualche club europeo; in ogni caso ho assistito ad una partita scoppiettante, con 4 gol e con “l’immortale” Romario all’azione, scatenato come sempre. Ma lo spettacolo, come prima ho accennato, è più sugli spalti che in campo: la cornice di pubblico presente attorno a me ha reso tutto MOLTO eccitante; la cannonata che da fuori area ha siglato lo 0-2 per il Vasco ha fatto letteralmente esplodere la curva, me compreso [Nota 6: scelta del settore al “Maracanà”. Le curve sono i settori più affollati del “Maracanà” e sono così affollati che effettivamente si genera un po’ di confusione: è “usanza comune” infatti gettare la lattina di birra addosso ai tifosi sottostanti, così chi riceve la lattina in testa si incavola con quello che l’ha gettata e si genera una mezza rissa…Io in 90’ minuti ho visto 2-3 risse e altrettanti interventi da parte delle forze dell’ordine ad allontanare delle persone dallo stadio; una rissa si è tra l’altro scatenata proprio vicinissimo a me. Quindi, se volete vedervi la partita in santa pace, scegliete uno dei settori poco affollati; se invece volete avere un’idea molto più vivace di come viene percepito il calcio in Brasile, andate in curva e cantate, esultate e battete le mani assieme a loro…Tanto che ve ne frega delle risse, se state per i fatti vostri nessuno vi rompe le palle; anzi, le risse contribuiscono a rendere il tutto più divertente, perché (almeno a me) fa crepare dalle risa sentire i brasiliani che gridano tra loro in quel linguaggio incomprensibile. Degna di nota è infine una cosa che mi ha fatto molto piacere osservare: tra le tifoserie avversarie non c’è lo stesso odio che c’è in Italia, infatti, nonostante si trattasse di un derby, tifosi del Fluminense e del Vasco da Gama si recavano allo stadio usando lo stesso metrò e non venivano scortati per raggiungere i diversi settori; sarebbe bello vedere un domani anche in Italia la stessa cosa, ma con il fanatismo che c’è in giro attualmente, la strada è lontana!]. ***Nota della Redazione: abbiamo eliminato una parte di racconto che non risponde ai criteri del nostro sito*** GIORNO 3: Lunedi 6 Marzo Dopo aver trascorso un paio d’ore al “Rio Sul” (in cui vi consiglio di andare a fare shopping), un centro commerciale piuttosto grande situato nel quartiere di Botafogo, è giunto il momento di fare la prima escursione assieme a Maurizio, la guida contattata il giorno del mio arrivo a Rio. Insieme a Maurizio mi immergo in una delle più classiche escursioni, il cosiddetto “City Tour” con visita al Corcovado col Cristo Redentor, alla foresta di Tijuca e ai quartieri di Lapa, Santa Teresa e Cinelandia. E’ inutile che vi racconti della bellezza dei posti visti, in quanto ne viene ampiamente discusso sulle guide turistiche e negli altri racconti di viaggio presenti su questo sito (il mio è un racconto alternativo! Ndr). E’ utile invece dirvi che a Rio si possono organizzare escursioni con estrema facilità, infatti non è nemmeno necessario che vi rechiate in un’apposita agenzia, in quanto molto spesso verranno loro da voi, ad esempio sulla spiaggia di Ipanema o di Copacabana, fornendovi degli opuscoli con le escursioni proposte; personalmente ho preferito affidarmi ad una guida italiana per capire qualcosa in più dei posti da vedere. Ma ecco che cala nuovamente la notte e stavolta, sotto consiglio di Maurizio, mi reco allo “Shenaningam’s Bar” di Praça General Osorio, in Ipanema. Si tratta di un affascinante pub in stile inglese (e non a caso frequentato da un bel po’ di turisti inglesi) in cui si ha modo di conoscere davvero bella gente carioca. Questo Pub mi ha lasciato un bel ricordo e dunque ve lo consiglio, magari andandoci in prima serata per poi spostarvi in discoteca. [Nota 8: costi e formalità dei locali notturni. In molti locali notturni (ma non in tutti) è richiesto un documento di identità o una sua fotocopia per avere accesso al locale, in quanto il personale deve registrare gli estremi del vostro documento in un database e poi vi fornisce una tessera magnetica con cui potete ordinare le consumazioni al bancone; quindi quando vi recate in un locale, nel dubbio, non dimenticate mai di portare il passaporto (o una sua fotocopia)…Ve lo dice uno che dopo un’ora di fila davanti ad una discoteca è dovuto tornare a casa per prendere il passaporto e farsi un altro po’ di fila (peraltro con le tasche alleggerite dal costo del taxi per fare avanti e indietro). Inoltre considerate che molte discoteche non vi fanno entrare se avete ai piedi degli infraditi (si trattasse anche di infraditi eleganti!) e non transigono affatto su questo piccolo particolare. La musica che si ascolta nei locali notturni (premetto che a me in generale non piace molto la musica da discoteca) di Rio de Janeiro in fondo è orecchiabile e spazia dal funk brasileiro alla musica commerciale presente anche nei locali italiani, passando spesso per l’hip-hop e per la techno…Personalmente apprezzo il funk brasileiro, ma è chiaro che la vera musica di produzione carioca non si trova di certo nelle discoteche, bensì al Sambodromo o in molti locali di Lapa: quella si che è musica che rimarrà a lungo nel vostro “coração”! Per quanto riguarda gli aspetti economici, i costi della maggioranza dei locali sono molto abbordabili rispetto a quelli italiani e si aggirano sui 30R$ (circa 10 euro) comprendenti anche alcune consumazioni.

Se raggiungete il locale in taxi, non limitatevi a fornirne solo il nome al tassista, bensì specificategli anche l’indirizzo, perché molte volte loro non conoscono il vostro locale, ma non vi specificano questo piccolissimo particolare e si avviano comunque a zonzo per il continente sudamericano; così potreste ritrovarvi il giorno dopo a Trinidad & Tobago, costretti a dover pagare qualche milione di R$!].

GIORNO 4: Martedì 7 Marzo Oggi scelgo di non fare escursioni e di passare l’intera giornata in spiaggia a squagliarmi sotto il sole, smorzando così i ritmi frenetici che mi hanno accompagnato fino ad ora, considerato pure che è il quarto giorno che mi trovo in Brasile e sono praticamente l’unico essere umano color mozzarella nel raggio di 10000 km. In serata decido di andare in discoteca, facendo però dapprima una nuova capatina allo “Shenaningam’s Bar”, il pub che ieri mi aveva regalato una serata veramente speciale. Purtroppo questa volta il locale pare invaso da soli turisti inglesi e dunque la visita dura poco. Entro allora in un disco-pub chiamato “Guapaloco”, situato in Leblon; il locale in questione è sicuramente carino, ma troppo stretto e ci si calpesta in continuazione gli uni con gli altri; le prostitute si confondono un po’ con le ragazze normali, al punto che tu pensi di aver rimorchiato e quelle all’improvviso ti sparano 300R$…Sembra comunque frequentato principalmente da turisti stranieri, non per forza dai soliti nordamericani o europei, a me infatti è capitato di socializzare con un gruppo di argentini. GIORNO 5: Mercoledì 8 Marzo Dopo aver dormito ampiamente fino alle 3 di pomeriggio, è arrivato finalmente il momento dell’escursione che più mi incuriosisce tra quelle pianificate all’inizio del viaggio; è giunta infatti l’ora di dare uno sguardo all’altra Rio, attraverso quella che è considerata la favela più grande di tutto il Sud America, ovvero Rocinha, che nei sui 4 Kmq ospita circa 250000 abitanti! Quindi nel pomeriggio passa a prendermi il solito Maurizio e, con un piccolo gruppetto di turisti, ci addentriamo in quella che può essere veramente considerata una città nella città. [Nota 9: pericolosità delle escursioni nelle favelas. Molte persone di Rio (diciamo pure quasi tutte quelle che vi capiterà di incontrare…) cercheranno di scoraggiarvi del tutto dalla vostra volontà di andare a visitare una favela: ad esempio, state certi che nessun tassista sarà disposto ad accompagnarvi, piuttosto molti di loro vi diranno che in 30 anni di vita trascorsa a Rio de Janeiro, non vi hanno mai messo piede; inoltre, dopo una vostra ipotetica visita ad una favela, se raccontate alle persone del posto l’esperienza vissuta, queste esclameranno: “louco! Tu es louco!!!” (“Pazzo!Sei completamente pazzo!”). Sinceramente, tutta questa totale avversione nei confronti delle favelas e di chi vi abita non la capisco proprio: il problema di fondo è che, non essendovi una prospettiva di lavoro stimolante per i favelados (o forse non essendovi proprio nessuna prospettiva!), molti di loro vengono abbagliati dalle opportunità offerte dal narcotraffico o dalla microcriminalità (come è normale che sia); in particolare i giovani, pur sapendo che così facendo avrebbero vita breve, si fanno coinvolgere spesso nello spaccio di droga. Rocinha, dal canto suo, fino ad una decina d’anni a questa parte, faceva da teatro ad un sacco di sparatorie tra gangster e polizia; quest’ultima, spesso adottando un certo abuso di potere, entrava nella favela per rendersi protagonista di veri e propri massacri, seminando il terrore nella “comunidade” e l’avversione nei suoi confronti da parte della gente che vi abitava; ciò rendeva la favela praticamente inaccessibile (le sparatorie avvenivano anche tra due bande di criminali differenti). Tuttavia, oggi, sotto la protezione del “Comando Vermelho” (“Comando Rosso”: un’associazione di criminali che tiene sotto controllo il business della droga proveniente dalla Colombia in molte favelas della città), Rocinha si sente più tranquilla, la gente preferisce sottostare alla governatura dei delinquenti, perchè la rende comunque meno violenta rispetto all’ordine imposto dai poliziotti, a patto che ci si attenga alle regole emanate da tale “regime abusivo” (dentro la favela, o ci si attiene alle regole dettate dal regime, o si viene uccisi…). Quindi molte agenzie di Rio (ad esempio “Favelatour”), grazie a dei veri e propri pionieri delle favelas, organizzano escursioni che prevedano una visita guidata nelle principali favelas delle città ed alle relative scuole di samba (in particolare Rocinha è la più visitata), a volte devolvendo parte dei guadagni a favore dei progetti comunitari che, pian piano, avanzano sempre con maggior convinzione all’interno delle favelas; a mio avviso non si corre assolutamente alcun rischio effettuando un’escursione guidata in una favela, anzi potete tranquillamente portare con voi anche la fotocamera digitale senza andare incontro ad alcun problema (proprio perchè gli scippatori non possono rubare NELLA favela, altrimenti verrebbero uccisi dal “regime”…Per questo essi possono rubare soltanto FUORI)]. Col mio gruppo abbiamo modo di passeggiare per qualche centinaia di metri sull’unico cordone di strada asfaltata della favela, toccando le tappe più particolari e più suggestive. Mi trovo così ad osservare un autentico groviglio di baracche, accantonate l’una accanto all’altra o addirittura l’una sull’altra…Catapecchie prive di fondamenta e costruite in mattone forato con tanto di tetto di lamiera (quando il tetto c’è!!!)…Fili della luce ovunque, tra un palo e l’altro la presenza decine e decine di cavi ammatassati, ogni “casa” con il suo filo della luce attaccato al palo (a volte i cortocircuiti uccidono le persone che si trovano a passare per strada!)…Discariche a cielo aperto…Mamme quindicenni a passeggio con il proprio figlio di tre anni, entrambi scalzi…Bambini addormentati per terra, sulla strada…Bambine di dodici anni incinte a passeggio…Carpentieri al lavoro, scalzi…E la cosa più bizzarra è che nonostante questo abissale degrado, Rocinha ha comunque “il suo giro d’affari”, grazie ad innumerevoli bar, un ufficio postale, delle barberie ed addirittura un centro internet, inoltre le baracche sono solitamente dotate di televisore (un dubbio comunque mi è sorto: ma la corrente elettrica chi la paga? Il Cristo Redentore?!). Rocinha, inoltre, ospita degli angoli da cui si può ammirare un panorama decisamente…Unico al mondo, dal colpo d’occhio assolutamente sensazionale e sconfortante al tempo stesso, direi anche…Mozzafiato per i primi istanti: col mio gruppo infatti visitiamo un attico costruito appositamente per permettere ai turisti di osservare la vista dell’intera favela dalla terrazza. Si tratta di una visuale assolutamente suggestiva, attraverso la quale si ha modo di osservare l’immensa distesa di baracche ergersi a 180° lungo tutta la collina, per poi sprofondare verso valle fino a raggiungere la costa ed il quartiere vip di San Conrãdo, che tramite i suoi maestosi grattacieli dei miliardari “cariocas” rappresenta un po’ il sogno proibito degli abitanti di Rocinha, quel sogno così vicino geograficamente ma così lontano materialmente, per ovvi motivi legati ad un destino beffardo, che per loro ha riservato soltanto una estenuante lotta per la sopravvivenza.

L’escursione si conclude allora con la visita ad una scuola elementare per i bambini di Rocinha (la stessa scuola visitata da Edoardo Costa, da cui poi è stato tratto il libro di quest’ultimo sul Brasile, ndr), gestita da una donna italiana sulla quarantina di nome Barbara: non ho parole per descrivere l’immenso spirito di solidarietà di cui è dotata questa donna, nonché la sua fortissima passione per i bambini della “comunidade”: si vede chiaramente, da come coccola quei bambini e da come ne parla, che li sente tutti come suoi figli e che percepisce il suo “centro educacional” come una vera e propria “famiglia allargata”. Barbara decide di raccontarci la storia di ognuno di quei bambini, bambini tra l’altro stupendi e dallo sguardo dolce, tenero ma disorientato; le storie che ci racconta sono agghiaccianti, pietose, a volte anche commuoventi: “guardate questo bimbo, è bellissimo, ha otto anni, la madre l’ha concepito a dodici anni quando iniziava a fare la prostituta con i turisti, poi lo ha rifiutato ed è cresciuto in mezzo alla strada…Noi lo abbiamo convinto a venire qui”…”vedete quella bimba, la persona che è appena venuta a prenderla è sua nonna (una donna giovanissima che io avrei scambiato benissimo per sua sorella, ndr), la madre diciottenne non la vuole perché è alcolizzata, per questo vive con la nonna, ma nemmeno la nonna l’accetta”…”questo bimbo ha perso il padre, e la madre non vuole crescerlo”; ma la storia più straziante in assoluto è questa: ”lo vedete questo bimbo, è bellissimo, ma poverino…Sabato scorso abbiamo sofferto tantissimo per questo bimbo: lui era già da tempo senza madre e sabato scorso gli è stato ucciso anche il padre, perché il padre era un tipo che rubava nella favela e dato che qui c’è la regola che non si può rubare, è stato letteralmente massacrato e fatto a pezzettini dai trafficanti, peraltro davanti al figlio che impotente ha visto tutta la scena…Quel pover’uomo rubava perché non sapeva proprio come sopravvivere e come far crescere anche suo figlio, a cui voleva tanto bene…Ora il bambino è completamente orfano”. Le parole di quella donna hanno rimbombato a lungo nella mia testa e devo ammettere che hanno rappresentato per tutto il gruppo dell’escursione un forte colpo al cuore; il volto, lo sguardo, il senso di smarrimento di quel bambino mulatto completamente orfano rimarranno a lungo impressi nella mia memoria. Insomma il messaggio lasciato da Barbara non lascia assolutamente adito a dubbi: ha voluto farci intendere che le vittime principali della condizione di precarietà totale in cui si trovano le favelas sono proprio i bambini, ovvero i più indifesi, i più teneri, ed è allora naturale che questi, dopo essere cresciuti per anni in mezzo alla strada, si mettano a tirare di colla, si armino fino ai denti e poi massacrino le persone per strada anche per una piccola manciata di soldi. Lo scopo di Barbara, attraverso il “centro educacional”, sarebbe forse proprio quello di creare un percorso alternativo in cui i bambini crescano in maniera sana, si istruiscano e provino passione per lo studio e per le attività culturali, che rappresentano forse l’unica strada per poter ambire ad un futuro migliore.

La sua è una generosissima operazione di volontariato che andrebbe decisamente agevolata: se desiderate avere il numero di conto corrente dell’associazione di Barbara “Il sorriso dei miei bimbi” per fornire un piccolo sostegno economico, non esitate a contattarmi alla mia e-mail (quella con cui mi sono registrato al sito). E’ stata lei stessa a darci una cartolina con le coordinate della sua agenzia presso cui versare i contributi di beneficenza, dicendoci di spargere la voce, per quanto ciò fosse possibile. Riportare le mie sensazioni sul suo lavoro, in questo racconto, mi è sembrato il minimo che abbia potuto fare per lei e per i SUOI bambini.

Calata la sera, decido di andare a fare visita al famoso quartiere samba di Lapa, in uno dei locali consigliati da Maurizio. Così, con due simpatiche amiche “cariocas” e con la loro Fiat ci rechiamo al “Carioca da Gema” [Nota 11: un Brasile all’italiana. Forse vi sembrerà assurdo, ma per certi versi il Brasile assomiglia ad “un’estensione” dell’Italia, intendo dal punto di vista commerciale. Ad esempio, come compagnia telefonica è usata principalmente la TIM, con lo stesso logo italiano e il medesimo slogan: ”Viver sin frontieras” (Vivere senza frontiere). Inoltre, per quanto concerne il settore automobilistico, pare quasi che la maggior parte delle macchine in circolazione siano Fiat, ma la cosa buffa è che tali macchine tutto sembrano, ma proprio tutto, fuorché Fiat: cioè si tratta di modelli mai visti in Italia, oppure di modelli con lo stesso nome di quelli che circolano in Italia ma totalmente diversi!!! Una volta, ad esempio, ho visto una Fiat Uno che sembrava uno shuttle! Ma la ciliegina sulla torta l’ho annotata l’altra sera, quando, nel recarmi al Sambodromo, su di un manifesto leggo la colossale scritta: “Fininvest”. A questo punto mi è sorto il dubbio…Non è che Piersilvio sia arrivato sin qui?! …Ma nooo, non può essere, in fondo di Cristo Redentore ce ne sta già uno!]. Il “Carioca da Gema” è davvero un gioiellino, l’ho apprezzato tantissimo, per la struttura minuta, semplice e ridotta all’essenziale, per l’atmosfera, per la simpatia della gente, persino quella dei cinquantenni, con cui fai un brindisi e ti senti in sintonia, per le gnocche di Rio (nessuna prostituta) sui 20-30 anni che ballano sorridenti e per il samba, melodico, rilassante e ancora più coinvolgente se ascoltato dal vivo, samba che oramai mi rapisce sempre di più, ad ogni nota, da quando è iniziata la vacanza; qualche ventilatore sparso qua e là cerca di refrigerare un po’ l’ambiente, forse un po’ invanamente. Una delle due amiche tenta di farmi apprendere qualche passo di samba, ma poi capiamo entrambi che non è proprio il caso…Allora decidiamo di sorseggiare una “cerbezinha” (birretta) fino ad attendere la fine della serata; quindi, così come il gruppo finisce di suonare, lasciamo il locale e, dopo aver strusciato in malo modo la macchina uscendo dal parcheggio (con l’impressione che sia dispiaciuto più a me che a lei…Chi li capisce sti brasiliani!), ci proiettiamo nuovamente sull’area costiera, per andare a mangiare una pizza a Leblon. Ora, nonostante cercassi caldamente di chiarire alla tipa le mie origini campane, coincidenti per l’appunto con quelle della pizza, lei continua a sottolinearmi entusiasta che sto per apprestarmi a mangiare la pizza più buona di tutto il Brasile e che sarei rimasto davvero stupefatto; mangiando le faccio i complimenti dicendole che aveva ragione, però un’osservazione, pur premettendo che non mi sono recato in Brasile appositamente per mangiare la pizza, ora la voglio comunque fare: ”se quella che ho mangiato è la migliore pizza del Brasile, l’at’ pizze’ comm’ cazz’ so?!”. [Nota 12: pericoli e contrattempi a Rio. Chiacchierando con le due ragazze (ma in realtà la questione mi era stata già anticipata da Maurizio durante un’escursione), queste cercano di mettermi in guardia su di una cosa che penso sia utile che anche voi sappiate: praticamente, i peggiori delinquenti con cui potreste avere a che fare in Brasile (o almeno a Rio), pare che siano nient’altro che…I poliziotti! Infatti sembra che la polizia sia fortemente corrotta (perché guadagna poco) ed è possibile quindi incappare in spiacevoli episodi, nel senso che poliziotti e spacciatori di cocaina sovente si accordano fra loro per mettere in trappola un turista, ad esempio adottando il seguente schema: supponiamo che voi stiate uscendo da un locale; a questo punto vi si avvicina uno spacciatore di cocaina, che fa di tutto per vendervi la sua porcheria bianca. Anche se voi non siete interessati all’acquisto ed opponete resistenza, a questo punto interviene la polizia, che fa finta sia di scoprire lo spacciatore con la coca in mano sia di arrestarlo, poi si avvicina a voi dicendovi che, poiché secondo loro stavate comprando la roba, o vi fate arrestare o gli date subito 1000 euro! Fanno questo giochetto proprio perchè in Brasile le leggi nei confronti dell’uso di droga sono severissime, si trattasse anche di soli spinelli! Quindi, innanzitutto, vi consiglio di rifiutare sempre e comunque qualsiasi tipo di droga, compresi gli spinelli, poi, se doveste trovarvi nella situazione che vi ho descritto, restate quanto più calmi è possibile (loro giocano proprio sulla vostra impressionabilità!), impassibili, freddi, e le uniche parole che dovete dire sono: ”voglio parlare con l’ambasciata italiana”…Insistete fermamente su questo punto.].

GIORNO 6: Giovedì 9 Marzo Se ieri ho voluto addentrarmi in un quartiere molto povero ed osservare l’ambiente che si respira, oggi decido di andare in serata a ballare in una discoteca vip di Ipanema, per stare un po’ a contatto con i ragazzi figli di papà e per vedere un po’ anche qui che aria tira. Così, dopo aver passato l’intera giornata ad abbrustolirmi sulla spiaggia di Ipanema, vado la sera in una discoteca vip, frequentata dai ragazzi della Rio “per bene”. Il locale in questione è il “Baronete”, situato in Ipanema. Superata la mazzata iniziale che comunque non mi aspettavo mai così elevata e che mi dato effettivamente un po’ di sconforto (120 R$, poco più di 40 EURO, che già per l’ingresso in una discoteca italiana sono molti…Figuriamoci per quelle brasiliane!), devo ammettere che la discoteca “Baronete” è molto carina ed è climatizzata piuttosto bene per essere al chiuso…Nonostante i 30 gradi esterni non ho sofferto mai il caldo e, per la prima volta nella vacanza, sono riuscito a non sudare per 2-3 ore!!! Comunque, se vi recate in questo locale, non andate da soli bensì in gruppo, perché la gente se la tira un po’ tantino e le speranze di socializzare sono leggermente ridotte.

GIORNO 7: Venerdi 10 Marzo La ciliegina sulla torta me la sono riservata per oggi, che è l’ultimo giorno della vacanza…Sto parlando della visita al “Pão de Azucar” (Pan di Zucchero). Quando andate a visitare il Pan di Zucchero (perché ovviamente ci andrete), fatelo per conto vostro, cioè recatevi alla stazione della funicolare col taxi e poi comprate il ticket della funicolare, perché tutto sommato risparmiate qualcosina rispetto al prezzo delle agenzie (almeno prendendo il taxi da Copacabana). Il Pan di Zucchero in fin dei conti è una montagna di 750 m circa, che secondo me assume una forma decisamente fallica… Il panorama che si ha modo di ammirare lassù è davvero suggestivo, di notevole bellezza, si vede Rio a 360° e non sapete da quale punto scattare le foto. Io ci sono stato al tramonto (dicono che lo spettacolo più bello si osserva al tramonto) e a rendere l’atmosfera particolarmente incantevole hanno contribuito delle donne di colore sulla cinquantina (a me hanno dato l’impressione di essere delle sudafricane, forse erano turiste…) che danzavano e intonavano cori nella loro lingua, sorridenti, richiamando quelle atmosfere tipiche dell’Africa Nera in cui la vita scorre a rilento e non si fa altro che cantare e danzare.

In serata, dato che è venerdì ed in questo giorno della settimana il quartiere di Lapa si accende di musica e divertimento, vado al “Rio Scenarium”, altro locale di musica dal vivo. Anche questo locale è molto accogliente, peraltro è molto più grande del “Carioca da Gema”: è un locale a tre piani, con la musica jazz & samba che, proveniente dal piano terra, raggiunge i piani superiori (che sono collegati acusticamente col piano terra). Purtroppo è dotato di un inconveniente per me non trascurabile: non ha l’aria climatizzata, solo qualche ventilatore attaccato ai pilastri e vi assicuro che…Si schiatta di caldo, soprattutto sulla pista da ballo, che è affollatissima; urtare con qualcuno equivale ad effettuare uno sgradevole scambio di liquidi e di fetore, perché sono tutti molto sudati. Inoltre direi che non è il tipico locale adatto ad un ventunenne come me proveniente dalla provincia di Salerno con furore, in quanto l’età media è circa 50-60 anni, ovvero quasi tutti turisti americani e nordeuropei che ballano col colpo della strega e la dentiera (forse ho esagerato un po’!)…E quindi decido presto di cambiare aria, anche perché in questo genere di locali la serata termina verso le 2-3, ed io invece ho voglia di tirare dritto fino al mattino successivo, quando dovrò andare in aeroporto per tornare al Bel Paese ed ai suoi attuali 5 gradi.

Mi dirigo allora verso la discoteca “Six Club”, situata sempre in Lapa; si tratta di una discoteca dalle dimensioni colossali, dal prezzo d’entrata sicuramente abbordabile (40 R$, circa 13 EURO); la discoteca ha tre grandi sale: in ogni sala si ascolta musica diversa, ovvero al terzo piano si ascolta funk brasileiro, al secondo hip-hop e al primo techno. La gente che lo frequenta è tanta e riesce addirittura a riempirlo; la cosa bizzarra è che si trovano persone completamente diverse a seconda delle sale: ad esempio, nella sala hip-hop chi possono esserci se non i classici rappers neri americani in vacanza, dai panni esageratamente larghi e pieni di collane e bracciali, col cappellino 10 volte più grande della testa, che si atteggiano con i classici movimenti alla Eminem (tali e quali a come li vedi nei film…Sempre molto originali gli americani…); la sala dedicata al funk brasileiro è riempita principalmente da ragazzi cariocas, ma devo ammettere che l’aspetto fisico e la portanza delle ragazze è di livello più basso rispetto a quelle dei locali e delle spiagge fin qui visitati (con le dovute eccezioni!). Complessivamente è un bel locale e la gente che lo frequenta è simpatica e socievole, quindi ve lo consiglio.

GIORNO 8: sabato 11 marzo Una sola parola: SAUDADE, MUITA SAUDADE…

Dunque questa è stata la mia esperienza: penso che viaggiare a Rio de Janeiro sia stupendo, andarci nel periodo di Carnevale sia superlativo e per giunta andarci da solo sia semplicemente la cosa più bella che si possa desiderare: viaggiare da solo a Rio mi ha regalato per sette giorni uno sfrenato senso di libertà e di allegria, saranno i suoi contrasti, i suoi grattacieli, le sue favelas, il suo mare, le sue montagne, la sua foresta, la sua musica, le sue incantevoli ed ineguagliabili donne, fatto sta che non mi sono mai sentito effettivamente solo, ho socializzato con facilità perchè la gente generalmente è fantastica, molto simpatica; inoltre applicando la dovuta prudenza (sto parlando di precauzioni che oramai bisogna applicare anche nella nostra amata Italia) la città non è molto pericolosa, cosa in contrasto con quanto sicuramente vi sarà stato detto. Auguro allora un fantastico viaggio anche a voi: soprattutto vi consiglio di uscire al di fuori dai circuiti turistici classici e di vivere la vostra esperienza con puro spirito carioca. Non esitate a chiedermi dei consigli se aveste voglia di farlo.

Ciao! Quem não gosta de samba bom sujeito não é



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