La mia prima cuba

Da anni aspettavo di arrivare prorpio quì: l'ho sentita raccontare tante volte e spesso forse nel modo sbagliato, di sole e spiagge e mitiche ragazze, insomma una meta un po' scontata e banale vista così. Ma io sono una persona cocciuta e cerco sempre di ficcare il naso in un posto e scoprire anche nel nulla qualcosa di speciale...sono convinta...
Scritto da: clarari
la mia prima cuba
Partenza il: 03/06/2006
Ritorno il: 11/06/2006
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
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Da anni aspettavo di arrivare prorpio quì: l’ho sentita raccontare tante volte e spesso forse nel modo sbagliato, di sole e spiagge e mitiche ragazze, insomma una meta un po’ scontata e banale vista così.

Ma io sono una persona cocciuta e cerco sempre di ficcare il naso in un posto e scoprire anche nel nulla qualcosa di speciale…Sono convinta che gli occhi lo possano scovare, se vogliono andare oltre le apparenze.

Sono arrivata a Holguin con un tempo infernale, pioggia a dirotto..Insomma ho incontrato subito Alberto, la prima tormenta tropicale del 2006, poi alla fine, per farla breve, solo una grande acqua per 3 giorni. Non mi voglio soffermare sul mio soggiorno a Guardalavaca, ci stavo per lavoro e così ho dovuto sorbirmi alberghi mastodontici e per niente conformi alla mia indole che ricerca la tranquillità ed il raccoglimento; non mi voglio nemmeno soffermare sulle grandi mete come Santiago, Habana, Trinidad, bellissime, coloniali e decantate da tutti.

Io voglio raccontarvi la mia giornata a Pinar del Rio, perchè è stata davvero unica ed emozionante:ho noleggiato un taxi tutto per me, dotato di bellissimi sedili ricoperti da pelle di vacca e ovvimante accessoriato da radio non proprio ultimo modello ma efficentissima! Il mio percorso per arrivare a meta è durato circa 4 ore, durante le quali ho chiacchierato con Fernando, il quale tra una sigarettina e l’altra, mi ha raccontato tantissime cose interessanti di questo posto unico al mondo, per la sua cultura, la sua estrema povertà poco raccontata a discapito delle spiagge bianche e talcate, dell’orgoglio di queste persone straordinarie.

La giornata era perfetta: il cielo mi ha regalato dei contrasti di colore indimenticabili ed il paesaggio, proseguendo verso le piantagioni di tabacco mi faceva respirare, era arioso, ampio e di una miriade di verdi diversi.

E poi finalmente ho incontrato il mio campesino, nella piccola casa dove viene raccolto il tabacco; erano lì lui e la sua compagna, sudati, nella penombra. Lei stava fumandosi una sigaretta di sbieco e mi ha anche guardata male, all’inizio: io mi sono intrufolata tra le montagne di foglie di tabacco e teli di cotone leggeri come nuvole che pendevano dal soffitto.Mi sono sentita un mare di tranquillità che mi pervadeva: silenzio, il rumore delle mani di lui che faceva scorrere le mazzatte di foglie insegnandomi quelle più belle e perfette. Il suo volto era duro, capelli corvini e rughe profonde segnate dalle gocce di sudore ed era bellissimo.

La signora alla fine mi si è avvicinata e ha lasciato il suo sguardo arcigno per rivolgermi un sorriso a mezza bocca: wow ce l’avevo fatta, allora ero simpatica anche a lei, tanto che ha cominciato a raccontarmi tutte le sue giornate di lavoro e come anche lei fosse una grande esperta in materia.

L’odore dell’aria era buono, sapeva di erba, di tabacco, di campagna vera, autentica, niente di assolutamente preparato per l’arrivo del turista o per lo show del giorno.Lo scenario intorno mi ha regalato foto da non dimenticare mai, le piccole strade sterrate, i cavalli all’obra degli alberi, le biciclette appoggiate e piccole case umilissime ma calde ed accoglienti.

E’ stata la giornata più bella che ho passato: io e Fernando abbiamo mangiato un succulento pollo alla griglia e ci siamo rimessi in cammino per tornare stanchi, tra uno scroscio ed un raggio di sole verso la grande città.

Questa è stata una delle sperienze che ho vissuto nella mia prima cuba.



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