Nel regno verde dei ticos
E’ il 20 di maggio, il vizio ci spinge a superare non senza alcune difficoltá i controlli statunitensi ed fumando una sigaretta, pensiamo a come fare visto che il ritardo ci ha fatto perdere la coincidenza con American Airlines..
Ecco fatto..La sconosciuta Martinair Air potrebbe aiutarci…In quattro e quattrotto ci troviamo a bordo, circondati da bellissime hostess olandesi ma anche da una voluminosa signora ecuadoriana che noncurante dei miei occhi a fessura, mi tartassa con la storia della sua vita e ci dá dentro fino quasi all’atterraggio. Sono sfinito, ho ancora nelle orecchie il ronzio del racconto infinito di “Pili”, quando mi trovo agli arrivi del moderno aeroporto di San José, capitale del Costa Rica.
Cittá con poca storia, un tempo antico denominata Villanueva del Belmonte, fondata ai tempi della colonizzazione colombina, San José si presenta buia e poco rassicurante agli occhi stanchi del viaggiatore neoarrivato.
Hostal Pangea, nel quartiere di Amòn, sará la nostra dimora in questa notte a San José: non male, pittoresco e molto affollato, l’ostello da sempre è luogo di incontri e di scambi, di conoscenze fugaci e di amicizie che durano una serata. Beviamo qualcosa e ammiriamo la bellissima vista di San Josè dall’alto di questa terrazza infinita. La cittá, relegata sempre in un secondo piano rispetto alla prima capitale, Cartago, non presenta grandi attrazioni, ma rimane comunque una tappa obbligata prima, durante e dopo ogni viaggio in Costa Rica.
La mattina dopo siamo in compagnia di alcuni coraggiosi costarricensi e ci dirigiamo in autobus verso la zona caraibica. Destinazione Puerto Viejo de Talamanca.
La brezza del vento dei Caraibi ci saluta giá al primo, necessario stop a Puerto Limón, eserciti di palme ci salutano, il sole caldo e umido ci accarezza la pelle, tutto si illumina, il verde, costante di questo viaggio inizia a predominare… Senza alcun dubbio, Puerto Viejo è un luogo meraviglioso. Circondate da spiagge nere, bianche, abbandonate, e selvagge..Le coste caraibiche del Costa Rica sono un’ininterrotta serie di calette, barriere coralline, palmeti verdissimi, parchi naturali. Piccoli agglomerati di casupole colorate danno quel tocco allegro, la gente di colore ( retaggio di uno sfruttamento inglese della comunitá giamaicana) ci sorride, Puerto Viejo ci piace.
Cecilia, l’abbondante padrona degli Apartamentos Agapi, ci abbranca, ci convince e ci trasporta verso il suo complesso, presso la sperduta Playa Cocle.
Passiamo giorni all’insegna di un mare bellissimo benché verdognolo per l’inclemenza di un cielo un po’ nuvoloso, di cocktail alla frutta, di pesce cucinato con gli ingredienti tipici della cucina caraibica, di serata ad ascoltare musica, di gite in bici nel mezzo della foresta alla ricerca delle spiagge piú belle. Sovente deserto, data la bassa stagione, il posto e’ davvero da sogno.
I rastoni imperterriti vendono anche accucciati sugli alberi i loro prodotti caserecci, le ragazze passeggiano, la musica inizia al mattino e finisce a notte tarda, le palme continuano ad ondeggiare, il profumo del cocco, gli occhi allucinati dalle tonalitá di verde, i pochi turisti presenti, questo è il relax totale..Che meraviglia!! Lasciamo Puerto Viejo e dopo una seconda notte nelle celle (come le chiama Stefano) dell’ostello Pangea a San José, ci dirigiamo a sud. Ci aspetta la grandiosità dei Mari del Sud, l’Oceano Pacifico.
Il viaggio in autobus si snoda attraverso le alture verdeggianti della Valle Central, poi si scende verso Jacó e la costa pacifica. La costa spettacolare si alza e si abbassa, gli scorci di questo mare blu scuro, le sue onde violente e un panorama diverso da quello caraibico ci accompagnano fino all’arrivo a Quepos, cittadina a pochi Km dal vicino e famoso parco Manuel Antonio.
Finiamo nelle lugubri Cabinas Ramirez, in compagni di enormi granchi rossi, coacis di tutti i colori, formiche rosse e una serie infinita di uccelli colorati, cerchiamo di ambientarci in questo complesso un po’ alla buona…Ma il portafoglio piange e bisogna darci un taglio.
La stanza fa paura, il bagno pure, le raccomandazioni del padrone anche..Insomma queste cabine non sembrano proprio una buona scelta. Lasciamo in fretta la stanza e andiamo che aria tira in spiaggia, il primo contatto con la freddino acqua del Pacifico, bevendo un “batido en agua” con il cielo violaceo che annuncia un altro tramonto mozzafiato.
Il parco che visitiamo nei giorni a seguire non delude le nostre aspettative: ovviamente la guida da $20 non merita la pena, le scimmie le vediamo da soli, le iguane ( anche se poi verremo a sapere che sono delle loro lontane cugine) sono dappertutto, i bradipi sono qusi invisibili, un ragnaccio orribile ci fa l’occhiolino, piccoli procioni ci guardano stupiti, qualche alveare, qualche tucano..Insomma la guida serve e non serve. Impariamo un bel po’ di cose ma alla fine dei conti non è che ci abbia poi aiutato tanto. Ma se il parco merita sul serio, lo si deve alla sua fantasmagorica spiaggia: Playa Manuel Antonio. Semplicemente fantastica: se comparata alle spiagge caraibiche o a quelle tailandesi, la spiaggia è più ampia ma il moto continuo della marea divora la spiaggia, raggiunge i rami di palme crollate dalla furia del vento, bacia alberelli sempre verdi.. Una vegetazione stratosferica fa da contorno a questa baia delle meraviglie, semplicemente bellissima.. E infatti affollata da “gringos” bianchicci e meravigliati.
Ripaghiamo i dovuti colones e torniamo il secondo giorno, solo per rendere omaggio a questo monumento della natura, a questo eden dell’acqua e della foresta.
Ci sorride il sole, il cibo è buono, i “casados” abbondano, i “gallo pintos” ci saziano al mattino, le bevande di frutta ci dissetano e l’alcool fruttato ci ubriaca un pochino la notte.
Piuttosto che tornare tra le fauci dei granchi in quella bettola orrenda, preferiamo rimanere fuori…Tra i sentieri del parco rincontriamo il temibile doctor Betge, ticinese in cerca d’affari in Costa Rica, e l’hostess stand-by della swiss ( come NOI), Najpa. Padre e figlia, visti sul volo da Zurigo e rincontrati a Miami, ci sono simpatici e decidiamo di andare a cena insieme nel vicino paesino di Quepos. Mangiamo in un messicano e beviamo un super cocktail alla frutta e rum in un localino alla moda, prima di salutarci. Scopriamo che il simpatico dottor Betge, che sembra un po’ l’incarnazione di un vecchio kapó di un lager tedesco, ci spiega di esser venuto qui per investire i suoi franchi svizzeri nell’acquisto di piante in legno Tek…Dice che renderanno un sacco di soldi. Noi dubbiosi lasciamo fare..Ma da li ci accorgiamo che il Costa Rica sembra davvero un super ipermercato delle piante…Che strana contraddizione!! Da una parte si svende e si vende, dall’altra si condanna il taglio di un albero alla stregua dell’assassinio di un uomo…Qualche conto non mi torna. Più viaggio da queste parti e più mi accorgo dello strapotere USA su questi paesi, contraddizioni come queste sono tipiche qui come a Cancún, come a Managua, a Panama City o a San Pedro Sula. Lasciamo Manuel Antonio con qualche riserva e arriviamo dopo un viaggio interminabile insieme al simpatico Simón a La Fortuna… Qui come Michael Douglas, non cerchiamo la pietra verde ma solo di intravedere l’imponente vulcano Arenal, terrore e fortuna di questo paesetto simpatico e pacifico.
I Costarricensi stanno bene, sono pacifici e gentili, forse solo un appunto…Possibile che per noi ispanoparlanti da anni, non sia possibile iniziare un discorso nella lingua del Chisciotte, senza prima passare per le lontane fonetiche inglesi?? Il Vulcano ha fatto sentire la propria voce di fuoco,in modo serio, per l’ultima volta, nel 1968, uccidendo 80 persone e seppellendo due villaggi agricoli: da allora a volte torna a portarsi via la vita di qualche noncurante guida turistica, anche se sembra destinato ad un lungo letargo.
Si festeggia il 49ª anniversario del distretto di San Carlos, uno dei distretti piú ricchi del paese, la cittadina è in festa…I susseguono sfilate di fanti, balli tradizionali, discorsi e celebrazioni. Il clima di festa rende il tutto piú genuino, sembra la scena di un film del filone catastrofico…La festa del paese, un vulcano addormentato, noi i protagonisti…Per fortuna non accadrá niente. La gente ha imparato a conoscere e a rispettare il vulcano…Ecco qui volevo arrivare: il Costa Rica sembra essere uno dei pochi paesi al mondo che ha senza alcun dubbio saputo entrare in un rapporto diverso con la natura che lo circonda: rispetto, osservazione e preservazione. Sembra essere anni luce avanti rispetto tanti paesi europei che si pavoneggiano, nascondendo dentro di loro immani disastri ambientali.
Nei giorni a seguire visitiamo la meravigliosa cascata del Rio Fortuna, un getto di acqua azzurra, in un canyon verde e lussureggiante, piscine naturali, la foresta nebulare, la nebbiolina tropicale..Wow!!! Nonostante una pioggia insistente decidiamo di affidarci alle sapienti mani di una guida che ci condurrá nelle viscere del parco del vulcano Arenal, un viaggio nel viaggio, una missione nel fango e sotto una coperta di verde scuro, le piante che ti toccano, che ti respirano, gli occhi delle scimmie urlatrici che ti scrutano, i bradipi che ti ignorano, l’umiditá soffocante che ti entra nelle ossa, ossigeno, ossigeno e ancora ossigeno.
Ultima tappa…Che degna conclusione…Le terme bollenti del complesso Baldí… Una serie di vasche artificiali in un ambiente super finto ma fantastico. Sorgenti bollenti, dai 39º gradi ai terribili 67º…Non ce ne vogliamo piú andare via, chi si muove da qui. Ci dissetiamo con una piña colada spaziale, seduti con l’acqua calda che ci copre fino alla vita, i fumi delle sorgenti, la vegetazione, la notte…Che bello! Torniamo a San José, solito viaggio di 4 ore…Ultima notte all’ostello Pangea, incontro sconvolgente. Matias Mahia, grandissimo maestro di reiki di Tijuana, a noi sconosciuto…Lo conosciamo e mi travolge. Ci racconta la sua vita, le teorie basilari del reiki, una filosofia diversa, un modo di concepire il mondo difficile ma affascinante. La sua presenza porta calore, porta allegria…I suoi occhi sembrano quelli di una persona speciale. Rimangono discorsi di una notte lontana su una terrazza illuminata dalle luci brillanti di una San José che non vuole dormire, ma sono parole non buttate al vento, sono discorsi importanti, sono coincidenze che non sono coincidenze.
Addio verdissimo Costa Rica, arrivederci ai simpatici Ticos…Ci si rivedrá? Matias dice di sí… Buon viaggio, Pura vida a todo el mundo… Andrea