Alvernia, Midi: Pirenei e un tocco di Aquitania
Partiamo sabato 22 in mattinata con la nostra Corolla attrezzata per questo viaggio breve, ma ricco di tappe molto curiose e differenti, dal paesaggio caratteristico della zona dei vulcani spenti di Alvernia, a quello più allegro e solare dei tipici villaggi arroccati, a quello ancora più dolce e tranquillo dei paesini in riva ai bellissimi fiumi Lot e Dordogna.
Il nostro viaggio inizia varcando il Passo del Sempione e poi via, attraverso la ricca regione viticola svizzera del Canton Vallese, costeggiando il lago da Montreux a Ginevra; entriamo in territorio francese sempre con la veloce autostrada, che in poche ore ci conduce alla nostra prima meta: Le Puy en Velay. Questa bella città d’arte, che si trova a sud del Massiccio Centrale, si adagia in un antico cono vulcanico sui cui rimanenti alti picchi sorgono la gigantesca statua della Madonna di Francia, con la sua cattedrale, e la bellissima chiesa di “St. Michel d’Aiguilhe”, che, man mano ci si avvicina alla cittadina, offrono uno spettacolo unico nel suo genere, veramente impressionante e singolare, oltreché molto affascinante.
L’ottima posizione dell’hotel scelto (“Etap hotel” vicino alla stazione) e la piacevole giornata di sole ci invitano a lasciare in breve tempo auto e bagagli e ad avventurarci subito alla scoperta di questa città che ci incuriosisce non poco. Ci dirigiamo verso la parte antica, varia e multicolore, le cui vie tortuose e le scalinate irregolari conducono alla cattedrale di stile romanico, ma con influenze orientali e spagnole; mi colpisce molto il grande portale della “Cathedrale de Notre Dame du Puy”, classificata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, che si apre su una solenne scalinata di 134 gradini e indica la direzione per il famoso cammino verso Santiago de Compostela.
Le Puy è una città molto importante per il mondo cristiano, in quanto è una delle quattro vie principali che conducevano i pellegrini di tutta Europa verso la Spagna a pregare sulla tomba di San Giacomo, ma scopriamo dalla nostra guida che anticamente in questo luogo sorgeva un tipico villaggio gallico, con un santuario pagano che pare possedesse delle “pietre sonore”, particolari rocce vulcaniche ritenute terapeutiche.
Visitiamo in silenzio l’interno della cattedrale, osservando e leggendo le informazioni dei tesori qui racchiusi, come la “Pietra delle Febbri”, un dolmen vulcanico che avrebbe delle virtù miracolose e sul quale i pellegrini si stendevano per essere guariti, e la “Vergine Nera”, la copia di una statua di cedro di probabile provenienza egiziana e raffigurante una dea orientale, offerta da Luigi IX al ritorno dalla settima crociata, andata distrutta durante la Rivoluzione francese. Uscendo dalla cattedrale ci dirigiamo verso la “Statue Notre Dame de France”, che domina la città dall’alto dei suoi 38 metri dal picco roccioso di Corbeille, realizzata con il ferro di ben 213 cannoni donati dal generale Pélissier, vincitore della guerra di Crimea; purtroppo non possiamo arrivare ai piedi della Madonna percorrendo il bel sentiero panoramico perché già chiuso. Ci accorgiamo che si è fatto tardi e che è ora di nutrire le nostre stanche membra dopo tutto questo arricchimento spirituale e culturale…
Ritorniamo verso l’hotel e strada facendo notiamo un bel locale “le restaurant la pizza”, proprio accanto alla più famosa “taverne de maitre Kanter”; vista la notevole affluenza di giovani del posto, decidiamo di assaggiare la pizza, che gradiamo con gusto e inaspettato, piacevole stupore. Fine serata a sorpresa con un improvviso acquazzone che ci coglie impreparati, per cui rientriamo in hotel e ne riusciamo con giacca a vento e ombrello per dare un’occhiata alla città “by night”, passeggiando lungo le vie più caratteristiche e ammirando il notevole impatto visivo reso dalla cattedrale e dalla statua illuminate, che ci appaiono scintillanti, sospese nel cielo buio, e pare benedicano dall’alto la città addormentata ai loro piedi.
Domenica mattina, fatta colazione e lasciato l’hotel, ci dirigiamo verso il sito che più ci attira per la sua particolare estrosità e che ieri abbiamo contemplato solo da lontano: si tratta della stupenda “Chapelle Saint Michel d’Aiguilhe” costruita su questo picco roccioso nel 962, in onore dell’Arcangelo, voluta dal vescovo di Le Puy, al suo rientro da un pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Il biglietto d’ingresso ci permette di accedere alla scalinata che, con i suoi 268 gradini scavati nella roccia, conduce alla cappella costruita sulla sommità del picco vulcanico a ben 85 metri d’altezza. Senza fiato, sia per la fatica dell’ascesa, sia per la bellezza della facciata realizzata a mosaico con pietre dai diversi colori, entriamo nella piccola chiesa dall’atmosfera accogliente, le cui belle volte dipinte sono sorrette da numerose colonne di pietra dai capitelli riccamente scolpiti.
E’ proprio un piccolo gioiello di architettura e rimaniamo affascinati ad ammirarne gli affreschi, cercando di capire da una guida francese la storia di questo luogo sacro e scoprendo stupita che il balconcino posto al di sopra dell’entrata è stato ricavato da un antichissimo dolmen, appartenuto ad un preesistente tempio celtico.
Ridiscendiamo velocemente la scalinata, contando per gioco i gradini, e dopo un ultimo sguardo a questo posto così insolito riprendiamo la strada, attraversando con la nostra Corolla il rilassante paesaggio dell’Alvernia, dalle pianure che si alternano continuamente a dolci montagne di origine vulcanica; il nostro sguardo spazia nel verde infinito di questa zona rimasta quasi incontaminata, per cui viene definita appunto “Terra dai grandi spazi” dove è veramente molto piacevole viaggiare, specie se accompagnati da un bella giornata di sole.
La nostra meta per stasera è la cittadina medievale di Cahors, con una sosta lungo la strada a visitare il villaggio arroccato di St. Cirq-Lapopie, riconosciuto uno dei più bei villaggi di Francia (ma quanti sono?).
Come varia il paesaggio in pochi chilometri … Ci stiamo dirigendo verso la valle del fiume Lot che si insinua tra gole e falesie in uno scenario splendido e ci regala quadri selvaggi e maestosi, attraversando il romantico e vivace Quercy; siamo entrati nel territorio dei Midi-Pirenei, la più vasta regione della Francia, che offre una straordinaria diversità di siti naturali e una varietà di paesaggi che non ha eguali. Nel pomeriggio giungiamo in vista del bel villaggio medievale, abbarbicato sopra un dirupo a strapiombo sul fiume che scorre calmo in uno scenario superbo, tra larghe gole e giganteschi calcarei precipizi.
Posteggiamo quasi in riva al fiume e percorriamo a piedi una bella stradina sterrata in mezzo al bosco, trovata per caso, che in pochi minuti porta al paese, facendoci evitare di camminare sulla strada trafficata e gratificandoci con scorci e panorami alternativi. Nonostante sia solo il mese di aprile, fa già molto caldo ed è gradevole passeggiare nel bosco e all’ombra delle belle case del villaggio dalle vie strette e tortuose. Il paese è molto carino con le facciate delle case in pietra e “pans de bois” (graticcio) costruite dal XIII° al XVI° secolo e le vie acciottolate, difese da porte fortificate, che oggi ospitano le bancarelle delle botteghe artigiane, che furono la ricchezza di St. Cirq. Visitiamo la chiesa del XV secolo e le vestigia del castello sovrastante, dal quale si gode un’ampia veduta panoramica da un’altezza di ben 100 metri sui caratteristici tetti del paese e su tutta la vallata sottostante, dove il fiume Lot scorre placido.
Dopo aver gustato un buon gelato, è tempo di dirigerci verso Cahors, nella cui zona commerciale abbiamo prenotato una camera all’hotel della catena “Formule 1”, proprio vicino al Mc Donald’s, dove ci fermiamo a mangiare un panino e un’insalata all’aperto, terminando così la nostra splendida giornata di viaggio. Un bel lunedì soleggiato al nostro risveglio ci invoglia ad affrettarci ad uscire e a visitare subito la bella Cahors, cittadina chiusa, come cinta da un abbraccio, entro una stretta ansa del fiume Lot e che conserva nella parte vecchia un pittoresco aspetto medievale, che risalta soprattutto con il bellissimo “Pont Valentrè”. E’ bello passeggiare sulle rive del corso d’acqua e ammirare da tutte le varie angolazioni possibili questa magnifica costruzione trecentesca, gettata su ben sette arcate gotiche e difeso alle due estremità e al centro da tre magnifiche torri merlate. Pare che sia uno dei più bei ponti fortificati d’Europa, patrimonio dell’Unesco, e per questo molto fotografato dai turisti in visita in questa regione, così ricca di luoghi storici e naturalistici, a parer mio ancor più apprezzabile se scoperta pian piano, navigando con un battello sul quieto fiume Lot dalle limpide acque, osservando gli uccelli selvatici come i pittoreschi martin pescatore, i leggiadri aironi e addirittura delle maestose aquile.
Ci allontaniamo a malincuore da questo tranquillo angolo dallo splendido scenario, reso ancor più bello dai magici sfavillanti riflessi del ponte sull’acqua e dal cielo blu, ma oggi è una giornata intensa e ci aspetta la visita del famosissimo borgo di Rocamadour. Imbocchiamo la veloce autostrada ed, una volta usciti, seguiamo l’indicazione per percorrere una scenografica stradina panoramica, che si insinua tra le dolci colline e attraversa pittoreschi villaggi, fino ad arrivare a farci scorgere da lontano il profilo di Rocamadour, visto da un’originale prospettiva. E’ notevole l’impatto visivo di questo vero gioiello architettonico, che attira turisti da tutto il mondo e che risulta essere quindi la terza località più visitata di Francia, ovviamente dopo Parigi e il meraviglioso Mont Saint Michel. Troviamo facilmente posto nell’ampio parcheggio, appena sotto il borgo medievale arroccato sulla vertiginosa parete del “Canyon dell’Alzou”, e approfittiamo dell’ombra di alcuni alberi per fare uno spuntino in tutta calma e al fresco, gioendo di una visuale straordinaria della cittadella incombente proprio sopra le nostre teste in una vera sfida all’equilibrio, bella quasi da incutere timore.
Il paese infatti ci appare in tutta la sua magnificenza, con le sue antiche abitazioni alla base della rocca, i santuari e le cappelle proprio al di sopra di esse e poi il castello a dominare tutto questo mondo che s’innalza verticale, dal fiume fino al cielo. Desiderosi di conoscere cosa racchiude questo splendido borgo, saliamo a piedi verso l’abitato e percorriamo l’affollata via principale, costeggiata da case ora occupate da ristorantini e negozi di souvenir, varcando le caratteristiche porte fortificate fino al termine della “grand’rue”. Torniamo sui nostri passi per salire verso il santuario attraverso “le grand escalier”, la irta scalinata di 216 gradini che i pellegrini, spinti da grande fervore religioso, facevano tutta in ginocchio per recarsi in adorazione della miracolosa Vergine Nera, custodita nella cappella di Notre Dame, e di Saint Amadour, il santo da cui il borgo prende il nome, le cui spoglie furono scoperte proprio qui nel 1166. Visitiamo la città sacra e proseguiamo addentrandoci nel bosco, percorrendo la via del calvario fino al castello in cima alla rocca, da cui si gode di un bel panorama su tutto il paesaggio circostante, poi rientriamo nel sottostante borgo per i “doverosi” piccoli acquisti. Il nostro viaggio deve proseguire … oggi ci attendono parecchi chilometri e non possiamo permetterci di perdere troppo tempo, per cui riprendiamo la macchina e ci allontaniamo da Rocamadour, dando un ultimo sguardo e scattando delle belle foto da “l’Hospitalet”, belvedere impressionante sul canyon profondo 150 metri, appagati dalla spettacolare veduta panoramica sull’intera città sacra.
Ci troviamo proprio nel cuore del Parco regionale del Quercy, ma basta spostarci a ovest di qualche chilometro ed ecco che sconfiniamo nella regione dell’Aquitania, imboccando la Vallée della Dordogne che scorre tra splendide valli verdi poco abitate e che noi costeggiamo, attraversando piccoli paesini medievali rimasti intatti nel tempo, uno più bello dell’altro, in un crescendo senza fine.
Lungo la strada ci colpiscono moltissimo gli stretti passaggi scavati nella parete rocciosa, quasi a formare una mezza galleria … roccia da un lato e fiume dall’altro, tanto verde tutt’intorno … un paesaggio veramente particolare! Scorgiamo da lontano il pittoresco villaggio medievale di La Roque Gageac, considerato tra i più suggestivi della vallata e proprio per questo scelto come nostra prossima meta; lasciata l’auto poco prima del paese, ci avventuriamo alla scoperta di questo ennesimo luogo così incantevole, camminando lungo il placido fiume con una passeggiata molto rilassante.
Restiamo affascinati da questo paesino che pare rannicchiato ai piedi di una vertiginosa parete di roccia e lambito dalle acque della Dordogna; le sue belle case color dell’ocra si specchiano nelle limpide acque del fiume, creando un bel gioco di riflessi. Raggiungiamo il castello lungo la via principale e da qui saliamo per la stradina acciottolata, costeggiata da una vegetazione lussureggiante tutta tropicale; e ancora, strette viuzze e ripide scalinate, tra le case saldate alla rocca, adornate con fantastiche cascate di fiori profumatissimi, a creare scorci davvero molto scenografici.
Il paesino è presto visitato, così ritorniamo sulle rive del fiume a gustarci un gelato e a osservare le “gabares”, caratteristiche imbarcazioni da pesca ora utilizzate per brevi escursioni turistiche, prima di metterci di nuovo in macchina per raggiungere la nostra prossima e assai lontana destinazione.
Nel frattempo si è scatenato un bel temporale primaverile che ci accompagna, con forti scosci di pioggia e folate di vento, a tratti per tutto il viaggio fino a Clermont Ferrand, dove arriviamo esausti e crolliamo stanchi nell’oramai famigliare camera di un “Etap Hotel”.
Ultima giornata di vacanza favolosamente soleggiata … che fortuna! Stamattina vogliamo salire sul Puy de Dome, il più importante vulcano francese, nel cuore della “chaine des Puys” e immagine simbolo dell’Auvergne. Siamo infatti tornati nel territorio dell’Alvernia, caratterizzato dal complesso vulcanico più esteso d’Europa, con crateri antichi di ben tredici milioni di anni e i più recenti di “solo” cinquemila, scoperto solo nel ‘700 quando si comprese che alcuni monti si formarono per le emissioni di magma, che si solidificarono durante la fuoriuscita e crearono una sommità priva di cratere.
Scorgiamo il nostro Puy de Dome da lontano e troviamo che sia simile in verità a un’alta collina di 1465 metri, dai contorni arrotondati e ricoperti di prati verdi; pare che sia spesso avvolto da nubi basse e fitte, ma noi siamo fortunati a vederlo stagliarsi completamente nitido nel cielo azzurro.
Seguiamo le indicazioni lungo un tragitto che attraversa piccoli paesi, verdi prati e folti boschi e presto arriviamo ai piedi del vulcano, alla cui vetta si può accedere salendo per una ripida strada a pagamento, in macchina o in navetta, oppure utilizzando una mulattiera per il percorso in mountain bike o a piedi. Arriviamo sulla cima piuttosto emozionati e nonostante il vento freddo scendiamo a rimirarci il notevole panorama a 360° sull’intera catena dei vulcani addormentati che non fanno più paura e si lasciano guardare quieti e disponibili.
Delle tavole di orientamento, disposte ai quattro punti cardinali, permettono ai turisti di avere una visione globale dei rilievi attorno al vulcano; molto interessante è anche il pannello che descrive la struttura del tempio di Mercurio, luogo di culto dell’Antichità, ora purtroppo in rovina e deturpato dalle sovrastanti antenne di telecomunicazione.
Purtroppo il centro d’accoglienza e d’informazione turistica è ancora chiuso, come pure il ristorante panoramico e la boutique – probabilmente siamo ancora fuori stagione – per cui dopo aver fatto un rapido giro tutt’intorno al cono vulcanico e osservato con meraviglia il fantastico scenario che questo sito offre generosamente ai suoi visitatori, ne ridiscendiamo velocemente in direzione della vicina Clermont Ferrand e poi da qui la lunga strada verso casa.
E con quest’ultima visita abbiamo terminato il programma di questo breve viaggio nel cuore della Francia, di cui abbiamo apprezzato luoghi poco conosciuti dal turismo di massa, ancor più godibili per la poca affluenza di gente in questo periodo dell’anno, per il clima davvero ideale e per l’ottima intesa instauratasi tra noi due, che stiamo diventando ottimi viaggiatori!