Split, trogir, krka, zadar, plitvice

13/4: Partiti ieri sera da Ancona sulla nave Marko Polo della Jadrolinjia (+ spartana della Sardinia, ma di gran lunga migliore e meglio organizzata della Anek Lines) dopo la colazione a bordo – compresa nel prezzo del biglietto – siamo approdati a Split, uno dei maggiori porti della Croazia. Fortunatamente il palazzo di Diocleziano che...
Scritto da: squalo
split, trogir, krka, zadar, plitvice
Partenza il: 13/04/2006
Ritorno il: 18/04/1996
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
13/4: Partiti ieri sera da Ancona sulla nave Marko Polo della Jadrolinjia (+ spartana della Sardinia, ma di gran lunga migliore e meglio organizzata della Anek Lines) dopo la colazione a bordo – compresa nel prezzo del biglietto – siamo approdati a Split, uno dei maggiori porti della Croazia. Fortunatamente il palazzo di Diocleziano che vogliamo visitare, è vicino e dal porto e non dobbiamo perderci negli affollati viali che se ne dipartono con un grande intrico di sensi unici.

Troviamo subito la bianca cittadella fortificata contro i turchi nel XVII secolo e ci addentriamo dalla porta “trionfale” lungo una larga scalinata che ci porta sino alla cattedrale. Vi si stà preparando una funzione, quindi possiamo trattenerci solo poco tempo, e assolutamente non fotografare al suo interno che è ricchissimo ma molto raccolto. Mille click quindi all’esterno, da tutte le angolazioni dalla piazza che le sta di fronte – il Peristilio – e dai passaggi laterali. Decliniamo l’invito – a pagamento – a salire sul bel campanile veneziano e ci inoltriamo nei vicoletti tutti abitati che ci accolgono con negozietti di souvenir, quadri e sculture. Sbuchiamo dalla porta est sotto un grandissimo cartellone che pubblicizza una mostra in corso, e che dà su un grande giardino curato ed ordinato e ci troviamo di fronte una grande statua di un personaggio tale e quale Silente di Harry Potter ed un altro campanile. Alla città moderna preferiamo riattraversare quella antica ed uscire dalla porta a mare attraversando un passaggio sotto le mura, ben illuminato a far risplendere la mercanzia delle numerose bancarelle.

Lasciamo Split dalla brutta periferia industriale diretti a Primosten e facciamo sosta in diversi “castelli” lungo la costa. Si tratta di paesi più o meno grandi, formati intorno ad un porto e fortificati da varie famiglie nobili. Il primo che abbiamo visto era piccolissimo, con un mercato di tre bancarelle ed un minuscolo castello, altri sono centri turistici in piena regola; è comunque piacevole passeggiare nei vicoli medievali e sul lungomare, vista l’acqua trasparente! Arriviamo nel primo pomeriggio a Primosten ed abbiamo una bellissima sorpresa: l’appartamento prenotato via internet a 35€/giorno a famiglia è pulito, moderno, ben ammobiliato, comodo, ed ha una bella terrazza con vista sul mare, una insenatura verde e blu punteggiata di barche… Un piccolo paradiso! E l’accoglienza della padrona di casa Vesna Milisa è calorosa e cooperativa: ci è venuta a prendere, ci indica il passaggio pedonale per arrivare velocemente in paese, dove cenare, veramente da 10 e lode, non ci vorremmo più allontanare da qui.

Prima di sera visitiamo Trogir, una cittadina “veneziana” dichiarata giustamente Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Dal castello al ponte mobile per l’isola di Ciovo percorriamo un bellissimo lungomare ombreggiato da palme, sul quale affacciano costruzioni nobiliari con i tanto di stemmi, merli, torrioni, finestrelle a bifore e trifore, passaggi coperti, sino ad arrivare all’isola, e ci addentriamo nel vicoli medievali di Trogir, dove l’unica delusione è non poter entrare nella cattedrale chiusa ai turisti come quasi tutte le chiese che incontreremo da qui in poi.

Bella comunque la piazza, con la torre dell’orologio e la loggia, bella l’atmosfera medievale e la continua scoperta di particolari architettonici da fotografare man mano che ci si sposta per le viuzze.

Tornati a Primosten ceniamo in uno dei due ristoranti aperti, Kameran, sulla piazza appena dentro le mura del paese vecchio, isola ora collegata alla terraferma da un ponte fisso. La cena è ottima, il prezzo non proprio economico come si diceva in passato, ma quasi a livello italiano.

14/4: Favoriti dal sole, partiamo per le cascate del Krka lungo una costa con paesaggi stupendi su di un mare dai colori bellissimi. (ma è proprio l’Adriatico, questo?) Scegliamo di visitarle partendo da Skradin, una piccola cittadina a 20 km da Sibenik, sul battello che risale il fiume sino all’entrata del parco. Ci accoglie subito la grande cascata stupenda nella sua altezza e portata e poi piano piano cominciamo a risalire la collina lungo comode passerelle, scalinate e sentieri dai quali si hanno visuali sempre diverse della cascata principale e delle altre piccole che scendono dalla sommità. Il parco è ben attrezzato per soste e pic-nic, ci sono cartelli che spiegano le formazioni di travertino della zona, persino stalattiti a cielo aperto, ed una grande turbina con spiegazioni sulla grande diga idroelettrica, che è stata la seconda nel mondo dopo quella sul Niagara, ed è rimasta in funzione sino alla prima guerra mondiale. Nella parte alta c’è anche un negozio di souvenir che scegliamo di evitare per seguire al serie di passerelle che ci portano sino all’entrata superiore del parco. Da qui si potrebbe prendere la barca per visitare un’isoletta con un antico monastero, ma il giro dura almeno 2 ore, e riattraversare il parco sino al nostro battello ci porterebbe a perderlo sicuramente. Ci accontentiamo di re-immergerci nella pace della natura, in questo periodo ci sono pochi turisti ed è bellissimo camminare sulle passerelle a filo d’acqua in questo verde intenso, tra ombra e sprazzi di luce che investono le piccole cascatelle ed i laghetti magnificando il bagliore della spuma e la trasparenza dell’acqua in gorgogliante, incessante discesa. Dopo una riposante sosta imbocchiamo il sentiero del ritorno proponendoci di fare il giro di Primosten prima di sera.

Il paese è molto affascinante visto da fuori, ed è bella la passeggiata che ne percorre esternamente le mura, mentre è anche qui è deludente l’interno tutto un affastellamento disordinato di case vecchie in ricostruzione ed ampliamento – aggiunta di piani – per ospitare più turisti, e nuove, ed è veramente sconsigliabile la cena nell’altro disorganizzato ristorante: attesa di 1 ora e mezza sotto un tendone in giardino al freddo per ricevere metà del cibo ordinato ed ulteriori solleciti ed attesa per i restanti piatti arrivati sbagliati e semicrudi, nonché conto con portate aggiunte in più.. 15/4: Lasciamo con rimpianto Primosten per la nuova tappa di Diklo, vicino a Zara. Il viaggio è piacevole, i panorami bellissimi e l’accoglienza all’Hotel Villa Nico è simpatica e professionale. La stanza da 65€ è veramente spartana, con 4 letti a castello e poco spazio in più per muoversi, ma comoda perché a 2 passi dalla macchina parcheggiata, mentre la stanza da 90€ è grandissima, ammobiliata molto bene, con ogni comodità, Egle ha una sua mini cameretta comunicante con la nostra, una finestratura lunga tutta la parete ti fa sentire praticamente sul mare, ma ha il difetto di essere al 2° piano senza ascensore. Depositati i bagagli cerchiamo un posto per il nostro pic-nic che troviamo con notevole difficoltà visto che la costa è stra-edificata e la pineta non è facilmente accessibile. Prima tappa del pomeriggio è Nin, un’isoletta–paesino collegata da un ponte medievale alla terraferma, con impeccabile porta d’entrata, via principale, chiesa ex romanica restauratissima ed indicazioni per “la basilica + piccola del mondo” – ovviamente chiusa e tutta imbiancata a calce – nonché alcuni scavi.

Molto carina è anche la cappella poco fuori paese che si vede su un terrapieno dalla strada principale, dove si narravenissero i re appena eletti a giurare fedeltà al popolo.

Con qualche difficoltà – visto che il navigatore non è perfettamente aggiornato e non riconosce molte strade – arriviamo all’isola di Pag. Dopo un bellissimo panorama di costa verde punteggiata da rare case e paesini, arriviamo sulla luna. Questo è l’effetto che riportiamo tutti appena passato il ponte che unisce quest’isola alla terraferma: solo pietre, sassi e ciottoli, non un filo d’erba. Anche un rudere di castello su di uno spuntone sembra tutt’uno con i colori circostanti. Avanzando verso la cittadina troviamo tanta desolazione, qualche misero pascolo da pecore ed una lunga serie di generatori eolici sulla sommità della collina. Pag non ci entusiasma, ci appare come un disordinato insieme di basse casine di pescatori e nuovi appartamenti per le vacanze, che riteniamo siano la fonte di guadagno principale della popolazione, oltre alla pesca ed alla pastorizia (poca sicuramente visti i miseri pascoli, dove lo faranno il pubblicizzato formaggio di Pag?), ed anche le saline che vediamo al ritorno sono asciutte. Dalle indicazioni turistiche apprendo poi che abbiamo visto solo la parte desolata dell’isola, il retroterra e l’altro versante sono ricchi di vegetazione lussureggiante e saline e vi si producono bei pizzi, ma tant’è… Ceniamo – benissimo – in hotel.

16/4 Partenza per l’ultima tappa del ns. Viaggio, Plitvice, dopo aver visitato Zara che ci è molto piaciuta nonostante piovesse. Parcheggiati al porto, siamo entrati dalle mura nella città vecchia, e per belle vie grandi e diritte, piene di negozi modernissimi siamo arrivati ad una piazza centrale su cui affaccia l’imponente cattedrale (siamo riusciti ad entrare solo perché era in corso una funzione), ed abbiamo poi visto resti di scavi romani, altri campanili ed altre chiese, torri di guardia e camminamenti sulle mura. Un vero peccato piovesse, ma noi avevamo prenotato il sole per i laghetti di Plitvice! Arrivati nel pomeriggio, ci attendeva una casetta per 4 nel cortile della casa grande dove era ospitata l’altra coppia (costo 45€/giorno a famiglia con 1° colazione). L’accoglienza è molto fredda, la casina confortevole, la stanza meno anche se a tre stelle perchè con bagno privato. Meno male che ci siamo portati gli asciugamani, quelli che danno loro sono 30 cm per 60! La colazione poi è a self service in una tavernetta apposita, ben rifornita di salumi e torte, con un grande frigo per succhi e bibite e distributore di acqua calda per farsi il caffè od il cappuccino. Visita alle grotte di Barac nel pomeriggio con una guida molto carina – parlava solo inglese – che ci ha fatto apprezzare anche queste grotte che non sono niente di speciale, e cena all’unico ristorante del posto, il Licka Kuca, un grande posto molto caratteristico con cucina aperta al centro del locale, specializzato nella cottura di carni e verdure “sotto la campana” nel grande camino. Per i nostri gusti meglio evitare le salsicce locali – molto tedesche.

17/4: Laghetti! Dopo aver ben studiato la mappa ed i percorsi più agevoli, abbiamo deciso di partire dall’entrata 1, quella + in basso, salire all’entrata 2 con il trenino, e proseguire con questo sino alla stazione 4, la più alta, per poi discendere tranquillamente a piedi e con il battello. Siamo stati favoriti da un bel sole sino dal primo mattino e la giornata è stata veramente entusiasmante. Descrivere questo vasto parco – 16 laghi alimentati da 2 fiumi e sorgenti sotterranee, che si riversano l’uno nell’altro scendendo in innumerevoli cascate e cascatelle tra i boschi – per qualcuno che ama l’acqua come me è impresa ardua: ogni pochi passi cambia il paesaggio e non riuscivo a smettere di fotografare, ora da una passerella (ce n’è 18 km!), ora da un sentiero o da un ponticello, il bianco della spuma delle cascate sbriluccicava contro i colori neutri delle rocce ed i verdi della vegetazione emersa e sommersa, non ci fossero stati i turisti – ancora non troppi, per fortuna – mi sarei sentita nel paradiso delle Urì! E’ stato bello il pic-nic su di un ramo “morto” di passerelle davanti ad una cascata, è stato piacevole il tragitto in battello, con pesci ed anatre che si affollavano in cerca di cibo, non sono stati assolutamente faticosi i pochi sentieri in salita. Solo nella parte finale l’impeccabile organizzazione del parco ha lasciato un po’ a desiderare, perché visto le abbondanti precipitazioni, le acque superavano i sentieri e ci siamo tutti un po’ infangati nel saltare da un’asse all’altra soprattutto quando si trattava di incrociare comitive che venivano in senso opposto al nostro.

Ed è stato anche molto divertente andare a fotografare i poveri “volontari” al piedi della grande cascata, dove una fresca nebbiolina inzuppava tutti in men che non si dica! Peccato che il cielo si stesse coprendo consigliandoci di uscire alla svelta (ma siamo entrati alle 9,30 ed erano ormai le 16,30)! 18/4: malinconico rientro in auto sino a casa, attraverso una vecchia strada piena di buche sino all’autostrada. Episodio degno di nota: sosta per acquistare gli ultimi francobolli nel primo paesino incontrato tra i boschi dotato di ufficio postale. I clienti erano numerosi, effettuavano prelievi, spedizioni e pratiche varie ma l’impiegata aveva a disposizione biro, cartoncini, registri con carta carbone e – unico apparecchio “moderno” – una calcolatrice! Conclusioni: raggiunto in pieno l’obiettivo principale di questa vacanza che era immergerci nella natura. I laghetti di Plitvice mi erano stati molto decantati e si sono rivelati all’altezza della loro fama, ma le cascate del Krka sono veramente stupende e consigliabilissime anche per chi non abbia un giorno intero a disposizione.

Maria, Egle, Renzo, Giuseppina, Barbara e Paolo Altri viaggi al seguente sito: Vacanze in libertà Digilander.Libero.It/baccili



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche