Vento e Camargue

Ciao a tutti voi, turisti per caso! Siamo Eloisa e Davide, una giovane coppia di Torino ed abbiamo deciso di raccontarvi il nostro gioioso, seppur breve, viaggio in Camargue. La nostra avventura inizia alle ore 9 di domenica 24 aprile 2006: carichiamo la nostra piccola utilitaria e via… verso la vacanza! Partiamo con la gioia nel cuore, non...
Scritto da: Eloisa
vento e camargue
Partenza il: 24/04/2006
Ritorno il: 30/04/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Ciao a tutti voi, turisti per caso! Siamo Eloisa e Davide, una giovane coppia di Torino ed abbiamo deciso di raccontarvi il nostro gioioso, seppur breve, viaggio in Camargue.

La nostra avventura inizia alle ore 9 di domenica 24 aprile 2006: carichiamo la nostra piccola utilitaria e via… verso la vacanza! Partiamo con la gioia nel cuore, non soltanto per il piacevole soggiorno che ci attende, ma anche perché appena il giorno prima abbiamo deciso la data delle nostre nozze! Con i nostri piccoli e grandi progetti per la testa, imbocchiamo l’autostrada fino a Susa, per poi proseguire con la statale, allo scopo di risparmiare qualche euro (per metter su casa non fanno mai male, no!?!?) e per godere dei paesaggi che dall’autostrada non avremmo potuto apprezzare. Sorpassiamo il valico del Monginevro, in cui notiamo ancora qualche turista con lo sci in spalla e ci prepariamo a collinare… verso la Francia e la Camargue. Il tragitto è piacevole e da subito ci rendiamo conto che le strade statali francesi sono molto ampie e poco trafficate, come avremo modo di apprezzare anche nei successivi spostamenti giornalieri. Arrivati a Gap, riprendiamo l’autostrada e proseguiamo verso Sisteron ed Aix en Provence. A questo punto (è quasi mezzogiorno) incominciamo a sentire i morsi della fame, così abbandoniamo l’autostrada e al primo paesino (di cui, ahimè!, abbiamo perso il nome) ci fermiamo per mangiare i nostri panini “made in Italy”. Riprendiamo quasi subito la marcia, siamo ansiosi di vedere Arles, in cui abbiamo preso alloggio per una settimana, e di farci una sana doccia rigenerante. Giunti ad Arles ci dirigiamo verso l’ufficio del turismo: ci siamo resi conto di aver portato con noi l’indirizzo della nostra pensione, ma non le indicazioni per raggiungerla. Lì una cordiale operatrice ci mostra sulla piantina della città dove si trovi Rue Noguier, fornendoci dettagli in un italiano perfetto.

Nel dedalo di vie arlesiane, troviamo infine l’Hotel Porte de Camargue, consigliato anche nell’edizione francese 2006/2007 della Guida Routard. Concordiamo con la Guida che i gestori, una coppia francese, sono proprio simpatici e dinamici com’erano descritti. L’albergo è pulito e recentemente ristrutturato, seppur la zona non sia delle migliori. Ci troviamo infatti nella zona sud di Arles, proprio sulla sponda del Rodano e capita ogni tanto di vedere figure no propriamente raccomandabili… ma a Torino ci siamo fatti le ossa, quindi non ci preoccupiamo più di tanto. Decidiamo di cenare in uno dei bistrot sul viale centrale (Boulevard Clemenceau – Boulevard des Lices) ma purtroppo sono quasi tutti chiusi la domenica sera e quelli aperti espongono prezzi piuttosto alti. Cerchiamo così conforto in una pizzeria, ma anche queste sono chiuse. Sconsolati, fermiamo una coppia di mezz’età e chiediamo loro consiglio: ci stupiamo tantissimo quando si offrono di accompagnarci fino alla zona dell’arena, su cui si affacciano i dehors di molti ristorantini. Scegliamo il Ristorante Ecrin, gremito per via della chiusura settimanale di tanti altri esercizi, e dobbiamo aspettare parecchio prima di essere serviti e la qualità non è ottima. Lunedì 25 ci alziamo riposati e scendiamo per il petit-dejeneur dell’albergo che al costo di 6 Euro ci offre una colazione soddisfacente e completa… completa anche di yogurt scaduto (unica pecca riscontrata). Ci aspetta un minitour di Arles: passiamo di fianco al Teatro Antico (non visitabile causa lavori) e visitiamo l’antica Arena Romana, in cui tuttora si svolge annualmente a Pasqua la famosa “feria” di Arles, ossia lo spettacolo della festa dei tori. L’arena è molto bella e la visita ci allieta: dall’alto di una torre annessa all’arena godiamo del panorama di Arles, passeggiamo sotto i gradoni ed ammiriamo la perfetta forma ellittica della struttura. Scopriamo presto che Arles è invasa da Italiani: dovunque ci giriamo sentiamo scolaresche e famiglie parlare il nostro caro idioma italico. Ci fa sorridere una signora che, forse sorpresa dalla bellezza dell’arena (o forse, esterrefatta dall’irruenza della scolaresca in visita…) esclama: “Madonna du Carmine!!!” Il biglietto d’ingresso di Les Arenes è valido anche per le Terme di Costantino, perciò nel pomeriggio ci rechiamo in visita in questo luogo. Non siamo molto impressionati, forse a causa della totale mancanza di informazioni su quest’opera. Riscontriamo un punto dolente ad Arles: la città non è molto pulita: non lo sono né le strade, né i monumenti, né il Rodano (su cui possiamo vedere un’enorme macchia d’olio galleggiante). Alla sera scopriamo il ristorante che ci ospiterà per la maggior parte delle nostre cene arlesiane: l’Hostellerie des Arenes (proprio di fianco all’altro in cui eravamo stati) nel quale, alla modica cifra di 11 Euro, ci aggiudichiamo un antipasto (o un’insalata), un piatto principale (primo, secondo o pizza) e un dolce. Ci accoglie Sebastian, un simpatico ragazzo francese di origine latinoamericana che, metà in francese, metà a gesti, ci spiega il menu.

Per il nostro terzo giorno di vacanza scegliamo Avignone. La città subito ci affascina, con le sue imponenti mura e con la vivacità del suo “struscio” tra i negozi del centro. Bellissimo il Palazzo dei Papi che si affaccia su una graziosissima piazza (Place de l’Horloge) munita di giostra d’altri tempi e di tantissimi bistrot. Visitiamo la cattedrale Notre Dame des Doms e ci rilassiamo nel parco adiacente la chiesa, dal quale si può ammirare uno splendido panorama di Avignone. Visitiamo il Palazzo dei Papi sotto il sole di mezzogiorno. L’ingresso costa € 7,50, servizio deposito bagagli obbligatorio e audioguida inclusi. Quest’ultima si rivela davvero utilissima: scopriamo la Sala del Tesoro, le Sale in cui il Pontefice riceveva la Curia o gli ospiti illustri, quelle dei banchetti, ed infine le stanze private del Papa. Bellissima la cappella interna al palazzo: 90 m di lunghezza e 15 m di larghezza per uno spazio luminoso e quieto. La visita ci ha affaticato un po’, per cui, dopo aver mangiato una baguette farcita ed aver visto un po’ di vetrine, ci lasciamo Avignone alle spalle e torniamo nella nostra stanza per la siesta. Mercoledì 26 aprile ci svegliamo ed abbiamo voglia di mare. Siamo decisi a sfruttare la bella giornata per prendere il sole sulla spiaggia di Saint Marie Le Mer, luogo in cui si svolge l’annuale riunione dei nomadi, ma su consiglio della proprietaria dell’albergo, ci dirigiamo verso Grau du Roi, a pochi km da Aigues Mortes. Arriviamo a destinazione in 45 minuti e parcheggiamo in uno dei tanti parcheggi liberi ai margini del “budello”. Senza pensarci due volte si schiaffiamo sulla sabbia fine dell’ampia spiaggia e… non ce ne saremmo mai andati se il sole non ci avesse cotto come due gamberi al vapore!!! Il giorno dopo, giovedì, ci mettiamo sulle tracce di Nostradamus: il famoso medico e astrologo nasce infatti nel paese di Saint Remy de Provence, a pochi km da Arles. Il tragitto verso Saint Remy è forse uno dei più belli: passiamo in mezzo a campi in cui vediamo liberi (o quasi) i famosi cavalli provenzali e percorriamo una romantica strada ombreggiata. Il paese è piccolo ma caratteristico, con molti atelier di pittori locali in cui ammiriamo dipinti di corride, cavalli, papaveri e campi di lavanda. Troviamo la fontana dedicata a Michel de Notre Dame (ossia Nostradamus) e la sua casa natale sul cui muro è apposta una targa che ci racconta la sua vita. Non dobbiamo dimenticare che a Saint Remy è vissuto, per un anno, anche Vincent Van Gogh, autoricoveratosi in un ospedale psichiatrico. Ad Arles, invece abbiamo potuto ammirare la famosa “casa gialla” dipinta dall’artista olandese. Nel rientrare da Saint Remy possiamo godere di un prezioso tramonto provenzale subito immortalato in una foto. Venerdì torniamo al mare, ma purtroppo è una giornata molto ventosa: il Mistral sposta persino la nostra auto e porta sulle nostre teste a tratti sole cocente, a tratti nuvole minacciose. Decidiamo quindi di soffermarci ad Aigues Mortes in attesa che il vento si plachi. Nel paesino completamente protetto da fortificazioni scoviamo il negozio di un ingegnoso artigiano che lavora umili pezzi metallici come chiodi, viti, bulloni e piccole lastre metalliche per creare simpatici personaggi raffiguranti mestieri, hobby, sport, mezzi di trasporto… bellissimo. Nel tragitto da Aigues Mortes a Grau du Roi vediamo l’acqua rossastra delle saline, diverse risaie, e riusciamo a scorgere seppur in lontana, uno stormo di fenicotteri. A Grau il tempo non è dei migliori, quindi ci concediamo una visita più approfondita del paese e del romantico porticciolo fluviale. Per l’ultima cena all’Hostellerie des Arenes , Sebastian ci ha riservato una sorpresa: ci offre un buonissimo aperitivo servito con olive all’arlesiana e, alla fine del pasto, un creme caramel guarnito di tutto punto da gelato e panna montata. Stupiti ancora una volta dalla gentilezza degli abitanti di Arles, ringraziamo e salutiamo, seppur a malincuore.

Per sabato, ultimo giorno prima della partenza, abbiamo deciso di rilassarci: sveglia alle 10, preparazione dei bagagli e poi andiamo ad Avignone. Lì ci attende ancora un po’ di “struscio” e poi un quieto pomeriggio sdraiati sull’erba del parco a leggere un buon libro, cercando di resistere allo sferzante Mistral! Cena in una pizzeria: era troppo sperare in qualcosa che assomigliasse alla pizza italiana, dobbiamo accontentarci di una pizza con l’emmenthal al posto della mozzarella! Domenica sveglia presto perché alle nove si parte per tornare a casa; nel tragitto di circa cinque ore abbiamo modo di costatare come in Provenza sia la campagna a farla da padrone e cerchiamo di imprimerci nella memoria l’amena visione dei canneti al limitare delle lagune (siamo alla foce del Rodano, non dimentichiamolo!) smossi dal vento.

Il viaggio trascorre bene, le indicazioni sono precise e verso le 11:30 siamo a 60 km dal Monginevro ed attraversiamo il ponte di Savine Le Lac, che ci ripromettiamo sarà meta sicura di una delle prossime gite in tenda. Verso le 14:30 siamo alla base… stanchi ma felici per il tempo trascorso insieme in Camargue! Questo è tutto… un saluto a tutti voi…E buon viaggio!!!



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