Tutta la famiglia in vacanza
29 gennaio 2006 Caracas – Choroni Sveglia alle ore 06,00 locali, c’è da prepararsi per le 08,00 ora dell’appuntamento con Thomas. Dopo una ottima colazione in una pasticceria locale consigliataci dalla guida, ci apprestiamo ad attraversare la montagna per arrivare a Caracas, “alternativa all’alternativa” proposta da Thomas per evitare il traffico causato dal famoso ponte interrotto e poi proseguire per Choroni. L’attraversamento si dimostrerà una mezza avventura, perché bisogna passare dal livello del mare a 1.800 mt di quota in poco più di 10 km per una strada strettissima. Infatti questa stradina è transitabile solo dalle 07,00 alle 17,00 e rigorosamente con un fuoristrada con le quattro ruote motrici. Dopo aver attraversato anche Caracas, da dire che non ci sembrava così terribile come viene dipinta, ci dirigiamo verso la nostra meta. Altro particolare, per rimanere nell’ambito dell’avventura, è che per arrivare a Choroni, da Maracai ultimo centro urbano, bisogna valicare per 50 km una montagna coperta da una rigogliosa vegetazione tropicale denominata selva. Dopo non so più quanto tempo, finalmente siamo arrivati a destinazione alla posada “El Turpial”. Il primo impatto non è stato dei migliori, perché troviamo delle formichine nei letti. Si bonifica alla meglio la stanza e per recuperare la giornata, decidiamo di fare un giro perlustrativi del paese e della spiaggia. Anche qui altra piccola delusione, veramente troppa gente il fine settimana Choroni è preso d’assalto dai venezuelani delle città vicine. Cena in uno dei tanti ristoranti caratteristici del luogo. Abbiamo deciso di prendere solo la prima colazione nella sistemazione alberghiera, per curiosare tra i tanti locali tipici presenti.
30 gennaio 2006 Choroni Ci dà il buongiorno una bellissima giornata di sole e dopo aver fatto colazione in un vicino locale in convenzione con la posada, si parte in direzione spiaggia grande che dista 10 minuti a piedi dal paese. Dopo aver contrattato la cifra di 20,000 BLS per un ombrellone, 2 lettini e sdraio, ci prepariamo ad essere “rosolati” dal forte sole. Il solare con alta protezione, è d’obbligo per i primi giorni. La spiaggia è molto bella, è la classica spiaggia caraibica molto grande con la selva alle spalle e le palme fino a lambire l’acqua. Il mare purtroppo è mosso e nel fare il bagno, bisogna essere prudenti per via della forte corrente. Purtroppo in serata cosntatiamo che la protezione non è stata sufficiente e ci ritroviamo distesi , ognuno a lamentarsi di una zona arrossata piuttosto che un’altra. Dopo la cena altro record, alle 21,00 a letto… 31 gennaio 2006 Choroni Oggi si decide di andare a vedere Cepe (si pronuncia sepe) una spiaggia a una ventina di minuti di barca da choroni. Si inizia la contrattazione con i “barcaioli” locali per il prezzo. Da 80.000 BLS si arriva a 40.000 BLS, il dubbio però è il mare che ci sembra ancora un po’ agitato. Rassicurati dal capitano della barca, decidiamo di partire in compagnia di altri 10 “amigos” la maggior parte venezuelani. La parte più difficile è uscire dal porto-canale per andare incontro al mare aperto. L’impatto con le prime onde è notevole, la barca si impenna e ricade violentemente nell’acqua facendoci rischiare il peggio. Per colpa del mare grosso, alla faccia del capitano che diceva “todo tranquillo”, decidiamo di fermarci alla spiaggia di Cacao perché ha un approdo più fattibile di Cepe. Questa spiaggia, è simile a quella di Coroni, la differenza sostanziale è che in tutta la sua estensione, e vi assicuro che sarà almeno 400 metri, c’erano 12 persone. Per il pranzo ci siamo organizzati in una delle diverse casupole dei pescatori ubicate direttamente sulla spiaggia, che per 10,000 BLS a persona, ci hanno portato il “pescado fritto”. Il piatto era composto da dei tranci di pesce, e fette di platano entrambi fritti e dei pomodori per contorno. Alle 16.00, come d’intesa con il capitano, si rientra e qui altra bella avventura perché il mare non si è calmato anzi… comunque anche questa volta è andata bene, a parte un po’ di spavento che fa parte del gioco altrimenti avremmo optato per tutt’altro tipo di viaggio.
1 febbraio 2006 Choroni – Hato Pinero Alle 09.00 Thomas è puntuale per il trasferimento al Ranch “Hato Pinero” nella regione del Los LLianos, ci aspettano 6 ore di macchina. Mi dimenticavo di dire che non si può partire da Choroni senza aver comperato del cacao. Choroni e dintorni è famoso per la coltivazione del cacao da ben 400 anni, è l’unico posto dove ancora esiste una coltivazione in Venezuela. Qui si può acquistare a blocchi di un chilo detta “panella de cacao”. Dopo aver espletato la pratica del goloso, si parte per l’attraversamento della montagna dopo due ore si è a Maracai, dopo quattro pausa pranzo con mezzo pollo arrosto con patate fritte o yucca per 10,000 BLS a persona. Alle 16,30 finalmente si arriva al ranch. Una vera meraviglia, è una estensione terriera di 80.000 ettari e solo per arrivare si attraversano 22 km di strada sterrata privata e bisogna farsi riconoscere ad almeno 3 cancelli controllati da guardiani armati. Una volta arrivati si è in un’altra dimensione, la struttura del ranch è una specie di lodge africano tutto arredato in stile rustico ma nello stesso tempo elegante. Tutto intorno ci sono dei grandi alberi di mango e altre varietà botaniche, ci attende e ci da il benvenuto Graziella, la responsabile del posto. Dopo 20 minuti siamo già pronti per la prima escursione. Il mezzo di trasporto è un camioncino attrezzato al trasporto delle persone nella parte superiore per una specie di zoo-safari. E’ bastato percorrere poche centinaia di metri per vedere subito branchi di capibara e alligatori anche molto vicini. A farla da padrone però sono gli uccelli, qui nell’hato ce ne sono centinaia di specie: aironi, rapaci, ibis, pappagalli etc.Etc. Si continua così per un paio di ore, fino al tramonto, ora del rientro. La cena è servita in una zona pranzo molto caratteristica con i tavoli e le panche in pietra. Il cibo è risultato molto particolare con sopa (zuppa di verdure o cereali ) secondo di carne , verdura e dolce con frutta tropicale. Con noi ha cenato Graziella che ci ha raccontato la storia di pinero e dei suoi proprietari, la famiglia Branger, residenti a Caracas. Una volpe ci è venuta a dare la buona notte, passando a pochi metri da noi quando eravamo nella veranda per il dopo cena. 02 febbraio 2006 Hato Pinero Sveglia alle 07,00 infatti alle 08,00 già si parte per una seconda escursione, qui sono molto mattinieri a differenza del mare dove la vita non iniziava prima delle 09,00. Durante la passeggiata, abbiamo visto delle scimmie cappuccino volteggiare tra gli alberi impegnate a cibarsi di bacche gialle nonché innumerevoli uccelli. La guida si è addirittura scusata con noi, perché non abbiamo incontrato né il giaguaro né l’anaconda tanto per farvi rendere conto in che paradiso siamo capitati. Al rientro al ranch per il pranzo, ci attendeva di fronte l’ingresso, SHAKIRA una femmina di capibara che è la mascotte del posto, è docile come un cagnolino e si avvicina a noi per annusarci e per prendersi le carezze. Si tratta di un animale che è qui da quando era cucciolo ed è ormai abituato al contatto con l’uomo. Mio figlio è letteralmente impazzito gli avrà dedicato almeno una ventina di foto in primo piano. Alle 16,00, si parte alla volta della pesca ai piranas. Dopo aver attraversato delle vaste pianure, si arriva ad un fiume di medie dimensioni dove ci apprestiamo alla pesca ai “caribe”. Ognuno di noi è riuscito ad avere la sua dose di successo con la pesca ed è ormai giunto il tramonto, ora del rientro. Sulla via di ritorno, quando ormai è buio pesto, ci siamo dedicati, con l’ausilio di lampade, all’osservazione di altri numerosi animali che per un attimo rimanevano fermi abbagliati dalla luce artificiale.
03 febbraio Hato Pinero – Caracas Giornata dedicata all’escursione con i cavalli del ranch, con partenza alle ore 08,00. Qualsiasi persona che non è insensibile al fascino della natura, consiglio questa esperienza. Totalmente immersi nella vastità del luogo, ci si sente veramente un po’ fuori dal tempo, quando dopo due ore di cavalcata, si arriva dove la cosiddetta civiltà è veramente lontana. Ad un certo punto siamo passati sulla riva di una laguna dove sono volati via un migliaio di uccelli acquatici e dall’acqua limacciosa, spuntavano le teste degli alligatori che ci guardavano curiosi. Credo che mio figlio ricorderà per sempre quei momenti. Dopo pranzo si parte subito per Caracas e successivamente Macuto per tornare allo stesso “hotel Santiago” per essere già pronti l’indomani mattina per imbarcarci per Los Roques. Il viaggio è stato devastante, ben otto ore (6 per Caracas e 2 ore per compiere i 30 km dell’unica strada rimasta vista l’ora, che collega la capitale all’aeroporto.
04 febbraio Caracas – Los Roques Oggi si parte per los Roques, alle ore 08,30 è prevista la partenza del nostro aereo. Aereo è una parola grossa si tratta di un bimotore ad elica da 8 posti pure stretti… Dopo appena raggiunto la quota di crociera di 1000mt, si cominciano a vedere gli atolli che compongono l’arcipelago. Tutto il volo dura 45 minuti, l’atterraggio avviene sull’isola di Gran Roque l’unica abitata. Sono 1500 i residenti e circa 600 disponibilità alloggiative per i turisti su 70 “posade”. Il tempo di arivare in stanza, cambiarci, preparare i teli da spiaggia e correre al molo dove prendiamo una barca per raggiungere Madrisqui una delle tre isole più vicine a Gran Roque a pochi minuti di barca. La posada alisei dove alloggiamo, ci ha messo a disposizione per il pranzo, una “cava” il contenitore termico con ghiaccio bevande e cibo, operazione che si ripeterà per tutta la durata del nostro soggiorno. L’isola che visitiamo, è molto bella con discreta vegetazione di mangrovie e tramite una lingua di sabbia, si può raggiungere l’isola di Cayo pirata dove risiede una piccola comunità di pescatori di aragoste dove volendo, si possono anche apprezzare cucinate al momento. Sono ormai le 16,30 e avvistiamo la barca che torna a prenderci. Alla posada doccia fredda, nel senso che non è prevista l’acqua calda, da dire che non se ne sente la necessità perché di calore che emaniamo noi, è fin troppo con tutto il sole che abbiamo preso. La cena, servita in una sala semiaperta con annessa la cucina, è servita alle ore 19,30. Per la gioia di mio figlio qui il cibo si avvicina molto ai gusti italiani vista l’alta presenza di connazionali.
05 febbraio 2006 Los Roques Oggi escursione all’isola di Krasky, a 20 minuti di barca. E’ risultata un isola abbastanza grande con una spiaggia lunga più di due km che termina con una lingua di sabbia in una laguna che, sembra fatta apposta per le foto di rito. Questa sera l’aperitivo prima della cena decidiamo di prenderlo in un caratteristico locale con puf e bassi tavolini sulla spiaggia di Gran Roque a “mirare” il tramonto.
06 febbraio 2006 Los Roques Escursione a Boca de Cote, è una zona di mare all’estremità dell’arcipelago tra le isole di Cayo Sal e Cresky. Qui non c’è una spiaggia particolare, ma una bella barriera corallina dove ci si accede dalla barca e in favore di corrente si può effettuare dello snorkeling. Ad onor del vero, i fondali delle Maldive e del Mar Rosso sono più belli, qui è l’alternanza delle lagune con il mare profondo e le numerose isolette a creare una diversità di colori veramente unici. Da boca di cote siamo tornati verso l’interno dell’arcipelago passando davanti ad una barriera affiorante, dove sopra c’era una palafitta abitata da pescatori di aragoste vivendo in una condizione quasi al limite dell’umano. Dopo poco siamo arrivati alla seconda meta della giornata, l’isola di noronky dove si dovrebbero avvistare delle tartarughe marine, non per noi però… Il rientro, come al solito intorno alle 17,00, è stato un po’ travagliato a causa del mare agitato con il risultato di una doccia anticipata.
07 febbraio 2006 Los Roques Anche oggi doppia escursione. Prima isola visitata è Carenero, non molto grande ma ha una laguna con l’acqua tra le più trasparenti dell’arcipelago, perché rimane molto coperta alle correnti esterne. La seconda isola è Cayo de agua, una delle più lontane è ad un ora di navigazione. Secondo l’opinione di molti è l’isola migliore, obbiettivamente è una delle isole più belle, con una spiaggia molto lunga ed un acqua favolosa. Sulla via del ritorno ci siamo fermati all’isola delle tartarughe dove c’è una stazione biologica per il recupero delle testuggini marine. Non c’è molto da vedere, anzi, le tartarughe vengono allevate in dei tristi vasconi, la cosa buona è che si contribuisce, con il biglietto d’ingresso di un dollaro, al mantenimento e al controllo dei simpatici animali. A Gran Roque, prima di cena, siamo saliti al faro a poche centinaia di metri sopra il paese, ad ammirare il sole che volgeva al tramonto con dietro lo sfondo delle isole, decisamente da cartolina.
08 febbraio 2006 los Roques Ore 09,30 solito raduno nei pressi della barca, tutti entusiasti all’idea di fare escursione a Sebastopol piccolissimo atollo tanto decantato perché si ha l’impressione di essere veramente a contatto con il mare. Accoglie pochissime persone per cui chi arriva per primo ha precedenza sugli altri. Si comincia a salire in barca e con stupore ci accorgiamo di non essere il solito gruppo, ma la barca si riempiva sempre più di passeggeri, quindi conclusione una volta arrivati sull’isolotto, tra ombrelloni, sedie, cave e bagnanti sembrava di essere ad Ostia…Che delusione Si presenta l’alternativa di andare a pesca con William, il capitano della barca, proposta subito accolta da alcuni di noi. Passata un ora si torna vincenti e con grande stupore di quelli rimasti, si mostra la preda, una specie di tonno, che sollevato da terra era lungo più di un metro per circa 10 kg di peso, subito immortalato con una foto. Il tempo di mangiare e si riprende la gita prima fermandoci a fare snorkeling in un tratto di barriera e poi recandoci all’isola del Muerto per le restanti due ore. Solita ora per il rientro.
09 febbraio 2006 Los Roques Visto che è l’ultimo giorno si propende per una escursione tranquilla. Meta della nostra gita è “Isla Agustin” o isola delle aragoste perché vi risiedono anche qui gli anonimi pescatori. La caratteristica di questa isola, è un versante della laguna coperto di mangrovie dove ci si può camminare o nuotare nell’acqua bassa, passando sotto un tunnel naturale formato dalla vegetazione, fino ad arrivare in un’altra laguna dove vivono indisturbati molte specie di pesci. Questa volta abbiamo ceduto alla tentazione e si è deciso di pranzare a base di aragoste, per l’equivalente di 20 euro, ci hanno portato 2 aragoste a testa un pesce arrosto, dell’altro pesce marinato e delle arepas fritte come pane. A parte il prezzo irrisorio, erano buonissime e poi mangiate sotto un pergolato con i piedi nella sabbia e la vista di quel po’ po’ di mare…Da provare.
10 febbraio 2006 Los Roques – Italia Sigh!!! Il rientro.