Andare in giro senza farsi prendere in giro
Stretti come sardine nel volo Blupanorama arriviamo, io, mia moglie e mio figlio di quasi otto anni, a Mombasa: destinazione Coconut Village a Malindi. I porta valige sono meno molesti di quelli di Zanzibar, i doganieri sicuramente più professionali; il dollaro preparato è già compenso munifico per trenta metri di trasporto valige.
In due ore siamo al villaggio: bello, tranquillo, ottimo personale, cibo e pulizia. Ci ambientiamo bene (è facile, siamo in paradiso!) e cominciamo a guardarci intorno; la marea è al minimo e diamo un’occhiata: purtroppo la barriera risente di trenta anni di turismo di massa e a confronto di quella di Zanzibar è morta ( vabbè, si poteva prevedere…); il mare, quando rimonta, è pieno di alghe in sospensione e numerose medusette blu vengono spinte a riva (camminandoci sopra i loro cuscinetti d’aria scoppiano creando un crepitìo tipo pop corn).
I ragazzi sulla spiaggia avvicinano subito i nuovi venuti, proponendo mercanzie e gite: per accompagnare sulla barriera (gradita ma non indispensabile compagnia) ho sentito chiedere anche 5 euro. Mi sono informato dal personale del villaggio e ho saputo che una buona paga sarebbe 250 scellini al giorno (poi i datori ne danno 200-150 o anche meno), cioè tre euro (il cambio ,fuori dal villaggio, è 84 scellini per euro, senza commissione!), fate voi il conto per una passeggiata di trecento metri (consiglio: cambiate subito dieci euro in biglietti da 50-100 scellini e usate questi).
Se al villaggio si sta benone l’Africa però è fuori: abbiamo scoperto che a Malindi ci si muove benissimo e con poca spesa utilizzando i trasporti locali: dal villaggio al centro di Malindi con i TOC-TOC (motofurgoncini tipo Ape attrezzati a taxi) si spendono 50 scellini per la corsa (qualche volta ve ne chiedono anche 100, io gliene davo 50 e andava bene lo stesso), poi dal vecchio mercato con i MATATU si va dappertutto (noi siamo andati spesso a WATAMU spendendo 100 scellini in tre, il bambino non paga); devo dire che eravamo gli unici turisti sui pulmini ma non ho trovato nessun motivo ragionevole per questo, se non il pregiudizio e la diffidenza. WATAMU è un paradiso di insenature con isolotti di roccia nera su spiagge di borotalco abbagliante; qui ancora si apprezzano situazioni “normali”: i pescatori che rientrano con le loro piroghe piene di pesci, donne avvolte in colori splendidi che puliscono il pesce, trampolieri che beccano granchiolini, bimbi che giocano con le murene nelle pozze della bassa marea.