Con la Giordania nel cuore

E’ giunto il momento di raccontare del nostro viaggio in Giordania ad agosto 2005. Piccola premessa: era la prima volta che partivamo in gruppo organizzato e questo ci creava un po’ di preoccupazione in termini di orari, lamentele, tempi morti. Invece abbiamo trovato un ottimo gruppo giovane (chi nel corpo, chi nello spirito) divertente,...
Scritto da: saragat77
con la giordania nel cuore
Partenza il: 02/08/2005
Ritorno il: 16/08/2005
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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E’ giunto il momento di raccontare del nostro viaggio in Giordania ad agosto 2005. Piccola premessa: era la prima volta che partivamo in gruppo organizzato e questo ci creava un po’ di preoccupazione in termini di orari, lamentele, tempi morti. Invece abbiamo trovato un ottimo gruppo giovane (chi nel corpo, chi nello spirito) divertente, simpatico con cui è stato un piacere condividere il viaggio. (Se qualcuno mi legge e riconosce di essere un nostro compagno di viaggio ci contatti!) Partenza da Malpensa alle 7.30 di mercoledì 3 agosto. L’orario ci ha obbligati ad una levataccia, ma l’emozione per la partenza non ci ha fatto dormire neanche un po’ durante il volo della Livingstone per Amman-Marka. Il volo è stato ottimo, con un aereo in ottime condizioni, personale gentile con proiezione di film per allietare le 4 ore di volo. L’atterraggio al piccolo aeroporto civile nel cuore della città è previsto per le 12.30 locali (Amman ha anche un altro aeroporto internazionale, in realtà il principale, il Queen Alia International airport a 35 km dalla città) A parte i piccoli aerei della scuola di volo e alcuni aerei cargo militari, il nostro è l’unico aereo ad atterrare in questo aeroporto. La città ci appare dall’alta estesissima su diversi colli (oggi 19, originariamente solo 7) come un’unica distesa di scatolette squadrate bianche e beige tutte uguali con non più di quattro piani. Entriamo nella sala d’attesa e siamo sorpresi di vedere così tanta gente…Non so perché ma pensavo che la maggior parte dei passeggeri avrebbe proseguito direttamente per Marsa Alam. La sala d’attesa per sbrigare le formalità d’imbarco è abbastanza piena. La rappresentante Turisanda ci viene subito incontro e ci aiuta a velocizzare le pratiche. Recuperiamo i bagagli e veniamo suddivisi sui diversi pulmann a seconda dei tour scelti. Il nostro è Giordania Classica 4 stelle. Il nostro bus risulta subito numeroso: 46 persone, così come il pulmann dei 5 stelle con cui spesso ci incroceremo durante la settimana. Effettivamente, il gruppo è nutrito, ma stranamente non ci siamo mai sentiti infastiditi dal numero di partecipanti che alla fine non seguiva troppo da vicino la nostra guida, il simpatico Radwan, detto Rudy che ci ha accompagnato per l’intera settimana insieme all’autista Abdul, che durante il tour è stato soprannominato Rubens per la sua guida sportiva su pulman! Veniamo accompagnati in albergo, parte del gruppo al Golden Tulip più centrale e parte, tra cui noi, al Century Park Hotel. Il nostro Hotel si trova vicino alla zona di Shimsaini,la parte più moderna ed elegante di Amman, molto tranquilla nelle vicinanze di ambasciate e ville eleganti. L’hotel è stato da poco rinnovato (prima era l’hotel Ammon), molto accogliente con belle stanze grandi. Il soggiorno qui sarà molto piacevole nei tre giorni che useremo Amman come base per le nostre visite. Siamo in hotel attorno alle 15. Siamo un po’stanchi. Dal momento che il pomeriggio successivo era in programma la visita della Cittadella di Amman e del Teatro Romano, decidiamo di evitare quelle aree e di andare in downtown, la parte più “araba” di Amman, dove poi non c’è molto da vedere. Ad Amman non aspettatevi un vero suq, non esiste. Solo negozi che vendono merce tradizionale ma in un contesto (semi)moderno. Amman è molto diversa ad esempio rispetto al Cairo, è meno affascinante, più moderna. Anche il parco macchine è più recente rispetto ad Egitto e Marocco e solo una piccola parte risale al massimo a una ventina d’anni fa…E ovviamente il traffico non è paragonabile, anche se Rudy ci dice che è molto trafficata…Mi sa che non è stato al Cairo! Al contrario nella zona occidentale della città si respira un’atmosfera davvero occidentale e internazionale. Siamo senza soldi non avendo ancora prelevato, per cui, speranzosi di trovare in fretta una banca, decidiamo di scendere il colle a piedi lungo Zahran street. Possiamo notare come la zona sia evidentemente ricca, con le sue ville con i bei giardini curati, e i tetti spioventi di coppi rossi, che ci verrà spiegato sono scelti solo per ornamento e non certo per necessità, anche se in alcune zone di Amman e della Giordania non è raro che in inverno nevichi. Quindi facciamo un giro nella zona di Malek Al Faisal street e andiamo a pranzo al Biffa Billa, un locale decisamente spartano che per 1,5 JD offre un ottimo Shwarma di pollo. Passeggiamo un po’ per i negozi, facciamo un paio di acquisti ma è la prima volta in cui visito un Paese mediorientale in cui mi sento così osservata, ma a dire il vero sarà l’unico posto. Decidiamo di andare ad Abdoun una delle zone famose per i suoi caffè. Prendiamo un taxi che per 1JD (ma sarà un’eccezione) ci porta al Abdoun circle, dove scegliamo il Mirador Cafè dove godiamo di una bella vista sulla città con una brezza fresca che inizia a tirare, in un ambiente in cui si respira aria occidentale e le ragazze eleganti e vestite alla moda fumano tranquillamente la shisha bevendo il tè. La stanchezza inizia a farsi sentire così rientriamo in hotel, che crediamo quasi dietro l’angolo mentre il taxi percorre una strada del tutto diversa da quella che noi immaginavamo. In realtà, questo è dovuta alla configurazione della città costruita su colline da cui si sale e si scende risalendo da piccole stradine. Piccola nota sul clima ad Amman. La città si trova ad un’altitudine di circa 800m quindi la temperatura di giorno è calda ma sempre ventilata, mentre la sera si può dire che è piuttosto fresco, da richiedere a volte maniche lunghe. Infatti, in camera sul letto abbiamo trovato il piumone, e abbiamo pensato “oh mio Dio, il piumone!, che caldo…E invece, soprattutto dopo aver rinfrescato (errore del primo giorno) la stanza con l’aria condizionata, il piumone si è reso necessario! Verso le 8 andiamo a cena e facciamo la conoscenza di alcuni compagni di viaggio e rimaniamo a chiacchierare più di quanto avremmo dovuto data la levataccia. La mattina successiva alle 8.30 parte il vero tour quando arriva puntualissimo il nostro bus e ci avviamo verso i Castelli nel deserto, che si trovano nella zona desertica a Nord Est del Paese, verso i confini con l’Iraq e l’Arabia Saudita. Si tratta di piccoli avamposti nel deserto, piccoli caravanserragli o palazzine di caccia costruite ancor prima del X secolo d.C controllare il territorio, incontrare i capi tribù locali e anche per divertimenti e scorribande lontani dalla rigida società musulmana. I principali castelli sono 5, ma noi ne visitiamo solo 3, per la verità più che sufficienti a dare un’idea delle tipologie di architettura. Il primo sulla nostra strada è Qasr Al-Harrana, ben conservato di cui si può ammirare principalmente la struttura delle stanze. A poca distanza, invece visitiamo il Qusair Amra, un piccolo castelletto termale, recentemente restaurato da archeologi francesi, dove sono ancora visibili (anche se mal conservati) affreschi e mosaici, pagani e licenziosi, che non si coniugano con la cultura musulmana. Nella prima sala si trova un affresco in cui il califfo guarda una donna nuda che esce dal bagno al cospetto di altri sovrani del tempo. Sono ancora visibili le piccole stanze termali, il frigidarium con affreschi di scene di caccia, il tepidarium e il calidarium con la cupola decorata con affreschi delle costellazioni. Infine, il terzo si trova più lontano ad Al Azraq, un paese che è un crocevia per i traffici dall’Iraq (200 km) e dall’Arabia Saudita (50km). Si tratta di un paese che fino a una quarantina di anni fa era noto per le sue paludi e il suo ecosistema che davano casa a una particolare specie di pesce endemica di questa zona e importante crocevia per gli uccelli migratori dall’Europa. Queste paludi sono state negli anni prosciugate per far fronte alla crisi idrica che il paese deve affrontare quotidianamente. A questo proposito apro una piccola parentesi sul problema idrico che affligge la Giordania. Le risorse idriche sono così scarse che ogni casa è obbligata per legge ad avere una piccola cisterna che consente di avere acqua anche nei giorni in cui l’erogazione è sospesa (ad esempio ad Amman, l’erogazione dell’acqua avviene solo un giorno alla settimana). Il castello di Azraq è il più grande che abbiamo visitato, costruito dai nabatei in basalto nero ed è famoso per aver fatto da quartier generale a Lawrence d’Arabia per una decina di giorni. Una caratteristica peculiare del castello è il suo portale in pietra. All’interno sono ancora visibili diverse parti del castello tra cui la stanza occupata dal comandante Lawrence, e una moschea che poi fu successivamente trasformata in chiesa bizantina. Nel sito erano presenti un gruppo di archeologi che stavano recuperando parti di anfore…Purtroppo si trattava di studenti locali che non parlavano inglese e con i quali non è stato possibile comunicare. A forza di salire e scendere sulle mura del castello non ci accorgiamo del tempo che passa e ci rendiamo conto solo dopo di essere in ritardo…Ritorniamo velocemente al bus…Ma purtroppo siamo gli ultimi…Ops! Sono circa le 12.15 e si riparte alla volta di Amman dove potremo gustare un primo assaggio di cucina Giordana, al ristornate Al Taween Al Hawa, i cui tavoli sono sistemati in un bel giardino con tenda beduina. Assaggiamo una gran quantità di mezzè, gli antipastini tipici della cucina mediorientale costituite tra gli altra da humus, salsina di cesi e sesamo, salsina alle melanzane, salsina con lo yogurt, olive piccanti, tabuleh, involtino di carne fritto, involtino di formaggio, e altri che non ricordo per poi passare a un ottima di grigliata di carne (agnello, pollo e manzo) per finire anguria e melone (che ci accompagneranno per il resto della vacanza). Ottimo! Dopo pranzo, ci dirigiamo alla cittadella di Amman, la parte di città risalente al VIII secolo, che è la parte più alta della città da cui possiamo ammirare la città in tutta la sua estensione. Da qui si può vedere l’unica parte verde della città, il palazzo reale, una delle tante residenze reali della famiglia reale hashemita. Un’altra residenza è ben visibile con l’enorme stendardo con la bandiera giordana. Ancora visibile è la grande cisterna per l’accumulo delle acque con il pilastro per la misurazione del livello. Della Cittadella sono ancora vistabili il palazzo degli Ommayyadi, costruito nel 740 DC, ma utilizzato per pochissimi anni perché distrutto da un terremoto nel 746 DC e non più ricostruito. Oggi il salone degli incontri, costruita su una chiesa bizantina di cui rimane la pianta a croce romana, è stato ristrutturato, in particolare la bella cupola di legno. Ancora oggi in ogni modo rimane un bell’esempio di architettura araba. Proseguiamo e visitiamo il museo archeologico della Cittadella, che contiene molti reperti interessanti tra cui alcuni esempi di chirurgia durante l’epoca preistorica con dei teschi operati al cervello tramite foratura del cranio (non possiamo dire nulla sulla riuscita di questi interventi), alcuni anfore funerarie, con scheletri ancora conservati, suppellettili, alcuni esempi di rotoli del Mar Morto e una copia della stele di Mesha (il cui originale è conservato al Louvre) e alcuni esempi di sarcofagi antropomorfi. Arriviamo poi a un bel punto panoramico in cui possiamo vedere il teatro romano dall’alto, inserito nel complesso di downtown, con Hashemite Square e del piccolo giardino e i piccoli caffè dove la gente locale gode di un po’ di riposo bevendo un caffè turco o fumando la shisha. Arriviamo al teatro in autobus. Il teatro, costruito ai tempi della Decapoli in cui Amman prese il nome di Philadelphia è molto ben conservato e ancora oggi è utilizzato per spettacoli. Prima dell’ingresso al teatro si vedono i resti del colonnato del foro. Ai lati del palcoscenico si trovano i due piccoli ( e non eccezionali) musei del Folklore e delle tradizioni giordane. Si possono vedere spaccati di vita beduina, strumenti musicali e utensili tipici nell’uno e costumi e abiti tradizionali civili e militari e parti di mosaici provenienti da Madaba e dal Monte Nebo. Si rientra in hotel ma sbirciamo da pulman l’area in cui siamo stati ieri a piedi, i negozi, la gente. Qui sono molti gli uomini che indossano la galabyya tradizionale bianca, con la kefiah bianca e rossa oppure con il velo bianco. Capiamo che sono persone assolutamente normali, ma non possiamo credere che non abbiano neanche un piccolo pozzo di petrolio! E’giovedi sera, equivalente al nostro venerdi sera. Ceniamo in hotel ma ci facciamo consigliare da uno dei camerieri qualche bel posto per andare a bere qualcosa e magari fumare la shisha. Così andiamo al Donner Cafè in Rabia Street, un bel caffè, dove siamo gli unici occidentali. L’ampio menù prevede un’infinità di cocktail assolutamente analcolici alla frutta, dall’aspetto molto invitante. La paura di bere qualcosa di malsano per le nostre pance ci spinge più verso l’ottima lista della caffetteria…Io deciso per un “hot mint”, dando per scontato (ma d’altra parte bastava tradurre letteralmente…) che fosse un te alla menta mentre era acqua e menta calda…Bè con lo zucchero niente male comunque. Come dice la nostra guida…”il nostro catalogo è in crescita”…Ovvero il programma è un crescendo e infatti da oggi si incomincia a fare sul serio. La mattina partiamo per Gadara (Umm Qais) una delle città romane che facevano parte della decapoli della provincia romana in medioriente. Le rovine sono solo parzialmente in buone condizioni. Bello il teatro ovest ristrutturato, si passeggia attraverso il colonnato e sia arriva al Ninfeo. Dal punto panoramico poi si può vedere il Lago Tiberiade in Israrele e le alture del Golan in Siria…Tutto a pochi chilometri, la “Conquista del Paradiso” di Vangelis ci fa da colonna sonora, ci sentiamo al centro di territori contesi troppo a lungo, del teatro dei contrasti religiosi e politici dei ultimi 50 anni e non so perché lo percepiamo… Proseguiamo la visita attraverso i resti del teatro est, che fronteggiano proprio le alture del Golan. Del teatro resta poco anche a causa dello sfruttamento del materiale da costruzione per il vicino paese. Entriamo nel piccolo museo archeologico a cielo aperto, davvero molto carino, con reperti del sito e soprattutto mosaici nel piccolo chiostro. Si rientra al bus e ripartiamo per la tappa più lontana il castello di Ajlun, uno delle fortezze castelli risalenti al XII secolo costruita dall’esercito del Saladino come punto di collegamento e comunicazione tra la Giordania e la Siria. Il castello si trova in posizione strategica dominante sulla valle, una zona ricca di ulivi e ferro. L’interno è ben conservato, e ancora mostra il percorso di scale da fare per entrare nella fortezza, passando di fronte alle prigioni ancora ben conservate, le zone difensive del castello da cui sono ancora visibili le aperture sopra il portone principale da cui si poteva rovesciare olio bollente o pietre sui nemici. Si arriva fin sulla torre principale da cui si ammira un bel panorama verso la Siria. Ci avviamo verso Jerash passando per Irbid la seconda città della Giordania. Attraversiamo il piccolo mercatino di souvenir che porta alla biglietteria di Jerash. Proseguiamo affianco la porta di Adriano e lungo il ben conservato ippodromo romano. Sono circa le 14 e percorrere questo tratto di strada di circa 800 metri sotto il sole cocente fino alla Jerash Rest house dove consumeremo il pranzo è impresa ardua. Ad attenderci però il miglior pane arabo mangiato nella mia vita, cotto nel forno a legna ancora caldo e gustoso come una focaccia. Verso le 15.30 inizia la visita al sito di Jerash. Il sito è molto esteso e solo un piccola parte della città romana è visibile ai nostri occhi, in parte ancora sepolto, in parte distrutto negli anni dallo sfruttamento del materiale da costruzione. Attraversiamo il tempio di Giove ed entriamo nel teatro nord al momento, già allestito per le rappresentazioni della serata conclusiva del Festival di Jerash. Si tratta di un teatro in grado di ospitare qualche centinaio di spettatori. Dall’ultima fila degli spalti si ha un ottimo panorama sul sito e in particolare sulla piazza del Foro. Proseguiamo attraverso il sito, dove una camionetta dell’esercito armata di mitragliatore sembra seguirci. Molto più probabilmente si tratta di controlli di routine legati al festival in corso, appuntamento estivo che raccoglie numerosi artisti mediorientali che si conclude questa sera. Arriviamo alle rovine delle tre chiese bizantine, dove si notano ancora i resti di alcuni mosaici. L’unico davvero in ottime condizioni è quello conservato nella chiesa di San Damiano e Cosma che non è accessibile ma solo visibile dall’alto salendo verso il Tempio di Artemide, dove invece è ancora in buono stato il corpo principale e il colonnato. La passeggiata prosegue fino al teatro sud, anche esso restaurato ottimamente e anche le gallerie per raggiungere la platea sono ottimamente conservati. Qui abbiamo modo di riposare brevemente sui gradoni ancora caldi per il sole. Infine uscendo dal teatro iniziamo a percorrere il cardo maximo, ancora in ottime condizioni, sia nella pavimentazione con il lastricato originario ancora segnato dalle ruote dei carri, le colonne di diverse altezze per indicare le altezze dei diversi palazzi, la facciata del tempio di Artemide che si estende fino a qui, e infine il ninfeo da cui sgorgava acqua attraverso delle bocche di leone. La temperatura ormai è scesa ed e anche il sole è più basso, così è un piacere passeggiare come un cittadino romano di duemila anni fa, tra il cardo maximo e il decumano. Arriviamo nel foro luogo di ritrovo principale della città e poi ripercorrendo i nostri passi (qui per la prima volta sentiremo uno dei cavalli di battaglia del nostro Rudy…”come per entrare, come per uscire”…Insomma nel Rudy-pensiero a Jerash si entra e si esce dalla stessa parte) e di nuovo a fianco dell’ippodromo e della Porta di Adriano arriviamo al pulman dove Rubens ci aspetta paziente. Rientrati in albergo, io e Beppe invece ci prepariamo e andiamo a cena al ristorante Fakhr el Din (http://www.Fakhreldin.Com), un bellissimo locale frequentato dalla “Amman-bene” che ci ha consigliato un amico nei pressi del 1st Circle, dove ci facciamo lasciare dal taxi che percorre le diverse rotonde e sottopassaggi che caratterizzano l’urbanistica della capitale del regno Hashemita. Passeggiamo in un paio di vie della zona seguendo le indicazioni della LP, arriviamo anche nei pressi di quella che dovrebbe essere l’ambasciata irachena, ma che invece ci sembra in stato di abbandono…Troviamo un ristorante cinese…No, mi sa che abbiamo sbagliato strada. Svoltiamo a destra e prendiamo un’altra parallela…Ah ecco il nostro ristorante. Ci fanno accomodare nell’unico tavolo libero,in questo bellissimo dehor quindi nel caso meglio prenotare in anticipo. Il ristorante ha un’ampia offerta piatti mediorientali con grande assortimento di mezze. La cucina è ottima, l’atmosfera elegantemente anni Cinquanta e pare di vivere in un Medioriente internazionale e cosmopolita. Tempo di fare le valigie e la mattina lasciamo Amman e il suo bel clima per Petra. Il viaggio occuperà l’intera giornata con le diverse tappe che faremo: Monte Nebo, Madama e Kerak. La prima tappa a circa un’ora da Amman è il Monte Nebo, l’altura che domina la Valle del Giordano da cui Mosè avrebbe visto la Terra Promessa, senza mai poterla raggiungere, poiché morì per aver usato due volte il bastone per far sgorgare l’acqua dalla terra. E quel simbolo del bastone che si intreccia con una croce è ben visibile sul monte. A poca distanza, sulla sponda giordana del fiume Giordano si trova il luogo che è riconosciuto quale sito del battesimo di Gesù Cristo, riconosciuto anche dal Vaticano con il pellegrinaggio di Papa Woytyla nel 2000. Sul Monte di trova la piccola chiesa dei francescani che sono tenutari del luogo e dei suoi bei mosaici. Premetto che non sono una cristiana molto praticante ma si respira un’aria mistica, abbracciando con lo sguardo i Territori Palestinesi che si estendono al di del fiume Giordano e oltre il Mar Morto. Da qui si vede distintamente Gerico, in giornate nitide si può arrivare a vedere Gerusalemme a 46 km e molti altre città, come Betlemme, Nazareth e Hebron non sono molto più lontane. Non possiamo che restare in silenzio e sentire anche noi una forte attrazione per questa Terra che è alla radice della nostra religione, mentre nel piccolo giardino di ulivi di fronte alla chiesa un frate sta recitando Messa per un gruppo di pellegrini. Proseguiamo il viaggio per una breve (forse troppo) visita a Madaba, città nota per i suoi mosaici. Visitiamo solo la piccola Chiesa ortodossa di S. Giorgio dove si trova un bellissimo mosaico raffigurante la zona mediorientale e del bacino del mediterraneo. Nel rientro verso il bus abbiamo tempo per dare un’occhiata ai negozi di souvenir che qui vendono anche bellissimi mosaici. Una piccola nota sui souvenir in Giordania. Spesso gli oggetti sono molto belli come i mosaici di Madaba, i vasetti di sabbia con colori naturali con motivi geometrici a Petra, l’argento. Purtroppo a volte i prezzi sono molto alti, dell’ordine dei 40 JD, equivalenti a più di 40 euro per un mosaico di 15 cmx 15 cm…Che diventa un bell’oggetto da portare a casa ma non esattamente un pensierino per amici e parenti. Comunque se cederete e vorrete un mosaico compratelo a Madaba perché in giro non se ne trovano di così belli e se si trovano costano 3 volte tanto. Si riparte per un viaggio di circa un paio d’ore attraverso la campagna giordana, un po’ osserviamo e un po’ ci assopiamo fino a che non si arriva a Kerak. Da lontano intravediamo il castello, ma la visita è rimandata a dopo pranzo. Ci fermiamo per il pranzo, buono come sempre fino ad ora ma soprattutto i dolci. L’umore del gruppo è molto buono e risollevato da Rudy che si impegna a nostro uso e consumo nella lettura dei fondi di caffè. Si parte per la visita di Kerak, castello dei crociati di cui in posizione strategica e di cui si intuisce ancora l’estensione originaria. Oggi parte della cittadina è costruita integrando anche le rovine del castello. Si tratta di una struttura su più livelli, che partono da poco sopra il livello della strada attuale fino alle costruzioni superiori un dislivello di una cinquantina di metri. Il castello è interessante anche se non in ottime condizioni. Molto interessante la zona del forno, delle gallerie e delle prigioni. Si riparte per Petra. Prima di abbandonare la King’s Highway, facciamo sosta al Wadi Mujib, spesso definito come il Gran Canyon della Giordania. Effettivamente di impatto, il canyon termina a valle con una diga di nuova costruzione. Il dislivello è notevole, infatti scendiamo di diversi metri sotto il livello del mare con una strada tortuosa e risaliamo con una serie di tornanti che, nonostante le dimensioni del mezzo, non mettono in imbarazzo la guida del nostro Rubens. Il tragitto è lungo e qui il bus cade in un torpore. L’unica tappa è in una specie di autogrill lungo la Desert Highway la seconda grande arteria che attraversa il paese da nord a sud. E’ attrezzato con souvenir e servizi. Consumiamo una sorpresa di Rudy, un bel casco di banane!! Arriviamo a Wadi Musa verso le 19 al Golden Tulip Kingsway Inn, dove stavolta alloggerà l’intero gruppo 4 stelle. Scesi dal bus e notiamo una bell’aria fresca. Così riconosciamo i bagagli e ci andiamo a rinfrescare in stanza. Sicuramente il Century Park hotel ad Amman era meglio ma alla fine ci sistemiamo bene anche al Golden Tulip, anche se il bagno è un po’ piccolo e essenziale…Pazienza in bagno non ci vive e soprattutto la permanenza in camera è davvero limitata. Scendiamo a cena e subito dopo facciamo quattro passi per il piccolo borgo vicino all’hotel dove si trova la Sorgente di Mosè, ma lontana dal centro di Wadi Musa. Diamo un’occhiata ai negozi di souvenir e piccoli spacci di prodotti di prima necessità. Entriamo in uno di questi negozi, dove ovviamente il commerciante che parla un ottimo italiano si fa chiamare Salvatore…Ma chissà perché questi arabi non possono tenersi il loro nome! Qui ci sono un po’tutti i tipi di souvenir, ma di particolare ci sono le carte dell’esercito americano in Iraq, avete presente quelle con le facce dei generali e funzionari iracheni? Proprio quelle. Anche per il freddo si torna presto quasi subito a dormire, pronti per la giornata di domani: Petra. Si parte di buon mattino, alle 7.30, il sito non è molto distante dall’hotel. Arriviamo all’ingresso passando di fianco ai negozietti di souvenir in cui si può comprare il cappello di Indiana Jones, a ricordare che L’ultima Crociata è stato girato in parte qui. Iniziamo il sentiero di sabbia di circa 800m che porta al siq. Già in questo tratto di strada, si iniziano vedere i primi esempi di architettura nabatea…Diverse abitazioni si vedono scavate nella roccia e si vede la Tomba del Triclinio. Petra è una città fondata indicativamente nel primo secolo A.C sulle rotte carovaniere che portavano dalla Penisola arabica al Medioriente. I nabatei costruirono la loro città in posizione difensiva, protetto dal siq (il canyon di natura tettonica che si estende per 1,2 km) e dalle montagne che la circondano. Così protetta è rimasta nascosta per secoli fino a che, nel corso dell’ 800, fu scoperta dall’avventuriero inglese Buckahrdt. Non ci sono parole per descrivere il siq, le cui alte pareti mostrano tutti i colori della roccia, tutte le venature dell’arenaria dal rosa al rosso, dal grigio al marrone. Il siq, in realtà è un percorso religioso, sulle cui pareti si possono ancora notare cellette votive, statue di divinità. Un’altra tipicità del siq sono i canali che portavano l’acqua dal fiume alla città. La visita è un crescendo di emozioni a partire dall’apparizione del Tesoro alla fine del Siq, una dei monumenti più noti di Petra, alle abitazioni intorno all’anfitetro fino allla salita al Deir, il Monastero. Dopo aver percorso un paio di km si arriva al sentiero a scalini (dicono circa 800, tempo di percorrenza circa 45minuti ) che conduce ad un’altra meraviglia. Percorriamo la salita in mattinata, quando il sole e il caldo non sono al massimo. La fatica è ampiamente ripagata dallo spettacolo del Monastero e dalle montagne che lo circondano. Si può proseguire fino a 2 punti panoramici che offrono spettacolari (e aeree) viste sul Wadi Araba. Ci soffermiamo un po’ in uno di questi e facciamo la conoscenza di una coppia di archeologo polacchi, che sono in viaggio in Giordania e Siria in vacanza ma che lavorano oramai da diversi anni in Libano. Ci hanno parlato del Libano come di un paese fantastico…E noi, già pentiti dal non aver unito anche la Siria al nostro viaggio, pensiamo che magari la prossima volta la meta potrebbero proprio essere Siria e Libano. Sulla strada del rientro abbiamo anche la fortuna di vedere una lucertola blu del Sinai, che per la verità è solo per metà blu ma noi ci accontentiamo e tentiamo con movenze assolutamente ridicole di fotografarla…Arriviamo in ritardo rispetto al gruppo, che sta già pranzando nel ristorante alla base della montagna. Recuperiamo il tempo con un pranzo veloce. Si riparte dopo una breve deviazione per vedere alcuni mosaici, verso le Tombe Reali…Qui la tentazione è troppo forte e così prendiamo il più nobile dei mezzi di trasporto…Il cammello. Il tragitto è breve ma divertente come ci ricordavamo dal Marocco. Possiamo ammirare le diverse tombe che si trovano su quel lato della montagna. Tra le Tombe Reali, la più spettacolare è quella dell’Urna. Scendiamo e ripercorriamo a ritroso la via verso il Tesoro, In un piccolo bar troviamo il nostro gruppo che si è ricomposto dopo la visita in autonomia delle tombe. Chiacchieriamo un po’, qualche battuta e poi si riparte ad ammirare lo spettacolo dei colori della natura, che cambiano al cariare della luce. Siamo di nuovo davanti al Tesoro, non è più illuminato dalla luce e non c’è più tutta la gente della mattina. Possiamo godercelo con calma e piano piano ritornare attraverso il Siq, sentendo l’eco delle nostre voci. Ripercorriamo i nostri passi che ormai è quasi il tramonto. La sera è decisamente fresca e ventilata, e dopo cena rimaniamo in compagnia del nostro gruppo per qualche chiacchiera ma poi si va a nanna…Domani ci aspetta un’altra sveglia all’alba (beh le 6.30 e mezza ma noi non siamo proprio mattinieri!) Puntuali come degli orologi svizzeri, si parte per Wadi Rum, il deserto di Lawrence d’Arabia. In circa 3 ore raggiungiamo il Visitor Centre, e dopo circa 40 minuti a disposizione per gironzolare tra i negozietti e il punto panoramico che ci da un primo assaggio del deserto da cui si possono ammirare i “7 pilastri della saggezza” di Lawrence ci ritroviamo al punto di raccolta dei fuoristrada beduini…Gli unici ad avere il permesso di accedere al deserto con i loro mezzi…Che non sono molto moderni …Ma raggiungono lo scopo di farci fare una bella escursione nel deserto. La strada parte asfaltata ma dopo 5 minuti ci addentriamo nel deserto, un misto di pinnacoli rocciosi e di sabbia rossa e fine. Una prima sosta ci permette di osservare una fonte naturale nelle montagne e un’altra delle antiche incisioni rupestri in una gola rocciosa. I paesaggi sono davvero spettacolari e suggestivi. Proseguiamo l’escursione verso una duna sabbiosa circondata da pinnacoli rocciosi. Ai piedi della duna si trova una tenda beduina, dove si può avere del te…Ma stavolta il te può davvero aspettare…Siamo tutti attratti da questa soffice sabbia rossa e iniziamo la nostra arrampicata, prima pochi temerari, poi un nutrito gruppo sale per la conquista della vetta…Che è poi un pinnacolo roccioso, dal quale possiamo ammirare la distesa rossa, intervallata delle montagne…C’è un piccolo fuoristrada che corre veloce nel deserto…Cavolo com’è piccolo…O forse è il deserto che è così grande! C’è vento ed è caldo (bè ovvio siamo in un deserto! ) ma non né affatto insopportabile. Va bè meglio andare, inizia la discesa ed eccoci a correre giù per la duna, affondando nella sabbia calda che si infila un po’ ovunque nelle scarpe…Ma è troppo divertente! Ora è proprio il momento di tornare…Le jeep, non senza qualche intoppo (benzina finita, qualche guasto meccanico), ci lasciano al villaggio, proprio di fronte al ristorante che ci aspetta per pranzo. E così passiamo un’oretta circa a pranzo al fresco di un bel pergolato con di fronte a noi i pinnacoli rocciosi…Forse ci sbagliamo, non siamo in Giordania ma sulle Dolomiti! Si riparte per Beida detta, Piccola Petra, un altro piccolo sito archeologico nei dintorni di Wadi Musa. Il viaggio è piuttosto, ci addormentiamo un po’…Ci fermiamo dopo circa 2 ore in un punto da cui si può ammirare il Wadi Araba e la villa di un membro della famiglia reale…Che dire…Fa freddo, e infatti i beduini che qui hanno le loro bancarelle (sarà mica un caso che ci fermiamo qui…) hanno i giubbotti imbottiti ( e noi invece in maniche corte…). Arriviamo verso le 17 a Beida, dopo che il nostro Rubens ha potuto esibirsi nelle sue migliori prodezze motoristiche sulle strade che seguono il profilo ondulato delle montagne…Ci è parso di stare sull’ottovolante…Anche per gli effetti post viaggio! Il sito è piccolo ma è molto interessante incastonato com’è in una valle stretta e alta. La piccola valle è chiusa nel suo fondo da una piccola strettoia in cui riusciamo ad arrampicarci ed arrivare fino all’ampia veduta da cui possiamo ammirare la vallata che cndurrebbe attraverso sentieri e camminamenti fino a Petra. Anche qui iniziamo una piccola arrampicata…Ci sentiamo più membri del CAI che non di un tour Turisanda! Va bè…Torniamo sui nostri passi. Si raccolgono le adesioni per il bagno turco. Siamo una quindicina, il trattamento incluso di calidarium, scrab e massaggio ci costerà 15 JD . Non è sicuramente un bagno turco lussuoso, ma ci divertiamo e sarà un’esperienza tutt’altro che rilasante…L’Italiano chiassoso e caciarone che c’è dentro di noi qui da il meglio di sé facendo fuggire l’unica tedesca presente nel Calidarium. Un omone basso e baffuto ad uno ad uno ci chiama sul tavolo di marmo dove ci strofina bene bene, prima di passare sotto le mani del massaggiatore. Alla fine del massaggio, ci si rifocilla con te e biscotti…E via verso la cena. Dopo cena siamo in effetti un po’stanchi…Rimane il tempo di fare quattro passi per i negozietti di Wadi Musa. Troviamo i nostri compagni di viaggio ospiti di un negozio, ci avviciniamo e non possiamo rifiutare il te che con tanta cordialità ci viene offerto…Salvo poi scoprire con orrore dove i bicchieri vengono sciacquati, ma i nostri intestini ormai temprati non ne risentiranno. La serata è piacevole tanto che rimaniamo indisturbati a chiacchierare tra noi sulla porta del negozio senza che nessuno venga mai a disturbarci o a proporci qualche cosa da comprare…Ma purtroppo è tardi, domani si parte alle 7 per il Mar Morto e ci sono ancora le valigie da sistemare. La mattina ci svegliamo con un cielo plumbeo, le nuvole basse e l’aria fredda…Siamo sicuri di essere in Giordania ad agosto? Il viaggio è piuttosto lungo, piove anche un po’ e la strada attraverso la King’s Highway è piuttosto tortuosa fino a quando, dopo circa 3 ore, inizia la discesa di oltre 400 metri verso la depressione che accoglie il Mar Morto. Iniziamo a percorrere le coste del Mar Morto, gran parte sono occupate da impianti industriali per l’estrazione del sale. Data la vicinanza al confine israeliano, i posti di blocco sono numerosi. Rudy ci invita a non fotografare le installazioni militari per evitare problemi con le forze armate. Il nostro Rubens poi non si fa mancare l’occasione di terrorizzarci ancora una volta, arrivando con il bus proprio sull’orlo della scogliera …Noi che stiamo dal lato esposto all’abisso abbiamo i brividi…Una volta scesi con i piedi ben saldi a terra, da qui osserviamo l’evaporazione dell’acqua che lascia evidenti residui salini. Proseguiamo e da lì a poco raggiungiamo al Dead Sea Resort che ci ospiterà per questa mezza giornata (lì nei dintorni si trovano sia il Movenpick che il Marriott). Qui il caldo si fa sentire e anche l’umidità. Ci sistemiamo in spiaggia, ma dopo poco non resistiamo e andiamo a provare le acque di questo strano mare. Entriamo camminando, l’acqua è calda ma si sprofonda nel fango, meno male che mi hanno assicurato che non ci sono forme di vita a causa dell’elevata salinità. Quindi maldestramente riusciamo a immergerci ma nuotare è proprio difficile! Si riesce a dorso ma sembra di essere su un materassino. Ogni altro stile è impossibile perché le gambe subito vanno verso l’alto…E poi ovviamente occorre fare attenzione a non bere e non fare andare negli occhi quell’acqua salatissima che fa bruciare qualunque piccolo taglio che si ha sul corpo. La seconda cosa che sperimentiamo in queste poche ore sono i famosi fanghi che un inserviente spalma pazientemente…Ci facciamo seccare al sole e poi tentiamo di sciacquarci in nell’acqua …Opera difficile per problemi di equilibrio e anche per la strana consistenza dell’acqua stessa…L’acqua dolce ci aiuta di più ma l’opera è davvero difficile…Ma la nostra pelle alla fine sarà davvero liscissima. Dopo aver sperimentato le particolarità del mare in un paio d’ore, decidiamo di spostarci in piscina (bollente) per trascorrere il tempo che resta fino a pranzo, che consumeremo al buffet del resort. Si riparte per Amman, dove arriveremo nel tardo pomeriggio dopo una unga sosta in un grande magazzino del souvenir che ha dei prezzi stratosferici per cui non compriamo nulla. La sera restiamo in hotel alla fine e preferiamo riposarci un po’ con la speranza il mattino successivo di svegliarci presto per dare un ultima visita ad Amman. Infatti il volo che originariamente era alle 13 e ci avrebbe consentito di essere a Marsa Alam prima di sera è in ritardo di diverse ore ed è previsto per le 18. I programmi però prevedono il pranzo nel ristorante dove abbiamo pranzato il primo giorno offerto da Turisanda. Dopo il pranzo che ci soddisfa come la volta scorsa, partiamo per il piccolo aeroporto dove le procedure doganali e di imbarco saranno un po’ lunghe. Solo dopo le 17.30 arriva l’aereo che in un’ora circa sorvolando la Giordania, il Sinai, facendoci fare capolino sulle coste coralline dell’Arabia Saudita e attraversando il Mar Rosso in un’ora ci porterà a Marsa Alam. Salutiamo velocemente i compagni di viaggio che proseguono per Milano e con i reduci della Giordania un po’smarriti sbrighiamo le pratiche doganali e in pochissimo siamo sui pulman che ci porteranno ai nostri hotel. La maggior parte di noi andrà al Brayka Bay…Ma una volta sul pulman capiamo che qui tutto è diverso…Al microfono non c’è il nostro sgangherato Rudy, ma un animatore carino, preciso, dalla voce un po’impostata…Arriviamo al villaggio e noi qualche altro veniamo sistemati nella zona Royal Inn, la più lontana dal corpo centrale ma con la spiaggia proprio di fronte, più tranquilla e poco affollata. Non era certo la prima volta che passavamo una settimana in villaggio dopo un tour, ma è stata la prima volta che almeno per il primo giorno ci siamo chiesti cosa ci facevamo lì e come avremmo trascorso le giornate. Abbiamo poi scoperto che la sensazione è stata condivisa da molti compagni di viaggio. La vacanza di mare poi è comunque decollata, il villaggio era buono, il Mar Rosso bello come sempre, e ci ha permesso di fare del buon snorkelling. Le escursioni sono purtroppo un po’ care e ne abbiamo fatta solo una, la gita in barca a Wadi Gimal. Si parte dal Baryka Bay, si percorrono una sessantina di km verso sud e si arriva all’hotel Shams Alam, dal cui centro diving si parte in barca, non grande come quelle di Sharm. Accompagnati dalla biologa marina abbiamo fatto snorkelling in bellissimi atolli corallini con coralli mai visti per colori, abbondanza e tipologia. Unica pecca: non c’è grande abbondanza di pesce. Possiamo inoltre sbarcare sull’isolotto protetto di Wadi Gimal, di bianca sabbia corallina e mangrovie dove i colori del mare sono davvero strabilianti, insomma una giornata molto piacevole, Purtroppo anche questa volta le due bellissime settimane trascorse in giro per il Medio Oriente sono volate e come sempre sentiamo la mancanza del vento caldo del deserto e del canto del muezzin.


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