Turchia 2005 tour meraviglioso

Diario di viaggio a 12 mani - Turchia 2005 Anatolia centrale, Cappadocia, Mar Mediterraneo, Costa Turchese, Mar Egeo, Istanbul 30 Luglio: Partenza dall'aereoporto di Bologna alle ore 19,40 e arrivo a Francoforte ore 21,15 e partenza per Istanbul ore 22,20. 31 luglio: dopo una lunga notte (siamo atterrati alle 2 a Istanbul, e alle 3,45 montati...
Scritto da: squalo
turchia 2005 tour meraviglioso
Partenza il: 30/07/2005
Ritorno il: 19/08/2005
Viaggiatori: fino a 6
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Diario di viaggio a 12 mani – Turchia 2005 Anatolia centrale, Cappadocia, Mar Mediterraneo, Costa Turchese, Mar Egeo, Istanbul 30 Luglio: Partenza dall’aereoporto di Bologna alle ore 19,40 e arrivo a Francoforte ore 21,15 e partenza per Istanbul ore 22,20.

31 luglio: dopo una lunga notte (siamo atterrati alle 2 a Istanbul, e alle 3,45 montati sul pulmino prenotato alla Hertz e subito via per evitare il traffico diurno di Istanbul) siamo arrivati nel primo pomeriggio (circa alle ore 13 dopo 700 km) alla ns. Prima tappa, la capitale degli Ittiti la severa Hattusa ora Bogazkale. Accoglienza calorosa con ottimo te alla mela offerto dalla direzione all’Asikoglu Hotel (***, 50€ BB la tripla ed uno dei migliori del viaggio). Ci offrono anche una guida “gratis” per visitare i siti archeologici. Vorremmo rifiutare temendo inghippi successivi vari (che si tramutano nell’acquisto scontato di tappeti) ma fortunatamente l’accettiamo e ci è veramente preziosa perché ci trasmette il suo amore per questo luogo pur importante ma stranamente non molto conosciuto. Impressiona la vastità del sito racchiuso da un anello di mura di 5 km (ma ci si gira in auto) e dispiace che restino solo le pietre di base a disegnarne la pianta; inoltre dopo gli scavi/restauri tedeschi i pezzi di rilievo sono stati spostati o al museo di Ankara o persino in Germania e qui restano solo copie! Si parte dal tempio con le sue dipendenze che racchiudono la famosa pietra verde, (un cubo perfetto su cui si appoggiano dei locali per venderci sculture e collanine) presunto regalo del faraone Ramses II. Si passa poi ai pochi resti del palazzo reale dove sono state trovate tavolette in caratteri cuneiformi relative al trattato di Kadesh del 1300 a.C. Con gli eterni nemici Egiziani, e successivamente al santuario dell’ultimo re ittita, ricordato con una lastra stavolta scritta in geroglifici. Si arriva poi, sempre in auto, alle mura ed al punto di forza di Hattusa, le porte. C’è quella del re, ritratto in un bellissimo bassorilievo (copia), quella delle sfingi, quella dei leoni, e non manca un passaggio che le attraversa. Ci si sente riportati veramente indietro nel tempo perché si avverte ovunque la contemporaneità e l’influsso su questo regno severo, freddo e guerriero di illustri civiltà come quella Egiziana e la Micenea, e lo spirito di pluralismo culturale e tolleranza legislativa unica per quei tempi.

Anche Yazilikaya, la vicina città dei templi, trasmette le stesse sensazioni perché cambiano gli dei, c’è il dio della Tempesta e la dea del Sole con una nutrita discendenza, ma non cambia il tipo di rappresentazione sui bei bassorilievi scolpiti sul fianco delle montagne.

Dopo la visita archeologica, sosta ad una cooperativa di tappeti dove non avevamo in programma di comprare nulla. Ci siamo fatti conquistare dalla bellezza dei prodotti, unica fonte di reddito oltre alle collanine ed alle sculture ed abbiamo preferito lasciare i nostri soldi direttamente ai produttori piuttosto che ad un eventuale successivo rivenditore. Cena all’hotel dove abbiamo gustato il nostro primo kebab di pollo e manzo, veramente buonissimo, in un ambiente tipicamente ottomano, ottimo come la fresca colazione del mattino dopo.

1 agosto: ore 9 siamo subito ripartiti, da queste colline povere e attraverso montagne brulle punteggiate di pecore e mucche al pascolo, ma anche faticosamente coltivate ovunque possibile, testimoni i mucchi di paglia tritata e sfarinata, siamo arrivati alla seconda tappa: Goreme in Cappadocia (ore 12,45 dopo 225 km) Anche qui, al Cave Hotel Sagsagan (*** 55US$ la tripla BB) siamo stati accolti cortesemente dal proprietario con offerta di te e consigli su cosa vedere e cosa fare. E’ una vecchia casa ristrutturata, le nostre grandi e confortevoli stanze a pian terreno erano grotte scavate nella roccia, le stanze più piccole, ai piani superiori sono scavate nei camini delle fate. Si fa colazione sulla terrazza che domina questo paese fantastico di pinnacoli che spuntano ovunque, e c’è anche un curatissimo giardino. Merita veramente anche se non consiglio le stanze in basso a chi soffre di claustrofobia.

Nel primo pomeriggio ci siamo incamminati per il museo all’aperto di Goreme, poco fuori paese, il più visitato della Cappadocia da gente di tutto il mondo attratta da questa stretta valle irta di coni di tufo tutti traforati dai monaci già dal X secolo a ricavarne chiesette e monasteri con refettori, sale consiliari e tombe, e soprattutto con affreschi più o meno conservati. Un percorso serpeggiante di salite e discese ci fa visitare questo straordinario complesso che ci lascia letteralmente affascinati e senza fiato, comprensibilmente dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO. Ci sorprende ormai all’uscita un temporale, l’unico che ci capiterà in tutto il viaggio.

2 agosto Rinunciando al costosissimo tour in mongolfiera dirigiamo Musftafà, il nostro pulmino, verso Uchisar, paesino pittoresco arrampicato/scavato su una montagna dominata dalla rocca, ed arriviamo a Kaymakli, dove visitiamo la città sotterranea, fitta di turisti e cunicoli che scendono nel sottosuolo per otto piani a formare un labirinto intricatissimo di 1200 stanze. Il percorso è obbligato ed evidenziato da frecce enormi, ed è talmente affollata che, nonostante l’aerazione anche ai livelli più bassi sia buona, ci accodiamo ad un gruppo “veloce”. Fuori ci attende un variopinto mercatino ma l’abbandoniamo presto per puntare verso Soganli, lungo una stradina semideserta che corre sul fondo di un canyon rosso in un ambiente semidesertico, che diventa sempre più lunare. Mai potuto immaginare niente del genere, quando arriviamo al paese le donne corrono fuori ad aprire il mercatino dove vendono le loro caratteristiche bamboline, abbandonando le case tutte di fango e sassi, lungo stradine di terra battuta dove circolano bimbi, capre e galline. Ed alle spalle del paese la montagna rossa, tutta sbocconcellata. E’ invece asfaltata la strada che porta alle chiese rupestri, che mostrano affreschi di vari periodi, alcune stupende e ben restaurate, altre peggio conservate e semipericolanti, intercalate da abitazioni e tombe.

Un veloce pranzo freddo e siamo di nuovo in strada spersi in questo paesaggio senza tempo, ci fermiamo al monastero di Keslik grandissimo, restaurato, dove i custodi stanno seccando le albicocche piccole e saporitissime che ci fanno assaggiare. Ceniamo al Goreme Restaurant, molto caratteristico, dove proviamo il testi kebab, saporito piatto di carne e verdura cucinato in un’anfora che viene rotta con grandi cerimonie su di un carrello proprio di fronte a noi.

3 agosto: siamo presto in giro per valli incantate, qui i coni sembrano grandi meringhe curvate dal vento e gratinate dal sole, più avanti incrociamo il nostro primo caravanserraglio Sarihan – ora centro congressi –con un portone bello ed imponente ma ostinatamente chiuso. Poi ci avventuriamo in una passeggiata tra i camini delle fate (valle di Devrent). Egle e Paolo sono i nostri scalatori più scatenati, ma ci difendiamo bene tutti ed intanto ci abbronziamo. Altro spostamento in macchina e altra sosta obbligata. Davanti a noi, su di un camino, sventola la bandiera turca e spicca la targa “Jandarma” (valle Peribacalari), la strada è fiancheggiata da bancarelle e si apre un nuovo centro da visitare. Ancora chiese, case e colombaie rupestri. Ci ristora una sosta ad un chiosco per un piatto di “tortellini” turchi e gozleme (il proprietario ci porta in cucina per farci vedere come vengono preparati). Ci riposiamo un poco all’ombra e poi di nuovo via verso altre scalate (solo Barbara segue gli uomini a visitare Cavusin e la valle di Zelve, noi donne bambaniamo su Mustafà e curiosiamo sulle bancarelle) sino a sera, visto che nonostante le precauzioni abbiamo la seconda vittima del mal di pancia da coccolare.

4 agosto: partenza per Konya (ore 9). Visitiamo due caravanserragli lungo la strada, possiamo finalmente respirare l’atmosfera dei viaggi delle carovane sulla via della seta. Nel meglio restaurato, l’Aksarai, Sultanhani Caravanserai, restiamo impressionati da quanto sia gigantesca la sala riservata all’alloggio invernale delle carovane, a paragone la piccola moschea al centro del cortile interno sembra un gingillino, domina il cortile dall’alto e si raggiunge tramite due ripide scalinate che formano una piramide. Tutto intorno al cortile corre un porticato/museo disseminato di attrezzi agricoli e panchine. La calma e calda atmosfera che si respira oggi invoglia al relax ma quanto deve essere diversa da quando era affollata di gente ed animali al tempo del suo splendore! L’arrivo a Konya (ore 14 dopo 240 km) è deludente, la periferia è brutta come tutte le zone industriali, l’hotel Balikcilar che abbiamo prenotato è bello ma freddo ed impersonale come qualsiasi **** hotel europeo.

L’ho prenotato perché pubblicizzava cena con spettacolo di dervisci rotanti. Mi dicono subito che stasera non ci sarà spettacolo perché c’è poca gente e vedendomi delusa mi danno l’indirizzo di un ristorante dove lo spettacolo ci sarà sicuramente. Ma io ho pagato mezza pensione qui (ben €85 la tripla, non ho certo voglia di spendere altri soldi!). Visitiamo il centro religioso selgiuchide: la moschea ed il museo del Mevlana. Si vede che i visitatori turchi sono qui per studio o in pellegrinaggio, davanti alla tomba avverto lo stesso turbamento profondo, la stessa magia dei nostri pochi veri santuari cattolici, ed i doni esposti valgono molto più dei nostri soliti ex voto. (non ho intenzione comunque di convertirmi).

Altro da fare in questa città non c’è. Ceniamo con l’unico spettacolo della cupola della moschea che davanti ai nostri occhi cambia colore con il tramonto e si illumina nella notte, quando tutto chiude e ci obbliga ad un veloce rientro dalla nostra breve passeggiata digestiva. 5 agosto: partenza per (il mare!) Antalya (ore 16 dopo 360 km). Trovare la Sabah Pension nella città vecchia (Kaleici) in questa immensa Rimini turca è un’impresa disperata, non ci riescono i vigili che ci danno indicazioni solo per arrivare all’entrata di Kaleici e ce la facciamo solo grazie ad un anziano signore che, interpellato mentre siede davanti a casa, vedendo che le indicazioni non sono comprensibili, sale sul pulmino e ci fa strada a grandi gesti. Qui la gestione è molto alla buona, le famiglie si dividono perché ci hanno riservato una doppia ed una quadrupla, è una casa un po’ fatiscente che va benissimo per giovani che vogliono spendere poco (45€ la tripla BB), si adattano e scambiano esperienze e programmi di viaggio con coetanei di tutto il mondo anche grazie all’internet cafè. Passiamo il resto del pomeriggio in una spiaggetta a pagamento, ad abbrustolirci e bagnarci in un mare stupendo, ceniamo in un chiosco a Kaleici dove torneremo anche la sera dopo, e passeggiamo per la cittadella.

6 agosto: Perge, città fondata nel 12° o 13° secolo AC, conquistata da Lidi, Persiani, dal grande Alessandro Magno e poi dai romani, che le fecero raggiungere il suo massimo splendore, ed i cui resti vediamo noi oggi. C’è una imponente porta d’entrata che immetteva in una larga e diritta via principale fiancheggiata da colonne, intorno alla quale sorgevano i vari edifici. Intravediamo appena lo stadio che è chiuso ma siamo ricompensati dalla visita al magnifico teatro di Aspendos, perfettamente restaurato ed operante. Mi sento pigra ed invece di risalire le gradinate mi siedo ad ammirare le decorazioni della scena, immagino di vedere uno degli spettacoli in cartellone e mi chiedo cosa ne penserebbe Zenone se vedesse come la sua opera è nuovamente fonte di divertimento vivo e non solo fredda testimonianza di un grande passato.

Trascorriamo le ore più calde alle cascate di Kursunlu ed al relativo parco naturale, luogo fiabesco di acque fresche, torrentelli e laghetti ombreggiati da una ricca vegetazione e ci trasferiamo poi tutti in spiaggia per un bel bagno. Dopo cena passeggiata lungo i moderni vialoni illuminati di Antalia e rientro alla pensione. I proprietari dei negozi vicini già ci conoscono e ci chiamano per far affari o anche solo chiacchierare. 7 agosto: Partenza da Antalya ore 9 e arrivo a Myra , città di tombe licie del IV secolo A.C. Scavate nella parete verticale della montagna a riprodurre le facciate delle vere abitazioni dei defunti, con colonne, capitelli, trabeazioni e bassorilievi. Visto dal basso sembra quasi un paese, è un’emozionante anticipazione per me della Petra che non ho ancora visto. Meno interessante è il teatro romano che le affianca. Costeggiando un mare azzurrissimo ed invitante proseguiamo per la ns. Prossima tappa, Kas. Arriviamo all’Oreo hotel (*** 86€ HB) (ore 14 dopo 175 km) che dall’alto della collina offre un bel panorama del paese e della costa, isola greca di Kastellorizo compresa. Al pomeriggio donne in spiaggia ed uomini alla scoperta dei dintorni in auto. Buona cena a buffet intorno alla piscina in hotel. 8 agosto: ancora divisione tra donne (fruttuosa visita al bazar e relax in piscina) ed i più acculturati uomini, partiti per antichità. Loro hanno visitato Patara con le rovine che sorgono già dalla spiaggia (20 km di sabbia bianca, sigh!) , Leton, Xantos, ed il Saklikent Canyon. Erano stanchi ma entusiasti al rientro.

Paolo: io e Renzo partiamo per un tour di una giornata intera (le donne rimangono a Kas per una giornata di riposo). Andiamo verso Patara, durante il tragitto ci sono delle vedute meravigliose con un colore del mare che lascia a bocca aperta. Arrivati a Patara andiamo a vedere la nominata spiaggia di 20 Km ed effettivamente la spiaggia e il mare valgono la pena della visita (la spiaggia sembra non avere fine, anche andando su una collinetta non vediamo dove finisca), quindi visitiamo il sito archeologico di Patara (molto vasto) che è un cantiere aperto dove incontriamo molti archeologi al lavoro. Finita la visita di Patara ci dirigiamo verso Letoon (dove incontriamo un gruppo d’italiani) centro sacro della Licia, tre Templi dedicati a Leto, Apollo e Artemide. Lasciamo Letoon e ci fermiamo in un tipico paesino turco a mangiare la pizza turca (pide), è già tardi sono circa le due del pomeriggio, la pizzeria sembra chiusa ma apre solo per noi, mangiamo molto bene spendendo veramente poco. Dopo aver mangiato ci dirigiamo a Xanthos: Entrati nell’area degli scavi ammiriamo per primo l’Obelisco Xanthiano, un monumento sepolcrale coperto sui quattro lati dall’iscrizione licia più lunga mai scoperta. Il sito è dominato dal teatro a fianco del quale si trovano due monumenti funerari: quello delle Arpie è un monolito alto più di cinque metri che sostiene una camera sepolcrale ornata da bassorilievi; l’altro monumento è formato da una specie di alto piedistallo che sorregge un sarcofago con la solita copertura a carena di nave rovesciata. Il quadro formato dai due monumenti è sicuramente suggestivo. Passiamo poi al teatro romano, molto ben conservato. Dietro il teatro sorge l’acropoli licia, nella quale si trovano anche vari edifici romani e bizantini, con pavimenti a mosaico coperti però da un strato protettivo di sabbia. Proseguiamo il nostro tour andando a visitare il Canyon Saklikent, un posto rilassante e fresco incastonato nelle montagne, vi sono ristoranti sull’acqua, si fa una passeggiata su delle passerelle per entrare nel canyon e si arriva in una zona dove il canyon si allarga, qui si trovano diversi tavolini sospesi sull’acqua (vi sono dei ripiani di legno a circa 10 cm sul livello dell’acqua con i tavolini e i cuscini), a questo punto che vuole proseguire deve proseguire nel fiume, noi ci accontentiamo e ci fermiamo ad ammirare lo spettacolo dell’acqua che si divide in mille rivoli. La giornata è terminata e ritorniamo a Kas, abbiamo percorso circa 200 km, siamo stanchi ma veramente molto contenti per i posti visitati (una giornata indimenticabile).

9 agosto: partenza alle ore 8,30 per Pamukkale, arrivo al Kocak Hotel (*** 51€ HB) nel primo, caldo, pomeriggio (ore 15,30 dopo 300 km). Noi ragazze abbiamo approfittato subito delle sue terme/bagno turco: piscina all’aperto, poi vasca idromassaggio, sauna, massaggi, ecc, mentre gli uomini si sono immediatamente fiondati alle rovine di Hierapolis. Dopo il meritato relax ci siamo tutti incamminati su per la bianca montagna intervallata da piccole piscine azzurre che ci ha lasciato forse il più bel ricordo di tutto il viaggio in Turchia. L’acqua termale calda scaturisce dalla cima della montagna, sede di antiche terme dove i romani si bagnavano – Hierapolis – alimenta le piscine del moderno e costoso Pamukkale Hotel, ed è libera di scendere lungo il fianco della montagna dove deposita il suo calcio ad imbiancare e rendere antiscivolo il suolo e formare piccole stalattiti sui bordi delle vasche naturali che la raccolgono, in azzurrissimo contrasto a rispecchiare il cielo.

Egle: Oggi, dopo il lungo viaggio da Kas a Pamukkale, gli uomini si sono recati a visitare Hierapolis, un’antica città termale romana, mentre noi donne abbiamo chiacchierato nella Jacuzzi messa a disposizione dall’Hotel. Tornati i due girovaghi, siamo andati a visitare la magnifiche cascate calcaree del paese, dove è meglio girare in ciabatte xkè per un buon pezzo della dolce salita il sentiero è occupato da un ruscelletto d’acqua. Da sopra la vista è incomparabile, la montagna bianca è assolutamente fantastica.

Paolo: io e Renzo appena scaricate le valigie in hotel (le donne rimangono in Hotel per un bagno in piscina) andiamo a visitare il sito archeologico di Hierapolis che è contiguo a Pamukkale. Arrivati a Hierapolis con il nostro furgone (battezzato da noi Mustafà), cominciamo a visitare le rovine (non ho mai visto tante tombe in una volta sola) e ci inoltrimo fino all’inizio di Pamukkale che visiteremo dopo a piedi con le donne. La zona è molto polverosa e alla fine della visita il nostro furgone è irriconoscibile, ha cambiato colore. Verso le ore 18 visitiamo Pamukkale (penso che sia stato l’orario più azzeccato per la visita essendo meno caldo). Per Pamukkale non ho parole per descrivere la bellezza del luogo, sicuramente si rimane a bocca aperta nel vedere tanta bellezza e si rimane estasiati nell’ammirare questo capolavoro della natura: Cascate pietrificate depositi di travertino creati dalle acque minerali calde e ricche di calcio di una sorgente termali, che un tempo scendevano abbondanti lungo la montagna, ove hanno creato dei veri e propri stalattiti, che conferiscono al fianco della montagna l’aspetto di una cascata pietrificata, che si interrompe in numerosi scalini.

10 agosto: Partenza da Pamukkale alle ore 8,45) e fermata ad Afrodisia che è il “clu” della giornata di oggi, la visitiamo durante il trasferimento a Kusadasi, è uno dei siti romani più belli e meglio conservati che ho visto in questo viaggio. Mi hanno impressionato la grande porta monumentale, il tempio di Venere con le sue colonne slanciate e purissime, (manca la parte interna perché i bizantini l’avevano trasformato in basilica, sigh!), ma particolarmente l’odeon, bianchissimo gioiello di marmo che fa pensare a poesie sussurrate per un pubblico eletto, contrapposto al grande teatro pur presente nel sito, ed all’enorme e ben restaurato stadio. E ci sono naturalmente viali di colonne, terme, agorà, palestra, a rendere ben rappresentative queste rovine del passato splendore.

Arrivati a Kusadasi (bel paese turistico affacciato su un mare di un blu che più blu non si può) (ore 15,30 dopo 210 km) abbiamo chiamato la pensione perché la nostra cartina ci indicava di percorrere una strada chiusa. Ci è stato detto di aspettare dove eravamo e subito ci raggiunge un perfetto “byker” in sella ad una lustrissima Harley. E’ Joseph, il proprietario della Golden Bed pension (30€ BB la tripla) che ci fa letteralmente strada, si spostano le persone all’entrata del bazar e noi dietro con Mustafà, per salite strettissime e ripide (ci aprono la catena appena in tempo) e svolte a filo di muri arrotondati da innumerevoli grattate. Parcheggiamo in un piccolo spiazzo ed arrivano i ragazzi della pensione ad aiutarci con le valigie per raggiungere la pensione. Siamo sconcertati, temiamo un po’ per i futuri spostamenti, non sono sicura che aver scelto un pensione invece di un hotel sia stata una buona idea. Ma l’accoglienza è calorosa, le stanze pulite, dalla sala soggiorno, bar, ristorante in cima alla casa dove Sandra (la moglie australiana di Joseph) ci offre il te alla mela, si gode di un panorama stupendo e ci rilassiamo. Questa sera siamo invitati alla cena che ogni tanto preparano loro, e ci sarà spettacolo. Approfittiamo del pomeriggio per visitare l’isola che abbiamo visto dalla terrazza, l’isola dei piccioni, sulla quale sorge una fortezza. Una strada la collega alla terraferma, e funge anche da porto turistico. Entriamo anche nel grande caravanserraglio all’entrata del paese: nel cortile ci sono venditori di tappeti ed un lussuoso Hotel occupa la costruzione. La cena è semplice ma buonissima, riso e verdure preparate da Sandra nel pomeriggio, pesce e pollo cucinati davanti a noi da Joseph, e poi arriva la danzatrice del ventre, che si rivela essere un danzatore, ma simpatico e bravissimo che coinvolge le ragazze ed i ragazzi presenti nelle sue lezioni di ballo. Naturalmente Egle non si fa pregare e rappresenta il nostro gruppo, divertendosi e divertendoci. Egle: questa mattina siamo partiti dal Kocak Hotel di Pamukkale (bellissime le cascate calcaree di questo paese) per l’Anzac Golden Bed Pansion di Kusadasi. Durante il viaggio ci siamo fermati per vedere le spettacolari rovine di Aphrodisia: i due teatri, il tempio e la piscina costruita in onore della visita dell’imperatore sono da non perdere. Buone la pida (pizza turca), il testi kebab (cotto dentro un’anfora) ed il kebab in generale. Non mi ha entusiasmato la Baklava.

11 agosto: Efeso, la Pompei d’Oriente, è la nostra meta di oggi. Seguendo i consigli, ci facciamo portare all’entrata superiore del sito in carrozzella dal parcheggio inferiore, ed iniziamo la discesa per la “via di marmo”, partendo dall’odeon giù fino al teatro. Questa meravigliosa città romana, fitta di gente ma soprattutto di monumenti, colonne, sculture, affreschi e mosaici, ci fa rivivere tutta la magnificenza dello splendore imperiale, fino a lasciarci ammutoliti davanti alla biblioteca di Celso. Le foto sui libri non ne rendono le reali dimensioni, fossero anche enfatizzate da accorgimenti prospettici. Ed i bassorilievi, i capitelli, il marmo screziato delle colonne, la ricamano come una trina. Ma il sito è tutto grande, e rivela fedelmente la cura di ogni aspetto della vita reale, con vie lastricate, edifici ufficiali, case nobili e comuni, postriboli, terme e persino le latrine pubbliche.

Dedichiamo il pomeriggio al mare, Sandra ci ha consigliato la penisola parco naturale di Dilek da raggiungere in auto. C’e una strada sul lato nord che la percorre sino in punta, con discese per numerose spiaggette attrezzate, mentre il versante sud resta intoccato e dovrebbe ospitare numerose specie rare, dagli uccelli marini alle foche ai gattopardi. Noi avvistiamo solo dei piccoli cinghiali sulla via del ritorno, dopo il bagno ed essere fuggiti dalla riposante zona pic-nic nella pineta affollata perché attaccati dalle api. 12 agosto: Priene, Didyma, Mileto per gli uomini, Lady’s Beach per noi donne. Rilassante giornata in spiaggia per noi quattro, in questa spiaggetta affollatissima con i lettini separati solo dagli ombrelloni, dove ci bagnamo ed arrostiamo a dovere, e ci gustiamo un lungo spuntino nel fresco ristorante sulla spiaggia. Torniamo in taxi (memori della bomba di questa primavera sul pulmino che partiva proprio da qui) e ci dedichiamo agli acquisti nel rifornitissimo centro/bazar di Kusadasi. Lungo la turistica via principale si affacciano negozi di tappeti, pelletterie e moltissime gioiellerie, ci guardiamo bene dall’accettare gli inviti ad entrare perchè espongono gioielli principeschi, o troppo cari o sicure fregature. Ceniamo bene in un ristorante dove abbiamo ampiamente contrattato all’entrata e ci facciamo una bella passeggiata digestiva per questo paradiso dei turisti. Paolo: io e Renzo siamo partiti per un tour archeologico (le donne ci hanno abbandonato per il mare), il primo posto che visitiamo è Priene che è in cima a una collina dove si ha una bellissima veduta sulla sottostante pianura dove arrivava il mare nei tempi antichi, la visita è in salita e oggi e veramente caldo (detto da me che il caldo non lo sente mai, comunque questa risulterà la sola girnata veramente calda del nostro viaggio anche se a Kusadasi la temperatura non è stata così calda). Proseguiamo il tour andando a Didyma dove visitiamo il tempio di apollo poi verso il mare che è di un colore cristallino, qui è pieno d’inglesi, addirittura i prezzi sono in sterline, ma ce ne andiamo via quasi subito le spiaggie sono straripanti di gente. Finiamo la giornata andanto a Mileto, visitiamo il teatro che è in posizione dominante sugli scavi poi il resto del sito archeologico.

13 agosto: giornata dedicata interamente al mare per tutti: posti in barca prenotati alla pensione (partenza oltre 1 ora dopo le 8,30 previste) gita in un mare splendido, bagno con sosta su una spiaggetta sassosa in un’acqua trasparentissima, tuffi della solita esibizionista (Egle), pranzo a buffet a volontà come pure merenda a base di cocomero e dolcetti vari, altro bagno in mare aperto dove le ns barche vengono affiancate da “serpentoni” a pagamento per far provare emozioni nuove ai turisti e poi rientro puntuale alle 16,30. E’ l’ultima sera a Kusadasi, il fratello di Joseph cortesemente ci accompagna ad un ristorante dove preparano anche pesce, ma il prezzo è carissimo per non capiamo bene quale pesce, quindi ci accontentiamo dei piatti soliti. Pensavamo di farci scorpacciate di pesce a buon prezzo su questa costa, invece non lo tocchiamo proprio e cominciamo a stufarci di pollo e montone.

14 agosto: Partenza da Kusadasi (ore 9) e arrivo a Dikili (ore 13 dopo 220 km), grande contrasto tra la simpatica e confortevole pensione e l’Ummetoglu hotel di Dikili, (***90€ HB) dove le ragazze al ricevimento, intimorite dall’incombente severissimo proprietario non parlano inglese e si arrangiano a scrivere sulla nostra prenotazione che fortunatamente rintracciano. Le stanze ci sono e sono a posto, l’aria condizionata funziona ma non è certo la causa della freddezza che ci viene riservata. Non siamo certo eleganti, nelle nostre tenute da viaggio ed il nostro Mustafà impolverato viene ammesso nel parcheggio solo dopo l’intervento del vigile. Siamo comunque al centro del paese, il nostro balcone dà sull’incrocio principale dove circolano camioncini, trattori e auto in questa esatta proporzione, e vicinissimi alla moderna passeggiata a mare ed alla spiaggia, frequentata da turisti quasi esclusivamente turchi. Visitiamo nel pomeriggio le rovine di Pergamo. Al termine della via sacra romana d’entrata troviamo tre indicazioni: biblioteca, tempio di Asclepio, e teatro romano. In questa biblioteca si dice sia stata inventata la carta pergamena quando gli egiziani non l’ha più rifornita di papiro perché rivaleggiava con quella di Alessandria, la più grande dell’antichità, ma dopo che questa è andata a fuoco è stata depredata dei suoi libri da Marco Antonio che li ha regalati a Cleopatra. L’ospedale (Asclepion) era centro di cura famoso perché vi ha lavorato il medico Galeno, sulle cui osservazioni si è fondata la medicina moderna – il suo simbolo il serpente resta ben in vista su una colonna.

Purtroppo non resta molto in piedi da vedere in questo sito, a parte un passaggio sotterraneo e una serie di colonne – molte cadute – che portano al pozzo sacro, al teatro ed alle terme. Più coinvolgente è invece la visita dell’acropoli dove svetta il tempio di Traiano con gran contorno di rovine e da dove si ha una bella panoramica del teatro sottostante e di tutta la vallata. Cena non male in hotel e passeggiata tra le bancarelle sul lungomare affollato.

15 agosto: il cerchio si sta chiudendo, partenza da Dikili alle ore 9, ci resta da visitare Troia e poi torneremo ad Istanbul, ultima tappa del nostro viaggio. Ci risulta non resti più molto della famosissima Troia, e ci fermiamo quasi solo per dovere. A parte il turistico cavallo di legno all’entrata alle cui finestre si affacciano le nostre ragazze per le foto di rito, risulta invece molto interessante come viene presentato il sito. C’è un percorso che attraversa gli scavi con cartelli che indicano i diversi periodi di costruzione dei vari strati della città e fornisce tutte le indicazioni che un visitatore può desiderare. Ovviamente impieghiamo poco tempo e siamo presto all’Anzac Hotel (*** 40€BB) a Cannakale (ore 15,30 dopo 220 km). E’ un hotel nel centro storico della cittadina, ristrutturato con riferimenti a Troia ed alla battaglia di Gallipoli, i due soli motivi di sosta di visitatori in questo paese di transito sullo stretto dei Dardanelli, dalla parte asiatica a quella europea della Turchia. È turisticamente ben attrezzata, con un bel lungomare dal quale si vedono le fortezze che si fronteggiano sulle due sponde – ma oggi non è giorno di apertura e non possiamo visitare quella a noi vicina, d’altra parte siamo troppo stanchi per recarci ai campi di battaglia, ai musei ed ai cimiteri di guerra e ci accontentiamo di una passeggiata tranquilla ed una sosta in pasticceria per rinfrancarci. 16 agosto: sul traghetto ci saluta il monumento ad Ataturk sul fianco della collina europea, con i versi di una poesia che rammenta ai viaggiatori l’eroismo dei caduti in battaglia. Ed è poi eroico anche il nostro Mustafà a portarci verso Istanbul lungo un panoramicissimo e stretto sterrato da cardiopalma che correndo sui fianchi delle deserte colline a picco sul mare ci fa risparmiare qualche chilometro rispetto alla più sicura e tranquilla strada asfaltata. Appena arriviamo nel mondo abitato ringrazio Dio e Allah ad ogni moschea che passiamo. Non mi sono mai sembrate così belle, con le loro cupolette d’alluminio risplendenti sotto il sole. Arrivati ad Istanbul (ore 17 dopo 300 km) ci separiamo dal fedele Mustafà che oramai non ci serve più riportandolo alla Herz in aeroporto e, con qualche traversia per le valigie, ci facciamo portare all’ultimo hotel, il Golden Crown (*** 58€ BB) nella città vecchia. È tanto l’entusiasmo di essere ad Istanbul che non posso resistere a riposare in albergo tutto il pomeriggio, partiamo ben presto verso la mia meta più agognata di tutto il viaggio, la moschea blu. La raggiungiamo attraversando un grande parco guidati dai pinnacoli che si ergono nel cielo e ci compare davanti come un indimenticabile quadro di armonia e bellezza coi suoi alti e stretti minareti e le sue cupole e cupolette. Entriamo attraverso l’alto portale adorno di versi del corano in oro su fondo verde ed alleggerito da una piramide di piccole cupolette, nel cortile interno che ha una fontana per le abluzioni al centro ed un porticato sui tre lati. L’interno della moschea è rarefatto, mistico, il pavimento è un unico grande tappeto a larghi riquadri bianchi, blu, rosso ed oro, i colori di questo tempio; grandi cerchi reggono centinaia di piccoli portalampade opalescenti che illuminano le grandi colonne che si ergono a sorreggere le balconate e le cupole laterali che si sommano a raggiungere l’alta e grande cupola centrale, tutte rivestite di marmo chiaro e maioliche blu ricamate di rosso e d’oro, le grandi vetrate mosaicate filtrano la luce in quadri che alleggeriscono e slanciano l’interno. Assolutamente diversa dalle nostre chiese ma non per questo è meno intenso lo spirito religioso che la pervade. Torniamo dopo cena per lo spettacolo suoni e luci, purtroppo questa sera è in lingua turca, ma è ugualmente suggestiva l’illuminazione che evidenzia ora una parte ora l’altra della costruzione. 17 agosto: Oggi Topkapi! Ci siamo avviati presto per fare meno fila, ma ci è toccata comunque la nostra oretta nel primo cortile, che ora è diventato un parcheggio per i pullmann e che ospita la più vecchia chiesa cattolica di Istanbul, ora museo e sala concerti, davanti alla prima biglietteria che andava molto a rilento (forse per favorire le guide che formavano gruppetti a pagamento?) e poi altra coda davanti alla biglietteria dell’harem, una volta entrati nel secondo cortile, attraverso la porta grande Porta del Saluto o Porta di Mezzo, ornata da due alte torri con tetto a punta fatte costruire da Solimano il Conquistatore ad imitazione delle fortezze medioevali occidentali. Il secondo cortile è un enorme parco percorso da viali che portano alle scuderie, alle cucine, che non abbiamo visitato perché ci siamo subito messi in fila per l’harem. Ne valeva certamente la pena! Si entra dalla Porta delle Carrozze (da cui uscivano le donne dell’harem per le loro visite in città!) e si visita subito la zona riservata alle guardie degli eunuchi neri, sale e celle adorne di maioliche, cortiletti interni, la loro moschea, e poi la scuola dei principi, sempre rivestita di maioliche e fregi dorati. Si entra poi nell’harem vero e proprio con gli appartamenti delle odalische e quello della madre del sultano. È veramente il regno delle mille e una notte, la ricchezza che vi si trova è impressionante si arriva ai bagni della madre e del sultano, con decorazioni e rubinetteria in oro, fino alla grande sala del trono in stile roccocò. Qui la maioliche viennesi, gli specchi veneziani, le dorature del trono si sprecano, come pure nelle sale seguenti dove pitture, finestre con vetrate stupende, porte intarsiate di madreperla, focolari placati d’oro, passaggi segreti, fontane che proteggevano la privacy con il loro scorrere, rendono il luogo altamente fiabesco. Si arriva poi alla “gabbia”, gli appartamenti dei principi ereditari, che non potevano avere alcun contatto tra loro, gli appartamenti delle concubine che avevano dato figli al sultano ed il cortile delle favorite, circondato dagli alloggi di queste. Usciti dall’harem, nel terzo cortile, resta ancora molto da visitare: la sala delle udienze, la biblioteca, la moschea, e soprattutto il tesoro, la collezione più ricca del mondo. Questo è raccolto in 4 sale e tra abiti, spade, scatole, borracce e addirittura troni ricoperti di perle, ori, pietre preziose e diamanti veramente c’è da lasciarci gli occhi. Non meno importante per i musulmani dal punto di vista religioso è la collezione di reliquie sacre del profeta Maometto, e della Kaaba.

Visitiamo anche il quarto cortile, che contiene vari padiglioni con gli alloggi del capo dei medici, la farmacia, il padiglione di Bagdad, quello della circoncisione dei principi, ed il portico dell’Iftar, un balconcino con un baldacchino dorato dal quale si gode di una bellissima vista della città. A questo punto siamo veramente affaticati, ci fermiamo un pochino nel secondo cortile dove ritroviamo i Baccilieri che non hanno visitato l’harem (avendolo già visitato anni prima) e che ci raccontano dello spettacolo che hanno visto davanti alla Porta della Felicità, il Cambio della Guardia locale che noi purtroppo ci siamo persi. Ci mancano ancora la mostra delle porcellane che saltiamo e quella delle armi che invece è piccola e ci facciamo una visitina. Dovevano essere ben robusti quei guerrieri per portare degli spadoni tanto massicci! Ci sono scimitarre da “mamma li turchi” e bellissimi fucili. Uscendo passiamo anche per la sala del consiglio e quella del protocollo.

Il pomeriggio prosegue senza altra sosta con la visita alla sotterranea Basilica Cisterna, enorme serbatoio di acqua costruita ai tempi dell’imperatore Giustiniano lunga 143 metri e larga 65, per un’area totale di 9800 metri quadri, è sorretta da 336 colonne di marmo alte 9 metri ciascuna disposte in 12 file di 28 colonne, il soffitto ad archi crea un effetto particolarissimo specchiandosi nell’acqua in cui nuotano colonie di pesci. Resta poi da vedere nella zona di Sultanamhet, Santa Sofia, il capolavoro dell’arte Bizantina restato in piedi dal VI secolo fino ad oggi, voluto da Giustiniano per sfidare il tempio di Salomone a Gerusalemme, con una cupola tra le più grandi del mondo è la più grande e bella di Istanbul cui si è contrapposta la musulmana moschea blu. Dopo varie opere di consolidamento che l’hanno allargata ed appesantita esternamente e restauri che ne hanno fatto riemergere i mosaici raffiguranti i santi, è ora aperta e visitabile come museo. Forse per questo è fredda e non mi coinvolge emotivamente, è sicuramente bellissima ma per me vince la moschea 10 a 0. Rientriamo in albergo per riposarci e rifarci un poco della notte precedente passata a litigare con il condizionatore che funzionava solo al piano terra, ma non nelle stanze, e per prepararci allo spettacolo di danze folcloristiche che vedremo in serata. Mi deludono moltissimo i dervisci, col loro girare sempre alla stessa velocità, immaginavo una danza più movimentata, ma questo è solo uno spettacolo per turisti ed i ballerini che interpretano i balli popolari delle varie regioni sono invece molto carini nei loro costumi variopinti.

18 agosto: ultimo giorno utile per visitare Istanbul, domattina partiremo subito per l’aeroporto. La prima meta è la moschea del Solimano, da raggiungere attraverso il bazar, vero spettacolo da non perdere assolutamente per chi viene ad Istanbul. È una cittadella coperta di vie grandi e piccole tutte illuminate sia dai soffitti a volta, sia dalle vetrine dei negozi. Noi arriviamo prestissimo, stanno ancora aprendo e non ci sono ancora turisti, è il momento migliore per farsi un’idea della grandezza del posto, sono buffe le frecce stile metropolitana che si vedono in alto agli incroci con tutte le indicazioni sulle uscite più vicine ed è curiosa la stretta balconata che scopriamo corre tutto intorno alle vie, appena sotto il tetto. Ci lustriamo solo gli occhi con le varie merci e gioielli esposti, poi via verso la grande moschea. Forse è ancora più grande della Moschea Blu, sicuramente più imponente, ed è anche bella nella sua austera semplicità interna, ma per me non c’è paragone e le preferisco anche la piccola Moschea dei Piccioni, questa tutta adorna e femminile, che si trova all’uscita del bazar delle spezie, davanti al grande ponte di Galata che attraversa il Corno d’Oro. Perdiamo l’entrata alla funivia che porta su alla torre, forse nascosta da tutti i cartelloni della Renault che pubblicizzano il Gran Premio automobilistico che sta per cominciare, ci facciamo la salita a piedi e ci riposiamo nella tranquilla piazzetta fornita di fontana e panchine. Prendiamo poi l’ascensore per salire in cima alla torre e qui ci scateniamo a fotografare lo splendido panorama che si apre sotto i nostri occhi. La città è enorme, bellissima nella parte vecchia sull’altra sponda, quella che abbiamo visitato, dove fotografiamo il Topkapi, e le moschee con tutte le cupole che rilucono sotto il sole, mentre la parte sulla quale ci troviamo è la città moderna, che non ci ispira molto. Speravo di individuare almeno la piazza Taksim e la zona universitaria, ma tutto sparisce in un mare informe di tetti. Quindi scendiamo e ritorniamo in albergo, stavolta in tram. Cena da Mc Donalds ed è finita la nostra avventura turca.

19 agosto: Partenza dall’albergo per l’aereoporto “Ataturk” alle ore 9. Dall’aereoporto siamo partiti alle ore 13,55 per Francoforte, poi per Bologna alle ore 17,35 e arrivo alle ore 19.

Paolo: Abbiamo trascorso in Turchia 19 giorni, abbiamo percorso circa 4000 km, abbiamo visitato dei luoghi stupendi, abbiamo incontrato persone gentilissime. Sicuramente rimarrà una vacanza indimenticabile e speriamo di poter tornarci presto.

Notizie utili: Noleggiato (Hertz) un furgone HIUNDAI da 8 posti con aria condizionata, siamo rimasti soddisfatti del mezzo.

Le strade che abbiamo percorso sono risultate tutte buone, stanno allargando una quantità enorme di strade e ci siamo anche chiesto il perche allargare tutte queste strade visto che non abbiamo quasi mai incontrato traffico.

Al mare si possono adoperare gli stessi costumi che si usano in Italia.

Gli alberghi (10) a parte quello a Istanbul, li abbiamo prenotati per internet (alcuni non hanno voluto nemmeno l’acconto), e non c’è stato nessun problema.

Gli euro vengono accettati per il cambio.

E’ possibile prelevare soldi dai bancomat.

Abbigliamento leggero e scarpe comode (in Cappadocia per la sera è meglio prevedere un pullover).

Abbiamo percorso l’autostrada Istanbul-Ankara, è molto bella e costa molto poco.

I Carburanti costano di più che in Italia.

Mangiare: da provare GOZLEME e la PIDE (pizza turca).

Non abbiamo mai avuto sensazione di pericolo ne nelle grandi città che nei piccoli paesini.

Preparatevi a bere il tè turco (è molto buono) perché è offerto spesso come benvenuto.

Per strada bisogna fare attenzione ai trattori che spesso viaggiano contromano e a persone che attraversano le strade anche a 4 corsie, la guida dei turchi lascia a desiderare (vedrete cose turche, nonostante questo in 19 giorni e 4000 km abbiamo visto solo un incidente).

Da portare sicuramente medicinali per la dissenteria e antibiotici intestinali (noi su sei persone tre hanno dovuto farne uso anche se siamo stati attenti alla alimentazione, comunque in 1-2 giorni passa tutto).

Baccilieri – Rovesta (Paolo, Giuseppina, Barbara, Renzo, Maria, Egle) baccili@libero.It

Puoi trovare altri diari di viaggio con foto e cartine sul nostro sito “VACANZE IN LIBERTA’: digilander.Libero.It/baccili



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