Finalmente in Patagonia
Finalmente la Patagonia!
Da anni sognavo di andarci poi per un motivo o per un altro il viaggio è sempre stato rimandandato. Adesso invece è la volta buona.
L´unico problema è che sono da solo, la mia ragazza infatti non può venire e della Patagonia dice che ne può fare anche a meno(!!!!). Non sono mai andato via da solo, sono un po´...
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Finalmente la Patagonia! Da anni sognavo di andarci poi per un motivo o per un altro il viaggio è sempre stato rimandandato. Adesso invece è la volta buona. L´unico problema è che sono da solo, la mia ragazza infatti non può venire e della Patagonia dice che ne può fare anche a meno(!!!!). Non sono mai andato via da solo, sono un po´ indeciso sul da farsi. La mia paura è infatti quella di annoiarmi. Trovo una soluzione intermedia. L´agenzia da cui mi servo organizza per marzo 2004 un viaggio in Patagonia. Il loro programma è fare Ushuaia, Parco del Paine, crociera nei fiordi cileni e Bariloche, a me la seconda parte del viaggio non interessa, starò con loro fino al Paine, poi da solo andrò a El Calafate e a El Chalten e mi ritroverò con loro a Buenos Aires. Nella sostanza avrò 9 giorni organizzati e 9 giorni da fare da solo in totale autonomia. Una situazione di compromesso che mi costa un po´ di più del completo fai da te ma che nel complesso non mi dispiace. Il 4 marzo parto con il pulmino dell´agenzia diretto a Roma. Siamo solamente in 6, altri 6 sono partiti 2 giorni prima perchè al programma della gita volevano aggiungere (giustamente) due giorni a El Calafate. Li ritroveremo a Ushuaia. Oltre a me ci sono il capogruppo, Massimo, e una famiglia di Empoli, composta da genitori, figlia diciottenne e zia di questa. Per fortuna sono tutti molto simpatici e alla mano. Buenos Aires L´aereo dell´ Aerolineas Argentinas è in orario perfetto e arriva a Buenos Aires più di un´ora in anticipo rispetto al previsto, arriva così presto che all´aeroporto a prenderci non c´è nessuno! Aspettiamo un bel po´ finchè non arriva l´autista del pulmino che ci condurrà all´hotel. L´hotel è in pieno centro in av. Arenales, e non è male. La mattina abbiamo in programma il giro turistico della città che dura tre ore. Andiamo. La giornata è bellissima e c´è un bel caldo estivo. Vediamo i punti più significativi della città, l´impressionante avenida 9 de julio, Plaza de mayo, l´esterno del teatro Colon, San Telmo, la Boca e Recoleta. Viste così le città mi sanno di poco, comunque i brevi tratti a piedi fatti per la Boca e in Plaza de Mayo riescono a farmi piacere anche questo giro. Pranziamo a buffet mangiando l´inverosimile e spendendo pochissimo, qua la vita costa molto meno che da noi! Il pomeriggio è libero. Visto che tutti hanno intenzione di dormire decido di andare in giro per conto mio. Esco dall´hotel e mi inoltro nelle strade circostanti. Cammino per quasi due ore, ma non ne rimango affascinato, anzi, questa Buenos Aires per ora mi fa proprio schifo. Troppo traffico, troppo caos. Adesso io ho bisogno di tranquillità, di silenzi, di grandi spazi aperti… Della Patagonia. Rientro un po´ deluso. Per la sera è in programma la cena con lo spettacolo di tango! Onestamente non è che mi interessi moltissimo la cosa, però visto che sono qua tanto vale andare a vedere. Ci vengono a prendere con un bus e ci portano al locale. E´ molto bello (mi pare si chiami mister tango), anche se troppo turistico. La cena con bistecca è davvero buonissima, poi inizia il tango. Lo spettacolo è interessante anche se io dopo 10 minuti mi sono già rotto. Per fortuna mia la mattina seguente io e Massimo abbiamo il volo per Ushuaia prestissimo e dobbiamo alzarci alle 5 (gli altri 4 arriveranno con un altro volo) e quindi siamo quasi costretti dopo mezz´ora di spettacolo ad alzarci e ad andarcene. Appena fuori facciamo per prendere un taxi e subito uno dei ragazzi del locale ci stoppa dicendo che il taxi ce lo chiama lui per la nostra sicurezza. Addirittura si arrabbia con me che vorrei prendere il taxi che è arrivato e che si è fermato proprio davanti. Visto che è molto minaccioso decido di lasciar perdere e aspettare il taxi chiamato da lui, su cui di sicuro avrà la percentuale. Aspettiamo un quarto d´ora e poi arriva. Che assurdità! Mi aspetto che il tassista faccia il furbo e difatti il tassametro è spento e lui non accenna ad accenderlo. Lo fa solo quando lo invito a farlo. E poi comincia a girare per le strade intorno all´hotel, con l´intento di far aumentare il costo della corsa. Me ne accorgo subito perchè nel pomeriggio ho camminato abbastanza intorno all´hotel e vedo che a un certo punto gira dalla parte errata. In questo caso però lasciamo fare, anche perchè il tassametro scorre lento, alla fine spendiamo 8 pesos e ci può stare. Ushuaia Sabato 6 marzo sveglia alle cinque e subito all´aeroporto. Il nostro volo fa scalo a el Calafate e poi si dirige a Ushuaia. A El Calafate saliranno su questo volo gli altri 6 partecipanti del gruppo. Fino a El Calafate il volo è tranquillo, poi c´è un problema tecnico che ci obbliga a restare fermi sull´aereo per quasi un´ora, finalmente si riparte. Il volo da El Calafate a Ushuaia è un po´ turbolento, soprattutto la picchiata finale tra le nubi mi fa trattere il fiato. Meno male che per due settimane di voli non ne devo rifare! Ci siamo. Finalmente sono arrivato. Faccio la conoscenza con gli altri 6 che sono 3 coppie di ultrasessantenni, comunque mi sembrano simpatici. Aspettiamo 20 minuti all´aeroporto l´arrivo anche degli empolesi e poi via verso l´hotel. Due minuti per posare le valigie e subito esco fuori. Ancora non mi rendo ben conto di dove sono, quasi non riesco a credere di essere riuscito ad arrivare finalmente in questo posto, tante volte letto sulle mappe, tante volte sognato. Finalmente sono nella Terra del Fuoco e tra pochi giorni entrerò in Patagonia! Le forti raffiche di vento freddo mi aiutano a rendere reale quello che finora era stato solo un sogno, un´idea. Ushuaia è una città strana, mi ricorda un po´ le città dell´Islanda, sul mare e con alle spalle i monti scuri imbiancati in cima. Forse non sarà bellissima, ma è una città mitica, quella che a ragione o a torto è riconosciuta da tutti come la città più meridionale del mondo. Giro tutto il primo pomeriggio per le strade di Ushuaia evitando il centro troppo affollato. Verso le cinque incontro i miei compagni di viaggio e fisso con loro per la cena. Le due ore restanti le passo dall´altra parte della piccola baia, dove c´è il moletto per le imbarcarzioni turistiche e un campo di volo. Mi siedo in riva al mare, in un punto dove non c´è nessuno, e mi fermo a pensare e a riflettere. Davanti ho l´acqua, poi Ushuaia. Più oltre i monti e il cielo. Mi sento bene e sono tranquillo come non lo ero da molto tempo, io che sono un eterno irrequieto e insoddisfatto finalmente sono contento di dove sono e di quello che sto facendo. E non è poco. Purtroppo è l´ora della cena, devo andare. Ritrovo i miei compagni all´appuntamento e andiamo a mangiare a buffet. Si spende poco e si mangia bene. Parco Terra del Fuoco La mattina seguente ci aspetta l´escursione al Parco Terra del Fuoco. Prima di andare al parco ci fermiamo un attimo in centro per le foto di rito al cartello di Ushuaia, poi da lì in pulmino nel parco. La giornata è un po´ grigia, il sole fa di rado capolino tra le nubi, per fortuna però non piove. La mattina trascorre facendo il trekking costiero, un percorso di 6 km lungo il canale di Beagle. Il paesaggio è interessante ma non eccezionale, il ritmo poi è assai lento, cosicchè dopo un po´ mi rompo e insieme a Emilio, un signore del gruppo me ne vado per conto mio. Vediamo pochi animali, unica cosa caratteristica sono gli alberi rovinati dai castori, un ambiente davvero singolare. Arrivati in fondo al sentiero ci tocca però aspettare quasi un´ora l´arrivo degli altri. Appena arrivano con il pulmino andiamo al piccolo rifugio che si trova sulla strada dove ci fermiamo alcuni minuti. Lì vediamo una volpe rossa che indisturbata aspetta dei bocconcini di cibo dai presenti. Noi mangiamo a panini cento metri più avanti, dove le nostre guide hanno preparato un tavolo. Arriva anche la volpe che addirittura viene a mangiarmi un pezzetto di formaggio dalla mano. Dopo pranzo ci aspetta l´escursione in canoa. Io sono un po´ dubbioso perchè se la canoa si rovescia addio macchine fotografiche e obiettivi. La guida però mi tranquillizza dicendomi che non corro rischi. Le canoe sono da due, io sto dietro e Massimo è davanti. Solo gli empolesi vengono, insieme alle due guide. In sostanza abbiamo quattro canoe. Non sono mai stato in canoa ma è facile, in pochi minuti imparo a dare la direzione remando. Partiamo dal lago Roca e seguiamo il fiume che scende fino in mare alla Baia Lapataia, nel canale di Beagle. L´esperienza è straordinaria. Delle volte ci lasciamo trasportare dalla corrente senza remare e ascoltiamo il silenzio. Un silenzio assoluto. E´ bello ascoltare il silenzio. Mi dà serenità e mi aiuta a ripulire la testa da tutti i cattivi pensieri. Dopo oltre un´ora arriviamo al mare, purtroppo è finita, non prima però di aver un po´ vagato nella baia. Prima di risalire sul pulmino è di rito la foto alla fine della panamericana. Oggi è stata una giornata bellissima. Da Ushuaia a Puerto Natales Alle 6 della mattina dell´8 marzo partiamo con l´autobus che da Ushuaia ci porterà fino a Punta Arenas. A me piace viaggiare in autobus, mi piace lo scorrere del paesaggio dal finestrino e anche molte ore di viaggio, se il paesaggio vale, non mi annoiano. La stradà è lunga, la prima parte del paesaggio è più interessante perchè montuosa, poi inizia la pampa! A Rio Grande cambiamo autobus e dopo un po´ ci fermiamo alla frontiera col Cile! Entrare via terra in Cile deve essere sempre un impresa, mi è capitato entrando dal Perù e ricapita adesso. Tra una cosa e l´altra perdiamo due ore. Finalmente ce la facciamo e ci dirigiamo a nord, dove attraverseremo lo Stretto di Magellano. La traversata è breve, dura venti minuti, l´autobus è caricato sul battello e noi scendiamo. La traversata di per sè non è nulla di che, è emozionante però pensare che in quel momento stiamo attraversando il famosissimo Stretto di Magellano. E poi di là ce la Patagonia. Finalmente metto piede in Patagonia! Da quanto tempo volevo farlo! Poi risaliamo sul bus con direzione Punta Arenas dove arriviamo per le 6. La sera ceniamo in un ristorante particolare, che si chiama la Luna, è particolare perchè c´è un planisfero dove si puo´ piantare una bandierina con scritto il proprio nome sulla città di provenienza. E´ divertente vedere da dove provengono i turisti. Dal sud Italia quasi nessuno, dal Nord e dalla Toscana moltissimi. La mattina seguente decido di fare un giretto presto, per fare qualche foto. La mia idea l´ha avuta anche Vittorio, uno del gruppo, così andiamo insieme. C´è però poco da vedere e da fotografare, giriamo un´oretta e poi rientramo, Punta Arenas fa abbastanza schifo. Alle 10 abbiamo il pulmino che ci aspetta per farci fare un tour cittadino. Ci porta in un posto dal quale si ha una bella vista e poi si ferma ad un supermercato dove prendiamo qualche panino. Da qui ci dirigiamo alla Pinguinera. Sulla strada vediamo molti nandu, animali simili a struzzi, tantissime lepri e anche due volpi della Patagonia, che quasi si disinteressano di noi, segno che l´uomo non le disturba. Poi arriviamo. Che vento freddo che tira! Siamo proprio in Patagonia! Di pinguini non ce ne sono tantissimi, e quelli che ci sono, tranne poche eccezioni, si mantengono abbastanza lontani dai percorsi obbligati, scatto comunque diverse foto, mi piacciono i pinguini sulla spiaggia con il mare di sfondo. Dopo circa un´ora e mezza rientriamo a Puerto Natales da dove prenderemo il bus di linea per Punta Arenas. La giornata si sta facendo meravigliosa, il vento gelido sta spazzando le nubi e mi fa sperare in una bella giornata il giorno seguente. E´ importante che lo sia, il giorno successivo saremo al Parco del Paine! Parco del Paine Dopo aver passato la notte a Puerto Natales la mattina del 10 marzo ci alziamo di buon ora con destinazione Parco del Paine. La giornata è bellissima, speriamo si mantenga così! Prima di andare al Paine facciamo sosta alla Cueva del Milodon, una grotta nella quale è troviamo una pacchiana riproduzione di uno strano mammifero preistorico. Interessante solo perchè ricorda il romanzo di Chatwin… Per il resto se ne poteva fare anche a meno… Poi finalmente prendiamo la strada del Parco del Paine. Dopo un bel po´ di strada sterrata fatta a tutta dal nostro spericolato autista finalmente abbiamo la prima immagine del massiccio del Paine. Bellissimo, unico nel suo genere. Ci fermiamo ad ammirarlo nelle vicinanze di un laghetto. A contorno guanachi, nandu´ e moltissime lepri! Si vedono ben distinte anche le torri che danno il nome al parco… Se il tempo si mantiene così domani saro´ proprio sotto a loro. Più ci avviciniamo più il massiccio diventa imponente e bello. Fantastico! Prendiamo la strada per l´hosteria Lago Grey e percorriamo zone di bellezza mozzafiato e vediamo un´infinità di guanachi. Facciamo un´altra sosta nei pressi della Laguna Amarga dove abbiamo una spettacolare immagine riflessa nell´acqua, incredibile. Proseguendo ancora per la strada arriviamo a vedere ben distinti i tre corni, altra tipica immagine del parco. Poi arriviamo al lago Grey. Dalle ampie finestre del ristorante, dove mangiamo, abbiamo un´incredibile spettacolo: i monti, il lago e in fondo al lago, in lontananza, gli iceberg e il ghiacciao! Mangio pensando a tutt´altro che al cibo e sperando che il tempo non si guasti proprio adesso, c´è da fare l´escursione al ghiacciaio in battello… Alle 14 e 30 siamo pronti, scendiamo al lago dove un gommone ci porterà alla barca principale, la corrente è fortissima, il gommone quasi non riesce a risalire il fiume! Dopo 10 minuti di gommone arriviamo alla barca. Partiamo! Esco subito all´aperto, non voglio perdere niente dello spettacolo che mi aspetta. Incontriamo i primi iceberg e proseguiamo vedendo il fronte del ghiacciaio avvicinarsi sempre di più. Arriviamo vicinissimi agli iceberg, fino a toccarli con la prua della barca. Purtroppo abbiamo il fronte del ghiacciaio contro sole e i colori perdono di vigore, non faccio nemmeno una foto. Il ghiacciaio ha però due fronti, separati da una collinetta. Navigando tra gli iceberg ci dirigiamo prima verso quello più orientale arrivando vicinissimi al fronte, peccato ancora per il sole quasi contro… È quasi impossibile fare foto decenti. Poi andiamo verso il fronte più occidentale, e questo ha una luce perfetta, il sole viene da un lato e crea dei colori e dei contrasti meravigliosi. Il ghiacciaio assume tonalità che vanno dal bianco al blu scuro, passando dall´azzurro intenso e dal verde scuro. Dietro al ghiacciaio, lo sfondo scuro delle montagne e dietro il cielo azzurro. Un gommone colorato si frappone tra me e il ghiacciaio, perfetto, un fotografo che può voler di più! Scatto foto a ripetizione! Tutto sembra irreale! Non andrei mai via da qua. Avevo già visto una cosa simile in Islanda, ma qua, per le dimensioni o forse anche solo per il sole e l´azzurro del cielo, è tutta un´altra cosa. Non vorrei mai venire via. Poi purtroppo il battello fa marcia indietro e prende la via del ritorno. Ritorniamo all´hosteria del lago grey verso le 19 e prendiamo il pulmino per andare all´Hosteria Las Torres dove pernotteremo. Questa giornata non è però ancora finita e dalla strada ci regala un tramonto incredibile, di un rosso così acceso come di rado ho visto. Oltre alle poche nubi, si accendono di rosso anche i corni. Purtroppo siamo in macchina e non posso fotografare. La serata termina con un´ottima cena all´hosteria Las Torres e con la discussione sul cosa fare l´indomani. Io non ho dubbi. Se la giornata è come quella di oggi, vado al mirador Las Torres. Convinco cinque persone a venire con me, che poi si riducono a una, che poi si riducono a zero! Emilio, il signore che aveva camminato con me nel trekking della Terra del Fuoco, dice comunque che non verrà con me fino in cima ma di sicuro arriverà al primo rifugio, il rifugio Chileno. L´essenziale è comunque rientrare in tempo per le 16 quando il pulmino ci riporterà a Puerto Natales. Gli altri non faranno nulla, rimarranno all´Hosteria Las Torres a riposarsi. Ma si può???? Alle 7 della mattina mi incontro con Emilio al ristorante dell´Hosteria Las Torres per la colazione, ´rubo´ due panini e alle 7 e 20 partiamo. La giornata non è come quella del giorno prima. E´ migliore! Molto più limpida e senza nuvole. Una giornata così è rara da queste parti, farsela scappare sarebbe criminale. Il sentiero comincia in pari per circa un quarto d´ora, fino a che su di un´instabile ponte di legno non si supera il Rio Ascenzio, che impetuoso viene giù dalla gola. Da lì inizia la salita ripida, il sentiero però è buono e non facciamo troppa fatica. Alle 8 e 30 infatti siamo già al rifugio Chileno. Dall´Hosteria ci abbiamo messo un´ora e dieci, la mappa del parco ne segnalava 2 dal ponte. Nel rifugio ci sono una decina di persone intente a fare colazione. E´ in una posizione molto incassata, al livello del fiume, consente comunque una prima vista delle torri. Alle 9 Emilio mi dice che deve rientrare, allarga le braccia e dice che la moglie è giù… A me sembra un´assurdità rientrare, cerco di convincerlo a proseguire almeno per un altro po´ visto che è presto e vista la giornata. Ma non c´è nulla da fare. Adesso è lui che cerca di convincere me a rientrare, dicendomi che andare da solo fino in cima non è una buona idea, può essere pericoloso. Poi mi dice che avrò tempo di ritornarci qua, dopo tutto sono ancora giovane, ho ancora solo 28 anni! E su questa cosa gli do´ ragione, in effetti se le cose vanno secondo la regola naturale potrò anche tornarci qua! E in questo caso vorrà dire che se ci ritorno sarà per la seconda volta! Oggi di certo, con una giornata così, non torno indietro!!!! Questo però non glielo dico, scoprirà da solo la mia decisione. Lui inizia la discesa e io mi fermo ancora un po´ al rifugio. Mentre lui scende vedo salire un bel gruppetto di persone! La cosa mi rallegra, capisco immediatamente di aver risolto anche il problema dell´andar su da solo, quelli, con una giornata così dove vuoi che vadano! Mi metto ad aspettarli. Sono un gruppo di francesi. Fermo una signora e le chiedo prima in spagnolo e poi in inglese se vanno al mirador Las Torres. Purtroppo non capisce nessuna di queste due lingue, però sa l´italiano! Mi dice che vanno proprio al mirador e che torneranno anche loro all´hosteria nel pomeriggio. Chiedo se posso unirmi a loro e gentilmente acconsente. Mi dice di essere di Grenoble e che il giorno seguente ripartiranno per Buenos Aires e poi per Parigi. Tra loro c´è anche una signora con un braccio rotto, se l´è rotto cadendo da un sentiero a causa di una ventata (!) verso il Fitz Roy! Il loro ritmo è abbastanza lento, dopo circa mezz´ora fanno una sosta. Durante la pausa conosco anche la loro guida che mi racconta di essere già stato qua nel 1985, insieme ad un italiano, e di aver fatto il giro del parco in soli tre giorni! Poi ripartiamo, io mi metto in testa al gruppo e insieme a due che hanno un buon passo in breve tempo stacchiamo gli altri. Questa parte del sentiero è abbastanza pianeggiante e tutta nel bosco, facile e non faticosa. Diciamo che con una discreta andatura dal Chileno in 40 minuti si arriva all´inizio della salita finale. E poi comincia la salita! Fa caldo e la salita è ripida, son tutti sassoni da superare. A metà salita sono quasi cotto, forse l´ho presa un po´ troppo alla leggera. E´ troppo tempo che non vado in montagna per bene, mi son fatto prendere la mano! Mi tocca fermarmi e riposare qualche minuto. Più si sale più si vedono meglio le torri che rimangono tappate nella parte inferiore proprio da quella collinetta che sto salendo, e più si va su e più se ne vede, ma non troppo! Queste si mostreranno in tutto il loro splendore solo negli ultimi metri! Dopo quasi un´ora dall´inizio della salita, alle 11 esatte, affaticato ma felice, arrivo al Mirador. Lo spettacolo che mi si presenta davanti è indimenticabile. Ricorderò finchè campo quello che ho visto e che ho provato in quei momenti. Nonostante sappia che nessuna foto sarai mai in grado di restituire ad altri quelle sensazioni che provo io in questo momento, scatto molte immagini… Vorrei che le persone che mi sono vicine nella vita potessere godere con me di tanta bellezza e cerco in questo modo di portarne loro un po´. E poi finalmente mi fermo a guardare. Sotto di me il lago, poi il ghiacciaio e sopra le torri, e dietro un cielo blu che più blu non si può. Che fortuna ho avuto con il tempo, e cosa mi sarei perso se non fossi venuto. Dopo circa mezz´ora arriva anche il gruppo dei francesi. La loro guida si siede e, utilizzando il bastoncino come chitarra, con voce intonatissima, inizia a cantare in francese una canzone di montagna (capisco solo la parte in cui dice che ´la montagna è bella´). Sembra tutto così irreale, bellissimo. E´ vero la montagna è bella, questa montagna è bella, e mi rammarico di non andarci più spesso come facevo solo pochi anni fa, nel periodo in cui ero studente universitario. Alla fine, parlando con i suoi compagni, dice che questo è il più bel verticale del mondo. Non so se sia vero, se ce ne siano altri di più belli, a me però piace credere che sia così. Sono in Patagonia, sono di fronte alle Torri del Paine. Cosa importa del resto. Sono felice. Purtroppo dopo un´ora devo ridiscendere, alle 16 devo prendere il pulmino che mi riporterà a Puerto Natales dove mi separerò dal gruppo e proseguirò il viaggio da solo. Mi viene anche in mente di restare un altro giorno qua ma poi desisto dall´idea. Questo parco mi ha già dato tanto, non voglio di più. Poi ho altre cose da vedere e devo andare ancora nella Patagonia argentina. Tra l´altro nubi nere si stanno addensando all´orizzonte, che cambi il tempo? Saluto i francesi e da solo inizio la discesa. Certo che è lunga e poi fa caldo, i torrenti che all´andata avevo superato senza difficoltà adesso sono pieni d´acqua e devo infilarci i piedi dentro per passarli… Grande idea lo spray impermeabilizzante… In poco più di un´ora arrivo al Chileno ma sono sfinito e non ho più acqua da un bel po´. Visto che è presto decido di fermarmi una mezz´ora, prendo una bottiglia di acqua e una coca cola per dissetarmi. Potenza della coca cola (o dell´acqua): dopo 10 minuti sono già in forma e pronto a ripartire! A questo punto però me la prendo comoda, ogni tanto mi fermo e mi siedo a guardare il panorama. Il tempo si sta guastando, minaccia di piovere. Che fortuna che ho avuto! Dal Chileno impiego circa un´ora a scendere, ma tanto non ho fretta, ho tempo. Quanta gente sta salendo adesso, e che zaini enormi hanno! Alle 14 e 30 arrivo all´Hosteria, i miei compagni di viaggio sono seduti al ristorante, mi chiamamo. Sono stanco morto. Con piacere scopro che posso fare una doccia e subito ne approfitto. Che giornata! Tutti mi chiedono com´è andata, e io dico solo che forse, in effetti il percorso era troppo impegnativo per loro e che hanno fatto bene a non venire. Loro sono stati tutto il giorno lì. Alle 16 quando parte il pulmino per Puerto Natales inizia a piovere… Questa sera il gruppo si dividerà, i quattro empolesi andranno domattina a El Calafate e da lì ripartiranno per l´Italia, gli altri sette si imbarcheranno subito per la crociera tra i fiordi fino a Puerto Mont e da li andranno a Bariloche. Io da oggi non ho più prenotato nulla, sono libero, per comodità però decido di prendere una stanza all´hotel dove sono alloggiati gli empolesi, ma non c´è posto, poco male, ne trovo un´altra poco lontano. Ceniamo tutti insieme per l´ultima volta e accompagniamo all´imbarco i crocieristi. Poi a piedi ritorniamo verso l´hotel. Saluto anche gli empolesi e vado a dormire, adesso sono da solo. Puerto Natales Oggi, venerdì 12 marzo, decido di prendermi una giornata di riposo. Starò senza fare nulla a Puerto Natales, gironzolando per la tranquilla cittadina. La prima cosa che faccio è andare a prenotare il bus per El Calafate del giorno successivo, mi affido alla Bus Sur. Poi visto che devo essere al terminal del bus poco dopo le 7 opto per un cambiamento di hotel cercandone uno lì vicino. L´hotel della notte precedente era proprio sul mare e quando ci arrivo per riprendere le valigie noto che nell´acqua, su dei sassi e sul moletto in disuso proprio lì di fronte, sono placidamente appollaiati tantissimi uccelli, simili a gabbiani. La luce è ottima, difatti è ancora mattina presto, non sono ancora le nove, e prendo spunto per fare delle foto. La situazione è bella perchè sullo sfondo, dall´altra parte del fiordo, chiamato Seno dell´Ultima Speranza, compaiono delle bellissime montagne innevate. Poi anche oggi c´è un bel sole. Che pace c´è in questa cittadina, non si sente il rumore di un auto, solo il rumore dell´acqua e degli uccelli! Prendo il mio zaino e lo porto all´altro hotel. Visto che oggi la giornata è di riposo dopo aver gironzolato un altro po´ entro dentro in un internet point dove mi metto a controllare la posta elettronica che trovo intasata completamente dai virus… Leggo anche un po´ di notizie dal mondo venendo a conoscenza del terribile attentato di Madrid. Uscendo dal locale non vedo un gradino e quasi mi slogo una caviglia. Che male, zoppicando arrivo all´hotel e per prevenire guai passo la caviglia un bel po´ sotto l´acqua gelida. Per fortuna il dolore dopo un po´ passa e rimane solo un piccolo fastidio per qualche ora, ma che rischio! Pranzo in un localino lì vicino e passo il primo pomeriggio a riposo, non voglio sforzare troppo la caviglia! Alla tv mi vedo la storica finale dei Mondiali 1982 Italia-Germania. Poi mi rompo e visto che la caviglia è a posto vado a fare un altro giretto. Adesso in giro c´è più gente, forse perchè è venerdì, noto anche che qua i turisti non sono moltissimi, forse a Puerto Natales la giornata ce la passano in pochi. Girando per Puerto Natales noto i moltissimi cani liberi, cani he avevo visto anche nelle città del nord del Cile e ogni volta che li vedo, anche se sono sporchi, mi vien da pensare che stiano meglio loro dei nostri cani. Certo di sicuro stanno meglio di quelli che da noi sono nei canili, ma forse stanno meglio anche di quelli oppressi negli appartamenti o nei piccoli giardini. Denutriti infatti non mi sembrano e girano tranquilli e al riparo da grossi pericoli per le strade della città. Perito Moreno La mattina di sabato 13 marzo sto percorrendo che è ancora buio con tutti i miei bagagli il breve tragitto che mi separa dall´autobus. Quando arrivo è ancora presto, c´è solo un altissimo americano nella sala d´aspetto. Dopo un po´ arrivano altri 4 americani giovani e una coppia di francesi con 2 bambini, infine ci raggiunge un altro francese senza bagagli, dall´aspetto di galeotto, che, nervosissimo, si accende una sigaretta dietro l´altra. Alle 7 e 30 partiamo, probabilmente visto che siamo in pochi il trasferimento è fatto con un minibus. Oggi la giornata è un po´ grigia, ma tanto la tappa è di trasferimento. Dopo un po´ arriviamo al confine e rapidamente, senza inghippi, lo passiamo. Sono di nuovo in Argentina! Attraversiamo per ore un paesaggio abbastanza monotono ma con un certo fascino fino a che arriviamo in vista del Lago Argentino. In lontananza vedo inconfondibili e minuscole le sagome del Fitz Roy e del Cerro Torre, li vedo per la prima volta (e purtroppo sarà anche l´ultima). L´idea è di andare là subito, arrivare cioè a El Calafate e prendere il primo bus per El Chalten dove dovrei arrivare questa sera. Però ci sarà un cambiamento di programma… Quando arrivo a El Calafate mi dirigo subito all´Hostal Calafate di cui parla la guida e che avevo visto tempo addietro su internet. Arrivo e prenoto il bus delle 18, prenoto anche un letto in un ostello a El Chalten e una camera singola per le ultime tre notti che passerò a El Calafate. Ora ho da aspettare le 18… Mentre aspetto sento dire che il Perito Moreno è ormai da quasi 2 giorni incredibile e che si sta rompendo. Escludo il fatto che si possa verificare mentre sono qua la rottura della diga di ghiaccio che separe i due bracci del Lago Argentino perchè sono 16 anni che questa rottura non avviene, ma comincio a pensare che forse oggi potrebbe valer la pena andare a dare un´occhiata. Ci devo pensare un po´… Faccio un giro. Mentre gironzolo per il centro incontro gli empolesi seduti ad un ristorante. Hanno comprato un sacco di ricordi e sono in attesa di andare in aereoporto per il volo che li porterà a Buenos aires e poi in Italia. Loro mi dicono che il Perito Moreno ieri era impressionante, non sapevano se questa era la norma perchè non l´avevano visto altre volte, ma avevano avuto l´impressione che fosse una situazione particolare, i pezzi di ghiaccio si staccavano in continuazione, con un frastuono enorme. E allora decido di andare a vederlo anch´io. Magari ci sono delle condizioni climatiche tali che fanno staccare più del solito i pezzi di ghiaccio. Torno con loro all´Ostello (anche loro erano alloggiati lì) e cambio il bus con quello della mattina successiva, tolgo la prenotazione per questa sera all´ostello di El Chalten e prendo una camera qui. Infine prenoto l´escursione al Perito Moreno delle 15. Mangio un hamburgher, saluto per la seconda volta gli empolesi e mi metto ad aspettare il bus dell´escursione. Finalmente il bus arriva e partiamo. La guida è tutta eccitata e dice che il ghiacciaio si sta rompendo, dopo 16 anni! Ancora non ci credo, troppa sarebbe la fortuna, penso di aver capito male. E´ 16 anni che non succede una cosa del genere che succeda proprio quando ci sono io? Dice anche che vista la situazione straordinaria è sospeso il trekking nel bosco che porta fino alle passarelle. Ma che si sia rotto davvero il ghiacciaio dopo 16 anni??? C´è un macello di gente, le macchine sono parcheggiate ovunque. Purtroppo il cielo è un po´ grigio, ma non si può avere tutto… Finalmente arriviamo e capisco che davvero la diga di ghiaccio che separa i due bracci del Lago Argentino ha fatto crash! Quella che prima era una diga di ghiaccio adesso è un enorme ponte di ghiaccio e sotto a velocità vorticosa passa un fiume che sta trasferendo l´acqua dal braccio di sinistra a quello di destra. Questo ponte di ghiaccio si sta assottigliando sempre di più e sta cadendo a pezzi con boati incredibili. L´acqua poi, passando a tutta velocità alla base del fronte del ghiacciaio lo corrode rapidamente e fa cadere da questo pezzi a ripetizione. E cadono pezzi grandi, enormi, alti come tutta la parete e larghi anche 100 metri. Io sono nelle passarelle di fronte alla parete di ghiaccio e lo spettacolo è impressionante. Blocchi di ghiaccio grandi come case si staccano di continuo e intere pareti vengono giù abbastanza di frequente. Quando cadono si formano onde enormi, alte anche 50 metri e la fortissima corrente in basso, in pochissimo tempo, porta via i residui di ghiaccio caduti. Non pensavo che in natura potesse esistere uno spettacolo del genere. Chissà che spettacolo quando cadrà l´intero ponte! Le tre ore che passo lì volano via in un secondo e purtroppo è già ora di andare. Il ponte di ghiaccio non è ancora caduto, forse domani, al massimo dopodomani. Mi piacerebbe essere qui in quel momento. Però devo andare a El chalten. Rientro a El Calafate che sono le 22, sono sfinito da questa giornata, e domani mi aspetta il lungo trasferimento in autobus fino a El Chalten. El Chalten Alle 7 sono già fuori l´ostello che aspetto il bus per El Chalten! Chissà perchè però la stanchezza quando sono in viaggio non la sento, la sento solo a casa… Anche oggi giornata un po´ grigia, speriamo migliori. Il paesaggio è simile a quello tra El Calafate e Puerto Natales, una enorme distesa di erba. Affascinante sì, però un po´ monotona. Verso le 10 facciamo una sosta ad un punto di ristoro, non è che ci sia granchè, una pizzetta e una coca cola però li rimedio. Faccio conoscenza con uno spagnolo seduto sul bus nel sedile davanti al mio. Anche lui viaggia da solo, ha girato quasi tutto il Sud America da solo. Lui farà solo una giornata a El Chalten, rientrerà infatti con il bus del pomeriggio del giorno successivo. Ci mettiamo d´accordo per andare a fare un breve trekking di un paio d´ore nel pomeriggio, fino al mirador del Fitz Roy, sotto la Laguna Capri. Lui è alloggiato al Rancho Grande e ha una camera singola, io invece sono all´Ostello Condor delle Ande. Il tragitto è ancora lungo, sulla strada vediamo un enorme condor intento a cibarsi di un animale morto, l´autobus si sofferma e lui lento si alza in volo. Finalmente arriviamo, sono le 14, ci abbiamo messo una vita, anche perchè l´autobus andava davvero piano. E non si vedono nè il Fitz Roy nè il Cerro Torre. L´ostello dello spagnolo è proprio di fronte a dove si ferma il bus, il mio è lontanissimo, dall´altra parte di El Chalten. Che palle! Devo fare 20 minuti a piedi carico di tutti i bagagli. Non sarebbe nulla se non tirasse un vento micidiale che alza dalle strade, rigorosamente tutte sterrate, una terribile polvere che ti entra dappertutto. Chalten è un posto assurdo, fatto di case di legno e di lamiera e posizionato in una valle dove tira sempre vento. E, lamentandomi del vento fortissimo, rimango sconcertato quando arrivo al mio alloggio e mi sento dire che in genere tira assai più forte di così! Il mio alloggio fa schifo. Ho ha disposizione un letto in una camera di non più di 10 metri quadrati dove si trovano tre letti a castello. Non si riesce a passare quando i bagagli di tutti sono a terra, bisogna montarci sopra. Il bagno è minuscolo, 1 metro quadro per doccia, wc e lavandino, e allagato. Purtroppo non trovo di meglio, tutti gli alloggi a El Chalten sono occupati. Alle 16 ho appuntamento con lo spagnolo al Rancho Grande e da lì ci dirigiamo verso l´inizio del sentiero per il Fitz Roy. Il tempo fa schifo, i monti non si vedono. Dopo un po´ troviamo il cartello che l´indica l´inizio del sentiero, entriamo nel bosco. Per fortuna il vento cessa. Il sentiero sale rapidamente e non sarebbe nemmeno male se si vedesse qualcosa. Invece la situazione peggiora. Inizia a piovere. Arriviamo fin sotto la Laguna Capri ma non si vede assolutamente nulla. Decidiamo di rientrare. Che sfortuna! Ci vediamo a cena e ci mettiamo d´accordo per il giorno seguente per andare a fare il trekking fino al Campo base del Cerro torre. Se il tempo sarà buono l´idea è quella di fare a questo punto il sentiero di collegamento con il Fitz Roy, raggiungere il campo base di questo e poi rientrare a El Chalten per le 18 in tempo affinchè lo spagnolo possa prendere il bus per El Calafate. Io in ogni caso mi tratterrò un giorno in più. La notte trascorre abbastanza tranquilla, in camera con me ci sono degli svizzeri che dormono tranquilli senza creare problemi. Alle 7 e 30 ho appuntamento con lo spagnolo al Rancho Grande, da lì prenderemo il sentiero alto per la Laguna Torre. Anche oggi il tempo è grigio. Si continua a non vedere nulla. Il sentiero sale rapidamente per un centinaio di metri per poi proseguire in pari e in leggera discesa fino a ricongiungersi con l´altro sentiero proveniente da el Chalten. In un´ora esatta arriviamo al Mirador del Cerro Torre. Nulla! Non si vede nulla, solo nuvole. Del Cerro torre si vede la base e basta. Speriamo migliori. Da lì il sentiero inizia leggermente a scendere fino a raggiungere il livello del fiume che sgorga dalla Laguna Torre e di cui seguiremo il corso. Il sentiero da qui in poi è tutto in pari. Davanti a noi ci sarebbe il Cerro Torre, ma è coperto dalle nubi per una buona metà. In un´ora e mezza arriviamo prima all´accampamento De Agostini e poi alla Laguna Torre. Il tempo non accenna a migliorare, accantono definitivamente l´idea di raggiungere oggi anche il campo base del Fitz Roy e decido di stare qua alla Laguna Torre in attesa di una schiarita. Certo che anche qui deve essere proprio bello con il sole. Cerco di figurarmi aiutandomi con una cartolina l´ambiente circostante privo di nubi. Confrontando quel che riesco a vedere del Cerro torre con la sua immagine sulla cartolina, mi rendo conto che almeno 1000 metri di montagna rimangono nascosti dalla spessa coltre di nubi. La cosa che mi fa più rabbia è che verso est il cielo è azzurro. Rimango lì a guardare il lago, il ghiacciaio che ci si immerge dentro e la base rocciosa del Cerro Torre. Sto così per quasi tre ore, confidando in una schiarita che purtroppo non arriva. Eppure basterebbe che il vento che soffia impetuoso modificando di continuo la posizione e la forma delle nubi scacciasse anche solo per un minuto quel cappuccio che copre quel monte tanto famoso. Ma nulla. L´ambiente è comunue ricco di fascino e potrei rimanere lì all´infinito. Lo spagnolo invece si è rotto di aspettare, tanto più che è iniziato a piovere. Prima di prendere la via di El Chalten seguo il sentiero fino alla fine, fino al Mirador Maestri, ma non cambia nulla. Sotto l´acqua, sconsolato, riprendo la strada inversa. Ogni tanto mi volto a vedere se il Cerro torre si è liberato, ma nulla. Stavolta prendo il sentiero basso per arrivare a El Chalten dove arrivo per le 15. A El Chalten c´è il sole, ma i monti sono ancora completamente avvolti delle nubi. Saluto lo spagnolo e mi dirigo all´ostello per una doccia. Io ho ancora domani per sperare, e volendo anche il successivo, l´idea per il giorno successivo è ripetere lo stesso percorso se il tempo è buono. Mi riservo di decidere l´indomani mattina, prima della partenza del bus. Decido di confermare il biglietto per il bus della mattina, riservandomi di spostarlo alla sera o al giorno seguente nel caso che il cielo sia sereno. Passo il resto della giornata di El Chalten a pensare. Alle 22 vado a letto e mi addormento subito. Al posto degli svizzeri in camera con me ci sono degli israeliani che rompono all´inverosimile, alle 11 entrano in camera, accendono le luci e fanno casino fino all´1 di notte. Poi si addormentano e iniziano a russare. Che strazio! Alle 5 e 45 lascio suonare la sveglia più del dovuto e fiducioso corro a vedere se il tempo è migliorato. Sopra di me c´è un magnifico cielo stellato. Mi preparo in pochi minuti ed esco per dirigermi verso il punto di partenza dell´autobus per spostare il mio trasferimento a El Calafate sul bus delle 18 e per lasciare in custodia i miei bagagli. Non faccio a tempo a uscire con lo zainone in spalla che inizia a piovere! Non capisco, sopra di me vedo le stelle… Verso i monti però… Guardando bene vedo bianco, nubi. Non c´è speranza. Il Cerro Torre non vuole che lo veda. Prendo questa cosa come un segno, vorrà dire che tornerò a rivederlo, lui tanto sarà sempre lì, magari mancherò io ma lui di certo sarà sempre lì ad aspettarmi. E poi un motivo per tornare ci deve sempre essere. Salgo sull´autobus che sta piovendo. Sull´autobus incontro due italiani, marito e moglie, che abitano da 40 anni a Buenos Aires. Mi dicono che sono qua da una settimana ed hanno avuto solo due belle giornate, guarda caso quelle in cui ero al Paine. Allontanandoci da El chalten il tempo migliora, è sereno, le nubi pero sono ancora densissime attorno al Fitz Roy e al Cerro Torre. Continuo a voltarmi per cercare di scorgerli ma non c´è verso. Chissà se nel pomeriggio si libereranno. Ormai però è tardi per recriminare. El Calafate Alle ore 12 del 16 marzo sono di nuovo a El Calafate. Mi informo subito se il Perito Moreno ha finito di rompersi e poichè la risposta è affermativa decido di trascorrere il pomeriggio in questa cittadina che la guida della Lonely Planet e quelli che ci sono stati prima di me definiscono orrenda. Secondo me non è vero che è orrenda, perlomeno se prima lo era adesso non lo è più. E´ una tipica cittadina che si regge esclusivamente sul turismo ed è pulita e ordinata quanto basta per renderla gradevole. Uscendo dalle due o tre strade centrali mi rendo comunque conto che intorno c´è poco anche se noto un grandissimo numero di cantieri aperti, segno che El Calafate è in grande espansione. Giro un po´ per negozi cercando qualcosa da riportare a casa, trovo però poco o nulla. L´artigianato di qui è assai scadente. L´unica cosa che si trova in abbondanza è rappresentata dai contenitori per il mate, ce ne sono di tutti i tipi e dimensioni, solo che a casa ne ho già due, acquistati nel precedente viaggio nel Cile settentrionale. Qua il mate è davvero una tradizione incredibile, e per me è una cosa curiosa vedere tantissimi giovani bere con delle cannucce metalliche da questi strani contenitori, nei quali ogni tanto viene aggiunta acqua da un termos tenuto sempre a portata di mano. E quanto ne bevono! Per me è una cosa strana perchè tendo ad associare il the e gli infusi vari alla colazione o alle persone anziane. Un giovane lo vedo meglio con un bel boccale di birra. Mah! Mi metto poi a valutare le escursioni proposte dalle varie agenzie, ho ancora due giorni da passare. Per il giorno seguente prenoto l´escursione in barca che va a visitare tutti i ghiacciai, rimando al ritorno da questa gita, la decisione sul modo in cui passerò l´ultimo giorno. Stasera ceno con la pizza, di carne non ne posso più. E trovo un posto dove la fanno assai buona, si chiama Pietro´s, sulla strada principale su di un angolo. E´ croccante e saporita, anche se fatta con il forno elettrico, e cosa importante è fatta con la vera mozzarella! Lago Argentino Alle ore 7 del 17 marzo sto aspettando il bus che mi porterà a Puerto Bandera da dove parte il catamarano che percorre il lago Argentino fino ai tre ghiacciai Spegazzini, Upsala e Onelli. Al porto ci sono due catamarani molto grandi che ci aspettano e incredibilmente sono entrambi strapieni di persone. Questa cosa non mi piace granchè, io preferisco le escursioni con meno gente. Il catamarano parte a razzo. E´ impossibile stare fuori senza bagnarsi completamente. Da lontano vediamo anche un condor che volteggia sul lago. Sembra incredibile ma il lago è mosso come il mare e ci sono delle onde notevoli (per essere un lago). Tira anche un vento fortissimo. Il tempo è variabile, però più ci si avvicina alle montagne più aumentano le nubi. Finalmente compaiono i primi iceberg e arriviamo allo Spegazzini. E´ un ghiacciaio molto bello e ha la particolarità di essere assai alto. Quando siamo sotto fa impressione. Stiamo un po´ qua e poi ci dirigiamo verso l´Upsala. L´avvicinamento all´Upsala è lungo ma meraviglioso, attraversiamo a tutta velocità un braccio di lago disseminato di enormi iceberg, con dei colori fantastici. Abbiamo un vento contrario fortissimo e stare con la faccia esposta al vento è divertente. Poi ci fermiamo rimanendo abbastanza distanti dal fronte del ghiacciaio, probabilmente per motivi di sicurezza. L´ambiente è comunque bellissimo. Vediamo anche un enorme iceberg che si ribalta, impressionante, il colore blu del ghiaccio che da sott´acqua viene fuori ha dell´incredibile. Poi ci dirigiamo verso la baia Onelli. Il catamarano ci lascia nei pressi di un porticciolo e da lì, a piedi, attraverso un magnifico bosco, in circa 15 minuti, giungeremo alla baia Onelli. La baia Onelli è una sorta di laghetto disseminato di iceberg. Peccato solo ci siano troppe persone, rovinano la magia del luogo. In particolare ce l´ho con un gruppetto di americani che tirano pietre in acqua con l´obiettivo di centrare i pezzi di ghiaccio e romperli… Mah! Cammino un po´ intorno alla baia, certo che qua è proprio bello! Dopo circa 2 ore dobbiamo risalire sul catamarano. La gita è finita, dobbiamo tornare a Puerto Bandera e da lì a El Calafate. Oggi è stata una giornata lunga, all´ostello rientro che sono già passate le 20 e 30, non sono più in tempo per fissare altre escursioni. Vedo però che sono rimasti posti disponibili per l´escursione organizzata proprio dall´Hostel Calafate e che va al Perito Moreno. Mi prenoto per questa, sono curioso di vedere il Perito Moreno in condizioni normali. Sono stanco morto, però in pratica in tutta la giornata non ho mangiato quasi nulla e allora mi decido per una replica del giorno prima, di nuovo pizza! Perito Moreno – Il ritorno Oggi è l´ultimo giorno pieno che faccio in Patagonia, sono un po´ triste. D´altra parte bisogna pur tornare a casa. Anche oggi alle 7 sono già fuori dall´ostello ad aspettare il bus dell´escursione. Partiamo. L´autobus fa un giro diverso dalla volta precedente, percorre una strada sterrata e si sofferma di fronte ad una Estancia. Il passare da questa strada alternativa ci consente di ammirare molti animali. Oggi è una giornata bellissima, anche se come sempre, all´avvicinarsi ai ghiacciai, il tempo tende a peggiorare leggermente. La guida propone il trekking nel bosco che ci porterà fino alle passerelle del Perito Moreno. Io non voglio rischiare che il tempo si guasti e decido di farmi portare direttamente al ghiacciaio. Sull´autobus rimaniamo in cinque. Appena arriviamo vedo subito che la situazione è assai diversa da quella della settimana precedente. Il ghiacciaio è molto meno vivo, continua sì a lasciar cadere pezzi di ghiaccio ma con assai minor frequenza, i boati sono quindi assai più radi. Il turbolento fiume alla base dal ghiacciaio che trasferiva l´acqua a un lago all´altro si è trasformato in un placido canale pieno di iceberg. Il ponte di ghiaccio non c´è più, è caduto. In compenso oggi c´è pochissima gente e il sole illumina magnificamente ogni cosa. Visto che il tempo è variabile e le nuvole passano rapide sopra di me, talvolta oscurando il sole, mi precipito subito a fare un po´ di foto per cercare di sfruttare queste ottime condizioni di luce. Mi piazzo su uno dei terrazzi intermedi, quello dove c´è il cartello ´Glaciar Perito Moreno´, e mi metto a scattare foto. Dopo un po´ vedo arrivare una ragazza con un zaino enorme, mi domando se voglia campeggiare qua. Si sistema accanto a me e dallo zaino tirà fuori un grosso cavalletto e due macchine fotografiche, la più piccola è una medio formato che si mette a tracolla… L´altra macchina va a posizionarla invece sul cavalletto. E´ una panoramica 6×17, enorme. Mi dice di essere australiana e che quello è il suo hobby! E rimane lì ferma in quel punto dalle 10 e 30 fino alle 2 del pomeriggio! Mi viene anche da pensare a quanto le costi ogni scatto visto che usa Velvia 120. Poi penso anche al peso di quella roba. Va bene la passione però a tutto c´è un limite. Io invece gironzolo per le passerelle, cercando la posizione migliore per lo scatto. Oggi però non è come sabato scorso, quando bastava inquadrare in un punto e attendere che quel punto cadesse, oggi bisogna aver fortuna. Comunque sto lì fino alle 15 godendo anche della bella giornata. Alle 17 e 30 sono già a El Calafate, oggi è stata una giornata riposante, mi rimane anche il tempo per controllare la posta elettronica. Vado a mangiare di nuovo la pizza e poi mi metto a preparare lo zaino per la partenza. Gli ultimi due giorni La notte ho gli incubi, sarà che mi tocca prendere l´aereo da solo e non mi piace, però c´è poco da fare. Sono agitato e quindi dormo poco. Alle 7 sono già in piedi. L´aereo ce l´ho alle 11 e 20. Cavolo faccio adesso? Deciso di aspettare un po´ e poi mi dico che aspettare per aspettare tanto vale farlo all´aeroporto. Prendo un taxi e alle 8 arrivo. Solo che non ho fatto il conto con il fatto che il mio volo è il primo della giornata… Fino alle 8 e 30 l´aeroporto rimane chiuso… Mi tocca quindi aspettare fuori. E poi dentro insieme a quelli che fanno le pulizie. Alle 10 finalmente riesco a fare il Check-in e a liberarmi dello zaino. Il volo per fortuna è tranquillo e arriva in perfetto orario all´aeroporto nazionale di Buenos Aires. Ritiro la valigia e mi metto ad aspettare quelli che del gruppo originario hanno fatto la crociera e stanno arrivando da Bariloche. Dopo circa mezz´ora eccoli! Mi salutano e subito mi chiedono se ho visto il Perito Moreno rompersi, la notizia era arrivata anche a Bariloche! Mi dicono che la crociera non è stata granchè mentre Bariloche è carina. A prenderci anche stavolta non c´è nessuno, dobbiamo rimediare con tre taxi. Passo le due ore che mancano alla cena leggendo in camera, non ho voglia di uscire, tanto ho tutta la giornata di domani e lì intorno c´è poco. Ceno con Massimo, gli altri vanno a vedere lo spettacolo di tango. Mangio la bistecca e mi rimane sullo stomaco. La carne non la sopporto più, per questo a El Calafate avevo mangiato sempre pizza… Alle 2 di notte mi tocca addirittura scendere e andare a prendere una limonata calda. Poi per fortuna mi addormento. La mattina seguente prendo un taxi con gli altri e vado alla Boca, faccio un po´ di acquisti, ma c´è poco, mi limito a comprare del mate, un altro ciotolino per berlo con relativa cannuccia e un po´ di dulce de leche. Gli altri vanno a visitare il teatro Colon. Io non ne ho voglia e con Massimo, che il teatro l´ha già visto, vado a fare un giro per il centro. Andiamo nella zona dove c´è il centro commerciale, nella zona pedonale nei pressi di Av. Cordoba e mi metto a cercare una maglietta ricordo. Visto che la voglio con la scritta Ushuaia non è cosa immediata. Poi alla fine riesco a trovarla, ne prendo due, una con la scritta Ushuaia e una con la scritta Patagonia. Passa così anche il pomeriggio. La sera poi la passiamo all´aeroporto dove ci aspetta in perfetto orario il volo dell´Aerolineas Argentinas delle 23:30 che ci riporterà in Italia. (Le foto di questo viaggio le trovi su http://freeweb.Supereva.Com/andreasabatini/)
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