Dal Guatemala a Panama

7/08/05 Siamo in cinque, domani si parte per un viaggio che ci porterà attraverso l'America centrale. Ci incontriamo a Milano con i nostri zaini già sufficientemente pesanti, sempre troppo pieni di inutili zavorre. Siamo cinque donne con qualche ruga nel volto, ma con negli occhi lo sguardo curioso di chi vuole scoprire cosa c'è dall'altra...
Scritto da: Emanuela Ceppi
dal guatemala a panama
Partenza il: 07/08/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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7/08/05 Siamo in cinque, domani si parte per un viaggio che ci porterà attraverso l’America centrale. Ci incontriamo a Milano con i nostri zaini già sufficientemente pesanti, sempre troppo pieni di inutili zavorre. Siamo cinque donne con qualche ruga nel volto, ma con negli occhi lo sguardo curioso di chi vuole scoprire cosa c’è dall’altra parte dell’oceano , di chi vuole andare oltre il solito orizzonte. E allora via … Si parte… Viaggiare con leggerezza è il nostro motto… Viaggiare con leggerezza perché l’animo si riempia di volti ed emozioni, di suoni e di paesaggi… Viaggiare con leggerezza perché è la vita un viaggio da fare con pazienza, basta cercarne la dolcezza per scoprirne la magia, basta guardale “dentro” e “oltre” le cose, perché “non si vede bene che col cuore”… Perché … “l’essenziale è invisibile agli occhi”. 8/08/05 Ci sveglia il suono del cellulare… È mattina presto… Doccia, ultimi ritocchi allo zaino.

Elena arriva…Caffè e brioches al bar sotto casa e poi via verso Malpensa dove ci attendono le formalità solite per l’imbarco. Siamo al gate. Dietro di noi sentiamo parlare Arabo, la riflessione comune è che ,anche non volendo, per un attimo un sospetto ci ha sfiorato. Frutto dei tempi, che cambiano così come le paure. Mentre aspettiamo l’ora dell’imbarco, progettiamo la rituale foto di inizio vacanza : gruppo completo … Autoscatto naturalmente. Per ingannare il tempo di foto ne facciamo varie e ci impelaghiamo, accapigliandoci un po’, su una discussione lessical-filosofica relativa all’utilizzo del verbo ” Fare ” in sostituzione del verbo viaggiare, visitare, vedere, comune nei gruppi di viaggiatori … decidiamo, meglio lo decide chi sta scrivendo .. Nonostante le ironie del resto del gruppo, che noi non ” Faremo il Guatemala o l’Honduras, o la Costarica…” ma viaggeremo attraverso IL Guatemala… vedremo l’ Honduras… ecc… Per fortuna si apre l’imbarco e finisce il delirio lessical-filosofico… si parte e ognuno usa il verbo che vuole… Dopo scali e trasferimenti senza fine, in una giornata lunghissima, in cui perdiamo il senso del tempo , finalmente il nostro aereo atterra a Guatemala City , sono le 7,30 p.M. Ora locale. L’aeroporto è semivuoto e scuro , sembra notte inoltrata. I bagagli arrivano, nonostante il nostro pessimismo. L’ufficio del turismo è ancora aperto così facilmente troviamo una sistemazione in un albergo non distante . E’ solo per una notte, domani partiremo per Antigua , la prima vera tappa del nostro viaggio, quindi non ci preoccupiamo se la nostra stanza non è il massimo , se da subito dobbiamo aprire il sacco lenzuolo, se più che una stanza d’albergo sembra essere un ripostiglio di mobili e ninnoli vecchi, immagini sacre comprese. La stanchezza vince ogni cosa e rapidamente ci addormentiamo.

09/08/05 Noleggiamo un taxi e Arriviamo ad Antigua abbastanza presto. Troviamo un alloggio al ” Sin Ventura” albergo molto accogliente e non troppo caro, vicinissimo al”parque central” . La prima impressione della città è positiva … ricorda un po’ Trinidad di Cuba : case basse, colorate, acciottolato ordinato su cui si aprono porte che lasciano intravedere patii curati e giardini tropicali… Siamo felici e ci sentiamo tranquille… dobbiamo però darci da fare. Visitiamo così numerose agenzie di turismo , ce ne sono moltissime, per organizzare il tour al lago Attitlan. Alla fine scegliamo un giro che ci offre a un prezzo accettabile il viaggio al lago e il trasferimento nella stessa sera a Chichicastenango con rientro ad Antigua il giorno seguente. La fame si fa sentire e così sperimentiamo per la prima volta la cucina guatemalteca al ristorante “Las Palmas” Nel pomeriggio continuiamo a girovagare per il paese; seguendo il nostro intuito esploriamo le strade calme e riposanti, fino a giungere al convento delle ” capucines” .

Ci piace questo paese e ci fermiamo ad osservare la gente sedute in una panchina del parque central… è sera e siamo stanche , nei nostri pensieri le prime immagini colte tra le strade di questo luogo dall’altra parte del mondo … Un dubbio ci sorprende: … Siamo forse noi la reincarnazione delle cinque suorine che occupavano il convento delle “capucines”… Comunque sia ,all’unanimità, Luciana è nominata Madre Badessa .. Perse in questi pensieri , avvistiamo un colibrì. Cena frugale , poi a dormire presto… domani ci aspetta il lago con il suo vulcano sullo sfondo. Mentre ci stiamo per addormentare , mi viene in mente un haikù che non comunico per non suscitare le solite ironie … ” Vento leggero, è Antigua a cullarmi Sorriso indio ” 10/08/05 Partiamo all’alba quando ancora Antigua non si è svegliata. Naturalmente niente colazione.. Il lago è indubbiamente bello e molto grande , contornato da tre vulcani sulle cui pendici sono situati alcuni paesi che raggiungiamo con un battello. L’escursione merita sia per il fascino del luogo sia per la vitalità dei mercatini artigianali , che incontriamo nelle varie soste, pieni di colori , di voci sommesse , di sole “invernale” che ai tropici scotta moltissimo e ci costringe a protezioni di vario tipo. La sera alle 16 con il solito pulmino raggiungiamo Chichi, la vera meta di questa escursione…Arriviamo che c’è ancora luce e troviamo alloggio all’hotel Chuguita , in pieno centro, tutto sommato la sistemazione ci pare accettabile . Cena piacevole in un ristorantino di cui mi sfugge il nome, ma che oltre al buon cibo ci permette di godere di un sottofondo musicale apprezzabile, mentre fuori fervono i preparativi per il mercato che domani ci aspetta. Ci addormentiamo pensando ai colori del Guatemala , agli occhi sorridenti dei bambini che abbiamo incontrato oggi, al passo veloce dei campesinos già arrivati in città con le loro merci, alle rughe silenziose dei vecchi seduti agli angoli delle strade.

11/08/05 Ci alziamo di buon’ora e ci incamminiamo curiose verso il mercato… Le emozioni sono forti e intense come lo è l’odore della resina bruciata che fuma sulle scale del sagrato della cattedrale . E’ stranamente e dignitosamente silenzioso questo mercato ma pieno di gente e di colori … ne siamo subito rapite , subito conquistate … se potessimo per un attimo liberarci da quest’ansia di possedere che ci rende tutti uguali, noi, i turisti che arrivano e senza guardare puntano obiettivi a destra e a manca, comprano e comprano contrattando su prezzi già bassi , si caricano di inutili immagini e inutili oggetti e non si fermano un attimo a sentire, a respirare lo spirito vero di questo luogo fatto di magia e passato di miserie e di ricchezze , di giovani che sembrano vecchi e di vecchi che sorridono come i giovani… Girovagando per le strade colme di mercanzie di tutti i tipi, trascorriamo questa giornata che non so descrivere meglio di così, ma che ci lascia un ricordo che ci accompagnerà per molto tempo. Torniamo ad Antigua che è sera .. Siamo stanche e dobbiamo preparare i bagagli perché domani si parte e il problema è : come far entrare nello zaino le varie coperte ,copertine, ninnoli che ci siamo comprate e che dovremo trascinarci a questo punto per tutto il viaggio…L’impresa risulta davvero ardua e ai limiti dell’impossibile.

12/08/05 Ci alziamo alle quattro. Temo che non sarà l’unica levataccia di questo viaggio. Il pulmino arriva puntuale… neanche a dirlo l’illusione di essere noi sole ad occuparlo svanisce presto … alcune soste e tutti i posti disponibili sono occupati da altri turisti e dal corredo dei loro bagagli ingombranti. Accanto a me una signora americana riesce a dormire per tutto il tempo semi-appoggiata alla mia spalla . Io non mi muovo per evitare di disturbare il suo placido sonno. Poche formalità per superare la frontiera con l’ Honduras e in mattinata inoltrata siamo a Copan , la nostra meta. Scegliamo la prima sistemazione che ci viene proposta sicuramente per la stanchezza , ce ne rammarichiamo un po’ perché con qualche dollaro in più ci potevamo permettere il lusso di un patio più accogliente per le serate che prevedo casalinghe. ( L’hotel si chiama Marie Jennie) . Il pomeriggio lo passiamo a girovagare per questo paesino dalle strade ordinate intorno al piccolo, solito parque central . Qui tutti gli uomini portano il cappello bianco dalle ampie tese e qualcuno entra in paese a cavallo… mi colpiscono i miliari che sembrano bambini e vanno in giro con fucili enormi, mi colpiscono i controlli col metal detector alle entrate degli uffici e i divieti di portare armi appesi alle porte della banca, mi colpiscono i fuoristrada dai vetri scuri e minacciosi, e gli uomini che tranquilli si fermano per la siesta all’ombra dei grandi alberi, Mi colpisce la pioggia tropicale che copiosa ci bagna…

13/08/05 Colazione al caffè della piazza , devo dire davvero ottimo caffè … Addirittura cappuccino… un sogno .. Peccato che il conto finale risulti piuttosto salato. A piedi raggiungiamo le “ruinas”.. Ci si arriva con una piacevole passeggiata di un chilometro circa attraverso un sentiero ombreggiato. L’ingresso costa 10 dollari , noi decidiamo di prendere anche una guida aggiungendone altri 25 e siamo fortunate perché Modesto Lazaro, la nostra guida appunto, ci conduce nella città maya con discrezione e perizia. La visita di questo splendido sito archeologico finisce per essere non solo interessante, ma una vera esperienza . Ci aggiriamo per le rovine di questa città fino all’ora di pranzo. Il pomeriggio invece lo dedichiamo ad una passeggiata a cavallo in mezzo ai campi di caffè e di mais… Naturalmente nessuna di noi è un’esperta cavallerizza… e questo rende tutto molto divertente… Ceniamo al “Carnila Nina Lola”. Pincho di carne alla brace, birra “salva vida”, musica a volontà, cameriere che servono portando i piatti in testa con agilità e abilità e un bellissimo temporale tropicale che scroscia impetuoso. L’umidità che affiora dalla terra e dai nostri corpi sudati ci spinge nel languido sperdimento di questa notte honduregna..

Abbiamo attraversato parte del Guatemala e ora in tre giorni stiamo assaporando un piccolo pezzo di Honduras. Siamo un po’ “giapponesi” e la nostra conoscenza dei luoghi e della gente è certo incompleta, lacunosa, frammentaria , però il tempo pare che si dilati, ogni giorno ne vale quattro perché gli incontri sono particolari e nuovi , i luoghi spesso magici e comunque intensi … Siamo dall’altra parte dell’oceano, qui la gente è giovanissima e sorridente i bambini vanno a scuola spuntando sulla strada improvvisi a gruppi colorati. Qui le ingiustizie , le diseguaglianze, la sofferenza, i terremoti, i servizi segreti non hanno distrutto la voglia di vivere che si respira in queste umide serate di piogge tropicali, di verdi intensi ,di sequoie giganti che nascondono le rovine di una lontana ed elegante civiltà. A tutto questo mi viene fatto di pensare mentre sto per addormentarmi e per recuperare le forze …

14/08/05 Partenza per Tegu… Il bus di coincidenza ci aspetta a San Pedro Sula.. Attesa di circa un’ora e trenta per il cambio in una stazione un po’ blindata… il solito metal detector all’entrata, e la sala d’aspetto piena di pacchi pacchetti e viaggiatori dai bianchi cappelli…L’ Honduras pare che sia un paese armato … moltissimi possiedono armi , io vedo un ragazzo che imbraccia un fucile , è un giovane militare , ma questo non mi rassicura affatto. Sei milioni di abitanti armati di tutto punto … in un territorio grande e credo fertile, ma dove ho visto dal finestrino del pullman bambini che frugavano nelle discariche a cielo aperto,,,,… Arriviamo a Tegucigalpa la sera alle sette … attonite prendiamo i bagagli, chiuse dentro un garage dove l’autobus è entrato all’arrivo, mentre le porte si chiudevano dietro di noi … Da chi dobbiamo difenderci?… la città è un po’ spettrale , vuota già a quest’ora : negozi chiusi , nessuno in giro, buia , come solo le città povere sanno essere. L’albergo, scelto dopo lettura attenta della guida, è di quelli da film noire degli anni 50… moquette sdrucita e sporca , lunghi corridoi, impianto elettrico fatiscente , solita puzza di chiuso, addirittura … avanzi di cibo lasciati nei carrelli che stazionano tutta la notte nel corridoio… c’è qualcosa di più inquietante e triste di tutto ciò?… decidiamo di farci portare una pizza … e poi andiamo a dormire stanche , sfibrate e un po’ depresse… Vogliamo andar via da questa città 15/08/05 Partiamo alle 7,30 di mattina in una Tegu ancora inquietante, ( forse sarà un nostro pregiudizio ) Andiamo al ticabus :stazione di bus e bunker protetto insieme… fortunatamente non abbiamo problemi a trovare posto , direzione Leon… Nicaragua, Il bus è confortevole, ma come al solito l’aria condizionata sparata a tutto “volume” è tutt’altro che piacevole, mettiamo addosso tutto quello che abbiamo e ci incolliamo al finestrino per vedere qualcosa di questa città che non abbiamo visitato. Percorriamo una strada che costeggia quello che credo sia uno slum di Tegu: capanne di lamiera , umanità che si muove in cerca di qualcosa.. bambini sporchi che girano scalzi a frotte , non hanno l’aria di frequentare una qualche scuola… immagini di povertà e squallore che ci entrano negli occhi mentre in silenzio guardiamo dallo “schermo ” del finestrino, immerse in questa innaturale aria fresca e primaverile… da condizionatore… Che strano anche in questo luogo- non luogo… I bambini si rincorrono sorridenti… Mi addormento… Superata una fatiscente frontiera popolata di enormi TIR e cambia valute, dove ho mangiato il panino più disgustoso della mia vita, arriviamo a … Dove scendiamo per prendere una coincidenza che pare sia immediata per Leon. Ci ha consigliato l’autista e siamo un po’ scettiche, visto anche che non sembra ci sia fermata e che veniamo scaricate nel bel mezzo di una strada … Siamo però felici quando vediamo dopo una breve camminata una ” corriera” locale “sgarrupata” e colorata carica di nicaraguegni vocianti, di ceste di frutta e di sacchi di riso, e soprattutto senza aria condizionata, ma con un impianto stereo eccezionale e con una marea di immagini sacre di buon augurio appese intorno allo specchietto retrovisore… saliamo districandoci tra i passeggeri e con l’aiuto di tutti riusciamo a sistemare i nostri ingombranti bagagli sugli appositi sostegni…Inizia così un viaggio di tre ore incredibilmente divertente… si parte e al ritmo del miglior rock degli anni 70 con una punta di “reggae” e musica afro- americana. Tutti quanti … noi ..I ragazzi longilinei dalla pelle scura , l’autista panciuto e la donna con in braccio i bambini …

tutti ,dicevo ,danziamo al vento dei finestrini , seguendo il ritmo della musica e lasciando i nostri corpi liberi di accondiscendere all’oscillazione dei sedili poggiati su sospensioni e ammortizzatori ormai inesistenti.. Tutti però a tempo, tutti però al ritmo di un paesaggio mozzafiato, con vulcani e pianure coltivate che sfrecciano sotto i nostri occhi , con le chiome degli alberi lussureggianti che ci inebriano dei loro odori… sono davvero dall’altra parte del mondo e questo mi rende felice…

E’ sera quando arriviamo a Leon. Ci sistemiamo nell’albergo “Austria ” veramente lussuoso rispetto agli altri e decidiamo di cenare in centro. . Siamo nella piazza semi deserta all’imbrunire : il barocco decadente fa da sfondo. I leoni responsabili sorvegliano l’ingresso della cattedrale, il giallo ocra della pietra risalta nello sfondo delle nuvole nere che minacciose portano la pioggia tropicale . nessuno si muove.. E’ silenziosa, immobile la piazza enorme che si è improvvisamente svuotata … inizio a sentire il ritmo cadenzato della pioggia . I bambini in costume e scalzi giocano arrampicandosi sui leoni… la venditrice di “naracas” è ferma sotto il suo ombrello aperto… Le luci sono fioche … i lampi squarciano il cielo… Il rumore è un ritmo malinconico… Sotto il portico del ” El Sestes” consumiamo la nostra cena, rapite dall’incanto di questo luogo e dal profumo della pioggia…

16/0805 passiamo la giornata girovagando per questa città piena di gente . Ci piacciono le chiese stile ispano coloniale ,con i simboli della passione che posso facilmente leggere.

Ci piace parlare con la gente che incontriamo cortese e gentile , tranquilla… Sembra che qui nessuno abbia fretta. E ‘una città cantiere, stanno pavimentando tutte le strade intorno al parque central… mi vien fatto di pensare a tutti i rumori che ho incontrato in questi paesi.. A Chichi ad Antigua a Copan .. Qui .. Tutto appena accennato … tutto quasi sussurrato . La gente non urla , le macchine sono poche e soprattutto non ci sono escavatrici, decespugliatori , bitumiere , martelli pneumatici… Sostituite nel lavoro da una marea di operai che con la forza delle loro braccia… scavano , trasportano terre , spargono catrame, tagliano erba e arbusti.. Non so se questo sia un male o un bene per chi qui ci vive e qui lavora … certo il lavoro è durissimo ,sotto questo sole impietoso quasi impossibile … Io guardo e non so dare un giudizio , non so valutare… La superficialità occidentale mi pervade…E penso che una macchina possa salvare il mondo…

Ci fermiamo a mangiare da Claudia , la ragazza che abbiamo conosciuto nella corriere e che ci ha aiutato a trovare una sistemazione. Lei lavora all’ Hollywood pizza .. “america” dovunque in questi luoghi… Sorride come sempre… ci salutiamo da vecchie amiche .. Ci rimangono i suoi occhi sereni, ci rimane la sua cortesia… Non è davvero poca cosa… Fa caldissimo e ogni tanto minaccia pioggia. Entriamo in un mercato coperto, dove le venditrici., tutte donne ,hanno con sé i loro figli nelle culle o allattano al seno mollemente sedute accanto alle loro merci… Leon è una città interessante .. Si sente la sua storia e la sua memoria.. Nel nostro vagare causale ci imbattiamo in una pinacoteca che espone quadri del quattrocento italiano e spagnolo insieme a produzioni contemporanee, il tutto in sale disposte intorno ad un giardino… Strano un museo tropicale.. Commistione di stili e culture : rinascimento e foresta pluviale… l’acqua che scorre nella fontana dà un ritmo… rigenerante , le pale al soffitto muovono l’aria , il pavimento a losanghe fornisce una prospettiva e da ogni stanza si può intravedere il patio lussureggiante e la grande tela che unisce in un sodalizio ardito Guernica e Las meninas … Non è questa terra di compromessi …Non è certo terra di centro… E’ così che arriviamo alla storia .. Alla sede dei sandinisti con i murales ancora inneggianti la libertà .. E in una ricerca crescente giungiamo alla galleria de “los eroes y martires.” Le madri dei ragazzi uccisi durante la guerra civile hanno allestito questo memoriale , hanno esposto a eterna memoria le foto dei loro figli e delle loro figlie , dei loro mariti morti per una causa di libertà…In silenzio, ognuna per proprio conto, ci muoviamo tra gli sguardi di questi uomini e di queste donne e in silenzio ci ritroviamo sedute nel piccolo patio accanto alle due signore che ci hanno accolto e che sono due delle madri degli eroi … Rimaniamo lì ad ascoltare la loro storia e la storia di questo lontano paese spiegata dal dolore delle loro semplici vite… È stato un giorno di incontri questo, tanti ce ne sono stati e non ho fatto tempo a menzionali tutti :: quello con lo studente che vive scrivendo poesie, quello nell’università pubblica , la più antica del Nicaragua , con il medico odontoiatra che organizza una campagna di prevenzione presso i bambini poveri del paese, quello con la gli alunni della seconda classe al completo che stanno per essere visitati e che appena ci vedono scattano in piedi e con sorriso ci cantano una canzone di benvenuto.. Nessuna fotografia, nessuna parola potrà raccontarci questi volti meglio di quello che di loro rimane nel nostro cuore… 17/08/05 Da Leon a Granada …Con un taxi passando per Managua… Di Managua poco da dire.. Arriviamo a Granada che è ora di pranzo, ci fermiamo a mangiar qualcosa nella piazza e intanto cominciamo ad ispezionare la guida e , a turno , vediamo un po’ di alberghi e “alberghetti” che si trovano vicino al centro. Non sappiamo resistere al fascino della hall dell’hotel Alambra… che occupa uno dei lati del parque central e che è quanto di più lussuoso e vagamente demodè io possa immaginare… le camere poi in realtà sono umide e un po’ buie , ma questo ingresso è davvero un tripudio di fiori e acqua che scorre , mobili in stile e riposanti sedie a dondolo intorno a un loggiato che affaccia sulla piazza … Anche la cena è di quelle di classe… al “jazz restaurant” proprio di fianco all’Alambra, luci soffuse atmosfera elegante ottimo cibo ,ottima musica, camerieri che ci guardano a distanza pronti a rispondere a ogni nostra richiesta, il tutto per un costo che non supera i 10 euro . Tutto sommato Granada non ci fa impazzire a parte questo tuffo nel lusso, la prima giornata la passiamo dalla parte del lago , assalite da un delirio di mosquitos che non pizzicano ma entrano ovunque e ci costringono a coprire la faccia con cappelli e bandane .. Il lago è un po’ triste ,forse perché fuori stagione: poca gente,, nulla di particolarmente attraente, ma a volte non si è oggettivi nella valutazione e certo i moscerini condizionano pesantemente il nostro giudizio… torniamo verso il centro , percorrendo una strada alternativa e ci troviamo in mezzo a un quartiere popolare dove ci appare in tutta la sua enormità la povertà e la miseria che alberga intorno ai nostri ristoranti di lusso e al nostro patio lussureggiante… naturalmente il dilemma è lo stesso… si può fare turismo in un paese così povero?? Nella mia nikon penso di poter fissare come souvenir della vacanza gli occhi dei bambini che ci guardano nella piazza di Granada sporchi, con i pantaloni sdruciti che invece di andare a scuola stazionano lì tutto il giorno e vendono noccioline ai turisti… ricchi e puliti che li guardano compassionevoli e si portano via il loro sorriso… Già … i turisti ricchi e puliti dell’Halambra, unico luogo in cui non entra questo odore acre e pungente del tropico…

18/08/05 Tramite un’agenzia organizziamo un giro al vulcano …Visita al cratere , rilevante la vista sulla selva a perdita d’occhio, breve passeggiata e poi immersione totale in un mercatino ad uso e consumo dei turisti con ricordi e ricordini tra i più chic del luogo … tutto piuttosto deludente .. L’unico momento che ci solleva un po’ il morale è la sosta al mirador S: Caterina da dove godiamo di una bellissima vista sul lago…. E sulla laguna Data la cocente delusione subita in questa giornata , decidiamo che è meglio affittare una macchina e spostarci autonomamente a nostro piacimento… domani ritireremo la nostra toyota yaris e partiremo verso il pacifico .. Verso San Juan del sur…

19/08/05.

Partiamo relativamente di buon’ora.. Ci aspetta il pacifico, la mattinata è grigia, non abbiamo dormito affatto bene, la camera trasudava umidità… Rapidamente arriviamo, dopo aver percorso un tratto della 2 ( la panamericana)… la spiaggia è grande e deserta contornata di ristorantini , ci sono una quantità infinita di gabbiani e ci perdiamo nel fotografarli… decidiamo di andare verso la baia di Los Coco tanto abbiamo la macchina , e davvero siamo un po’ sotto tono.. Questa spiaggia non ci aiuta. Così ci mettiamo in macchina e iniziamo a percorrere un tratto di strada non asfaltata che, qualcuno ci ha avvertito, potrebbe essere un po’ dissestata dalle piogge. Mano a mano che i chilometri si susseguono ci accorgiamo di trovarci in mezzo a una selva con alberi incredibili che fanno da cornice. Incontriamo piccoli villaggi di capanne,, gruppi di bambini che vanno non so dove, uomini , donne , animali che camminano ai bordi di questa strada piena di vita… Questo sì, serve a rianimarci . Osserviamo e fotografiamo, ci rallegriamo di aver scelto di noleggiare questa macchina, per altro una delle rare che circolano in quel luogo… a tratti la strada è un po’ sconnessa qualche pozzanghera più evidente ci inquieta , ma nulla di rilevante fino a che non giungiamo a due km dalla nostra meta e siamo costrette a fermarci ai bordi di quella che più che una pozza d’acqua appare come un vero e proprio laghetto che occupa la strada e i lati impedendo almeno al nostro mezzo di continuare… ci fermiamo ai bordi dell’ostacolo per studiare la situazione e cercare un punto possibile per guadare, ma desistiamo a malincuore visto il pericolo di rimanere bloccate …In fondo non è poi cosi importante , quello che abbiamo visto nel percorso è servito a riconciliarci col nostro viaggio . Torniamo indietro e ci fermiamo a mangiare in uno dei ristoranti della spiaggia di San Juan del sur .Facciamo anche un rapido bagno sul pacifico, prima di riprendere la due e incamminarci verso Granada , accompagnate da un cielo ormai arabescato da nuvole bianche spumeggianti. 19/08/05 Partenza per il Costarica, anzi per la Costarica… Ticabus solito, aria condizionata solita… arriviamo a San José il pomeriggio … Traffico e traffico .Troviamo un albergo non male e non lontano dal centro (Hotel Capital ) … andiamo a dormire prestissimo. Siamo stanche per il viaggio e anche per questa città così piena di fast food, di pizza hot , di Mc donald’s, poco da dire di questo giorno 20/08/05 Dobbiamo organizzarci e abbiamo qualche difficoltà anche perché è domenica e tutto è chiuso. Cominciamo col prenotare il bus per Panama city, visto che l’aereo per cui ci siamo informate in agenzia è davvero troppo caro, le 18 ore di pullman ci spaventano, ma non ci si può fare nulla Noleggiamo una macchina anche perché i tour organizzati sono carissimi.. Si fa subito tardi così scegliamo la meta più vicina tra quelle che abbiamo deciso, si tratta del vulcano Irazù .. L’Arenal lo lasciamo a domani.. Guidare a San José non è semplicissimo : traffico caotico, totale assenza di segnaletica , al contrario i costaricani sono gentilissimi e si prestano a fornirci informazione dettagliate sulle strade … con un viaggetto di circa tre ore , sbagliando più e più volte strada arriviamo al vulcano e entriamo nel parco che lo contiene.. 3700 metri sul livello del mare si sentono. Fa un freddo cane. Scattiamo la foto di gruppo che ci vede infreddolite e coperte con felpe e sciarpe e cappelli e che si intitola ” vacanze ai tropici” .Il paesaggio è lunare e nel cratere si è formato un lago colorato di un verde acceso … Sarà l’altitudine, ma ci sentiamo un po’ rintronate. Cerchiamo un posto dove mangiare e ci mettiamo in macchina .Forse per la fame, forse per l’altitudine perdiamo il senso della realtà . Improvvisamente il passaggio si trasforma e ci ritroviamo proiettate dal centro America, ad uno strano posto che assomiglia alla Svizzera o all’Austria… forse al Tirolo. Casette con fiori alle terrazze, tetti spioventi , mucche che pascolano, prati e campi soffici e ondulati… Che strana questa Costarica.. Entrando in un bel ristorantino che assomiglia molto a un rifugio alpino o a un agriturismo piemontese, il nostro straniamento da altitudine raggiunge il massimo perché abbiamo la sensazione di sentire odore di canederli.. Comunque sia al ” noce buena” , mangiamo davvero bene saker e flan al caramello compreso .. Unico neo : niente caffè espresso e niente grappino… Al ritorno sbagliamo strada davvero molte volte , visto che andiamo avanti a forza di intuito e di indicazioni gentili , ma non sempre precisissime. Ci imbattiamo in un paesino che leggendo la guida ci era parso interessante e che stavamo cercando di raggiungere, quando ormai il sole sta tramontando, c’è una festa e questo ci piace molto, siamo meno entusiaste della fila che dobbiamo fare per entrare nella piazza centrale ,cuore della festa… durante una sosta , un signore si raccomanda di fare attenzione perché circolano borseggiatori e di parcheggiare la macchina bene in vista… non è la prima volta che qualcuno ci mette gentilmente in guarda, il giorno prima mentre passeggiavo per le vie di S. José, una signora mi aveva con parole e gesti convinto a tenere il mio zainetto sul davanti e non sulle spalle… presteremo attenzione, ma non vogliamo farci condizionare .. Per cui parcheggiamo la macchina e ci immergiamo in questa festa … La gente è in maschera , la piazza è piena di venditori ambulanti di piccoli imbonitori .. C’è un settore dedicato al gioco d’azzardo, si possono puntare pochi spiccioli su animali coloratissimi, più avanti una sfilata di vecchissimi biliardini e flipper . A lato della chiesa un vecchio luna park più che vagamente felliniano, la cattedrale è stracolma di gente , ci pare una festa popolare degli anni ’50 o ’60 . Rimaniamo in giro per la piazza a curiosare ed osservare , prima di ripartire ci concediamo anche una partita a biliardino… Non siamo distanti da San José, ma ci mettiamo un po’ ad arrivare visto i giri a vuoto che facciamo prima di imboccare la strada giusta che ci conduce all’albergo… incappiamo in quartieri poverissimi , veri e propri slum , dove nella luce fioca dei rari lampioni, si muove un’umanità ferita e randagia…Questo ci lascia inquiete e mute… 22/08/05 Giornata incredibile , ho difficoltà a raccontarla … giornata piena di energia , piena di forza…Di emozione.

Queste le parole : vulcano, foresta , pioggia Il vulcano è l’ Arenal ,stereotipo di cono vulcanico .. Ci arriviamo da San José in più o meno tre ore, ma la strada a un certo punto diventa una striscia sottile in un mare di verde.. In silenzio quasi totale avanziamo in una foresta tropicale talmente viva che solo un po’ di distrazione basterebbe per farle riconquistare anche la strada. Foresta lussureggiante che mentre andiamo ci riempie, ci avvolge, con i suoi colori con i suoi odori con i suoi mille occhi che ci osservano passare.. Poi il vulcano in piena attività, vista e udito ancora , mentre le pietre laviche cadono giù veloci e fumose… Un sentiero che percorriamo a piedi, attraversa un tratto di foresta che pare incantata tanto è verde ed intricata. Le radici affiorano , il sottofondo di felci e foglie lascia evaporare l’umido e il vapore misto all’odore dell’erba è inebriante, Arriviamo ai bordi di una colata spenta e al verde intenso e vivo si sostituisce il nero della pietra lavica in un contrasto fortissimo. Il vulcano , signore del luogo, si espande, si prende il suo spazio. Non posso dire quello che questo luogo mi ha lasciato… La parola è anche pioggia, perché al ritorno, mentre scendiamo dalla colata lavica , ci coglie la pioggia che ci accompagna fino alla fine del sentiero e fa suonare per noi la foresta fitta di erba e foglie ” più rade.. Men rade “.

23/08/05- 24/08/05 Ancora foresta pluviale nel parco Braulio Carrillo e ancora un po’ di emozioni … Poi preparativi per la partenza .. Il viaggio per Panama in ticabus , sarà lungo e faticoso… diciotto ore di autobus.. Aiutooo!!!! Partiamo alle dieci di sera e subito incontriamo qualche difficoltà… la sola aria condizionata sparata al massimo rende l’autobus un frigorifero gocciolante… Il signore corpulento seduto accanto a noi vomita ancor prima di partire con conseguenze inenarrabili… gli autisti non sembrano né gentili , né cordiali e semplicemente ignorano le nostre rimostranze… Pazienza ,qui siamo e qui dobbiamo stare , ci mettiamo addosso tutto quello che abbiamo , impermeabile e KW compreso e tentiamo di dormire…Superata a fatica una frontiera complicatissima e lentissima, ( ho dovuto anche aprire il mio zaino davanti a un doganiere ) arriviamo a Panama nel pomeriggio stanche e infreddolite, ma ancora vive … La giornata non è ancora finita dobbiamo trovare il sistema di raggiungere le San Blas, meta agognata per i tre giorni di riposo, credo meritati: mare, sole, palme e nulla più.

Riusciamo a prenotare cinque posti in un aerotaxi per la mattina seguente con più facilità del previsto . Stanche , ma soddisfatte, crolliamo tra le braccia di Morfeo prestissimo, non prima però di aver dato un’occhiata alla sky line di Panama che si staglia davanti a bellissime nubi tropicali…

25/08/05- 26/08/05-27/08/05 L’ aerotaxi ha solo otto posti … e’ piccolo piccolo.. La cosa ci terrorizza, così come lo scalo in una pista che compare improvvisa all’ultimo minuto nel bel mezzo della foresta…Ma ,nonostante i nostri timori, dopo trenta minuti circa atterriamo a Porvenir, una delle numerose isole che formano l’ arcipelago… E’ questo il paradiso dei paradisi… una marea di isole e isolette, una accanto all’altra che incarnano la nostra idea di isola e di caraibi insieme: palme verdeggianti , periplo di sabbia bianca finissima intorno, mare azzurro e trasparente… e soprattutto assenza totale di grandi alberghi , di villaggi turistici, di stabilimenti balneari… I kuna, orgogliosi abitanti e proprietari di questo paradiso, hanno per ora resistito alla tentazione di vendere le loro amate isole alle grandi compagnie americane e canadesi , e gestiscono loro il turismo ancora poco invadente … Incontriamo Juan appena scese dall’aereo, ci propone un alloggio nella sua isoletta , poco distante dal Porvenir.. Accettiamo. Lui stesso con la sua barca , che ha la forma di una lunga canoa, ci porta alle “Cabana ukup tupu”, dove conosciamo Albertina ,che provvede alla cucina e alla gestione economica del locale. La sistemazione è semplice e spartana, le capanne di giunco costruite su piattaforme che sporgono in mare, sono contornate da ballatoi e terrazzamenti che le mettono in comunicazione e lasciano in ogni parte intravedere l’orizzonte, il mobilio è semplicissimo, ma ovunque sono disseminate amache comodissime, la luce del generatore fornisce un’illuminazione fioca dalle sei del pomeriggio alle nove di sera, poi solo luce di candela e stelle, la cucina di Albertina prevede pesce e riso, polipo granchio e aragosta… E’ Juan con la barca- canoa, che ci porta in giro per l’arcipelago, sono giorni di mare , sole e spiaggia . Ogni isola che visitiamo ,quella del”perro” o quella “dei gabbiani”.,. Ci stupisce a tal punto che tutto ci pare inverosimile.. È come se vivessimo in un sogno o in una cartolina o in un depliant di qualche agenzia di viaggi… ma l’odore del mare e la carezza della sabbia bianca che leggera si infila tra i polpastrelli delle dita, ci fa… incredule.. Scoprire la bellezza della realtà.. Ci piace questo mare, questo verde ombroso delle palme, questo azzurro trasparente, questo bianco che riflette la luce… Ci piace questo posto incontaminato .. È bello sentire il rumore del mare prima di dormire, fare la doccia con l’acqua piovana raccolta in grossi contenitori con una guscio di cocco tagliato a metà , mentre un granchio ci osserva incuriosito; e’ riposante sdraiarsi sull’amaca un po’ consumata e farci cullare dall’ultima luce del tramonto; leggere insieme finché dura la luce e poi perderci nel pontile ad osservare lo spettacolo delle stelle più numerose e più luminose che mai.. Ci piace l’armonia che si respira, la familiarità che ci circonda.. Ceniamo al tavolo tutti insieme con gli altri ospiti e diventa naturale mettere in comune i nostri viaggi e un po’ delle nostre vite, Emanuele e Luciana, ci offrono il loro barattolo di Nutella ( che meraviglia) portato dall’Italia, che Albertina trova “saporoso”, la ragazza iraniana che vive a Londra ci racconta di quanto è bella la Persia e il suo paese, Irina che arriva da Taiwan ci fotografa e ci sorride mentre lentissimamente consuma il suo piatto di riso e granchio… non c’è fretta e non c’è rumore in queste giornate se non quello che arriva dall’isola vicina dei bambini che giocano a tuffarsi in mare nell’ora del tramonto… Nulla di meglio che un posto del genere per guarire dalla depressione , dalla rabbia, dalle nevrosi e dalle fobie accumulate nel lungo inverno…

28/08/05 Arriva presto l’ora di partire.

E’ l’alba , il mare ha un colore tiepido e calmo, siamo sulla barca che si muove lenta e silenziosa… Albertina è venuta a salutarci, è immobile all’ingresso del pontile , solleva una mano in segno di arrivederci, mentre noi ci allontaniamo … Rispondiamo con la malinconia che stringe il cuore ad ogni addio. Guardiamo Albertina a lungo… e a lungo osserviamo il suo saluto, la sua camicia colorata ,il suo sorriso misurato , la sua dignità di donna kuna, orgogliosa di se stessa e del suo paradiso… ( è questa la foto più bella che ho scattato , e che mi porto via… l’ho fatta con i miei occhi e con il mio cuore ). Giungiamo a Panama che è ancora mattina ..Visita rapida alla città ( cajo viejo…Il canale… ) ultimi ritocchi agli acquisti , chiudiamo gli zaini…Ultima cena insieme e un brindisi alla salute del centro America.. “tierra” dove gli oceani si incontrano e i vulcani illuminano le notti , dove la giungla copre con la sua ombra animali coloratissimi e la gente semplice e gentile ti saluta con un sorriso e con un augurio “Hola!!..E..Que todo vaja bien”…



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