Java, Bali, Sulawesi – 1a parte: Java
PRIMA PARTE – JAVA 29 LUGLIO 2004 – IL VIAGGIO Sveglia ore 4, la prima sveglia all’alba di una discreta serie… Alle 5 siamo sotto casa ad aspettare il taxi per Linate… Chi siamo: io Karin, Paolo, mio marito, Enrico e Giorgia, i nostri amici con i quali siamo stati in Baviera l’inverno scorso. Certo che l’Indonesia non è la Baviera, li ho avvisati… Visto che ero io “l’organizzatrice ufficiale” del viaggio, ho raccolto e fatto leggere loro tutto il materiale possibile: racconti, consigli, avvertenze del Ministero degli Esteri, ma queste ultime non li hanno scoraggiati, quindi siamo in pista, con i nostri zainoni e zainetti! Mentre aspettiamo questo taxi che non arriva, trovo il modo di farmi pungere da una zanzara milanese… sulla palpebra! Mi viene già l’ansia all’idea di assomigliare a Elephant Man nel momento del check-in e di non farmi riconoscere dall’impiegata che esaminerà il mio passaporto… Per fortuna nel tragitto fino a Linate tutto si risolve… Imbarchiamo gli zaini solo fino ad Amsterdam perché su questa tratta voliamo con l’Alitalia; dobbiamo poi recuperarli in Olanda e fare di nuovo il check-in con la Garuda fino a Yogyakarta. Vi do un’idea del percorso per niente stancante che stiamo per affrontare: Milano-Amsterdam, Amsterdam-Singapore, Singapore-Jakarta, Jakarta-Yogyakarta… Non oso neanche contare le ore di volo senza parlare di quelle di attesa!… Ma è tutto quello che abbiamo trovato, prenotando comunque 4 mesi in anticipo! Il volo ci costa 1.200 Euro. Per fortuna la vita sul posto si rivelerà molto economica… Yogyakarta si trova al centro di JAVA, l’isola principale e più popolata dell’Indonesia, di religione musulmana.
Tanto per dare un contesto al viaggio, fino a due giorni fa l’Indonesia faceva parte della Top 5 dei paesi dove NON andare, secondo il sito “Viaggiare sicuri”! Bene, incoraggiante! Tuttavia la nostra voglia di viaggiare è più grande e speriamo che non ci capiti nulla di spiacevole. Inoltre, a parte il rischio attentato, l’Indonesia fa anche parte della cosiddetta “Cintura di Fuoco”, e ciò significa alto rischio sismico e/o di eruzione dei suoi innumerevoli vulcani! Infatti, meno di due mesi fa è esploso il Bromo, uno dei più famosi vulcani indonesiani, provocando la morte di due turisti. Ecco, questa è la terza cosa che noi dovremmo fare nel nostro viaggio: scalare il Bromo… Vabbè, mi dico, vedremo quando saremo lì… Giorgia non è per niente rassicurata! Per confortarla analizzo le statistiche e vedo che non dovrebbe più eruttare per i prossimi 4 anni… Ma per ora siamo sull’aereo, un 747-400 della Garuda Indonesia, direzione Singapore, dove ci sarà uno scalo tecnico. Siamo già partiti con un’ora di ritardo e ci aspettano 12 ore di volo fino alla Città del Leone.
La Garuda non è la migliore compagnia con la quale abbia viaggiato ma era la più economica e poi mi piaceva l’idea di volare con la compagnia di bandiera, per entrare un po’ nell’atmosfera. Il “Be sampi base manis” servito per pranzo era molto buono… 30 LUGLIO – L’ARRIVO IN INDONESIA E IL PRIMO IMPATTO CON YOGYAKARTA (JAVA) A Singapore, durante lo scalo, non mi accorgo nemmeno che abbiamo la possibilità di scendere dall’aereo e andar in aeroporto, intanto riempiamo i moduli per l’immigrazione. Dopo un’ora e venti di volo, siamo a Jakarta. Scendendo dall’aereo, una vampata di caldo ci investe insieme a quell’odore caratteristico di umido che ho sempre trovato in Sud-Est asiatico. Stranamente quell’odore, seppur un po’ sgradevole, mi riempie di gioia: sono in Asia! Sono in Indonesia!! Finalmente! Sbrighiamo le formalità per l’immigrazione e paghiamo il Visto di 25 $ valido per 30 giorni. Attenzione, molto importante: se avete intenzione di fermarvi oltre 30 giorni in Indonesia, dovete richiedere il Visto all’ambasciata indonesiana in Italia prima di partire. Non fate come quella coppia italiana che era in coda prima di noi e che è rimasta a bocca aperta scoprendo che non poteva restare più di un mese con il Visto rilasciato in loco! L’unica cosa che poteva fare a quel punto era un andata/ritorno in un paese limitrofe allo scadere dei 30 giorni per poi rientrare in Indonesia… Assurdo! Raggiungiamo di corsa il check-in della Garuda dopo aver recuperato i bagagli (tutti per fortuna!) per l’ultima destinazione: Yogyakarta (si pronuncia Giogiakarta, ma viene affettuosamente chiamata Yogya/“Giogia” dai suoi abitanti). Dobbiamo passare una lunga serie di controlli ma alla fine ce la facciamo a prendere l’aereo malgrado la coincidenza breve. All’uscita dal piccolo aeroporto ci dirigiamo verso i taxi e la ressa che mi aspettavo verso di noi non avviene… Strano… Anzi, nessuno ci considera! Mi decido a chiedere ad uno degli autisti se ci può portare in città e lui mi replica che dobbiamo prima fare i ticket all’ufficio in aeroporto! Infatti qui funziona così: bisogna comunicare la propria destinazione all’impiegato, pagare la tariffa e si riceve in cambio una specie di voucher da presentare all’autista. Tuttavia è la prima e l’ultima volta che vedremo questo sistema durante il nostro viaggio; probabilmente funziona così negli aeroporti. La tratta che ci porta al nostro hotel, l’Istana Batik (170.000 Rp a notte con la colazione – 10.000 Rp = 1 Euro circa) è già un concentrato di vita giavanese: è un macello, tutti suonano e si superano senza regole, c’è gente ovunque, motorini, becak (i risciò)… insomma, una grande confusione! Il nostro alberghetto, prenotato via email dall’Italia, è molto carino da fuori e si trova vicino alla stazione dei treni e a due passi da Malioboro Road, il viale principale di Yogya. Le stanze sono meno belle di quanto ci aspettavamo soprattutto rispetto alle foto pubblicate su internet, ma sembrano pulite. Ci cambiamo subito e ci facciamo un bel bagno riparatore nella piccola piscina, molto apprezzabile dopo 28 ore di viaggio! Sono circa le 17 e non abbiamo intenzione di andar a dormire così ci cambiamo di nuovo ed usciamo a fare un giro in Malioboro Rd, dove si trova un mercato lungo quasi un chilometro sotto i portici. La merce esposta non è un granché (t-shirt, camicie, scarpe, poco artigianato) soprattutto quando si sono già visti altri mercatini asiatici ma vale la pena per osservare il traffico allucinante del viale ed essere al centro dell’attenzione, in quanto per ora di turisti ci siamo solo noi e tutti gli occhi sono puntati addosso a noi! Alcune ragazze ci toccano anche i capelli (sarà perché siamo bionde?)! Qui la notte cala in fretta e alle 19 andiamo a cercare un posto dove mangiare la nostra prima cena indonesiana. La Lonely ci consiglia il Bladok (dove tra l’altro avevo provato a prenotare delle stanze via email invano in quanto non accettano le prenotazioni. Infatti è sempre pieno di “backpackers” ed è difficile trovare una stanza! Ho fatto un giro e sembra molto pulito e carino, c’è anche una piscinetta, insomma un buon indirizzo economico). Purtroppo sembra che il menù sia perlopiù occidentale ma consultiamo la pagina del cibo locale: per me sarà mee goreng (fried noodles) e pancake alla banana con cioccolato. Non male per un inizio! Chiacchiero poi un po’ con il tipo della reception che mi propone diversi pacchetti per il Bromo, il famoso vulcano di cui parlavo all’inizio. Decideremo domani, l’escursione la vogliamo fare fra due giorni, c’è ancora tempo. Torniamo in albergo e crolliamo nei nostri letti… 31 LUGLIO – YOGYAKARTA E IL PRAMBANAN Mi sveglio alle 7, dopo ben 9 ore di sonno. Mi sento in formissima! Dopo la colazione andiamo a prendere un po’ di soldi, Enrico e Giorgia cambiano i Traveller Cheques, noi preleviamo ad un Bancomat perché non abbiamo fatto in tempo ad acquistare Traveller prima di partire… (col sennò di poi direi che questa soluzione si è rivelata molto pratica, abbiamo trovato distributori quasi ovunque, l’unico limite è che si può prelevare soltanto l’equivalente di 100 Euro e che c’è una piccola commissione, ma esiste anche per i TC…). Andiamo anche all’ufficio della Garuda per riconfermare i voli del ritorno e acquistare dei biglietti per il Sulawesi. Costano 1.557.000 Rp a testa, ossia la metà rispetto al prezzo indicatomi in Italia. Valeva la pena aspettare e prenderli qui! Nell’agenzia siamo gli unici turisti, è piena di Indonesiani; approfitto della lunga attesa per imparare alcuni numeri in Bahasa indonesiano. In agenzia bisogna prendere un bigliettino e aspettare il proprio turno e siccome la ragazza chiama i numeri nella sua lingua, è meglio imparare il nostro per non saltare il turno! Archiviate tutte le formalità possiamo dedicarci all’esplorazione di Yogya. Dopo aver lasciato nella cassetta di sicurezza dell’albergo i nostri soldi e documenti, ci rechiamo al Kraton (palazzo del Sultano) in becak. Tratto con i vecchietti che ci vogliono portare e arriviamo alla cifra di 6.000 Rp a persona. Ovviamente i becak sono studiati per la corpulenza degli Asiatici e noi in due siamo un po’ scomodi ma è divertente. Ogni tanto mi viene un terribile senso di colpa quando sento dietro di me l’omino pedalare come un pazzo per spingerci! Arrivati a destinazione, lui non vuole essere pagato subito e dice che ci aspetta fuori dal Kraton così possiamo tornare indietro con lui ma siccome non abbiamo idea dell’ora alla quale usciremo preferiamo dargli i soldi e sentirci più liberi. Alla fine non siamo più tornati da questa parte ma sono sicura che lui ci abbia aspettato a lungo. La visita del Kraton non è un granché ma è la principale attrattiva della città. Subito dopo andiamo a visitare il Taman Sari con un tizio che ci fa da guida (qui le guide si trovano senza difficoltà ed è inutile andar a prenotare in qualche agenzia dei tour della città). Lì ci sono le piscine dove le donne si facevano il bagno mentre il Sultano sceglieva dall’alto quelle che gli piacevano. La guida ci racconta, divertito, che il Sultano poteva anche sceglierne diverse nella stessa giornata! La nostra chiacchierata con la nostra guida si rivela molto interessante, lui ci chiede come noi Europei percepiamo gli Indonesiani dopo gli attentati a Bali e Jakarta, ripete diverse volte che lui “non vuole essere un buon Musulmano”, nel senso che non è integralista e con le sue parole si sente che si vuole distaccare da tutti gli avvenimenti che abbiano coinvolto musulmani nel mondo. E’ molto preoccupato dalla nostra opinione.
Finiamo irrimediabilmente in un negozio di batik dopo che il nostro amico ci ha spiegato che soltanto 45 artisti su 500 sono stati selezionati dal Sultano per vivere nel quartiere del Kraton; questa scelta gli dà diritto ad avere anche una carta d’identità. Ovviamente non usciamo dal negozio con le mani vuote. Vuoi mettere, acquistare uno stupendo batik dipinto da uno dei pittori prescelti dal Sultano?! Dalle rovine intorno al Taman Sari, all’alba o al tramonto, si gode di un buon punto di osservazione per il vulcano Gunung Merapi, attivo e pericoloso… Alle 15 siamo pronti per andar al Prambanan, tempio induista a 17 km da Yogya. Abbiamo concordato il trasporto con il nostro albergo e un autista ci viene a prendere con un minibus. In Indonesia, non si fa mai fatica a trovare qualche mezzo di trasporto, c’è sempre qualcuno pronto a portarti dove vuoi, ad un prezzo da negoziare sempre.
E così, per 160.000 Rp in 4 e dopo un’oretta di tragitto arriviamo al sito del Prambanan, che in realtà non è così distaccato dalla città come mi sarei aspettata. Il biglietto per i turisti costa 10 $, per i locali costa 7.000 Rp ma è giusto che sia così, abbiamo tenori di vita molto diversi. Per ulteriori 40.000 Rp in 4 affittiamo i servizi di un giovane ragazzo che ci farà da guida (diciamo che ha insistito moltissimo per che lo scegliessimo!). Lui è esaltatissimo, e a nostra grande sorpresa parla l’italiano – è autodidatta – ma usa un linguaggio un po’ cervellotico, si capisce che lo fa per impressionarci! Ci racconta tutto sull’induismo e ci descrive ogni bassorilievo dei templi, tant’è che dopo un po’ non ci capisco più niente e mi dedico all’osservazione del tramonto… che dura pochi secondi in realtà. Tutto il sito acquista una luce particolare a quest’ora e i turisti cominciano ad andare via. Una famiglia di Indonesiani ci chiede di fare una foto insieme a loro! Avevo letto sulla Lonely che per loro è molto bello poter toccare o avvicinare uno straniero dalla pelle bianca e noi ci prestiamo volentieri a questo ribaltamento dei ruoli! Dopo la visita, chiacchieriamo un po’ con la nostra guida e parliamo della vita in Occidente, lui è molto impressionato dai costi delle cose da noi, per lui sono senza senso! Quando ci tocca convertire in Rupie il prezzo di una casa a Milano sta per svenire!… Alle 18’30 ci rechiamo al ristorante all’aria aperta con vista sul Prambanan che fa parte del pacchetto che abbiamo acquistato presso il nostro albergo. Per 45.000 Rp mangiamo in abbondanza al buffet su dei tavolini in mezzo ad un prato con una vista molto affascinante sui templi illuminati. Ve lo consiglio. Alle 19’30 entriamo nell’anfiteatro con il nostro biglietto “Vip” (150.000 Rp) per vedere lo spettacolo del Ramayana Ballet. Il posto Vip ci dà diritto ad una poltrona semi imbottita con vista privilegiata sul palco e un sacchettino contenente una Coca Cola rigorosamente calda, un piccolo ventaglio e uno snack indonesiano. Carino vero?!… Lo spettacolo dura 2 ore, passati i primi 30 minuti di beata ammirazione dei costumi e degli attori, vorresti picchiare i suonatori di gamelan e la cantante!… Vabbè dai, sto esagerando! Con il foglio che illustra la storia del Ramayana è tutto più divertente, sappiamo in anticipo cosa succederà, ci divertiamo anche con la presenza al nostro fianco di una coppia di Romane che ci fa scoppiare dalle risate con un paio di frasi ormai mitiche tra di noi, che però chi non ha assistito al Ramayana non può capire… (“a do’ sta la scimmia?!” “eh non so, gli è morto l‘uccello!”). Oltrepassiamo… Dopo lo spettacolo torniamo al parcheggio dove il nostro autista avrebbe dovuto aspettarci. Individuiamo il minibus però a bordo, di lui non c’è traccia, anzi c’è una ragazza indonesiana, quindi non deve essere quello il nostro minibus… Dopo aver fatto il giro tre volte del parcheggio ci viene però il dubbio che sia proprio quello il nostro mezzo e torniamo lì vicino quando accorre dietro di noi l’autista sorridendo a 50 denti!… Ah ecco! Mentre noi ci stavamo godendo lo spettacolo lui aveva trovato un modo per passare il tempo con la sua fidanzata! Senza spiegazioni, avvia il motore e ci riporta in albergo. Le strade di Yogya sono strapiene di gente e ci sono anche alcuni concerti per strada! Anche se la voglia di buttarci in mezzo è grande non possiamo fermarci, domani dobbiamo svegliarci alle 4! 1 AGOSTO – SPETTACOLARE ALBA AL BOROBUDUR Svegliarsi alle 4 non è mai una bella esperienza ma stranamente in viaggio mi pesa molto meno. Il nostro autista però non è in viaggio e non si è svegliato! Per fortuna dopo un paio di telefonate fatte da un impiegato del nostro albergo, ci viene a prendere un vecchio signore che immaginiamo sia il padre. La nostra destinazione è Borobudur, il più grande tempio buddista del mondo. Fuori è ancora buio ma c’è già un gran movimento per le strade. Durante tutto il tragitto, che dura quasi un’ora, vediamo gente che corre, che cammina, chissà dove vanno tutti, alcuni piedi nudi? Dopo qualche chilometro incontriamo un enorme mercato ai bordi della strada, forse la loro destinazione? Ma sono appena le 5 del mattino! Capisco che qui la vita inizia molto presto, al contrario di quello che avviene alle nostre latitudini. Arriviamo davanti al cancello dell’area del tempio prima delle 6 ma non ci aprono prima di quell’ora. Sono un po’ delusa perché ormai è giorno e non capisco perché tutti dicano di venir a vedere l’alba al Borobudur se poi quando aprono il cancello il sole è già sorto da tempo… Boh… Vedremo un po’ quando saremo su. Attenzione, ci sono due ingressi, uno per i locali, che costa 9.000 Rp, e uno per i turisti ai quali si chiedono 10 $, come al Prambanan. Noi ingenuamente avevamo creduto che il Borobudur fosse molto più economico del Prambanan perché non avevamo visto l’altro ingresso! Appena varcata la soglia della biglietteria acceleriamo il passo e camminiamo fino al tempio che sembra un’enorme torta nuziale a più piani fatta di pietra lavica.
La salita non è semplicissima, ci sono gradini piuttosto alti e in più li sto facendo di corsa perché ho appena capito che cosa è “l’alba al Borobudur”… Infatti, salendo le scale mi sono accorta che il sole era sorto sì, ma era nascosto dietro il vulcano Merapi e che stava per uscire di nuovo da dietro l’imponente montagna! Il cielo si sta già tingendo di un arancione bellissimo. Quando arrivo in cima al tempio ecco che inizia lo spettacolo! Sono senza fiato per la salita ma anche senza parole davanti a questa visione quasi mistica! Il sole sta uscendo rapidamente da dietro il vulcano e tutte le stupe che ornano gli ultimi piani del Borobudur, di cui alcune semi distrutte che rivelano alcune statue di Buddha, creano dei controluce incredibili staccandosi contro il cielo infuocato. Quando la luce del sole diventa un po’ più “normale” mi guardo intorno. Tutto bagna nella pace e nella serenità. Il tempio è immerso nella vegetazione e ci sono montagne e risaie tutto intorno, avvolte in una leggera foschia, è davvero affascinante. Per fortuna ci sono pochi turisti pertanto non c’è chiasso e ci possiamo godere la magia di questo posto in tutta tranquillità, passeggiando sui vari livelli del tempio. Anche qui, come al Prambanan, ci sono centinaia di bassorilievi scolpiti nella pietra, tutti raccontano una storia, sfortunatamente non abbiamo preso la guida e non possiamo capirli, ma osservarli è molto interessante e le storie ce le raccontiamo noi in base alla nostra immaginazione. So solo che questo tempio è stato costruito nel 800 e fino a 30 anni fa era totalmente ricoperto di cenere! Quando andiamo via sono le 7.15 circa, mi sembra che sia passato già un sacco di tempo visto che siamo in piedi da oltre 3 ore! Mentre scendiamo le scale per tornare indietro, stanno arrivando varie comitive di turisti e scolaresche indonesiani, un uomo chiede di farsi una foto con me e ce la scatta sua moglie! Ed ecco che ci vengono incontro dei ragazzini con delle statuette da venderci. Ed apriamo il Capitolo Acquisti! Se non volete comprare una statuetta o qualsiasi altra cosa che vi si viene proposta, dovete subito dire di no e tirar dritto, altrimenti appena mostrate il minimo interesse verso un oggetto, siete rovinati, ovviamente detto ironicamente. Io non mi sono mai sentita veramente infastidita (tranne in un paio di casi a Bali), questi incontri con i venditori sono di solito piuttosto simpatici e se si affrontano con lo spirito giusto si possono anche fare grandi affari! Ovviamente il mio sguardo si posa su una piccola statuetta di pietra lavica, che rappresenta una stupa del Borobudur. La vedo già nel mio salotto… La voglio! Dico di no, per la forma, all’inizio, ma poi cedo… ed inizia la contrattazione. Il ragazzo continua a ripetermi “morning price, morning price”… meno male che mi ero studiata la Lonely qualche giorno prima. Se siete il primo cliente della giornata, il venditore vi farà un buon prezzo, il famoso “morning price”, perché gli porterà fortuna per tutta la giornata ed io devo proprio essere il primo cliente, visto che siamo i primi turisti arrivati! Dopo qualche centinaia di metri a negoziare e diversi “ohhh noo!… bankrout!” da parte sua, ci accordiamo per 30.000 Rp. Appena ho finito di pagare mi chiede subito se ne voglio comprare un’altra! E no eh!… Ovviamente pochi metri più avanti altri venditori mi propongono la stessa identica statuetta a… 10.000 Rp! Non ho parole. Salgono quasi con noi nel minibus e finché non partiamo le loro braccia cariche di statuette sono tese attraverso i finestrini e abbattono i prezzi in modo vergognoso!… anche se gli dici che ne hai appena comprato una ti dicono con la più grande naturalezza: “Comprane un’altra!”… Dopo andiamo a visitare altri due tempietti vicini (Pura Mendut e Pura Pawon totalmente privi di turisti) e acquistiamo due bellissime maschere di legno in un piccolo negozio per 150.000 Rp. Decidiamo poi di fare gli “sboroni” e di regalarci una colazione da sogno. Un ragazzo (Alex, Guida Per Caso per l’Indonesia sul sito Turisti per Caso) mi aveva consigliato di andar a fare colazione in un albergo “supermegafigo” (sue parole!) con vista sul Borobudur, dimenticandosi però di darmi il nome. Consultiamo la Lonely, uno sembra corrispondere alla descrizione, ci facciamo portare dal nostro autista. Dopo un paio di chilometri, percorsi su una stradina sterrata, arriviamo in cima ad una collina e ci troviamo davanti alla reception dell’albergo “supermegafigo”. A questo punto non possiamo più tornare indietro anche se immaginiamo che questa colazione ci costerà un quarto del nostro budget settimanale e l’autista ci molla lì, dicendo che va a parcheggiare più avanti per aspettarci. Ci diamo appuntamento un’ora dopo. Un uomo giovane e bellissimo, vestito con un abito tradizionale, ci viene incontro e con una voce soave ci chiede di seguirlo dopo che gli ho detto che vorremmo fare colazione. Noi siamo vestiti da trekking, non esattamente il tipo di abbigliamento che uno potrebbe aspettarsi in un albergo del genere, ma sembra che non gliene importi assolutamente nulla. L’albergo è molto particolare, le parti comuni sono situate in una struttura che sembra un enorme tempio, metà all’aperto, c’è tanto marmo ovunque, fiori stupendi, una vista strepitosa sulla foresta e in lontananza sul Borobudur! Ci sediamo, non c’è nessuno in giro e tanta pace, sembra un’oasi, riposiamo le nostre gambine ammirando il panorama attraverso il colonnato del ristorante. Inutile dire che la colazione è da sogno. Dopo aver pagato (hum hum, 667.600 Rp in 4, praticamente il prezzo di 4 notti nel nostro albergo di Yogya!), il bellissimo ragazzo di prima ci chiede se vogliamo visitare una delle Suite… Perché no? Raccogliamo i nostri zainetti e lo seguiamo tra i corridoi all’aperto creati dalle pareti delle varie casette che sono le camere. E’ veramente particolare, le camere sono disposte ad arco sul fianco di una collina, e se avete 1.000 $ a disposizione a notte (con piscina privata), è un posto favoloso! Dimenticavo, l’albergo si chiama Amanjiwo.
Torniamo alla realtà però e raggiungiamo il nostro autista per tornare a Yogya, gli diamo poi una mancia perché siamo tornati più tardi del previsto in città. Dopo un bagno in piscina, Paolo ed io usciamo a reperire informazioni per il tour fino al Bromo. In stazione, non capiamo nulla di quello che c’è scritto sui tabelloni e concludiamo che il treno forse non è una buona idea. Mentre stiamo riflettendo sulle varie opzioni, ci avvicina un tizio chiedendoci (come se ce l’avesse letto nel pensiero): “You want to go to Bromo?” Eh eh, come avrà fatto a indovinare?… Beh, facile, penso che il 70% dei turisti di Yogya procedi il viaggio con un’escursione al Bromo… Tra l’altro in Indonesia è veramente facile spostarsi da un punto all’altro, c’è sempre qualcuno che ti propone: “Hey Mister! Transport?”… Basta poi contrattare il prezzo ed è fatta. Il package che ci propone il tizio, che lavora per un’agenzia di viaggi, comprende, per 250.000 Rp a persona, il trasporto fino al Bromo in un minibus con aria condizionata, una notte in un albergo vicino al vulcano e il trasporto fino a Bali (Lovina o Denpasar). Ovviamente contratto un paio di modifiche al package e così concordiamo che ci faremo lasciare a Pemuteran, sulla costa nord di Bali (un’ora prima di Lovina), in cambio dormiremo in un albergo più carino (il Lava View Hotel che mi era stato consigliato da diversi viaggiatori). Ovviamente non andrà tutto come avevamo previsto… ma non lo sappiamo ancora e quando viene a trovarci in albergo la sera stessa gli diamo i nostri soldi sperando di veder arrivare il minibus la mattina dopo… In albergo sento che si sono un po’ offesi perché non abbiamo preso il package da loro, ma gli spiego che io volevo dormire in un albergo che loro non proponevano… Vabbè, lasciamo stare, sono offesi, e ai sorrisi è subentrato un discreto muso. Mi dispiace un sacco… Per festeggiare la nostra escursione andiamo da Superman, lo specialista dei pancakes alla banana, fortemente consigliato dalla Lonely. Il cameriere ci fa le solite domande di routine indonesiane: “Da dove vieni? Dove vai? Da quanto tempo sei a Yogya?” ecc, ecc… Parentesi: in Malioboro Rd il giorno precedente avevamo provato a fare i furbi dopo l’ennesimo “interrogatorio” (di solito alla risposta “Italiani” inizia l’elenco di tutti i giocatori da loro conosciuti ossia “Bagghio”, Maradona, ecc… oppure alla risposta: “Sono arrivato ieri” ti viene proposto un elenco allucinante di possibili escursioni da fare l’indomani) e ci eravamo dichiarati spagnoli, ma a nostro grande stupore il tizio ci aveva risposto in perfetto spagnolo! Dopo, con altri avevamo provato con altre nazionalità ma non ci credevano… Comunque tornando al cameriere del Superman, arriviamo alla domanda fatidica: “Volete andare al Bromo?” e noi gli comunichiamo che abbiamo già organizzato l’escursione con un tizio, lui ci chiede quanto ci è costato e ci demoralizza quando ci annuncia con condiscendenza che è troppo e che per la stessa cosa lui ci avrebbe chiesto solo 200.000 Rp!… Ok, forse siamo stati fregati… Va bene, non importa… Usciamo a fare un giro per le vie di Yogya, torniamo all’irrinunciabile mercato dove Enrico si compra una camicia molto “locale” per 3 euro ed assorbiamo un po’ di inquinamento atmosferico in mezzo al casino di Malioboro Rd. C’è un’infinità di motorini parcheggiati dai due lati del viale, becak anch’essi parcheggiati un po’ ovunque, dove gli autisti si fanno più o meno tutti un pisolino e poi macchine, motorini che circolano sul viale, insomma, a parte i becak che consumano solo “energia umana”, è una vera tragedia per i polmoni! Comincio a risentire gli effetti del fuso e della stanchezza. Sono le 18 e siamo in piedi dalle 3’30! Dopo un’oretta di sonno in albergo, mi sveglio totalmente rimbambita tant’è che mi sembra che sia mattina e sto per andare a farmi la doccia, quando realizzo che sono solo le 19! Riesco ad infilarmi qualcosa e usciamo a cena, questa sera proviamo l’FM Café in Sosrowayan: mangio ayam goreng (pollo fritto) un po’ asciutto, con riso e come dolce un pancake con una banana intera e salsa al cioccolato! E come bonus abbiamo un bel topo gigante che ci passa tra le gambe tra le urla di tutti quelli che l’hanno visto precipitarsi in cucina! 2 AGOSTO – IL VIAGGIO DELLA SPERANZA VERSO IL BROMO Siamo pronti alle 9 ma del minibus nessuna traccia. Cerco di non farmi venire in mente strane idee (ci ha fregato i soldi e non verrà più, dobbiamo cercare un altro mezzo per andare al Bromo, ecc…) ma alle 9’15 arriva il minibus! Yeah! Che donna di poca fede! Carichiamo gli zaini dietro e ci sediamo. L’aria condizionata ovviamente non funziona e probabilmente non ha mai funzionato e ci prepariamo ad affrontare le prossime 10 ore con i finestrini abbassati. In un altro albergo carichiamo una coppia di ragazzi, italiani, di Torino: Elena e Maurizio, dopo 10 minuti di convenevoli scopriamo che lei era una compagna di scuola della testimone di nozze di mio marito!!! Increddibbile! Quanto a Mauri, ha un amico in comune con Enrico! E così chiacchieriamo animatamente per le prime 4 ore circa. Dopo un po’ cominciamo a capire dove ci troviamo: in un minibus troppo piccolo per noi 6 + i bagagli, senza aria condizionata, ma questo non sarebbe un problema se l’aria che arrivasse dai finestrini non fosse super-inquinata! Scopriamo di avere le unghie delle mani nere, la pelle unta e le narici piene di monossido di carbonio! Fuori c’è un traffico spaventoso! Non l’avrei mai detto ma la strada che separa Yogya dal Bromo è peggio della A4 in orario di punta! Peccato che ci siano solo due corsie per i due sensi di marcia e che i sorpassi vengano effettuati nelle peggiori condizioni di sicurezza, più volte sentiamo dei camion sfiorarci mentre vediamo la morte in faccia quando stiamo superando una colonna di macchine, nascosti dietro ad un pullman e che ci accorgiamo all’ultimo minuto quando questo rientra che sta arrivando un enorme camion di fronte avendo pochissimo spazio per rientrare anche noi!… Beh vi lascio immaginare gli urli di spavento! E l’autista che ride!… Noi gli ripetiamo “Hai Hati!” (attenzione!) e lui ride!… Vabbè, se lui è tranquillo, tranquillizziamoci anche noi! Alle 13’30 pausa pranzo in un “autogrill indonesiano” dove per poche rupie mangiamo pollo al curry con verdure e riso. Quando siamo pronti per ripartire, vediamo il nostro autista trafficare sulla ruota e più precisamente sui freni! Dopo mezz’ora è ancora lì con le mani piene di grasso a cercare di riparare non sappiamo che cosa. Il sole è cocente, è impensabile mettersi a prendere un po’ di sole e quindi ce ne stiamo buoni buoni ad osservare il nostro omino che ce la fa a sistemare tutto. Speriamo! Non siamo neanche a metà strada. Ripartiamo. La situazione non migliora, c’è molto traffico e non attraversiamo mai zone disabitate, è quello che mi colpisce di più, ci sono case e gente sui bordi della strada per tutto il tragitto!… Io che pensavo di vedere paesaggi verdi e immacolati mi sono sbagliata di grosso! Quando comincia a farsi buio però scorgiamo un enorme montagna davanti a noi, la cui cima è avvolta nelle nuvole, ecco il vulcano mi dico! Dalle foto che ho visto su internet mi sembra il Semeru, il più grande dei vulcani del parco naturale del Bromo. Finalmente siamo arrivati, pensiamo! Non ce la facciamo più, siamo distrutti dalla stanchezza e dallo smog ingerito! Siamo nerissimi! Non ho mai avuto le unghie in quello stato, abbiamo perso alcuni anni di vita probabilmente! Il nostro autista sta ingerendo caffè da una bottiglietta di plastica e sembra reggere bene, sono quasi 10 ore che sta guidando! Ci preoccupiamo un po’ e gli chiediamo se si sente bene, lui ci risponde di sì con un grande sorriso e un altro sorso di caffè!… Sfortunatamente dopo un po’ capiamo che ci stiamo allontanando dalla sagoma del vulcano e stiamo andando in una direzione completamente diversa! Non capiamo… Eppure doveva essere lui, non ci sono altri vulcani grossi così nella regione! Chiediamo quanto manca, lui risponde 2 ore! Cosa??? 2 ore??!… Siamo davvero scoraggiati!… In ogni caso l’autista è stato preciso, dopo 2 ore siamo a Probolinggo, ma non è finita! Dobbiamo scendere, scaricare i bagagli e cambiare minibus, dopo aver fatto un briefing nel mini ufficio del turismo del Bromo, dove compriamo i voucher per l’affitto di una jeep il giorno dopo. Non so se sia obbligatorio acquistarli lì ma in quel momento abbiamo poca voglia di fare storie. L’impiegato ci spiega che ci sono due soluzioni: camminare fino al Bromo dall’albergo e aspettare l’alba sull’orlo del cratere, oppure andare con una jeep fino al Mount Penanjakan (2706 m) dove si ha la vista migliore sull’enorme caldera del Tengger per aspettare l’alba e poi tornare indietro al Bromo per scalarlo, infine tornare in albergo per la colazione. Ovviamente scegliamo la seconda opzione! E dopo una piccola contrattazione, paghiamo 70.000 Rp a testa per la jeep. Col sennò di poi per me questa è la soluzione migliore per chi vuole godersi al massimo questo spettacolo della natura. Più tardi in albergo sentiremo una coppia che voleva fare tutto il percorso a piedi. E’ da pazzi!… Per arrivare in tempo e vedere l’alba dal Mount Penanjakan, bisognerebbe partire all’una di notte forse!… Alcuni Indonesiani glielo sconsigliano (forse anche per conflitto di interessi in quanto affittano le jeep!) e alla fine la coraggiosa coppia decide di affittare anche lei una jeep! Quando li vedremo su l’indomani, si dimostreranno molto soddisfatti della loro scelta! Comunque acquistati i voucher il ragazzetto dell’ufficio turistico ci spiega che ora dobbiamo cambiare minibus e che ci vorrà ancora un’ora fino a destinazione! Siamo esausti! Sono le 20 circa e siamo in macchina dalle 9’30! Credo che sia il tragitto più allucinante che abbia mai fatto in vita mia! Ci vogliono i nervi saldi e una forte motivazione per resistere! Dopo aver salutato il nostro amico autista saliamo nel secondo minibus che è più piccolo del precedente! Siamo letteralmente schiacciati, io e Giorgia in mezzo agli zainoni, ma ci facciamo delle belle risate, più che altro isteriche credo!… Quando arriva la tragedia!… Vedo un piccolo oggetto non identificato muoversi sopra le nostre teste a grande velocità sul soffitto del minibus, quando capisco che si tratta di un mega SCARAFAGGIO mi metto a urlare come una pazza! Giorgia idem! Quella bestiaccia si muove avanti e indietro sul soffitto e si dirige ora verso il fondo del minibus dove sono schiacciati Paolo, Mauri e Elena che si agitano a loro volta senza urlare però (vabbè, l’effetto sorpresa l’abbiamo avuto noi!). Paolo addirittura cerca di catturarlo con un fazzoletto, invano! A questo punto gridiamo all’autista di fermarsi immediatamente! Quello non fa una piega. Enrico, che occupa il sedile del passeggero, si gira e gli spieghiamo la situazione d’emergenza! Ogni movimento dell’insetto provoca in noi femminucce delle urla isteriche! Enrico spiega all’autista cosa sta succedendo e quello si degna finalmente di fermarsi, probabilmente più perché è stufo delle nostre urla! Nel frattempo lo scarafaggio viaggiatore si è imboscato dietro i sedili posteriori e non si hanno più notizie di lui. L’autista apre la porta dietro e cerca (o fa finta di cercare) l’insetto, invano, e così, tranquillamente ci dice che se ne è andato! Noi ovviamente non gli crediamo e finiamo il viaggio con il terrore che questo ricomparvi! Ma non è finita… Arrivati a Ngadisari, “scarichiamo” Elena e Mauri che alloggiano alla Yoshi’s Guesthouse. Stiamo per salutarci quando l’autista ci informa che al Lava View Hotel non c’è più posto perché un gruppo di turisti ha prenotato prima di noi, e che dobbiamo dormire qui anche noi! Sono un po’ arrabbiata perché avevo contrattato col tipo di Yogya il cambio di albergo. Comunque ci propone di sistemarci in due “bungalow deluxe”. In realtà quello che ci fa vedere è un bungalow su due piani con un bagno piccolo senza acqua calda dove dovremmo stare tutti e 4! Non so se sia la stanchezza o altro, ma mi arrabbio e gli dico che non ho intenzione di dormire nei letti singoli da bambini e farmi la doccia con l’acqua fredda (qui c’è un freddo pazzesco!!) perché loro non mi hanno prenotato una stanza. Lui all’inizio non sa che fare, mi chiede di telefonare al Lava View per farmi dire che davvero non c’è posto e in effetti è così. Io ribadisco che in questo bungalow in 4 non ci possiamo stare e così, dopo un po’ torna con due chiavi e ci fa vedere due cottage davvero molto graziosi con bagno e acqua calda. Li prendiamo subito! Conclusione: bisogna sempre insistere perché alla fine ti danno quello che vuoi. E poi questo non era un mio capriccio non potevamo dormire in quel bungalow in 4, non dopo quel viaggio infernale! Molliamo la roba nella stanza e andiamo subito a cena, è tardissimo, Elena e Mauri che hanno visto che stavamo anche noi in questo albergo non ce la fanno però a raggiungerci al ristorante, probabilmente esausti. Sembra di essere in una baita di montagna e in effetti il clima è quello, mangiamo piatti a base di patate e formaggio, ma siamo in Indonesia o in Austria?!… Il nostro autista si aggrega al nostro tavolo per fumare e chiacchierare e così fanno altri due suoi amici. Trascorriamo così la cena scherzando con i nostri nuovi amici indonesiani! Prima di crollare a letto riusciamo a farci una bella doccia calda, probabilmente una delle più belle docce della mia vita! Inutile dire di che colore è l’acqua!… 3 AGOSTO – INDIMENTICABILE SPETTACOLO DELLA NATURA AL BROMO Sveglia alle 3’30, ormai siamo abituati e come dei robot ci infiliamo pantaloni da trekking, maglietta, felpa, giaccone (affittato la sera prima al ristorante per 10.000 Rp a testa) ed usciamo nella notte fredda. Siamo fortunati, il cielo è limpidissimo e stellato e c’è la luna piena così possiamo scorgere le montagne che ci circondano. Siamo tutti e sei puntuali e saliamo sulla jeep che ci porta fin dentro l’enorme cratere che contiene i vulcani Bromo e Batok. Attraversiamo il Mare di Sabbia e le sagome dei vulcani si profilano al nostro fianco, facendoci sentire minuscoli. E’ un paesaggio lunare, quasi irreale… Arriviamo in cima al view point 2 del Mount Penanjakan alle 4’45; una striscia rossa si staglia sull’orizzonte ad est… Nel giro di un quarto d’ora il cielo si tinge dei colori più straordinari: arancione, giallo oro, rosa, è assolutamente incredibile! Non riesco a distogliere lo sguardo da questo “dipinto”! Mi dirigo però verso il lato sud della piccola piattaforma, dove stanno tutti i turisti in attesa, per osservare il cratere dall’alto. I vulcani si stanno lentamente colorando con la luce dell’alba, è spettacolare! In lontananza, il Monte Semeru erutta fumo denso ogni 15 minuti, come se fosse regolato da un orologio! Le macchine fotografiche e le videocamere sono in piena azione, per fortuna non c’è molta gente e riusciamo a vedere tutte le evoluzioni del sorgere del sole con i vari giochi di luce sul paesaggio circostante. Riesco ad imboscarmi in un minuscolo sentiero sotto la piattaforma e da questo punto di osservazione, senza nessun “ostacolo umano” e alcuni rami che fanno da cornice, mi dedico al servizio fotografico! In questo momento, non rimpiango di aver fatto 12 ore di minibus per arrivare qui, lo spettacolo le vale tutte! Ma è giunto il momento di ritornare alla jeep e di scendere di nuovo nel Mare di Sabbia per raggiungere il Bromo. Passiamo vicino al monte Batok, vulcano spento la cui forma particolare ricorda la montagna di “Incontri ravvicinati”. La jeep ci lascia ai piedi di un sentiero che sale sui pendii del vulcano e proseguiamo a piedi, si solleva molta polvere e cenere, ci stanno inseguendo dei ragazzi con dei piccoli cavalli, con i quali c’è la possibilità di affrontare la salita in modo più confortevole. Uno di loro sta camminando vicino a me da un po’ e continua a ripetermi “20.000 Rp”, alla fine cedo e dopo aver contrattato il prezzo per 10.000 Rp (beh, ero già a metà salita!) salgo sul cavallino e supero i miei compagni di viaggio che non si erano accorti di nulla. Ve lo consiglio, è molto carino farsi dondolare lentamente mentre si ha la possibilità di osservare il paesaggio circostante senza affaticarsi e respirando molto meno cenere, e poi questi ragazzi ne saranno felicissimi! Ma non è finita, al termine del sentiero, c’è una scalinata di 250 gradini da percorrere per arrivare fino all’orlo del cratere! Mentre saliamo si sente un forte odore di zolfo che ci prende la gola e i polmoni, alla cima l’odore è quasi insopportabile! Tutti tossiscono! Dal fondo del cratere esce un fumo bianco e denso ogni tre minuti circa e con esso l’odore dello zolfo raddoppia. Non ci sono protezioni sull’orlo del cratere, soltanto una sommaria barriera di legno di un paio di metri con la scritta Hotel Bromo. Abbastanza divertente! Bisogna star attenti a non camminare troppo sul bordo altrimenti si rischia di cadere! Per fortuna non ci sono troppi turisti e ci stiamo tutti, ma non ho intenzione di trascorrere qui tanto tempo!… Scattiamo alcune foto ricordo e torniamo giù. Ricordo che due mesi fa un’eruzione improvvisa ha causato la morte di due turisti che stavano sostando su queste stesse scale, mi fa un po’ impressione… La discesa verso la jeep è ancora più difficoltosa perché i cavalli sollevano un sacco di cenere e sabbia e all’arrivo siamo marroni! Salutiamo questo posto e ritorniamo alla Yoshi’s Guesthouse per farci un’altra meritata doccia e la colazione. Di giorno questo posto è veramente carino, lo sto rivalutando molto, diciamo che ieri sera ero troppo stanca e arrabbiata per la fregatura del cambiamento di albergo per accorgermene. I cottage di legno, molto graziosi (vi consiglio i Cottage Deluxe nr 1 o 2, dotati di acqua calda, perché qui di notte la temperatura scende moltissimo), sono inseriti in una ricca vegetazione e siamo circondati da verdi montagne. Si sta benissimo, c’è un’aria purissima, e ci rigeneriamo dopo il viaggio del giorno precedente! Facciamo colazione sui tavoli fuori nel prato ed è difficile staccarsi quando dobbiamo ripartire alle 9.30 per Probolinggo con il minibus. Questa volta nessun “ospite” indesiderato, all’ufficio turistico scendiamo, raccogliamo i bagagli e aspettiamo il pullman di linea per BALI. Purtroppo è quasi pieno e i sedili sono ravvicinatissimi! Sembra che siano stati progettati per dei bambini! Dobbiamo farci 6 ore così! Promette bene! Dopo circa due ore ci fermiamo per pranzare e mangio un Nasi Kare Ayam (pollo al curry con riso) buonissimo per poche rupie. Fortunatamente dopo un po’ il paesaggio cambia e siamo circondati dal verde, foreste di palme, vulcani, risaie, eccola l’Asia che mi piace! Ero rimasta un po’ delusa dalla prima parte del tragitto da Yogya al Bromo (circa 300 km), che non mi aspettavo così trafficata e abitata. Al contrario, la punta est di Java è molto più vergine dal punto di vista naturalistico e molto meno popolata, infatti è occupata da un parco nazionale. Quando arriviamo al porto ci fermiamo una decina di minuti, il tempo di far salire dei venditori ambulanti con ogni sorta di generi alimentari da venderci! Sembra di essere al cinema, questi ragazzi salgono uno dopo l’altro in fila indiana nel pullman e ci espongono la loro merce: frutta, biscotti, noodles istantanee!… Il bello è che fanno il giro ben due volte! Sul traghetto per Bali, per la prima volta non ci sentiamo molto sicuri e soprattutto ci sentiamo molto osservati, ma non come finora, amichevolmente, così ci viene una specie di paranoia e ci immaginiamo un sacco di scenari: mentre siamo qui sul ponte ci stanno rubando gli zaini giù nel pullman, oppure ci assaliranno tre quattro tizi per rubarci i soldi!… Di turisti ci siamo solo noi più altri 10 forse, tutto il resto dei passeggeri è costituito da tizi loschi che ci guardano con insistenza. Stiamo rimpiangendo di andar a Bali. E se fosse pericoloso? A Java ci eravamo trovati benissimo, forse a Bali sono troppo abituati ai turisti e ci vedono come dei “soldi che camminano”??… A completare lo scenario, una musica da discoteca indonesiana a tutto volume e una puzza indescrivibile che proviene dai bagni (vediamo alcuni turisti entrarci ed uscire immediatamente! Soltanto una ci resta, si vede che non ce la faceva più!). Sfortunatamente, invece dei 30 minuti previsti ci stiamo mettendo un sacco perché non c’è posto al molo di Gilimanuk e il sole sta già tramontando. Ovviamente non abbiamo prenotato nulla per la prima notte a Bali e non abbiamo nessuna idea di dove dormiremo. Così approfitto dell’attesa e consulto la Lonely: individuiamo un gruppo di bungalow che potrebbe fare al caso nostro a Pemuteran, la nostra destinazione prescelta. Vado nella cabina telefonica del traghetto per contattare l’albergo ma la sfiga vuole che l’unico numero errato della Lonely sia proprio quello dei Pondok Sari Beach Cottages! E così, visto che gli altri indirizzi segnalati sono tutti nella fascia di prezzo alto, decidiamo che valuteremo la situazione una volta arrivati…
CONTINUA CON LA SECONDA PARTE – BALI