Java, Bali, Sulawesi – 2a parte: Bali

Alla frontiera gli Indonesiani vengono fatti scendere dal pullman e controllati dalla polizia. Notiamo che uno di loro si nasconde sotto i sedili per evitare il controllo! Chissà cos’ha combinato?! A Gilimanuk scendiamo anche noi dal pullman e saliamo in un minibus per proseguire il viaggio verso Pemuteran. In realtà siamo gli unici a fermarci...
Scritto da: Karin
java, bali, sulawesi - 2a parte: bali
Partenza il: 29/07/2004
Ritorno il: 26/08/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Alla frontiera gli Indonesiani vengono fatti scendere dal pullman e controllati dalla polizia. Notiamo che uno di loro si nasconde sotto i sedili per evitare il controllo! Chissà cos’ha combinato?! A Gilimanuk scendiamo anche noi dal pullman e saliamo in un minibus per proseguire il viaggio verso Pemuteran. In realtà siamo gli unici a fermarci prima, tutti gli altri vanno fino a Lovina, mentre il resto dei passeggeri del pullman (turisti più tutti i ragazzi indonesiani che probabilmente sono venditori) prosegue sul pullman per Denpasar. La situazione è molto critica: il numero di turisti che deve stare nel minibus è decisamente superiore al numero di passeggeri che ci starebbero comodamente e così siamo tutti stretti come sardine e gli zaini sono stati tutti caricati sul tetto! Speriamo che non caschino per strada! Mi viene subito una crisi d’ansia perché sono schiacciata nell’ultima fila del mezzo! Fa un caldo pazzesco, ma forse è l’agitazione e la sensazione di claustrofobia! Abbiamo avvisato l’autista che ci fermiamo a Pemuteran al Pondok Sari. Dopo un’ora arriviamo, ormai è notte e non abbiamo capito nulla di quello che c’era intorno a noi durante il viaggio. Al Pondok, scendiamo solo io e Enrico pregando l’autista di aspettarci un attimo, e facciamo bene perché non c’è più posto! Accidenti dove dormiremo?? L’autista ci dice che lui conosce un altro albergo più avanti e che ci ferma lì. Ok… Quando arriviamo mi viene un colpo! Siamo davanti all’ingresso di un mega hotel! Solo il nome mi fa già intuire il prezzo: Bagus Resort & Spa. Enrico e Paolo vanno in ricognizione mentre facciamo quattro chiacchiere con gli altri turisti, tutti stranieri. Dopo 5 minuti arriva Paolo che ci dice che possiamo scaricare gli zaini dal tetto del minibus, provo a chiedergli quanto costa e mi risponde: “Vai a dar una mano a Enrico, quando l’ho lasciato, aveva già abbassato il prezzo da 60 a 40 dollari!” Io mi precipito, figurati se mi perdo una trattativa così! Quando arrivo, stanno ancora discutendo il prezzo in modo molto pacato e cordiale, sono arrivati a 35 dollari, l’impiegato mi invita a sedermi e dopo altri 5 minuti riusciamo ad ottenere le camere per 30 dollari l’una compresa la colazione! Allora il ragazzo si alza e ci stringe la mano sorridendo e facendoci le congratulazioni!!! A noi!!!… Torno correndo al minibus e comunico la notizia a Paolo e Giorgia che hanno finito di scaricare gli zaini. Comunico il prezzo ottenuto anche agli altri turisti, uno si congratula con noi, ma ho l’impressione che gli altri stiano su budget molto più ristretti e mi guardano come se fossi pazza! Diciamo che per la prima notte, non avevamo tante altre scelte in questa zona (meno turistica rispetto ad altre di Bali) e poi dopo il viaggio del giorno dopo fino al Bromo ci meritiamo un posto da favola no?!… Le stanze sono molto belle, immerse in un giardino tropicale favoloso, pieno di frangipani, mi sembra di sognare! Cena a base di riso e gamberoni alla griglia (siamo gli unici ospiti, o è troppo tardi?) e poi a nana! Domani finalmente si può dormire! Niente sveglia all’alba! 4 AGOSTO – PRIMO CONTATTO CON BALI – LA COSTA NORD Oggi sarà dedicato al relax e così dopo colazione ed una veloce esplorazione del resort (sembra che di turisti ci siamo solo noi!) andiamo a rilassarci nella piccola piscina situata quasi sulla spiaggia, qui la sabbia è nera, vulcanica, caratteristica delle spiagge del nord di Bali. Chi cerca la tipica spiaggia bianca con le palme non deve venire a Bali, almeno non su questa costa, ma a noi piace molto, è particolare. Il paesaggio soprattutto è fantastico: siamo tra le montagne di un verde intenso e il mare! Il giardino del resort è veramente grazioso, per la prima volta dall’inizio del viaggio, possiamo rilassarci e contemplare la Natura respirando il profumo intenso dei frangipani, che ho eletto mio fiore preferito da quando siamo stati alle Seychelles due anni fa. L’acqua della doccia della piscina scende da una statua di Ganesh, questo è un paradiso! Sfortunatamente dobbiamo già abbandonare questo luogo, perché abbiamo questa notte già prenotata in un altro posto (quando avevo stilato l’itinerario dall’Italia pensavo di arrivare a Bali in questa giornata, non un giorno prima, e così avevo prenotato in un resort molto carino in previsione del “dopo Bromo”). Alle 13 siamo sulla strada ad aspettare un bemo o qualche minibus che ci porti fino al Taman Sari Beach Cottages, a un paio di chilometri da qui. Qui è facile spostarsi, basta mettersi sul bordo giusto della strada e aspettare che passi qualche mezzo di trasporto pubblico. A Bali circolano molti bemo, mezzi economici che usa la popolazione locale, ci sono anche navette turistiche un po’ più costose ma più veloci. La nostra attesa dura poco ed arriva subito un minibus di colore bordò (abbiamo notato che su questa costa i minibus sono tutti di questo colore), il prezzo è di 10.000 Rp in 4, questa volta non contrattiamo perché è irrisorio (1 Euro in 4). Percorriamo gli ultimi 300 metri che ci separano dal resort a piedi, zaini in spalla, fa molto caldo, lungo la stradina sterrata, ci sono casette abitate da Balinesi e alcuni grossi maiali neri che riposano all’ombra, legati ad un palo con una catena.

Il Taman Sari è bellissimo, ancora più del Bagus, i bungalow sono immersi in un giardino tropicale molto esteso, con vista spettacolare sulle montagne da una parte e il mare azzurro (qui la sabbia è più chiara) dall’altra. Posando gli zaini nel cottage notiamo che il bagno è una stanzetta all’aperto (il famoso bagno balinese) i cui muri, alti oltre due metri, sono formati da ciottoli scuri e piatti impilati con precisione. Non vedo l’ora di farmi una doccia! Ma è ora di andar ad esplorare questo tratto di costa, non siamo mica venuti qui per star in un cottage! Stesso sentiero di prima, stesso caldo e stessi maiali sempre addormentati! Questa volta arriva un mezzo di trasporto che noi definiremo bemo in quanto strapieno di locali. Paghiamo 10.000 Rp per andar fino al Puri Pulaki, un tempietto. Appena scendiamo dal bemo siamo circondati da donne che ci vogliono vendere uva da dare alle scimmie che popolano il tempio. Ci dicono che queste scimmie sono brave e che non aggrediscono. Non so se crederci o meno dopo tutto quello che ho letto sulle scimmie balinesi! Intanto indossiamo tutti un pareo o sarong, aiutati dalle donne che ce lo legano in modo particolare intorno alla vita. Alla fine compriamo l’uva. All’ingresso del tempio lasciamo un’offerta e indossiamo la fascia di tessuto colorata obbligatoria per penetrare nei templi. Ci accompagna un ragazzo giovane che ci fa da guida e ci aiuta a prendere confidenza con le scimmie alle quali distribuiamo i nostri chicchi molto cautamente. Siamo letteralmente circondati dai piccoli macachi che litigano per aggiudicarsi un chicco! I più piccoli sono tenerissimi e si aggrappano delicatamente con le loro “manine” alle nostre dita! Capiamo subito che esiste una gerarchia ben definita nel branco e le scimmie più grosse hanno la precedenza! Ci divertiamo un mondo, inoltre siamo anche qui da soli, non ci sono turisti quindi il tempio è tutto nostro! La visita del tempio, arroccato sul fianco di una collina, è molto interessante e dall’alto si ha una vista stupenda. Dall’altra parte della strada, a picco sul mare, visitiamo un altro tempio pieno di statue di pietra lavica molto affascinanti ed assistiamo ad una scena molto comune a Bali: una famiglia viene a deporre delle offerte per gli Dei e pregare…Più tardi quando ripassiamo davanti al primo tempio un furgone si ferma sul bordo della destra e due uomini scendono per pregare davanti al piccolo altare, dopo essersi purificati bagnandosi il capo con dei rami immersi nell’acqua santa. Queste scene di vita quotidiana legata alla religione induista sono molto comuni a Bali e per noi occidentali sono ipnotizzanti.

Per rientrare al resort, prendiamo di nuovo un bemo ma questa volta provo a contrattare il prezzo per divertimento: propongo 7.000 Rupie contro le 10.000 richieste e accettano! Consiglio di imparare i numeri in bahasa per poter contrattare i prezzi, sarà molto apprezzato e avrete più chance di ottenere il prezzo che volete! Arrivati al Taman Sari ci rilassiamo un po’ tra la spiaggia di sabbia nera e la piscina, contemplando lo scenario meraviglioso delle montagne dietro di noi.

Un cocktail sorseggiato al baretto all’aperto e una cena strepitosa completano questa prima giornata a Bali, favolosa e ricca di emozioni.

5 AGOSTO – ESCURSIONE ALL’ISOLA MENJANGAN E ARRIVO A LOVINA Oggi Paolo ed io faremo snorkeling mentre Enrico e Giorgia proveranno la loro prima immersione in questa vacanza. Abbiamo prenotato l’escursione ieri pomeriggio con un dive center situato sulla strada principale. Dopo 30 minuti di minibus e 30 minuti di barca, sbarchiamo sull’isoletta, stranamente molto arida. Il mare è di un colore turchese stupendo perché qui la sabbia è molto bianca, a differenza della costa. Il paesaggio intorno è molto suggestivo, possiamo scorgere alcuni vulcani di Java. Facciamo un’oretta di snorkeling con un accompagnatore. Sotto, una profusione di colori e forme, coralli, pesci, in un’acqua caldissima! Nuotiamo lungo il reef, vicino al “muro”, è bellissimo ma ci sono correnti molto forti. Dopo una pausa pranzo sulla spiaggia (con nasi goreng da asporto!) torniamo subito in acqua ma questa volta per meno tempo perché il mare è mosso e non è facile nuotare per via della corrente. Prima di tornare indietro osserviamo un cerbiatto che abita qui sull’isola, infatti Menjangan significa cervo! Al Taman Sari molto gentilmente ci danno la possibilità di usare un bungalow anche se abbiamo già fatto il check-out, per farci una doccia e cambiarci. E’ ora di lasciare quest’oasi di pace e andare verso Lovina, sulla costa nord. Un ragazzo della reception carica i nostri zaini su una carretta che traina col suo motorino mentre noi lo seguiamo a piedi per raggiungere la strada principale. Fermiamo un minibus, contrattiamo il prezzo, ci mettiamo d’accordo per 60.000 Rp per tutti e 4.

Il tragitto è molto bello e pittoresco, siamo gli unici turisti sul minibus e salgono Balinesi in continuazione, carichi di ogni genere di cose: cibo, sacchi di riso, gabbie con uccelli, ecc… Tutti ci sorridono e ci guardano con una notevole curiosità! Tre bambine che tornano dalla scuola sono letteralmente in ammirazione davanti a Giorgia e me! Sarà per i capelli chiari pensiamo. Qui le mamme mettono dei cappellini di lana ai loro bimbi, non ci spieghiamo perché, fa un caldo pazzesco! Il paesaggio che osserviamo dai finestrini del minibus è incantevole: risaie, palme, casette lungo la strada, spiagge deserte, ci fa piacere costatare che siamo gli unici turisti (visibili) in giro. Incrociamo anche una piccola processione di uomini e donne verso un tempio; sono le donne, vestite con sarong e camicette di pizzo colorato, a portare le offerte sul capo mentre gli uomini indossano sarong e camicie bianche con il tipico copricapo indonesiano.

Il tragitto dura circa un’ora, così capiamo anche come funziona il bemo: mentre salgono sul minibus i locali indicano all’autista o al tipo che fa salire la gente dove devono andare, poi quando devono scendere gridano all’autista che sono arrivati e prima di scendere pagano la cifra statuita.

Noi scendiamo a Kalibukbuk, uno dei primi villaggi di Lovina. Mentre ci aiutano a recuperare i nostri zaini dal tetto del minibus, siamo già circondati da alcuni tizi che ci propongono alloggi. Noi avevamo già consultato la Lonely e vogliamo prima vedere se c’è posto al Nirwana Seaside Cottages. Siamo fortunati ci sono delle stanze libere. Lovina è probabilmente il posto più turistico della costa nord ma sembra comunque che quest’anno non ci sia una grande affluenza. Ci fanno prima vedere le stanze, com’è di uso a Bali, sono molto carine e confortevoli, con aria condizionata, c’è anche una piscina e un bel giardino curato. Di ritorno alla reception contrattiamo un po’ il prezzo che abbassiamo dalle 210.000 Rp richieste a 180.000. Dopo un bagno rinfrescante nella piccola piscina usciamo per cena al Barakuda. Chiacchieriamo un po’ con il cameriere, molto gentile e mangiamo tonno alla griglia con alcune salse tipiche.

Andiamo a letto presto stasera, domani dobbiamo svegliarci alle 7 perché abbiamo appuntamento con un autista, cugino di un impiegato dell’albergo, per proseguire verso Uud. Qui, lo costateremo anche in seguito, sono tutti fratelli e cugini!… Oppure hanno sempre un amico che ti può portare dove vuoi se loro non possono farlo! 6 AGOSTO – DA LOVINA A UBUD Dopo colazione, siamo pronti alle 8 ed aspettiamo il nostro autista, che è puntualissimo. Prima del suo arrivo faccio un salto fino alla spiaggia per vedere il panorama. Anche qui la sabbia è nera e la spiaggia deserta, a quest’ora ci sono solo i pescatori che stanno rientrando e alcuni uomini che stanno chiacchierando. Il nostro autista, Ketut (a Bali esistono solo 4 nomi, per maschi o femmine) ha 33 anni e ha tre figli. Il nostro percorso prevede una sosta alle sorgenti di acqua calda (air panas) di Banjar, i laghi Buyan, Tamblingan e Bratan, fino ad arrivare a Ubud, la capitale artistica, nel centro dell’isola.

Dopo mezz’ora arriviamo a Banjar, dove c’è un mercato molto animato che attraversiamo. L’autista ci lascia poi vicino alle sorgenti. Si paga 4.000 Rp a testa, sono delle terme pubbliche, immerse in un paesaggio paradisiaco! Ci sono due piscine di acqua solfora e ci si deve mettere sotto la bocca di statue di pietra che gettano acqua caldissima procurando un piacevole massaggio. Non ci sono altri turisti, dopo un po’ arrivano alcuni Indonesiani, notiamo che si frizionano il corpo con una piccola pietra, per farsi un peeling. In un’altra vasca, vuota, l’acqua cade da 3 metri di altezza fornendo un energico massaggio! Dopo un’oretta usciamo, è difficile lasciare questo posto meraviglioso ma dobbiamo proseguire il nostro viaggio… Torniamo alla jeep, Ketut è lì che ci aspetta. All’inizio avevamo un po’ di timore a lasciare gli zaini nella macchina, e se poi ce li rubasse oppure si allontanasse e qualcun altro ce li rubasse?… Ma ci rendiamo conto che questa diffidenza era totalmente infondata e nessuno ha mai provato a rubarci qualcosa durante il viaggio.

Per strada, verso il centro dell’isola, costeggiamo delle bellissime risaie di un verde intenso, quasi fosforescente! Sembrano irreali! Ketut si ferma ogni volta che vogliamo scattare delle foto, tanto la stradina è completamente vuota. Dopo un po’ si ferma di fronte ad un baretto lungo la strada perché è di un suo amico ed ha una bella vista, dice: il Bali Panorama. In effetti la vista dal terrazzino è strepitosa, proprio sulle risaie verdissime e su un villaggio in basso nella vallata. Non ci sono altri clienti, è molto rilassante, soprattutto dopo i nostri bagni alle sorgenti. Ma chi vediamo dietro il bancone?? Il cameriere del Barakuda di Lovina! Il locale è suo. Che coincidenza! Beviamo un Lime Juice fatto sul momento, nel frattempo la sorella del ragazzo ci porta dei dolcetti tipici. I primi, che si chiamano Dodol, sembrano lunghe caramelle molli, avvolte in una foglia secca di mais, ci spiega che ci vogliono 4 ore di preparazione, sono fatti con sticky rice, riso nero, zucchero di canna e arachidi. Assaggiamo, sono molto buoni! Bisogna togliere la foglia sbucciandola come se fosse una piccola banana. Ne compriamo una dozzina, ci dicono che si possono conservare e il nostro intento è di portarli in Italia (leggere più avanti cosa succede in Sulawesi…). La seconda specialità è un sacchettino di plastica che contiene del cocco grattugiato, sale, zucchero, arachidi, farina di riso. Si consuma ingoiando tutto il contenuto del sacchetto, è molto buono anche questo! Dopo un’oretta di puro relax e i saluti, ripartiamo per fermarci dopo un po’ ad ammirare una cascata. Per raggiungerla ci vuole una camminata in discesa di mezz’ora nella foresta. Quando stiamo per arrivare c’è un gabbiotto dove dobbiamo pagare 4.000 Rp! Eh eh, furbo! Il getto è potentissimo e ci sono per fortuna pochissimi turisti e nessun venditore (come ci aveva detto Ketut) così ci godiamo lo spettacolo in pace. La risalita è meno divertente! Riprendiamo il nostro viaggio verso l’interno di Bali, il paesaggio si fa più montuoso, il cielo si sta annuvolando e fa molto fresco, ci vuole la felpa per uscire. Ci fermiamo ad ammirare i laghi Buyan e Tambligan da una piattaforma sopraelevata sul bordo della strada. Nessun rumore, nessun turista, solo pick-up colmissimi di scolaresche che ci salutano allegramente quando ci passano vicino! All’ora di pranzo ci fermiamo vicino al lago Bratan, sulla sponda del quale sorge uno dei templi più famosi di Bali, il Puri Danau Bratan. Come avevo già notato su numerose cartoline e fotografie, qui c’è sempre una nebbiolina e nuvole nere basse che conferiscono al luogo un’aura di mistero e misticismo. Ci sdraiamo cinque minuti in un bel prato verde di fronte al tempio, ma scappiamo in fretta quando si avvicina a noi un ragazzo con un pitone intorno al collo! Scopriamo che a pochi metri da qui c’è un piccolo “stand” con animali esotici dove la gente si può far fotografare, non fa per noi grazie! Ripartiamo e questa volta non ci fermiamo più fino a Ubud, Ketut fa delle stradine alternative che ci permettono di passare in mezzo a villaggi molto carini e risaie verdissime.

Andiamo direttamente alla Honeymoon Guesthouse che avevo prenotato via email qualche mese fa, su consiglio di una ragazza italiana. Non sono delusa, il posto è incantevole, l’albergo è situato su Jalan Bisma, una stradina perpendicolare alla via principale di Ubud, Jalan Raya. La stradina non è asfaltata e ai suoi lati partono piccolissimi vicoli che finiscono nelle risaie. Salutiamo Ketut e ci mettiamo d’accordo con lui per fare un giro il giorno dopo. Dopo le formalità e il cocktail di benvenuto, andiamo nelle nostre stanze, situate in piccoli bungalow doppi nel giardino. Sono molto diverse tra di loro, una ha il bagno balinese, all’esterno e dei mobili molto più carini, così visto che stiamo qui quattro notti decidiamo di scambiarci le stanze dopo due notti, per approfittare tutti e quattro del comfort della stanza più bella. Ci concediamo un po’ di relax in piscina dove siamo da soli ed usciamo per andar a cena. Non siamo ancora arrivati sulla strada principale che veniamo abbordati da due ragazzi che ci propongono dei biglietti per lo spettacolo di Kecak che sta per iniziare. Titubanti all’inizio perché avevamo un po’ di fame, decidiamo di andarci perché lo spettacolo c’è solo stasera e avevo letto che il Kecak è uno dei balli più coinvolgenti di Bali. Lo spettacolo (50.000 Rp a testa) si svolge nella cornice meravigliosa del Puri Dalem, un tempietto in mezzo alla vegetazione, la scenografia è molto curata e decine di lucine illuminano il tempio e gli alberi. La visione è magica! Lo spettacolo è molto difficile da spiegare, è da vedere! E’ molto coinvolgente e sono come ipnotizzata davanti al coro di uomini seduti in cerchio, con un sarong a quadri bianchi e neri stretto in vita e un fiore di ibisco nei capelli, che canta senza sosta per un’ora versi che assomigliano a “ciak ciak ciak. In mezzo un grande candelabro illumina la scena e dei ballerini si esibiscono nella rappresentazione del Ramayana (quello che abbiamo visto a Java). Alla fine un uomo in trance cammina su delle brace! E’ una danza da non perdere se andate a Bali! Usciamo dal tempio ancora storditi ed andiamo a cena al Café Lotus, sulla Jalan Raya, locale perfetto per concludere questa serata. Il ristorante è situato nel recinto di un grande tempio circondato da un laghetto pieno di ninfee e fiori di loto. Mangiamo seduti per terra sotto una lunga tettoia sopraelevata con vista sul laghetto. Cibo e ambiente squisiti! 7 AGOSTO – IL VULCANO BATUR E I MONUMENTI DEL GUNUNG KAWI Consumiamo un’abbondante colazione a base di succo di frutta, tè, croissant fresco, frutta fresca e yogurt, servita da gentili impiegate sul nostro terrazzino (la sera prima avevamo compilato un modulo per ordinare la colazione!). Questo è un “plus” molto apprezzato di questo albergo che ha un rapporto qualità/prezzo eccellente! Infatti paghiamo solo 180.000 Rp in due.

Ketut arriva con un altro Ketut che ci presenta come suo fratello! Ti pareva! Sarà lui ad accompagnarci nelle nostre gite se lo vorremo. Ok… Stamattina andiamo a sud di Ubud in un villaggio a vedere la rappresentazione di un’altra danza popolare: il Barong. Noto che ci sono pochissimi turisti occidentali, sono quasi tutti indonesiani che ridono a squarciagola alle battute degli attori. Il Barong è una danza a tratti molto comica, se si capisce l’indonesiano, ma anche osservando le gesta e le mimiche dei ballerini. Qui è il gamelan a far da sottofondo musicale.

Visto che siamo nella zona dei villaggi di artigianato visitiamo due cooperative di pittori, trovo un dipinto che mi piace molto ma il prezzo è troppo alto e il venditore non vuole scendere quindi rinuncio. Enrico e Giorgia invece acquistano due dipinti.

Verso mezzogiorno ci dirigiamo a nord e ci fermiamo a visitare Goa Gajah un tempio con una grotta induista in mezzo alla vegetazione. L’ingresso della grotta è la bocca di un mostro di pietra! Arriviamo infine a Kintamani, il paese che domina il lago Batur e il vulcano omonimo. Qui l’aria è molto fresca ed appena scendiamo dall’auto per ammirare il panorama, veniamo assaliti da decine di venditori! Ci stanno dietro tutto il tempo e sono molto insistenti! Per la prima volta siamo infastiditi e non sappiamo come fare per liberarci di loro! La vista comunque è molto bella, la colata lavica sul fianco del vulcano è molto visibile, è il risultato di varie eruzioni che negli anni hanno distrutto villaggi e tempio, che è stato poi ricostruito da un’altra parte, in alto. Ketut ci dice che l’anno scorso una coppia di Francesi è morta scalando il vulcano, tuttora attivo, molto pericoloso ed imprevedibile.

Dopo pranzo, andiamo al tempio Batur, il secondo più importante dopo Besakih e anche qui veniamo circondati da decine di donne urlanti che ci vogliono affittare sarong (che però noi abbiamo già) e sash, la fascia colorata da legare in vita per entrare nel tempio. Riusciamo ad uscirne fuori dandogli 10.000 Rp per 4 fasce! All’interno per fortuna regna la pace e siamo gli unici turisti. Una donna viene a deporre delle offerte su diversi altari, Ketut ci spiega che lei sta probabilmente facendo costruire una casa e che deve dare delle offerte ai dei della casa perché il suo progetto vada a buon fine.

Nel viaggio di ritorno verso Ubud, ci fermiamo in una piantagione di spezie, caffè, tè, cacao e frutta. Assaggiamo un caffè mescolato con del cacao e acqua, molto buono! Dopo, mi diverto a tostare chicchi di caffè vicino ad un impiegato che fa questo tutto il giorno. Lui, apparentemente molto contento di starmi vicino, mi mette un braccio sulla spalla! Dopo aver acquistato curry e tè allo zenzero ripartiamo per Tampaksiring dove visitiamo i Monumenti del Gunung Kawi, templi di pietra incastonati nella collina, in fondo ad una gola con stupende risaie in terrazza. Questo posto è fantastico e molto rilassante, siamo da soli con Ketut, il sole è appena tramontato così non fa più tanto caldo. Quando torniamo poi sulla stradina del paese notiamo due uomini che stanno allenando due galli da combattimento! Di ritorno in albergo ci mettiamo d’accordo con Ketut per le 20’30 per farci portare al Café Wayan sulla Monkey Forest Rd dove ceniamo. Il locale è molto carino ma stiamo al coperto perché pioviggina questa sera. Torniamo in albergo a piedi. “Hey mister! Transport?” ci chiedono alcuni tizi seduti sul bordo della strada. Ma abbiamo voglia di camminare… 8 AGOSTO – MERCATO DI UBUD E MASSAGGIO BALINESE Ci svegliamo alle 8, oggi il tempo è brutto. Ci scambiamo le stanze con Enrico e Giorgia e ci dividiamo fino a questa sera. Prima di uscire prenotiamo il pulmino per questa sera per andar a cena all’Indus, il ristorante dei proprietari della guesthouse, conosciuta anche come Casa Luna. Prenotiamo anche un massaggio per le 16’30.

Il mercato di Ubud è molto carino e mi viene voglia di comprare di tutto! Tutto è molto economico anche se bisogna contrattare molto. Compro due sarong, delle ciabattine infradito di pelle, dei piatti e sottobicchieri fatti con la cannella, alcuni dipinti e un borsone per trasportare tutto in aereo! Pranziamo al ristorante Casa Luna sulla strada principale dove ci incontriamo con Enrico e Giò. Paolo torna in albergo, è stanco e stufo di fare acquisti, io proseguo fino alle 16.

Alle 16’30 ci attende il nostro massaggio balinese, che si svolge in una piccola capanna nel giardino dell’albergo. Abbiamo ognuna una massaggiatrice che ci copre il corpo con un sarong e lo scopre man mano ci applica una preparazione a base di spezie profumatissima e dalla consistenza granulosa. Fanno il massaggio attraverso il telo e non toccano mai la pelle direttamente. E’ molto rilassante ed è difficile non addormentarsi. Sulla faccia e le tempie ci applicano invece un olio asciutto che profuma di cocco, è veramente piacevole. Il massaggio dura un’oretta in tutto, ma non è finito. La parte migliore arriva con il bagno di spezie che facciamo nel bagno all’aperto della nostra stanza. Nella vasca le ragazze versano una preparazione arancione a base di bacche rosse, spezie e rametti dove dobbiamo star a mollo per venti minuti dopo aver fatto una doccia per togliere via la preparazione che abbiamo sul corpo e che sembra curry! Dopo tutte queste cure la nostra pelle è liscissima e siamo pronti per andar a cena! L’Indus è un bellissimo ristorante e dal terrazzo c’è una vista panoramica sulle Gole dell’Ayung. Purtroppo è già abbastanza buio e possiamo solo indovinare la bellezza del paesaggio. Mangiamo molto bene, seduti per terra su dei cuscini intorno ad un bel tavolino basso.

9 AGOSTO – DUE SU QUATTRO SONO K.O.

Paolo ha avuto la febbre alta tutta la notte e sono abbastanza preoccupata. Non sta per niente bene. Anche Giorgia ha un po’ di febbre. Decidiamo di annullare l’escursione a Besakih che avevamo concordato con Ketut due giorni fa. Alle 8 vado fuori per avvisarlo che dobbiamo rimandare la gita, è molto dispiaciuto per loro. Ci diamo comunque appuntamento due ore dopo, caso mai andremo in giro nelle vicinanze. Alle 10 Paolo non sta meglio pertanto rimane in albergo, vorrei chiamare il medico ma lui dice di aspettare. Giò non sta troppo male e così viene con noi nelle Gole dell’Ayung. Scendiamo tanti gradini fino ad arrivare al fiume, qui è il punto in cui arrivano quelli che fanno rafting ci spiega Ketut. La salita è molto faticosa, fa molto caldo e non mi sono portata acqua. Faccio un po’ di riprese con la videocamera per farle vedere a Paolo.

Prossima tappa: la Monkey Forest, nel cuore di Ubud. Qui conviene non portarsi cibo perché le scimmie sono piuttosto aggressive e ladre, dicono. Io nascondo la macchina fotografica nello zainetto e entriamo nella foresta, spaventati da eventuali attacchi da parte dei macachi! Dopo cinque minuti però ci accorgiamo che non succede nulla e le scimmie non ci sembrano così cattive così ci rilassiamo un po’ e tiro fuori macchina foto e videocamera. Notiamo comunque che alcuni turisti vengono letteralmente scalati dalle scimmiette che cercano di procurarsi cibo! La foresta è molto bella, ci sono tre templi al suo interno, molto suggestivi. Giorgia inizia a sentirsi di nuovo male e vuole tornare in albergo.

Quando arriviamo scopro che Paolo ha sempre la febbre! A questo punto decidiamo di chiamare l’Assistenza medica di Europ Assistance, lascio il mio numero, come vuole la procedura ma non mi richiamano! Sono piuttosto incavolata! Bel servizio! Verso le 15 Enrico ed io siamo rimasti gli unici a reggerci in piedi e lasciamo i nostri due moribondi in albergo per andar in giro con Ketut a cercare un albergo per le prossime tre notti, vorremmo restare ancora a Ubud, anche perché ci restano tante cose da vedere e con due membri del gruppo k.O. Non sappiamo cosa riusciremo a vedere. Impieghiamo tutto il pomeriggio nella ricerca di un albergo, ne vediamo almeno 15, possiamo visitare le stanze e a volte contrattiamo il prezzo, ma c’è sempre un problemino: o non hanno posto per tre notti, o ci danno due stanze completamente diverse, o costa troppo, insomma alla fine troviamo il posto che fa per noi, è un po’ isolato rispetto al centro di Ubud ma è veramente carino e costa solo 25 $ a notte. Le stanze sono pulitissime, inserite in un bel giardino, c’è anche una piscina. Torniamo in albergo abbastanza distrutti da questo giro che ci potrebbe servire per scrivere una guida sugli alberghi di Ubud! Paolo e Giorgia si sentono un pochino meglio… Paolo ha iniziato a prendere gli antibiotici che ci eravamo portati dall’Italia, per fortuna, perché ovviamente il suo non è solo un problema di febbre! Chissà che cosa l’ha reso malato? Cominciamo a pensare ai posti dove abbiamo mangiato e ci viene in mente che qualche giorno fa al lago Bratan eravamo stati in un ristorante turistico con un enorme buffet e forse Paolo aveva esagerato con le “schifezze” (varie cremine colorate e altri cibi non identificati…) Questa sera pioviggina, ceniamo al Café des Artistes, locale gestito da un Belga, qualche metro più avanti nella nostra via. Mangiamo davvero bene spendendo 100.000 Rp a testa.

10 AGOSTO – RISAIE IN TERRAZZA E SU TELA… Oggi Paolo e Giorgia stanno molto meglio, prima di trasferirci nell’altro albergo vado a fare ancora un giretto al mercato di Ubud, da sola. Qui non ci sono assolutamente pericoli per chi gira da solo… Alle 12 Ketut ci viene a prendere e deve fare due giri per portarci tutti e 4 con gli zaini. Paghiamo il conto alla Honeymoon Guesthouse con dispiacere, era proprio un bel posto e lo consiglieremo a tutti.

Allo Sri Ratih Cottages sembra di essere gli unici clienti e sono tutti gentilissimi con noi.

Non è ora di riposare però e ripartiamo subito con Ketut che ci porta a Sayan per osservare un magnifico panorama delle Gole dell’Ayung. Qui si affacciano i report più lussuosi di Ubud, con piscine incredibili.

Attraversiamo in seguito alcuni villaggi immersi nella campagna. Tutti gli abitanti sono indaffarati nella preparazione del Galungan, festa induista che si svolgerà domani e durerà per i prossimi 11 giorni fino al Kuningan. Durante il Galungan gli hindù commemorano la vittoria della virtù, Dharma, sul male, Adharma, e ringraziano il dio per la creazione della Terra. Fuori dalle abitazioni viene eretto un “penjor”, una canna di bambù altissima e curvata alla sua estremità, addobbata con foglie di granturco, fiori, cocco e un pezzo di indumento bianco o giallo; il penjor rappresenta il Vulcano Agung ed è anche il simbolo della prosperità.

Siamo molto fortunati ad essere capitati a Bali proprio in questi giorni, tutte le città e villaggi sono addobbati a festa e i penjor che costeggiano le stradine sono bellissimi.

Proseguiamo il nostro viaggio fino a Tegallalang dove sono presenti le risaie in terrazza più famose di Bali. Purtroppo il sole è scomparso e i colori non sono brillanti come avrei sperato.

Ci dirigiamo quindi alle fonti sacri di Tirta Empul dove, a differenza delle sorgenti di Banjar, qui non si fa il bagno, almeno non è consentito ai turisti. In questo momento possiamo osservare la gente pregare e raccogliersi davanti alle sorgenti, è molto emozionante.

Sulla collina che domina il tempio e le sorgenti si trova la villa di Suharto, l’ex Presidente indonesiano. Con Ketut proviamo a chiedere alle guardie se si può entrare per visitare, anche solo il giardino, ma ci viene negato il permesso.

Torniamo quindi verso Ubud dove Enrico e Giorgia si fermano in albergo mentre Paolo ed io proseguiamo con Ketut verso Mas, un villaggio con gallerie d’arte. Voglio assolutamente acquistare un dipinto. La prima volta che abbiamo girato le gallerie ci ero rimasta troppo male per non aver trovato nulla così ci riproviamo oggi, con calma e senza lo stress di dover fare in fretta… Ci fermiamo in una galleria conosciuta da Ketut dove ci assicura che la qualità è ottima. Se vi capita di entrare in una galleria fatevi spiegare i diversi tipi di pittura balinese è molto interessante. Il mio gusto mi indirizza verso i dipinti con colori nei toni del verde che ritraggono scene della vita quotidiana, nelle risaie o nei templi. Uno in particolare cattura la mia attenzione, è assolutamente stupendo e molto diverso rispetto agli altri, rappresenta la danza del Barong in un tempio in mezzo alle risaie, è ricchissimo di particolari e ha dei colori molto curati, si capisce subito che è di un livello superiore. Il commesso mi dice che costa 1.900 $ e che è stato esposto in una mostra a New York! Davanti al mio stupore scende subito a 1.000 $, ma è ancora troppo per il nostro budget. Dice che è stato dipinto da un maestro che ora è in pensione perché non ci vede più per poter dipingere, questo è stato realizzato nel 1999, in effetti in un angolo c’è la firma con la data e la scritta Ubud, Bali. Contrattiamo alcuni minuti, scherzando un po’ ed arriviamo a 600, poi 300. Il mio ultimo prezzo è 180 $ ma non accetta. Allora distolgo l’attenzione da questo quadro, con dispiacere e ne individuo un altro. La contrattazione è molto più semplice: da 250 $ a 70 $. Davanti alla velocità di accettazione mi dico che avrei potuto chiedere ancora uno sconto ma va bene così! Mentre me lo imballano fuori dalla galleria, chiacchiero con un altro commesso, che ci aveva accolto all’inizio, mentre sopra le nostre teste svolazzano dei bellissimi aquiloni facendo un rumore particolare nell’aria… Faccio vedere al ragazzo il quadro appena comprato e gli dico che in realtà ne avrei voluto prendere un altro ma che il suo collega non ha voluto accettare il mio prezzo. Mi chiede allora qual’era il quadro e il mio prezzo. Quando vede il quadro dice subito che è il più bello del negozio! Io gli dico che gli offro 180 $, ci pensa su, guarda dietro il prezzo iniziale scritto a matita e mi chiede ancora un piccolo sforzo, annuncio 185 $, alla fine mi chiede di aspettare un attimo perché deve andar a chiamare il pittore per chiedergli se è d’accordo! Dopo poco torna sorridente e mi dice che va bene!… Io che non ci credevo più rimango un attimo spiazzata: fuori hanno finito di imballare l’altro quadro che ho già pagato. Va bene, prenderò tutti e due e questo sarà il regalo di compleanno per mio marito! E così smontano la cornice, arrotolano la tela e imballano anche questo quadro! A questo punto me li devo portare in giro per altre due settimane! Speriamo in bene! Torniamo in albergo, soddisfatissimi, è proprio un bel dipinto! Ceniamo al Gajah Biru, ristorante con cucina Thai e indiana, molto buona in un quadro affascinante. Siamo praticamente da soli! 11 AGOSTO – GALUNGAN DAY Paolo non sta benissimo ma partiamo lo stesso per una nostra lunga escursione con Ketut che toccherà il tempio madre di Besakih, Tirtagangga, Pandang Bai, Goa Lawah e Klungkung.

E’ una giornata stupenda e si respira un’aria di festa in giro. Lungo le strade decine di donne con bellissimi vestiti colorati camminano con un vassoio sulla testa pieno di frutta disposta in modo piramidale molto grazioso. Anche gli uomini oggi indossano i loro abiti da festa, per lo più bianchi con il tipico copricapo indonesiano. E’ una profusione di colori e di allegria! A Besakih non c’è quasi nessuno sul parcheggio, siamo gli unici turisti a quest’ora del mattino. Come da copione ci costringono a prendere una guida dopo aver cercato di farci pagare ben 10 euro a testa! Visto che ci eravamo informati prima sapevamo di questo tentativo nei confronti dei turisti sprovveduti e così contrattiamo che prendiamo una guida, sì, ma per 6 euro in quattro! Accettano subito comunque! Quindi state attenti se vi viene richiesta una somma eccessiva, facendovi vedere sul registro che i turisti che vi hanno preceduto hanno donato somme ancora superiori! E’ tutto finto, oppure quei turisti prima di voi sono stati un po’ ingenui… Il tempio è situato ai piedi del vulcano Agung che sfortunatamente è avvolto nelle nuvole.

Purtroppo Paolo inizia a star male e si siede su dei gradini mentre noi vistiamo i vari templi. Sono piuttosto preoccupata anch’io e non mi godo la visita.

Ha comunque dei momenti in cui sta meglio pertanto proseguiamo la gita per Tirtagganga, famosa per le sue bellissime risaie molto estese e i Royal Watergardens. E’ un luogo molto piacevole e oggi è pieno di Balinesi che fanno il pic-nic sui prati e bambini che fanno il bagno nelle piscine. A pranzo mangiamo i un ristorantino dov’è meglio non guardare le condizioni della cucina. Oggi Coca Cola per tutti, per uccidere i batteri!… Vicino al nostro tavolo notiamo due donne straniere, evidentemente madre e figlia, accompagnate con due Balinesi. La madre si intrattiene in modo particolare con uno dei due e capiamo subito la situazione… eh sì, non ci sono solo uomini che ricercano la compagnia di giovane asiatiche, succede anche il contrario. La situazione ci sembra ancora più morbosa in quanto tutto avviene sotto gli occhi della figlia, che invece sembra non stare con l’altro ragazzo… che squallore… Il viaggio prosegue verso la costa, superiamo Candidasa, brutta, per fermarci un momento a Pandang Bai, una spiaggia sulla costa est, da dove partono i traghetti per Nusa Penida e Lombok. Non vorrei spaventare chi deve prendere uno di questi traghetti ma sono in condizioni allucinanti! Pezzi di ferro arrugginito che galleggiano… Della spiaggia mi aspettavo meglio da quello che avevo letto, è carina ma valgono il colpo d’occhio soprattutto le barche colorate dei pescatori posate sulla sabbia e i bambini che giocano a pallone gridando felici. Faccio due chiacchiere con loro e gli scatto alcune foto, come tutti i bambini indonesiani, sono felicissimi di farsi ritrarre e fanno un sacco di scene davanti all’obiettivo! Senza chiedere una sola rupia.

Goa Lawah è invece il nome di una grotta sacra, piena di pipistrelli! Ketut ci spiega che 8 mesi fa il serpente sacro che abitava la grotta è morto e che pochi giorni dopo c’è stato un terremoto a Bali. Così hanno dovuto cremarlo, come se fosse un uomo, per placare la collera degli Dei visto che erano convinti che il sisma fosse avvenuto per colpa della morte del serpente. Ascoltiamo attenti le parole di Ketut con una punta di scetticismo per queste credenze. Ci dice che un uomo è rimasto in meditazione nella grotta per due giorni interi. Visto il numero di pipistrelli non so in che stato ne possa essere uscito! Proseguiamo il nostro viaggio verso l’ultima tappa: Klungkung, per visitare Kertha Gosa, un padiglione circondato dall’acqua. A quest’ora del giorno, con la luce del tramonto è davvero molto suggestivo. Ketut si confida con noi e ci parla del Karma, della reincarnazione, della cremazione. Ci racconta che per un induista è molto importante cremare i propri cari per accompagnarli nell’aldilà e assicurarsi un buon karma. Ci dice che alcuni fa è dovuto sposarsi subito dopo la morte di sua madre perché in casa mancava una donna e solo le donne possono donare le offerte agli dei! Stasera abbiamo alcune difficoltà a trovare un ristorante aperto per via del Galungan, alla fine mangiamo al Dirty Duck in Monkey Forest Rd. Hanno finito quasi tutto e mangiamo quello che è rimasto in pratica.

12 AGOSTO – OGGETTI DELLA CURIOSITA’ A MENGWI E TRAMONTO AL TANAH LOT Oggi Ketut arriva un po’ in ritardo perché ha avuto una riunione nel suo villaggio che è durata più a lungo del previsto, si confonde in scuse. Sbrighiamo alcune cose nell’internet café di Jalan Bisma: un paio di telefonate all’albergo di Jimbaran e al resort nella Tangkoko Reserve in Sulawesi, scarico poi la mail dei miei genitori che mi chiedono qual è il nostro programma in Sulawesi per potersi incontrare e leggo la mail di Freddy, il mio contatto per il cottage a Siladen… Finito tutto ci rechiamo a Mengwi, ad ovest di Ubud, dove si trova un bellissimo tempio situato in mezzo ad uno stagno pieno di ninfee. Il posto è molto bello ma essendo ancora giorno di festa siamo circondati da migliaia di indonesiani! Il primo impatto, fuori dal cancello del tempio, è impressionante! Una marea umana che si sposta a piedi, in macchina, in moto, in scooter, vicino a noi passa uno scooter con ben 5 membri di una famiglia!!! Siamo gli unici turisti e diventiamo noi l’attrazione del giorno per decine di indonesiani! Tutti ci salutano, ci guardano, ridono, ci parlano, noi ovviamente non capiamo nulla e cerchiamo di farci tradurre da Ketut, che molto diplomaticamente non ci rivela le frasi esatte secondo noi! Abbiamo il sospetto che alcuni ci prendano un po’ in giro, ma non con cattiveria così ridiamo anche noi! Ci è venuta fame e così andiamo a cercare un posto per mangiare. Siccome Paolo è stato male, Ketut si preoccupa di trovare un ristorante turistico e alla fine facciamo una bella deviazione tornando sulla strada che va verso nord, in direzione del lago Bratan, senza che ce ne accorgiamo però! Il pranzo a buffet (per turisti appunto) non ci soddisfa molto solo che non lo facciamo notare a Ketut che pensava di farci un favore.

A questo punto andiamo direttamente al tempio di Tanah Lot sulla costa occidentale, per ammirare il famoso tramonto. Poco prima di arrivare ci fermiamo all’hotel Le Méridien dove ci lasciano entrare e girare a nostro piacimento. Dal Green del golf godiamo di una bellissima vista sul tempio, certo che si sono scelti proprio il posto migliore per costruire l’albergo!… dopo aver dato un’occhiata alla piscina con finta spiaggia di sabbia (!), raggiungiamo Ketut che ci aspettava fuori in macchina e ci rechiamo al tempio. Qui, per la prima volta da quando siamo a Bali, si nota la presenza massiccia dei turisti, il vialetto che conduce al tempio è un percorso obbligato tra bancarelle di souvenir e t-shirt, che ci sembra un po’ squallido dopo aver conosciuto il mercato di Ubud.

Il tempio, il più famoso di Bali, è un tempio marino ed è arroccato su un grosso scoglio, scoperto a bassa marea, come in questo momento. Solo gli induisti possono accedervi e ai turisti è concesso solo ammirarlo dal basso. Questi sono i giorni del Galungan e possiamo assistere a numerose processioni di Balinesi in abiti da cerimonia portare offerte in cima al tempio. È molto suggestivo… Aspettando il tramonto scherziamo con Ketut e facciamo alcune riprese con la videocamera mentre lui ci fa il suo “show” dicendo “matre mia!” come Giorgia e Enrico glielo hanno insegnato!!! Lui ci tiene a farsi una foto con noi e chiede ad un tizio con una Polaroid di immortalare così la nostra amicizia. Subito dopo, ci fa scrivere i nostri nomi al retro della foto, per non dimenticare. Siamo molto toccati da questo gesto di affetto.

Il sole sta per tramontare ed è ora di mettersi in posizione per scattare le migliori foto. Mi sposto pertanto verso est da dove ho una visuale perfetta sul tempio, con il sole dietro. Ci sono già diverse decine di turisti appostati su scogli con videocamere, fotocamere digitali, reflex, ecc… Il tramonto è molto bello anche se non spettacolare come avrei sperato. I turisti, pian piano se ne vanno, mentre arrivano i locali… Mentre andiamo via, il cielo si tinge di arancione, poi di rosso, per finire sul rosa. Questo sì, è spettacolare, ma ormai siamo in macchina, sulla strada per Ubud. Ci mettiamo un po’ più di un’ora per arrivare. Ci cambiamo velocemente e andiamo subito a cena, al Gaya, un bellissimo ristorante in mezzo alle risaie, un po’ fuori da Ubud, con annessa una galleria di dipinti e ceramica. Scopriamo che il proprietario è italiano e ci facciamo tentare dalla pasta, che è ottima! La facciamo anche assaggiare a Ketut, che questa sera è rimasto con noi a cena, anche se non mangia. Fa una faccia un po’ strana quando Giorgia gli porge la forchetta con gnocchi al gorgonzola!!! Non riusciamo a capire se gli piace o meno; lui, molto diplomaticamente, non fa commenti… 13 AGOSTO – ULU WATU E ODALAN AL TEMPIO DI JIMBARAN Oggi partiamo per il sud di Bali, direzione Jimbaran. Ci accompagna un amico di Ketut che non ha potuto portarci perché oggi alle 11 deve suonare il Gamelan nel suo villaggio (lui è il capo dei suonatori di Gamelan). A Ubud ci fermiamo un attimo in una farmacia nell’intento di acquistare dei fermenti lattici, che ovviamente non hanno. Scopriamo però che in un frigo ci sono delle bottigliette di Yacult, l’LC1 locale, ne prendiamo subito una bottiglietta a testa! Stasera inizieremo la profilassi col Malarone, dobbiamo rifoderarci un po’ lo stomaco! Partiamo quindi per Jimbaran, passando da Denpasar, la capitale, dove non ci fermiamo. Percepiamo già un caos maggiore rispetto alle zone centrali di Bali, simile a quanto visto a Java. Quando arriviamo a destinazione andiamo subito a chiedere due stanze al Puri Bamboo, l’albergo che avevamo scelto sulla guida. Purtroppo hanno solo più una stanza standard, l’altra è Deluxe. Le vediamo tutte e due, sono molto belle e lussuose rispetto a quanto abbiamo avuto sinora. Anche il prezzo è lussuoso! 40 e 50 $ per camera! Riusciamo ad ottenere solo uno sconticino di 5 $ sulla camera più costosa; certo che è diverso rispetto al trattamento ricevuto a Pemuteran! Ci cambiamo velocemente e ripartiamo subito con l’autista alla scoperta della penisola all’estremo sud di Bali. Visitiamo Ulu Watu, tempio marino a picco su una scogliera che uno non si aspetterebbe di trovare a Bali! Questo luogo è molto frequentato da piccoli macachi dispettosi e ladri, secondo la LP, quindi nascondiamo orologi, orecchini, macchine foto, video camera e proseguiamo lungo il sentiero che costeggia la scogliera. Non si può entrare nel tempio se non si è Hindù ma la passeggiata vale il colpo d’occhio. Il paesaggio è stupendo, dall’alto osserviamo le onde che si infrangono regolarmente sugli scogli creando un gran fracasso. Questa costa è famosa tra i surfisti ma per ora non se ne vedono, forse sono su un altro tratto non visibile da qui.

Passano alcuni minuti e ci rendiamo conto che le scimmie non sono così pericolose né ladre e tiriamo fuori di nuovo il nostro arsenale fotografico.

Appena rilassati, assistiamo ad una scena degna di Paperissima: una bambina giapponese si fa sottrarre la sua bottiglietta d’acqua da un piccolo macaco che scappa velocissimo e se la scola tutta! Scoppiamo a ridere mentre la bambina piange, non sappiamo se per lo spavento o per il furto dell’acqua! Un’altra scimmia ha rubato un cappello. Una coppia di Indonesiani, che ha capito il business che poteva ricavare da questi furti, lancia delle noccioline ai macachi che miracolosamente mollano la presa e così possono recuperare gli oggetti rubati, in cambio di una gentile mancia immagino! Dopo il giro intorno al tempio, andiamo a pranzo al Top Rock Café che vista strepitosa sulla scogliera e la spiaggetta di sabbia dove alcuni turisti si fanno arrostire. I surfisti sono tutti lì, al largo, dove le onde si infrangono contro la barriera corallina. A giudicare da quello che vediamo, non sono molto bravi.. Un tizio, che incrociamo nel bar, ha la schiena completamente squarciata, non è un bello spettacolo! Offriamo il pranzo al nostro autista e ci godiamo un po’ di relax su questo terrazzo panoramico. Il Café offre anche delle stanze, in piccoli bungalow, a prezzi non proprio bassissimi ma la location è molto bella.

Decidiamo di andar a fare un giro nel “ghetto dorato” ossia Nusa Dua, dove c’è una grande concentrazione di alberghi di lusso. C’è un ingresso custodito per accedere all’intera area e secondo il nostro punto di vista, questo posto è agghiacciante! Avremmo voluto vedere gli alberghi da più vicino, per curiosità, ma sono tutti imboscati e dalla strada non si vede nulla. Decisi a non perdere tempo per vedere questa specie di Disney Land alberghiera, torniamo a Jimbaran. Concordiamo tutti sul fatto che chi dorme qui non potrà mai avere la stessa percezione di chi come noi ha alloggiato diversi giorni a Ubud o nel nord, potendo entrare in contatto con la vita balinese “reale”.

Per strada ci imbattiamo in una processione di Balinesi verso il tempio di Jimbaran, l’autista ci spiega che oggi è l’Odalan del tempio, ossia il suo anniversario e quindi c’è una grande festa. La stanchezza mi passa subito e decido di vedere questa cerimonia. Siccome sono l’unica interessata ad andarci, lasciamo Paolo, Enrico e Giorgia in albergo e proseguo con l’autista. Prima di partire mi consiglia di indossare degli abiti più lunghi che coprano anche le braccia, mi eseguo in due minuti e torno in macchina, armata di macchina foto e videocamera. L’autista non riesce a lasciarmi proprio davanti al tempio perché la strada è chiusa al traffico, così proseguo a piedi, sono già estasiata: decine e decine di uomini, donne e bambini, si stanno recando al tempio in abiti da festa, le donne portano sulla testa dei vassoi d’argento con delle composizioni piramidali spettacolari di frutta e fiori. Entro nel tempio, dopo aver chiesto il permesso ad un Balinese per strada e rimango a bocca aperta. Davanti a me si presenta un vero quadro, coloratissimo: tutti gli uomini sono vestiti di bianco, le donne di rosa scuro, sono tutti seduti per terra rivolti verso l’altare e il “meru” del tempio. Sullo sfondo un bellissimo tramonto che tinge il cielo di rosa e fa risaltare i numerosi “penjor” allestiti all’occasione del Galungan. Davanti alle prime file, c’è il Barong, la creatura buona. Sul lato sinistro i suonatori di Gamelan si eseguono in una musica inebriante, vicino ad un altare dove vengono deposti tutti i vassoi di offerte.

Un uomo parla al microfono e recita una preghiera, mentre un altro cosparge la folla di acqua santa. Tutti si abbassano o alzano le mani unite sopra il capo all’unisono. E’ veramente emozionante.

Sembra che la mia presenza non disturbi affatto i locali che mi guardano sorridendo e salutando. I bambini si divertono un mondo quando si accorgono che si possono vedere nel piccolo schermo della mia videocamera! Chiedo il permesso alle donne di fotografarle nei loro bellissimi abiti colorati e loro accettano volentieri, mettendosi pure in posa. Di turisti siamo pochissimi, forse 5 o 6, tutti con gli occhi sgranati davanti a questa cerimonia molto suggestiva.

Il tempo passa in fretta e dopo un’ora, decido di avviarmi verso l’albergo, è diventato buio e stasera andiamo a mangiare il pesce alla griglia sulla spiaggia di Jimbaran. Prima di cercare un mezzo di trasporto, compro alcune banane al mercatino allestito fuori dal tempio, contrattando in bahasa indonesiano, il che mi vale numerosi complimenti e apprezzamenti da parte della commessa! Purtroppo per me non ci sono taxi perché la via è chiusa al traffico e credo che il nostro albergo sia abbastanza lontano… Comincio a preoccuparmi un po’ ma presto trovo una soluzione: chiedo ad uno dei vigili addetti allo sbarramento della strada come posso fare per tornare in albergo e così uno di loro di offre di accompagnarmi, in motorino! E’ piuttosto divertente, non sono mai salita in motorino con uno sconosciuto ma qualcosa mi dice che mi posso fidare e mi godo l’aria tiepida della sera mentre sfrecciamo lungo la via principale di Jimbaran! Arrivati a destinazione gli lascio una mancia di 10.000 Rp. Avrei lasciato qualcosa in meno (il percorso era stato veramente veloce alla fine) ma lui non ha il resto… Dopo una rapida doccia e un piccolo racconto di quello che ho visto a Paolo, usciamo a cena. Jimbaran è famosa per il fatto che si può mangiare il pesce alla griglia direttamente sulla spiaggia. Scegliamo uno dei ristorantini che ci ispira di più, scegliamo il nostro pesce, contrattiamo un po’ (1 kg di tonno = 3 Euro!) e ci sediamo piedi nella sabbia intorno ad un tavolo di plastica illuminato con delle candele. Molto romantico! Mi guardo intorno: ci sono tavolini, candele e turisti a perdita di vista! Ma l’impressione non è brutta, anzi, è molto particolare, le luci sembrano quelle di migliaia di lucciole. Aggiungiamo a questo quadro il rumore delle grosse onde che si infrangono sulla sabbia ed è perfetto! Mangiamo molto bene, il pesce è fresco e viene accompagnato da verdure, salsine e l’immancabile riso bianco. Per contribuire ulteriormente all’atmosfera un gruppo di musicisti si piazza davanti al nostro tavolo e si esegue in due canzoni mitiche di Eric Clapton (Leila) e Santana (Black Magic Woman). Devo dire che questa cenetta è la perfetta conclusione di questo soggiorno balinese e siamo un po’ melanconici all’idea di dover lasciare quest’isola meravigliosa l’indomani… Per fortuna il viaggio non è finito! Torniamo a dormire in albergo, domani si prende l’aereo per il Sulawesi! CONTINUA CON LA TERZA PARTE – SULAWESI



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