Arcipelago di Bazaruto

Partiamo da Johannesburg con la compagnia area Pelican Air alla volta di Vilanculos; volo di un paio d'ore; spartano ma funzionale. L'aereoporto è microscopico, ma almeno è molto efficiente nelle operazioni di controllo passaporti e trasbordo sul piccolo areo che ci porterà nell'isola di Bazaruto, la principale dell'omonimo arcipelago nonchè...
arcipelago di bazaruto
Partenza il: 11/08/2005
Ritorno il: 21/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Partiamo da Johannesburg con la compagnia area Pelican Air alla volta di Vilanculos; volo di un paio d’ore; spartano ma funzionale. L’aereoporto è microscopico, ma almeno è molto efficiente nelle operazioni di controllo passaporti e trasbordo sul piccolo areo che ci porterà nell’isola di Bazaruto, la principale dell’omonimo arcipelago nonchè parco nazionale. I maggiori resort delle isole dispongono di una pista di atterraggio; e il nostro, l’Idigo Bay, ne ha una asfaltata a 3 minuti. L’isola di Bazaruto è veramente affascinante: grandi dune di sabbia dorata sulla costa orientale, create dal vento che soffia costante dall’Oceano Indiano; all’interno laghi di acqua dolce (dove vivono dei caimani) e vegetazione bassa. Ho deciso subito di esplorare l’isola a cavallo, fruttando il maneggio dell’albergo (55 US$ per 1/2 giornata). Villaggi di pescatori e agricoltori all’interno dell’isola, granchi enormi lungo le spiegge desolate della costa orientale. Da non perdere, il “Dune boarding” (salita a piedi, ovviamente!) al tramonto: impagabile! (25 US$) La barriera corallina si trova a nord e a sud dell’isola, ma anche a pochi minuti (8 US$) dalla spiaggia dell’Indigo bay (anche se lì è poco estesa). La cortesia, l’ottima cucina e la piscina dell’Indigo bay compensano la spiaggia non proprio eccezionale, che soffre anche dell’enorme effetto delle maree (per cui ogni 6 ore il mare sparisce!).

Ci trasferiamo poi sull’isola di Benguerra, dove in 10 minuti si atterra su una pista di terra, e da lì in pochi minuti, giungiamo al Benguerra Lodge. La spiaggia è decisamente più bella (sabbia bianchissima), ma l’albergo non ha una piscina (quella esistente è un pozza) e l’effetto delle maree è ancora più accentuato (il mare di ritira per km!): curioso osservare l’usanza della popolazione locale che sfrutta il ritiro del mare per raccogliere granchi e frutti di mare (attenzione a camminare a piedi nudi nel mare: è presente una conchiglia moto tagliente!). Purtroppo, la cucina propone proprio solo granchi, gamberi e agnello, barattati dal cuoco con la popolazione locale. In quel tempo, era in rifacimento la struttura comune (pranzo, lounge, bar), ma per i bungalow non sono previsti rifacimenti (risalgono all’inizio degli anni ’90). Suggeriamo questa spartana struttura (non fatevi ingannare dai cataloghi) a chi è abituato a vivere in campeggio o non ha grandi aspettative: i bungalow non hanno nè finestre nè porte (se soffia il vento dal mare, in particolare, è davvero dura resistere!); l’umità è presente nelle lenzuola; non ci sono armadi nè porta valige (per cui bisogna chinarsi per raccogliere i vistiti dalla valigia a terra); il bagno è comunicante con la camera (senza porte, ovviamente!) e la doccia è… Beh, vedrete! Ultimo suggerimento. Le escursioni sono davvero care dal Benguerra Lodge: 50 dollari per raggiungere la barriera corallina, che non è in alcun modo raggiungibile dalla spiaggia.

In conclusione, meglio scegliere l’isola di Bazaruto, che offre più possibilità di escursioni, di incontro con la popolazione locale (portate qualche penna per i bambini che frequentano la scuola), più scelta nelle strutture, barriera corallina più accessibile. La cortesia dell’Indigo Bay (elemento soggettivo, lo ammettiamo), non ha trovato eguali al Benguerra lodge. Se avete tempo di visitare il paesino di Vilanculos, nell’attesa dell’aereo, merita: solo passando fra la gente si scopre il vero Mozambico!. Alberto.



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