Messico encantado de coñoscerte
Partiamo in due (io – Gabriella e Claudio), trattasi della nostra prima esperienza “turisti fai da te” e devo dire che non è stata niente male!!! Con un po’ d’anticipo a maggio abbiamo acquistato i biglietti aerei con partenza da Roma-F.No il 19/08 ed arrivo a Cancun (ritorno il 9/09) per la modica cifra di 870 € tasse incluse (compresi i 27 $ per uscire dal Messico al rientro), la compagnia è la spagnola Volare Europa. Per girare ed organizzare i nostri spostamenti ci affidiamo ciecamente alla Lonely Planet (e dire che in aeroporto l’avevamo quasi persa…), esiste anche una versione parziale dedicata esclusivamente allo Yucatan ed al Chiapas.
Come già avrete modo di leggere, dai vari racconti, Cancun non merita grosse attenzioni e sicuramente non è un buon biglietto da visita per chi, per la prima volta come noi, visita questo Paese; è proprio vero che è una città da gringo (come del resto Playa del Carmen e Cozumel). Qui trascorriamo solo la prima notte, arriviamo alle h 21:00 locali e ci affidiamo – stupidamente – ad un tassista che ci porta in centro (la zona Hoteleira per noi è troppo stile Las Vegas). Per cui il primo suggerimento che mi sento di dare è di non mostrarsi troppo indecisi e di trattare sul prezzo (soprattutto con i tassisti). Al mattino dopo, zaino in spalla (viaggiate leggeri), all’autostazione prendiamo il “mitico” autobus ADO di 1^ classe per Tulum; al ritorno scopriremo alternative di spostamento diverse, tipo i collettivi o anche gli autobus di 2^ che x brevi tragitti sono fattibilissimi (Cancun-Tulum sono 2 ore circa). A Tulum restiamo tre giorni, ci piace moltissimo, piccola colonia italiana (si affaccia sul mare del Carribe) è un buon appoggio per gli spostamenti nelle zone circostanti. Riusciamo a visitare le sue rovine maja (famose poiché sono le uniche a picco sul mare), quelle di Cobà (qui troveremo la piramide più alta dello Yucatan e forse anche quella che offre, dall’alto, lo spettacolo panoramico più suggestivo: si affaccia infatti su una fitta foresta la cui estenzione è a perdita d’occhio) ed infine ci rilassiamo sulla playa della zona hoteleira. Noi decidiamo di soggiornare 2 notti nella zona pueblo: più comoda perché qui si trova l’autostazione, inoltre c’è più scelta per i ristoranti, ci sono due internet point ed uno sportello bancomat (attenti che di domenica potrebbe risultare difficile riuscire a prelevare). La terza notte qui decidiamo di trascorrerla dormendo in cabana sulla spiaggia; sicuramente la cornice è suggestiva (vegetazione, mare, candele…) ma, per noi, le amache si rivelano scomode e soprattutto le zanzare ci martorizzano (non scordate un repellente per le zanzare – anche quando visitate i siti maja). Al mattino partiamo alla volta di Valladolid, questo sarà il nostro punto d’appoggio (2 notti) per visitare Chichén Itzá nonché il cenote Dzitnup (Xkekén). Entrambi sono da vedere: le rovine sono molto suggestive e ben tenute, visitatele al mattino presto o, quanto meno, cercate di scalare la piramide appena arrivati – infatti al mattino un lato è all’ombra, per cui l’impresa è meno faticosa, inoltre avrete la possibilità unica di ritrovarvi lassù completamente soli (vi sentirete padroni del mondo!!!); ed il bagno nel cenote è sicuramente da provare, non capita certo tutti i giorni di fare il bagno sotto terra in un acqua verde smeraldo, tra stalattiti ed un infinità di piccoli pesciolini neri baffuti. Valladolid è forse la cittadina meno turistica, quindi la più caratteristica che abbiamo visto, e proprio per questo ci è molto piaciuta. Lo stile è quello coloniale, un susseguirsi di case basse tutte colorate; qui si riesce ad assaporare quello che è il vero stile di vita di questa gente. Un ulteriore aspetto da non trascurare è che, non essendo una località turistica, si riesce a mangiare e dormire a modiche cifre. Da Valladolid ci spostiamo a Mérida (capitale dello Yucatan), dove trascorreremo una sola notte. La città è carina anche se molto caotica (c’è tanto traffico e c’è molto caldo), il difetto di questo posto è che, nella piazza principale, i turisti sono presi d’assalto. Ci sono veri e propri PR che ti convincono, raccontando della povertà in cui versano le popolazioni indigene maya, a fare acquisti (per niente economici) in negozi che dicono trattarsi di commercio equo e solidale, ma così non è (qui ci hanno venduto un’ amaca in juta ad un prezzo 3 volte maggiore del suo reale valore, per cui attenti agli acquisti!!!). Questo mi è molto dispiaciuto perché non mi ha lasciato un buon ricordo di questa cittadina e della sua gente.
Merìda è stato il nostro punto d’appoggio che ci ha consentito di visitare il sito di Uxmal, anche questo molto bello e ben tenuto (la vegetazione rigogliosa è qualcosa di sorprendente), la particolare posizione geografica lo rende caratteristico proprio perché sviluppato su livelli diversi. Inoltre è proprio qui che abbiamo conosciuto quelli che poi si sono rivelati ottimi compagni di viaggio, ne approfitto per ringraziarli per i bei giorni trascorsi insieme e soprattutto per il conforto, datoci a vicenda, nei momenti di forte stanchezza, quando durante gli interminabili viaggi in pullman ci consolavamo rimpiangendo la succulenta cucina nostrana. Un importante suggerimento: alle rovine di Uxmal abbiamo portato con noi gli zaini che, durante la visita, abbiamo lasciato in deposito presso la biglietteria; questo ci ha consentito di partire direttamente da qui alla volta di Canpeche dove poi abbiamo preso un ulteriore autobus diretto a Palenque. La convenienza è che tale deposito è completamente gratuito (abbiamo poi scoperto che ciò è possibile anche presso gli altri siti visitati), viceversa lasciare i bagagli presso le autostazioni implica una tariffazione oraria (dipendente dalle dimensioni del bagaglio). Il viaggio Uxmal-Campeche ci è sembrato interminabile, ancor di più quello Campeche-Palenque (che abbiamo fatto di notte – per gli spostamenti in autobus portate sempre con voi giacche o maglioni e se vi è possibile indossate pantaloni a gambe lunghe, è un vero gelo). A Palenque abbiamo trascorso 2 notti, la cittadina non merita di essere visitata, ma sicuramente è un buon punto d’appoggio sia per visitare le rovine che le cascate di Agua Azul e Misol-Ha. Appena arrivati al mattino, abbiamo cercato un hotel (è il primo posto dove abbiamo un po’ girato per trovare una camera libera), e poi abbiamo deciso di optare per la visita alle cascate, sicuramente escursione meno impegnativa e stancante, riservandoci al giorno dopo quella alle rovine. Le cascate si sono rivelate uno spettacolo della natura (ci siamo affidati ad un’agenzia di viaggio, i taxi collettivi ci avevano chiesto molto di più). La visita al sito di Palenque è stata molto impegnativa: immerso nella foresta è ancora tutto da scoprire, qui c’è tanto da vedere e quindi molto da camminare… Sentiamo il verso di animali indecifrabili (la guida dice che si tratta di scimmie urlatrici), non lo sapremo mai, di sicuro l’efetto è molto suggestivo.
Dopo l’escursione, nel pomeriggio partiamo per San Cristóbal de Las Casas, il viaggio è lungo e le curve sono tante, così come i posti di blocco tenuti dai militari; per fortuna non subiamo nessun controllo!!! Arrivati ci rendiamo conto che effettivamente ci troviamo a 2.300 mt di altitudine, la città è incantevole: ordinata, pulita ma, soprattutto, coloratissima (una vera cittadina coloniale). Il mercato municipale è forse il luogo più caratteristico, i messicani possiedono una vera arte nell’esporre frutta, verdure ed ortaggi. Da qui, tramite agenzia, organizziamo una intera giornata per visitare 7 laghi, in ordine: Laguna Agua Tinta, Laguna Esmeralda, Laguna Encantada (un vero incanto), Laguna Ensueno (questo gruppo di laghi si chiama Lagunas de Colores proprio perché le loro tonalità vanno dal verde smeraldo al turchese), Laguna de Montebello, Laguna Pojoj (ha un isolotto al centro ed i suoi colori sono meravigliosi) ed infine Laguna Tzsiao (al confine con il Guatemala). Credo di non aver mai visto laghi più belli!! L’ultimo giorno a San Cristóbal, sempre con l’ausilio di una guida (molto preparata), visitiamo in ordine prima San Juan Chamula e poi San Lorenzo Zinacantán. La prima è abitata per lo più da indigeni con uno stile di vita, usi e costumi, nonché tradizioni pagane, completamente diverse dalle nostre; qui visitiamo un cimitero, il mercato comunale ed una chiesa dove vengono celebrati riti pagani. Quello che abbiamo visto e vissuto qui ci resterà sempre nel cuore. Zinacantán sembra un po’ più civilizzata, qui visitiamo una chiesa e poi l’abitazione di una famiglia locale (ci fanno indossare gli abiti nunziali, così anche io e Claudio ci alleniamo al matrimonio…).
Il ritorno verso la costa caraibica lo intervalliamo con il soggiorno di un giorno a Campeche. Patrimonio dell’UNESCO merita sicuramente almeno una giornata per poter girare per le sue ordinate vie, per ammirare le sue colorate abitazioni, il museo ed il suo moderno lungomare sintomatico di una cittadina che vuole evolversi. Da qui inoltre visitiamo il sito di Edzená, e proviamo l’emozione di trovarci completamente soli tra le rovine di un’antica civiltà; il suo stile è diverso da quello degli altri siti, è più raccolto e qui il tempio principale è un vero palazzo a più piani e con tante finestre.
Da qui ritorniamo a Tulum dove decidiamo di concederci sei giorni di completo relax. Riusciamo a trascorrere ogni giorno in un posto diverso: visitiamo Cozumel, le spiagge di Akumal (Claudio qui fa il bagno in compagnia di una tartaruga) e di Xcacel, facciamo il bagno nel Gran Cenote (sicuramente più bello di quello visto a Valladolid) e visitiamo il Cenote Cristal y Escondito (quest’ultimo sembra più un lago). Qui volge al termine la nostra vacanza in Messico, sicuramente ne abbiamo visto solo una piccola parte, la fatica fisica aggravata dal forte caldo non ci ha scoraggiati nemmeno un momento. La voglia di scoprire questo splendido paese è stata sempre superiore!! Ritorniamo in Italia portando nel cuore gli splendidi colori di questa terra non più sconosciuta ma, sicuramente, per noi ancora da scoprire.