Andalusia No Alpitour
Per cominciare sono partita con il mio ragazzo, Giuliano, e non ci siamo appoggiati ad un’agenzia di viaggi, ma abbiamo usufruito di internet per: – prenotare il volo Bergamo – Sevilla che con la Ryanair se prenotato con anticipo è conveniente.
– prenotare 3 alberghi – prenotare la macchina a noleggio (con aria condizionata e autoradio) – prenotare l’entrata all’Alhambra Fatto ciò la nostra vacanza ha inizio la mattina del 25/6. L’aereo giunge a Siviglia con circa 20 minuti di anticipo, il caldo è sopportabile e entusiasti prendiamo la macchina dell’aereoporto e ci dirigiamo verso la nostra prima tappa: Cordoba L’autostrada è una meraviglia in Andalusia: la si trova sgombra e senza pedaggio. Il paesaggio è giallastro di girasoli e leggermente collinare con qualche paesino qua e la. Ogni tanto qualche toro enorme di cartone si affaccia dall’alto per ricordarci che siamo nel paese delle corride.
Dopo circa un’oretta arriviamo a Cordoba. Cordoba. Ci dirigiamo verso il centro perché è il nostro albergo è vicino alla Mezquita dalla quale prende il nome.
Subito ci rendiamo conto che non è così facile sia girare per il centro, a causa dei sensi unici, che quantomeno trovare parcheggio. Così alla fine accettiamo di fare un pochino di strada in più a piedi piuttosto che pagare un garage, dato che il costo si aggira sui 14 Euro al giorno. Troviamo posto libero nella zona di Calle Enmedio vicino Puerta Sevilla. La stanza d’albergo costa 55 Euro a notte e anche se non è grandissima ci troviamo bene perché è curata e pulita.
La Mezquita. Dopo dormitina rigenerante usciamo a dare un’occhiata al monumento che ci troviamo vicino. L’esterno è quello di una grande fortezza araba e di sera l’illuminazione fa risaltare la sua bellezza. Entriamo nei giardini degli aranci e scattiamo diverse foto alla torre caratteristica. L’ingresso è a pagamento e costa 7 Euro. Intorno al 1200 nacque come moschea ma in seguito, dopo la riconquista da parte dei re cattolici, una parte di essa venne distrutta per essere trasformata in una sontuosa chiesa. Appena entrati ci si trova di fronte a qualcosa di unico. Una foresta di archi e colonne in sequenza con la luce soffusa che crea un effetto da togliere il fiato e che invita al raccoglimento. La chiesa custodita all’interno seppur di gran pregio, sembra stonare con l’architettura paziente e minuziosa di elementi così semplici ma al tempo stesso di così grande impatto visivo. All’interno sono anche custoditi reperti e iscrizioni in arabo risalenti alla costruzione. Alcazar. Non si trova molto lontano dalla Mezquita ed era la residenza di sultani e califfi. Gli interni sono pressoché spogli, ma la cosa strabiliante sono i giardini. Oltre ad essere molto estesi li abbiamo trovati molto curati e la presenza dell’acqua in tante forme, sia in vasche sia in forma di zampilli dona loro l’idea dell’oasi. La Mequita e l’Alcazar sono sicuramente le attrazioni principali di Cordoba, ma abbiamo trovato anche molto piacevole perdersi (sempre!) per le vie strette a curiosare per i negozi di souvenir soprattutto del quartiere ebraico ossia la Juderia. All’interno dei cortili l’attenzione viene attirata soprattutto dai vasi di fiori o piante appesi disordinatamente ai muri bianchi, caratteristica riportata su tante cartoline del posto Ci perdiamo ad ammirare i tanti patii con piante al centro che si lasciano intravedere dalle cancellate delle case. I patii sono oasi di frescura nel caldo estivo che derivano e dall’abitudine degli arabi di trovare nell’ombra la tregua al caldo e al sole del deserto.
Ci fermiamo una volta anche a bere il tè in una teteria in calle Buon Pastor dove abbiamo una vasta scelta di infusi dai nomi strani e dai profumi particolari. Il locale è piccolo ma suggestivo, con sedioline e tavolini bassi, musica marocchina o araba che ricorda certe scene da danza del ventre viste in qualche film. La bevanda è calda ed dal gusto più forte rispetto a quella dei nostri infusi in filtro. Giuliano ha scelto un tè ai fiori di loto.
Notiamo qui, ma anche nelle altre città la presenza di signore simili a nostre zingare che ci inseguono per regalarci prezzemolo o rosmarino e per leggerci la mano, avremo poi la nausea per i loro inseguimenti anche a Granada.
Per pranzo o cena abbiamo mangiato spesso tapas ossia specialità in miniatura da mangiare preferibilmente al banco. Ne abbiamo gustate di buone alla Bodega Mezquita in calle Cespedes, vicino la Mezquita dove ce n’erano circa un centinaio.
Dopo aver passeggiato sul ponte vecchio e scattato qualche foto alla città da lontano ci avviamo verso Granada. L’autostrada passa attraverso colline di ulivi sterminate.
Granada. Entrare in città, trovare l’hotel e addirittura il posto auto ci sembra un impresa alquanto ardua, ma con il dovuto tempo (circa 1,5 h) ci riusciamo e troviamo anche parcheggio libero tra le tante strisce blu che ricoprono la maggior parte della città. L’hotel che abbiamo prenotato si chiama Juan Miguel e si trova in posizione abbastanza centrale in Acera del Darro quasi di fronte ad un grande magazzino tipo Rinascente, El Corte Ingles, che scopriremo essere presente anche nelle altre città. Lo stile è moderno, il prezzo è contenuto: circa 57 Euro a camera, considerato il fatto che si tratta di un 3 stelle e la stanza è grande e provvista di molti comfort. La colazione non la facciamo in albergo (costa 10Euro a testa!) ma nel baretto affianco, dove ci troviamo bene. Dall’altra parte della strada si trova inoltre una buonissima gelateria italiana dove potersi prendere una pausa dalla calura estiva.
L’idea che ci facciamo subito è quella di una grande città, simile alle nostre, con palazzi alti e imponenti con viali larghissimi e molto trafficati. Cordoba sembra un ricordo lontano, una piccola perla. Ma nonostante questa impressione un po’ fredda sappiamo che la città e il suo centro hanno molto da offrire.
Essa ha tre colli dove ci sono l’Alhambra, l’Albaicin e il Sacromonte.
All’albergo ci hanno parlato bene dell’Albaicin nella zona sottostante all’Alhambra e così ci dirigiamo per verificare di persona. Il quartiere assomiglia allo stile di Cordoba, bianco con case basse quadrate e ci sono parecchi locali dove poter mangiare, ma li troviamo poco caratteristici e molto turistici. La passeggiata però è suggestiva poiché si vede il complesso dell’Alhambra dal basso. Per cenare abbiamo scelto dei locali intorno plaza Nueva e a discapito di quello che ci aspettavamo la paella che abbiamo mangiato non era un granchè. Alhambra. Questo complesso mediovale era residenza dei sultani arabi ed è la bellezza di questa città. Ci si arriva comodamente in pullman da Plaza Nueva e una volta lì ci si rende conto della grandezza e del panorama entrambi incredibili. La visita si effettua in circa 3 o 4 ore, poiché gli edifici da visitare sono 3 ai quali bisogna aggiungere i giardini della Generalife e sono lontani tra loro.
Palazzo di Carlo V. In sé ha di interessante la facciata e il grande cortile rotondoa dispetto della forma quadrata dell’edificio. All’interno si trovano dei musei gratuiti, quello dell’Alhambra e quello delle Belle Arti che però sono aperti solo in alcuni giorni della settimana Cinta Muraria. Si può salire sulle torri dalle quali si domina la città. In particolare quella più alta è quella dalla quale il re Ferdinando e la regina Isabella posero la bandiera spagnola a seguito della riconquista sugli arabi.
Palazzo dei nasridi. Questo edificio arabo è l’attrazione principale dell’Alhambra ed è stata la sede della vita di corte della dinastia dei nasridi. Non dimentichiamoci che qui è stato ambientato il famoso libro “Le mille e una notte”.
La sontuosità e la ricchezza di questa dimora è impressionante. All’interno non mancano gli azulejos originali e soffitti in legno pregiato, ma a stupire sono soprattutto le colonne che sorreggono archi con minuziosi decori che danno un effetto ottico strabiliante in tre dimensioni. Ogni stanza, seppur priva di mobilio, quadri o affreschi sorprende sempre rispetto alle altre e proprio quando si pensa di aver visto il massimo, si viene sorpresi nuovamente. L’area sicuramente più famosa è il Patio dei Leoni, raffigurato in tante cartoline.
Una visita immancabile, rimarrete a bocca aperta.
Giardini del Generalife. È la parte più antica del complesso e si trova distante dagli altri palazzi. Per arrivarci si passa attraverso una galleria di piante rampicanti, da dove si gode una bella vista sul resto dell’Alhambra ed è il luogo ideale per scattare foto. I giardini sono enormi e belli e la presenza dell’acqua, come anche negli altri Alcazar è costante.
Da visitare a Granada ci sono anche la Cappella Real (dove sono sepolti il re Fernando con la regina Isabella), l’imponente cattedrale.
Non lontano da qui c’è il quartiere dell’Alcaiceria dove si svolge giornalmente il mercato Arabo, ricco per lo più di souvenir, dove, però, è gradevole gironzolare per queste viuzze strette e coloratissime di foulard e abbigliamento da “danza del ventre”. Abbiamo in mente di visitare anche il quartiere del Sacromonte, ma ci viene sconsigliato . Si tratta di una zona con casette bianche stile “trulli” o “nuraghi” abitati da gitani, dove si tengono spettacoli di flamenco. Ci viene descritto come posto poco sicuro e allora lasciamo perdere. Dalle esperienze di altre persone uno spettacolo di flamenco (visto in altri luoghi) sarebbe stato da non perdere, per assaporare la passione e la sensualità che questo ballo trasuda. La sera prendiamo un pullman per andare in Plaza S. Nicolas nel quartiere dell’Albaicin da dove si gode una vista fenomenale sull’Alhambra illuminata in modo suggestivo. Le foto scattate da qui sembrano cartoline. Di cose da vedere qui a Granada ce ne sicuramente altre e tante, ma a questo punto noi abbiamo tanta strada da fare e allora salutiamo Granada consolandoci del fatto che seppur in breve tempo, ci siamo fatti un’idea della sua bellezza.
Da Granada decidiamo di fare una puntatina al mare, dalle parti di Malaga , e dopo tanta fatica in mezzo al traffico della città rimaniamo un po’ delusi. Il mare sembra quello di Rimini e la temperatura dell’acqua mi sembra piuttosto bassa per incoraggiarmi a fare un tuffo.
Siviglia. Arriviamo in città verso le 17 ma qui l’impresa di trovare l’albergo e il parcheggio ci sembra impossibile. Passiamo circa 2 ore vagando nei continui sensi unici imbottigliati nel traffico. Dopo aver chiesto informazioni a un sacco di persone, trovo un signore che mi spiega il tragitto sulla cartina e così con molta fortuna troviamo l’albergo e con molta altra troviamo parcheggio in plaza Don Pedro.
La città che si apre ai nostri occhi in questo breve lasso di tempo è differente dalle altre visitate. È più colorata e giocosa nelle forme e negli stili.
Il nostro albergo è in posizione centrale si chiama Don Pedro in calle Gerona ed è forse quello più in stile Andaluso degli altri dove abbiamo soggiornato. Il costo è un po’ più alto (75 E per notte), ma ne rimaniamo soddisfatti. La sera ceniamo al Reconcillo, un locale storico famoso in tutta Siviglia poiché è presente dal 1670. Qui mangiamo tapas sicuramente di buona qualità, ma non troppo adatte ai nostri gusti. Il locale è tipico, con molti azulejos e i prosciutti appesi al soffitto. Dalla nostra via si accede in 10 minuti circa al centro. Passiamo spesso per calle Sierpes, la via pedonale dello shopping e la più famosa, con i suoi negozi di vecchia data e quelli più recenti di grandi catene. Capitiamo proprio qui il primo giorno dei saldi estivi e, come in Italia, la gente si riversa a fiumi all’interno dei locali per trovare l’occasione e anche noi ne approfittiamo. Cattedrale. Nacque come luogo di preghiera araba e la sua torre come minareto. In seguito alla riconquista dei cattolici rimase in piedi solo la torre e la moschea venne demolita per creare la cattedrale, che attualmente è la terza per dimensione dopo S. Pietro e S. Paul a Londra. Infatti ce ne accorgiamo: l’interno è enorme e non mancano all’interno quadri di grande pregio e la famosa capilla Real: ossia una parete con migliaia di personaggi in oro che descrivono le vicende bibliche. Per un certo periodo di tempo il corpo di Colombo è stato sepolto in questa chiesa. Quattro statue che sorreggono un feretro ne ricordano il passaggio.
Ma la cattedrale è principalmente famosa per la Giralda, che gli spagnoli chiamano affettuosamente “Giraldillo”. Nel biglietto d’ingresso è compresa la salita alla torre da dove si può ammirare la città in particolare il fiume Guadalchivir, i giardini dell’Alcazar e la Plaza de Toros ossia l’arena.
Alcazar di Siviglia. Si trova non lontano dalla Cattedrale, all’inizio del Barrio de Santa Cruz. L’interno del palazzo ricorda l’Alhambra per le decorazioni, poiché molti artisti che vi lavorarono misero la firma anche su molte bellezze del famoso complesso di Granada. I giardini sono immensi e molto curati, vi sono palme altissime ovunque e ci sembra di essere in qualche luogo tropicale. Be’ pensandoci il Marocco è piuttosto vicino e la latitudine è circa quella della Sicilia.
Barrio de Santa Cruz. È la parte vecchia della città, il quartiere ebraico, con strada strettissime e un labirinto di bar, negozi di souvenir, case bianche e piccole piazze. È un luogo gradevole per passeggiare, ma senza cartina alla mano, non servirebbe, perdersi è inevitabile. Abbiamo mangiato tapas all’aperto al bar “Las Teresas”, in calle Santa Teresa, dove ce ne servivano di buone a poco prezzo. Museo delle Belle Arti. Si trova non lontano dalla Torre de Oro e l’ingresso è gratuito per i cittadini dell’unione europea ed è divisa in 14 sale. Ci sono quadri e sculture di artisti spagnoli importanti come Zurbaran e Murillo. Decisamente interessante anche perché la mostra è ospitata da un convento che, con il suo barocco, fa perfettamente da cornice a queste opere di pregio. Visto che siamo nei paraggi facciamo una capatina sul lungofiume, per dare un’occhiata all’imponente Torre de Oro che si affaccia sul Guadalchivir. È stata costruita a scopo difensivo al tempo degli arabi e ora custodisce il Museo della Marina.
Nel pomeriggio torrido cerchiamo refrigerio nei giardini di Maria Luisa, un immenso parco che l’infanta di Spagna, donò ai sivigliani. Da qui si scorgono in lontananza i campanili della Plaza D’Espana.
Plaza D’Espana. Questa vastissima piazza, nata in occasione dell’esposizione mondiale del 1929, ha la forma di un ferro di cavallo, con agli estremi due torri-campanili. Al centro si trova una fontana, anch’essa di grandi dimensioni dove ci rinfreschiamo dal caldo. La cosa che ci stupisce di più sono le panchine di azulejos che percorrono perimetralmente la piazza. Ognuna di essa identifica una città della Spagna con la rappresentazione su ceramica di un evento cardine ad essa collegata. Sfortunatamente, data la lontananza dal centro non abbiamo avuto modo di vedere questo luogo di sera, che ci è stato però vivamente consigliato per l’illuminazione che ne valorizza il fascino. La sera decidiamo di seguire l’itinerario della guida tascabile e attraversiamo il ponte Isabella II che porta sul lungofiume del quartiere della Triana. Qui è pieno di discoteche, ristoranti, pub all’aperto che ci hanno detto essere piuttosto cari ma dove si riversa la movida spagnola. Inoltre si ha una bella vista notturna sul centro città, dalla Cattedrale alla Torre de Oro che si specchiano sul Guadalchivir. Scattiamo diverse foto suggestive. Di ritorno all’albergo passiamo davanti alla Maestranza o Plaza de Toros ossia l’arena per le corride che custodisce un museo relativo al mondo taurino. Il giorno successivo, dopo esserci persi per l’ennesima volta, ci tuffiamo (nel senso proprio del termine) nel bagno arabo. Proviamo quello in Calle Aire, nel Barrio de Santa Cruz . Quello di Cordoba ci aveva messo la pulce all’orecchio e così questa volta siamo decisi. Bisogna prenotare il giorno prima l’orario di entrata e la permanenza dura un’ora e mezza. Il costo è di 24 Euro, l’ambiente è molto pulito e la visita comprende vasche a differente temperatura, sauna, doccia di oli profumati e massaggio. La musica araba, l’ambiente e la luce soffusa ne fanno un’esperienza davvero rilassante. Il beneficio maggiore si ha alternando il bagno in una vasca con acqua calda con una con acqua fredda. Alla fine del bagno viene servito tè in una stanza piena di incensi profumati e dopo si passa al massaggio anch’esso rilassante con oli profumati.
Dopo aver lasciato questo piccolo eden decidiamo di provare gli Yemas, ossia dei dolcini fatti dalle monache del convento di San Leandro. Essendo religiose di clausura si può comunicare con loro da uno sportello con un cilindro di legno girevole che ha il compito di scambiare oggetti e che impedisce di vedere chi ne sta al di là. Questi Yemas sono delle piccole piramidi glassate con all’interno una mistura a base di tuorli d’uovo. Buoni, tipici, ma noi preferiamo di gran lunga la cucina italiana e non solo per i dolciumi.
Il giorno seguente è quello del rientro e a malincuore facciamo la valigia e torniamo a casetta.
Consigli utili: -Il nostro periodo di visita è stato dal 25/6 al 2/7. A Cordoba e Granada il termometro superava i 30°C, ma si riusciva a sopportare il caldo. A Siviglia nel pomeriggio si sono toccati i 46 °C e passeggiare sotto il sole è impresa ardua, ma nonostante ciò, qui non ho mai provato quell’afa appiccicaticcia del nord Italia. Per questa ragione le vie importanti erano coperte con teli che servono a creare ombra.
-La luce solare inizia ad affievolirsi verso le 22, per contro l’alba si ha verso le 8. Forse per questa ragione l’orario di pranzo e cena è spostato di 2 ore in avanti e i negozi aprono nel tardo pomeriggio per chiudere al tramonto.
-Nei pub e nelle taperie non dimenticatevi di controllare il conto dopo la consumazione…Tante volte ci provano… -Gli spagnoli consumano bevande e tapas solitamente in piedi, chiacchierando e tanti locali hanno posto all’aperto, sulle vie di transito dei pedoni o nelle piazze anche fino a tarda sera. Questo rende bene l’idea dello stile di vita della città e il carattere solare dei suoi abitanti.
-Nei locali i piatti hanno nomi incomprensibili, eccone alcuni: Gazpacho: minestra fredda liquida dal sapore forte di peperone verde, con cetrioli, pomodori, cipolle.
Salmoreyo: varietà di Gazpacho con pane grattugiato e prosciutto tipico Salsichon: salame tipico non piccante Salpicon de Marasco: Insalata di frutti di mare Pata ali oli: patate lesse con una maionese delicata (!) di yogurt e aglio Menudo de Cerdo: Interiora di maiale con salsa di pomodoro e un forte aroma di paprika.
Pinjo de gambas: spiedino di gamberi E poi sappiate che: Aceite = olio Cerdo = maiale Cerveza o cana = birra Melocoton = pesca -I pullman che vanno all’aereoporto non sono affidabili, perché a volte non passano, come è capitato a noi.
-I salumi e la carne oltre ad essere di buona qualità sono molto più convenienti che in Italia -In ogni città o quasi c’è un ufficio del turismo, dove poter richiedere informazioni su alberghi, luoghi da visitare ed escursioni.
-Gli spagnoli sono piuttosto tolleranti e cortesi, oltre che appassionati di corrida, che viene trasmessa spesso in TV -La Spagna è un paese cattolico e ciò lo manifesta anche nei nomi particolari delle vie che fanno riferimento alla vita di Cristo e dei Santi Tiriamo le fila: la vacanza è stata molto gradevole, di cose da vedere ce ne sarebbero state molte di più, ma quelle che abbiamo visto ci rimarranno nel cuore insieme al calore e all’allegria degli spagnoli.
Alla prossima Alessandra (e Giuliano)