Schwarzwald… La Foresta Nera
Alle ore 11.00 siamo al traforo o, meglio, siamo a 5 km dal traforo e ci becchiamo il nostro primo scoglio… la coda. Un’ora persa a causa del “semaforo contagocce” che coordina l’entrata nel traforo… accidenti.
Superato il momentaccio percorriamo l’autostrada fino ad Altdorf per poi proseguire sulla E41 che, nel primo tratto, costeggia il Lago di Lucerna… davvero carino.
Passiamo Zurigo (altra ora e più di coda) e con Schaffhausen varchiamo il secondo confine… siamo in Germania.
Propongo Engen come prima tappa per pernottare… sono più o meno le 15.00. Purtroppo è il giorno di chiusura delle Informazioni Turistiche (la solita fortuna!) e così da soli, nonostante la buona volontà e l’aiuto offertoci da una affitta-camere che, non avendo disponibilità, ha fatto due o tre telefonate al posto nostro a sue conoscenze, non riusciamo a trovare un posto per dormire… peccato perché Engen è davvero carina! Percorriamo a piedi una vietta in salita e noto la particolarità delle insegne dei negozi: sono in ferro battuto e ciascuna di loro rappresenta la tipologia del negozio sottostante, ad esempio una parrucchiera ha fuori pettine e forbice, una merceria un ago con filo e un gomitolo di lana e così via.
Decidiamo di ritornare nella cittadina precedentemente passata che si chiama Singen (ragazzi che fantasia che hanno da ‘ste parti… Singen, Engen, Tengen, Thayngen, Tuttlingen… Che fatica associare il posto letto sulla cartina al cartello stradale che ci si presenta davanti!) e sulla strada incontriamo immensi campi di gladioli coloratissimi; non ne avevo mai visto la coltivazione ed è davvero un bell’impatto.
Sono ormai le 17.00 e, dopo due o tre ricerche, troviamo un piccolo alberghetto a Singen che con 80€ ci ospita tutti e tre… non male.
Dopo una doccetta ci concediamo un giretto per la cittadina e sarà anche la stanchezza ma non ci sembra un gran che.
Ceniamo in una brasserie (finalmente gusto la mia prima “suppen” della vacanza… è alla cipolla!) e poi andiamo a dormire.
Mercoledì 03.08.05 Singen-Titisee Lasciata Singen alle 8 e mezza, entriamo nel territorio dello Schwarzwald… la Foresta Nera.
Purtroppo la pioggia non ci molla e fa anche freddo. Decidiamo per prima cosa di trovare una sistemazione per i prossimi giorni e così ci fermiamo a Donaueschingen, conosciuta per un sentiero che porta alle sorgenti del Danubio, ma anche qui non ci sono camere libere. Ritentiamo a Neustad e poi a Feldberg… niente. Tengo a precisare che la mia ricerca era orientata su una fascia economica (20-30€ al giorno) perchè sapevo da esperienze di amici che si trovavano posti davvero accoglienti a quelle cifre ed è forse per questo che abbiamo avuto un po’ più di difficoltà… Comunque, finalmente, a Titisee troviamo ciò che fa per noi. Miss Lorette, una signora sulla settantina, ci offre una stanza tripla a 22€ al giorno con la prima colazione… È fatta.
La “Ferienpension” è davvero carina… Miss Lorette, davvero… particolare (per usare un termine gentile). Consiglio a tutti di leggere il libro “Tedeschi, se li conosci non li eviti” edito da Le Guide Xenofobe… La tipologia dell’anziano tedesco lì descritta rispecchia fedelmente le caratteristiche della nostra padrona di casa: autoritaria, precisa e schietta… Una donna dalla dura scorza che, col passare dei giorni, abbiamo conquistato sino a riconoscerle un gran cuore.
Il tempo nel corso della giornata è migliorato e nel pomeriggio è spuntato il sole.
Un sole tiepido ha accompagnato il nostro primo giretto per Titisee; è un posto davvero incantevole, si respira aria di calma… Sarà il lago. Facciamo un giretto esplorativo e scopriamo una via pedonale ricca di negozietti, un centro informazioni turistiche che ci ha lasciato molto materiale interessante, la stazione del treno e un percorso ciclabile che fa il giro del lago. Ne percorriamo un pezzettino a piedi e nel giro di pochi minuti mi ritrovo circondata da alberi altissimi… la foresta non è fittissima ma sono molto vicina alla strada e questo potrebbe essere il motivo… comunque è foresta… non ho dubbi.
Decidiamo che nei prossimi giorni percorreremo il sentiero noleggiando le biciclette… Oggi non c’è più tempo… o meglio ce ne sarebbe se fossimo dalle nostre parti, sono appena le 17.00, ma qui le giornata finiscono presto. I negozi più o meno a quest’ora chiudono (e così i noleggi bici) e si cena intorno alle 18.30… sarà difficile adattarsi… ma anche no.
Una buona cena in un ristorantino lungo lago che, tra le altre cose, ci consente di assaggiare la “Kirschtorte”, dolce tipico della regione: un trionfo di panna montata, ciliegie candite, burro fresco, ottima cioccolata e una spruzzatina di kirsch… davvero buona. Io sono al secondo tipo di “suppen”… stavolta di patate.
Stasera ho buttato giù un piccolo programma di escursioni che sono possibili nei dintorni… spengo la luce alle 23.00.
Giovedì 04.08.05 Triberg-Schonac-Furtwangen Neurick La colazione è stata ricca, abbiamo anche conosciuto tre ragazzi di Trieste e con loro abbiamo scambiato opinioni su posti visti e da vedere… non sono mancati i commenti sulla padrona di casa ma di questo vi ho già parlato.
Abbiamo deciso di andare a Triberg, il cuore boschivo dello Schwarzwald, dove dal centro del paese parte un bellissimo percorso che conduce al fiume Gutach e alla sue cascate d’acqua: le più alte della Germania che con i loro 162m su sette gradoni in pietra (attenzione… non è una cascata unica!) precipitano a valle creando una piacevole attrattiva. All’ingresso ti viene consegnato un depliant rigorosamente in tedesco (mannaggia a noi e a che non conosciamo la lingua!), dove ti vengono indicati tre tipi di percorso (noi lo abbiamo capito dalle figure!): uno di ¾ d’ora circa che ti fa vedere le cascate, un altro di un’ora circa che ti conduce nel cuore della cittadina e il terzo di un’ora e mezza molto naturalistico da percorrere quantomeno con un paio di scarpe da ginnastica.
Noi li abbiamo fatti tutti e tre. Un fitto intreccio di conifere, rocce, altissimi pini, muschi e felci fanno da contorno ad un romantico sentiero che s’inerpica nel cuore della montagna seguendo il corso del torrente; ogni tanto qualche ponticello o piccolo gazebo con accoglienti panche di legno e poi innumerevoli scoiattoli che non mancano di affrettarsi a raggiungerti nella speranza che tu sia stata così premurosa da comprare le arachidi all’entrata pronta ad offrirgliele con entusiasmo.
Anche il giretto urbano non è stato male. Triberg è ricca ovviamente di negozietti di souvenir ed è proprio dentro a qualcuno di essi che cominciamo a vedere i primi orologi a cucù di cui si sente così tanto parlare. La cosa che mi ha colpito di più sono le entrate di questi negozi: spesso riproducono orologi in legno con carillon e ricchi intarsi, come grandi orologi a cucù appunto.
Proseguendo nel nostro percorso urbano ci siamo concessi una sosta alle sponde di un piccolo laghetto artificiale dove abbiamo pranzato con un bel gelato.
Risaliti in macchina abbiamo raggiunto Schonach per vedere l’orologio a cucù più grande del mondo. Un orologio molto speciale in quanto si ha l’opportunità di visitarlo all’interno: bella l’idea di entrare nel meccanismo di un orologio!… almeno per me. Da queste parti un pochino la respiri l’aria della tradizione degli orologiai ed è bello leggersi qualcosa su coloro che per primi produssero questa tipologia di orologi. E così ci sono finita… proprio lì dentro, tra rotelle giganti che si intersecano a rotelle più piccole, tra enormi soffietti che generano il tipico verso del cucù, tra decine di orologi appesi con le più svariate scenette. Una signora (che abbiamo poi scoperto essere la nuora del costruttore) spiega dettagliatamente (in inglese… grazie!) la storia della sua creazione. Ci sono voluti tre anni per costruirlo riproducendo fedelmente la meccanica di quelli in commercio tranne che per il fatto che quello grande è tutto in legno mentre i meccanismi di oggi dei cucù sono in metallo. Ne ha spiegato esattamente il funzionamento ed è stato interessante.
Nemmeno a dirlo erano quasi le tre del pomeriggio e così ci siamo beccati anche il rintocco dal di fuori… quante facce deluse… forse si aspettavano che dalla finestrella uscisse un cucù con il mantello di Superman… ed invece era solo un grosso volatile che per tre volte ha fatto: “Cucù”… Io ho apprezzato. Per me l’idea che un uomo (il costruttore di questa casa-orologio) possa essere così tanto affascinato dal proprio mestiere da voler far conoscere al mondo la propria passione è entusiasmante.
Comunque, tornati alla macchina, siamo andati a vedere il mulino di Hexenloch in Furtwangen-Neurick. E’ uno tra i tanti mulini vecchi caratteristici della Foresta Nera e venne concepito come segheria. All’interno ci sono negozi di souvenir (quelli non mancano mai!) e anche un bel baretto gestito dalla famiglia che da quattro generazioni tiene in funzione questo mulino… abbiamo fatto merenda.
Tornati sulla nostra strada abbiamo percorso un tratto della “Via degli orologi” attraversando St. Margen e St. Peter due bei villaggi. Ci sono stupendi punti panoramici e le pale eoliche che ogni tanto spuntano dalle montagne rendono il paesaggio ancora più particolare e affascinante. Si incontrano innumerevoli inizi di sentieri che penetrano nella fitta foresta: uno l’abbiamo percorso a piedi per mezz’oretta circa. Lì mi sono sentita per la prima volta immersa nel misterioso fascino della foresta oscura. E’ come sprofondare in un sogno o in una fiaba attraente e inquietante, una riserva inesauribile di sogni e paure, di fiabe e leggende, una natura fatta di boschi ombrosi alternati a radure soleggiate dove, se vuoi, puoi lasciare correre la fantasia e ritrovarti tra streghe e folletti, tra orchi e incantesimi oppure riscoprire l’altro lato della vita, quello oscuro fatto di tormenti e tristezza, di malinconia e ricordi… un vero prodigio.
Ritornata alla realtà, siamo ritornati alla macchina e Massi ha deciso di mettere ai piedi i suoi “roller” e di godersi la bella discesa che gli si prospettava davanti: noi lo abbiamo aspettato poco più in giù… fortunatamente è arrivato intero.
Forse stanchi dal troppo girare abbiamo ceffato strada e siamo arrivati alla periferia di Friburgo (ops..) così, facendo marcia indietro, siamo arrivati a Titisee alle 20.30… davvero distrutti. Una bella zuppetta (stavolta tocca ai broccoli!) e poi a nanna. Siamo contenti anche dei ristoranti perché si mangia e beve tanto e si spende poco (mai più di 15€ a testa). Qui secondo noi l’Euro non ha fatto disastri come da noi… crediamo che i tedeschi ne abbiano avuto beneficio.
Venerdì 05.08.05 Titisee-Friburgo Stamattina abbiamo affittato le bici per fare il giro del lago… davvero piacevole. Il tempo oggi è bellissimo… speriamo duri. Lungo il nostro percorso abbiamo anche incontrato due o tre campeggi: in uno di questi abbiamo chiesto informazioni in quanto siamo propensi a fermarci una notte in più e non conosciamo la disponibilità di Lorette. Ci è sembrato ben attrezzato quindi vedremo. Per pranzo abbiamo fatto un lauto pic-nic nel super prato di fronte alla nostra pensione… erano giorni che ci stava aspettando! Quanta calma regna da ‘ste parti… l’idea è che tutti quanti non vogliano far troppo rumore per cercare di mantenere questo clima apparentemente ovattato, sembra di viaggiare a rallentatore. Io mi sono adattata benissimo, riesco a godere del silenzio che mi circonda e gusto più facilmente i piccoli grandi momenti; Massi anche, Laura un po’ meno… ha un po’ di nostalgia dei rumori di città.
Dopo pranzo abbiamo deciso di andare a Friburgo con il treno.
Già perché qui una convenzione tra Pubblica Amministrazione e Albergatori permette di viaggiare gratuitamente su treni e bus per tutta la Regione… una vera figata. I treni sono tenuti molto bene e l’idea di non doverci sbattere per il parcheggio in città ci entusiasma e poi, senza nemmeno averlo cercato, scopriamo che il tratto da noi percorso è parte dell’Hollental (Valle dell’Inferno), un percorso ferroviario vecchio più di un secolo. Così… via, una quarantina di minuti e siamo a Friburgo.
La capitale della Foresta Nera è una città universitaria molto viva, giovane e ospitale. Il centro storico è molto carino: la Rathausplatz è la piazza principale dove sorgono il vecchio e il nuovo municipio con i loro caratteristici carillon che, puntuali, a mezzogiorno cominciano a suonare. Noi non ci siamo arrivati in tempo. Molto vicino c’è la piazza del duomo: punto focale di Friburgo. La Cattedrale, in pieno stile gotico, domina la piazza e si dice sia molto inquietante vederla sotto un forte temporale. L’acqua, infatti, si incanala e viene sputata via dalle centinaia di sculture che adornano le pareti preservando la struttura dalla corrosione. Uomini, bestie, metà uomini e metà animali, fate, folletti, streghe, demoni che mostrano la loro lingua, le loro natiche, i loro organi genitali a turisti, fedeli e sacerdoti e rendono la cattedrale di Friburgo unica nel suo genere perché tanta varietà ed audacia non è contemplata nelle simili costruzioni situate in Francia, Strasburgo o altrove. Un misterioso miscuglio di sacro e profano che rende affascinante e anche un po’ grottesco l’intero quadretto. Imperdibile la vista dalla Torre adiacente (115m)… sono tanti, tanti e tanti gradini ma ne vale la pena.
Poi c’è il Kaufhaus, un edificio dal caratteristico colore rosso che era l’antica sede del dazio, del commercio e della finanza, un vero colpo d’occhio e anche le due porte di Friburgo (la Schwabentor e la Martinstor) sono da vedere.
E cosa dire dei stretti canali d’acqua che percorrono il lungo e in largo le vie pedonali: essi convogliano l’acqua dei ruscelli (infatti è davvero pulita) e vengono usati per pulire l’acciotolato. Ho letto che la leggenda narra che l’uomo che per distrazione ci fa finire il piede è destinato a sposare una ragazza di Friburgo: donna, fata, ninfa o strega che sia… in fondo non c’è molta differenza! Noi abbiamo visto solo tanti bambini che si divertono a giocarci dentro.
I musicanti per strada completano la descrizione.
Un bel giro, una bella cena in un posticino pittoresco dove c’era un barista davvero figo (speriamo non mi senta Massi… mio marito) e un tranquillo ritorno con il treno delle 22.10.
Sabato 06.08.05 Feldberg-Schlucsee Sveglia ore 9.00. Ormai Lorette è entrata nei nostri cuori (e noi nel suo) e così ci ha proposto l’ulteriore notte ad un prezzo stracciatissimo… impossibile rifiutare.
Oggi abbiamo deciso di arrivare alla cima del Feldberg (1493m) la vetta più alta della Foresta Nera. La nostra camminata è iniziata dalla stazione di Felberg-Barental: 11km di sentiero di cui i primi 6-7km davvero belli, i restanti da evitare almeno per quelli che, come noi, amano camminare nei boschi, su strade strette, circondati da ricca vegetazione. Infatti dopo due ore di bellissimi paesaggi, immersi nella natura, si arriva ad una strada asfaltata (altezza del centro Caritas) e da lì un percorso di un’altra oretta circa, già decisamente più brutto, ti fa arrivare quasi alla vetta dove hotel, autobus, ovovie e negozi arricchiscono il contesto… davvero orribile, almeno ai nostri occhi. Certamente una meta accessibile a tutti… questo per molti può essere un vantaggio.
A mio parere (e visto dall’alto della vetta) può essere più naturalistico e incontaminato il sentiero che porta al lago di Feldberg, il bivio lo si incontra nel primo tratto di sentiero, ma noi eravamo un po’ stanchi e così abbiamo desistito ritornando sui nostri passi con il bus… ovviamente sempre a gratis.
Dopo una bella doccia e un miniriposino siamo ritornati in stazione e, con una tappa intermedia a Hinterzarten dove c’era in corso una manifestazione sportiva con tanto di gare di salto dal trampolino che non ci siamo voluti perdere (che forte!), siamo andati a Schlucsee dove avremmo trovato la nostra prima sagra di paese. Ebbene sì, Massi, da buon sagrista, è riuscito a trovarne una anche qui. A Schlucsee c’è il lago più grande della Foresta Nera e mescolarci ai tedeschi locali all’interno della Festa del Paese è stato divertente. Cibo e bere a volontà (peccato che sono astemia!)… non c’erano dubbi.
Ritorno a casa il più tardi possibile (undici circa…Oddio…), domani partiamo per la parte settentrionale dello Schwarzwald.
Domenica 07.08.05 Titisee-Wildbad Lasciamo Lorette con un po’ di tristezza e ci commuoviamo quasi quando ci accorgiamo che continua a sbracciarsi per salutarci anche quando ormai è quasi un puntino rispetto alla nostra macchina.
La destinazione è Wildbad (scelto rigorosamente a caso) ma, passando per l’ormai nota Triberg, ci fermiamo a Gutach in quanto abbiamo letto che c’è l’”Heimatmuseum”, un museo all’aperto che racconta un po’ di tradizione contadina dove si trova una delle fattorie più antiche del territorio. Arrivati sulla piazza del parcheggio notiamo subito una fila interminabile di bus parcheggiati ed un quantitativo di macchine tale da farci desistere… siamo ormai talmente abituati al poco affollamento che rinunciamo senza troppo rammarico.
Tentiamo una pausa pranzo in una festa paesana (mannaggia, a Massi non gliene scappa una!), ma, a dire il vero, siamo ancora pieni della cena di ieri e qui di leggero non offrono nulla, così… proseguiamo.
Freudenstad ed eccoci a Wildbad: città famosa per le benefiche proprietà delle sue acque termali.
La strada da noi percorsa oggi è davvero affascinante…Attraversare il cuore della Foresta Nera è imperdibile.
Arrivati a Wildbad cerchiamo sistemazione e, senza troppa fatica, troviamo un’altra bella Gasthause che a 24€ a testa ci permette di dormire e di fare colazione.
Qui la padrona di casa, tale Madame Gausse, parla solo tedesco… la faccenda si complica.
A prima vista il paesello sembra carino, siamo più in alto quindi si respira aria di montagna (sopra di noi, raggiungibile anche con la funivia, svetta il Sommerberg), c’è un corso d’acqua (fiume Enz), una bella via pedonale, due terme e una sorta di tram-metropolitana-treno (non saprei come definirlo) che, dalla mappa appesa ad ogni fermata, pare possa arrivare facilmente anche nelle città più grandi come Karlsruhe, Baden Baden ecc. Non credo che ci faremo scappare l’opportunità di collaudarlo. Ceniamo in un ristorante davvero accogliente (dire economico ormai è superfluo…), telefoniamo a casa ai nostri cari e poi a nanna… Ma quanto freddo fa la sera da ‘ste parti? Lunedì 08.08.05 Karlsruhe Stamattina le Informazioni Turistiche ci hanno detto che con un biglietto forfettario possiamo viaggiare tutto il giorno in metrò e, visto che l’esperienza “uso mezzi pubblici” ci continua davvero a dare soddisfazioni salpiamo senza troppa esitazione.
La meta di oggi è Karlsruhe e in un’ora e mezza, con un solo cambio a Pforzheim, siamo in piena Markplatz.
Narra la leggenda che intorno al 1700 il margravio regnante si addormentò sotto un albero mentre cercava il ventaglio dell’amata. Sognò il progetto della città che voleva far sorgere e la immaginò a ventaglio, appunto. E così nacque “Karls-Ruhe”, letteralmente “il riposo di Carlo”.
Leggenda a parte, dalle foto che ho visto è netta la somiglianza della pianta cittadina ad un ventaglio e, percorrendo alcune delle vie principali ti rendi conto che ciascuna di esse (tranne una forse) porta al Castello, davvero particolare.
Nella Piazza del Municipio si erge una piramide di pietra collocata sulla tomba del fondatore e i banchetti di fiori ne colorano il contorno… lì, in una pasticceria di tutto rispetto, abbiamo preso la nostra fetta di torta quotidiana.
A fianco c’è anche il punto Informazioni e non ce lo siamo fatti scappare anche perché volevo raccogliere informazioni sul treno-museo chiamato “Albtalbahn” che da Karlsruhe va a Bad Hennelban (lo avevo trovato su un opuscolo in Italia) ma purtroppo in questo mese viaggerà solo il 20 e il 21 agosto e quindi… saltata anche questa… pietra sopra sui trenini.
Ci siamo poi diretti verso il castello, davvero imponente: a me ha ricordato molto quello di Schonbrunn visto a Vienna.
Il palazzo è sede di un museo che non abbiamo visitato, la giornata era bellina e abbiamo preferito fare un giro nel parco retrostante, davvero grande.
Canneti, ninfee, salici, verde parto, paperelle dispettose e anche un forte acquazzone durato una decina di minuti, ci hanno accompagnato, poi ci siamo buttati nel centro dove abbiamo dedicato un po’ di tempo alle vetrine e negozi e abbiamo avuto conferma che qui anche lo shopping costa un 20% in meno rispetto alle nostre parti.
Abituata al bel “clima di foresta” forse ho gustato poco la bellezza della città (figuriamoci che trauma sarà ritornare a Genova!) ma sono ugualmente contenta.
Ritorno a “casa” con cenetta nel ristorantino già collaudato, stavolta abbiamo il dizionario alla mano… non ci fregano più ‘sti tedeschi! Martedì 09.08.05 Bad Wildbad – Calw Stamattina siamo decisi ad affittare le biciclette per percorrere una pista ciclabile in zona. Abbiamo chiesto così informazioni alla nostra padrona di casa (tramite Damaris, una ragazza tedesca in villeggiatura con sua madre che incontriamo la mattina nella sala della colazione, che conosce l’inglese e che dopo il nostro incontro, secondo noi faranno santa) se esistono dei posti che noleggiano bici e lei di tutta risposta ce ne ha tirate giù tre dai ganci del suo garage. Una è un modello recente, le altre due sono vecchie più di 20 anni (pare siano una sua di un tempo e l’altra del defunto marito) e racchiudono tutte le caratteristiche delle bici tedesche dure a morire… hanno il freno posteriore a pedale… davvero mitiche! Dopo una pulita e una gonfiata alle gomme da parte del disponibilissimo “biciclettaro” di Calmbach, siamo partiti.
Wildbad-Neuemburg passando da Calmbach e Hofen (30 km circa andata e ritorno), costeggiando un po’ il fiume, un po’ la ferrovia, circondati da bel verde, antichi ponti e pittoresche abitazioni che sfoggiano vasi con composizioni di piante e fiori davvero inimitabili.
Una gran bella pedalata.
Pic nic su un prato e ritorno nel primo pomeriggio.
Dopo una doccia abbiamo deciso di andare a Calw, la città dove è nato Hermann Hesse.
E’ a pochi km da qui e quindi fattibilissima anche in mezza giornata.
Sarà il sole ma l’impressione che mi da è di una cittadina coloratissima.
E’ davvero deliziosa con le sue case a graticcio e la piazza principale, abbellita da due fontane ricche di fiori sgargianti, merita una sosta seduti su una panchina Anche Calw è attraversata da un fiume, il Nagold, e i ponticelli mettono in comunicazione una sponda all’altra. Su uno di essi vi è la statua a grandezza naturale di Hesse, una foto di rito non poteva mancare.
La casa-museo dello scrittore purtroppo non siamo riusciti a visitarla… chiude alle 17.00… mi resta molto difficile accettarlo, questa proprio non volevo perdermela.
La città, comunque, rimane per me quella più bella vista fino ad oggi.
Stasera mi viene da pensare alle persone del posto incontrate sino ad ora e alla loro estrema gentilezza e disponibilità, sono davvero compiaciuta.
Mercoledì 10.08.05 Baden Baden – Wildbad Stamattina abbiamo scelto di andare a Baden Baden ma stavolta in macchina perché impegnamo decisamente meno tempo (la linea ferroviaria costringe a passare da Karlsruhe allungandola di parecchio).
Baden Baden è la stazione termale più importante della Germania ed è una località molto rinomata, famosa in tutta Europa.
Abbiamo lasciato la macchina nel parcheggio a pagamento sotto il casinò e così, per prima cosa, abbiamo fatto un giretto lì intorno.
La costruzione è davvero ricercata e contornata da piante, fiori e giardini davvero tenuti con dedizione e cura. Esso pare sia considerato uno dei più belli al mondo… a me è parso uguale a tanti altri (Monte Carlo ad esempio).
Accanto al casinò c’è il Kurhaus, una costruzione in stile neoclassico che ospita il teatro e una sala per concerti anche quello da vedere.
Poi ci siamo diretti nella via pedonale principale ricca di negozi di antiquariato, boutique dalle grandi firme, arredamento e oggettistica raffinata il tutto contornato da belle fontane e vasi di fiori colorati. Qui ci sono tantissimi turisti italiani, forse è il posto in cui ne abbiamo incontrati di più.
Proseguendo per la via ci siamo diretti verso le terme di Caracalla che abbiamo visto da fuori: un complesso moderno davvero grande.
Non so, sono un po’ perplessa… forse la conferma per me è quella che quando trascorri giornate immersa nella natura forse ti è poi difficile assaporare le bellezze delle mete più “cittadine”. Non credo di aver visto nulla di diverso rispetto a, non so, Monte Carlo, Nizza o Zurigo… sono città possiamo dire “di lusso”, ben tenute, molto curate, decisamente mondane … per il mio gusto carine.
Nel primo pomeriggio siamo tornati sui nostri passi e, arrivati a Wilbad, io e Massi ci siamo fiondati alle Thermalbad per regalarci due ore di relax nelle piscine termali proprio attaccate alla nostra casa, Laura ha deciso di dedicarsi alla lettura di un buon libro in camera sua.
Le Terme sono davvero carine e molto ben attrezzate. Noi siamo stati in quelle meno “lussuose”, nelle altre abbiamo saputo che ci sono colonne romane, statue e molte altre cose “chic”.
Noi abbiamo trovato una piscina grande interna e una esterna, idromassaggio, cascate d’acqua, solarium, sdraio e lettini e sauna, il tutto compreso in una cifra assolutamente accessibile, davvero accoglienti e ben organizzate.
Alle 19.30 (cavolo che tardi stasera!) abbiamo cenato nel nostro solito ristorante e poi siamo tornati in camera per preparare le valigie… domani si torna verso casa.
Giovedì 11.08.05 Wildbad – Genova Stamattina, dopo le ultime fotografie con la padrona di casa e i dovuti saluti e ringraziamenti, siamo partiti.
Abbiamo deciso di dedicare ancora un’oretta ad un giro per boschi in un sentiero sulla strada per Freudenstad.
Ancora una volta mi sono immersa in quell’inconfondibile silenzio e ho calpestato l’accogliente muschio che attutisce qualsiasi rumore dandoti la sensazione di tiepida accoglienza.
Ritornati sui nostri passi e superato lo scoglio Zurigo (due ore di coda, porca miseria…) abbiamo fatto sosta in una cittadina sul Lago di Costanza con un giretto di un’oretta lungo il lago e per le vie dei negozi.
Poi siamo ripartiti arrivando a casa in tarda serata.
Le conclusioni a riguardo del viaggio sarebbero molte.
Un consiglio che mi sento di dare è quello di fare una valigia ricca di abbigliamento pesante… non fa mai troppo caldo.
Nel complesso sono soddisfatta anche se una puntina di amaro è rimasta per le cose non viste: alcune già citate, altre, come la locanda infernale a Staufen, dove nella stanza numero 5 Faust firmò il suo patto col diavolo, che vi cito ora… delle vere “chicce” che senz’altro tenterò di non perdermi la prossima volta che bazzicherò da queste parti.
Credo comunque che questo territorio dia davvero l’opportunità di ben amalgamare i vari gusti e il nostro giro ne è stata la prova. Chi sostiene che nella Foresta Nera non ci sono Foreste (e prima di partire più di uno mi ha avvertito) forse non ha scavato così a fondo e chi non ne saprà cogliere il concreto fascino… che dire… peccato per lui.