Komera Rwanda!
Per quel che riguarda il vero e proprio soggiorno, siamo stati ospiti in più missioni di suore oblate dello Spirito Santo, devote alla Beata Elena Guerra, ordine di Lucca. Ci hanno coccolato per tutto il mese, e ci hanno fatto sentire oltremodo a casa. In particolare io sono stato la prima settimana a Cyeza (con due ragazze ed un altro ragazzo) ed il resto del soggiorno a Mbare di Kabgayi (tutti insieme). Quest’ ultima missione nata con l’aiuto del mitico Father, al secolo Padre G.L., un padre bianco di Treviso da 33 anni in Rwanda, è un posto da favola, sul cucuzzolo di una collina circondata da una pineta. Da poco è in grado di ospitare 50 persone, viene usato soprattutto come centro di meditazione e di ritiri spirituali per preti, suore ma anche laici. Con Father ci siamo anche concessi il lusso di passare 3 giorni da semi-turisti, al parco dell’Akagera e nella regione dei laghi e dei vulcani al Nord. In linea generale non è facile vivere in Rwanda, la corrente è pressoché inesistente, in quanto costa troppo al governo, quindi se si hanno dei generatori bene, se no…Ti freghi. L’acqua nella maggior parte dei casi la si va a prendere nelle sorgenti e si riempiono i bidoni per le provvigioni. Le strade sono tutte sterrate (il che provoca aumento di allergie e malattie in quanto la polvere porta in giro germi) tranne l’unica strada asfaltata che collega le 9 città principali. L’unica entrata per lo stato è il turismo che si basa sui gorilla di montagna. Per il resto non vi dico niente…Malati di AIDS dovunque…Tanto è vero che dopo due giorni di permanenza è meglio che uno diventi cinico perché se no…Questo è quanto in linea generale… Tutti i giorni siamo stati impegnati nei nostri progetti. Abbiamo svolto un lavoro di gestione dei progetti nati lo scorso anno. Siamo andati più volte al centro nutrizionale di Kivumu. Qui abbiamo 2 grandi progetti, il primo è la costruzione di una nuova grande struttura (sala d’attesa, laboratorio, consultazione, stanza per il dottore) esclusivamente per la cura dell’AIDS. Sarà offerto gratuitamente a tutta la popolazione del distretto il test, e da questo partirà una campagna di cura e prevenzione della malattia. Il secondo progetto, sempre in questo centro, riguarda l’associazione Twisungane, composta da 140 donne sieropositive incinta e che hanno appena partorito. Abbiamo comprato per loro un campo in cui lavoreranno e coltiveranno, un motore ed il relativo mulino per produrre farina di manioca. Prossimamente vorremmo costruire una sala per gli incontri dell’associazione, dove avviare anche un atelier…Inoltre sempre grazie alle suore francescane (suor Therese e suor Primitive) compriamo gli alimenti per i bambini malnutriti. Una piccola equipe educa all’igiene e all’alimentazione le mamme di questi bambini. Ogni martedì e venerdi vengono pesati e durante gli altri giorni viene dato loro da magiare.
Il terzo progetto riguarda 50 adozioni a distanza. Abbiamo fatto visita alla maggior parte delle famiglie dei bambini adottati. In quest’anno per la maggior parte di queste famiglie la situazione è migliorata. Adottare un bambino significa garantire l’istruzione al piccolo, dar la possibilità di mangiare, curarlo ma anche costruire la casa, comprare un campo, mucche, capre ecc. Alla propria famiglia. Il tutto è gestito da due assistenti sociali (Berthilde e Jacqueline) e coordinato dalle suore oblate dalla parrocchia di appartenenza (Mbare, Cyeza e Butare). Nella maggior parte dei casi si adottano più bambini della stessa famiglia per poter garantire loro una vita dignitosa. La speranza è quella di poter far diventare la famiglia degli adottati autosufficiente… Il quarto progetto è un impegno enorme, soprattutto dal punto di vista economico…Aiutiamo il dott. J.B. (un mancato prete) a pagare le cure e le medicine ai più poveri. Quest’ uomo dedica la sua vita ed il suo stipendio ad aiutare i poveri. In un distretto come quello di Gitarama in cui vivono 1 milione di persone, di cui la maggior parte sotto il livello di povertà, c’è tanta gente che non può permettersi di comprare le medicine (che costano come in Europa!!!) e preferisce affidarsi al destino (e quindi spesso alla morte) piuttosto che spendere capitali in medicine e pregiudicare la sopravvivenza della propria famiglia…E così J.B. Paga alle persone più povere le cure ed i medicinali. Con lui abbiamo avviato un progetto parallelo con il centro nutrizionale di Kivumu per la cura degli indigenti, prevedendo anche un sussidio per il trasporto in ambulanza delle persone più gravi che si presentano dalle suore di Kivumu e che non ce la fanno fisicamente o economicamente ad andare all’ospedale di Kabgayi (dista 12 km). Col dottore inoltre abbiamo visitato tutti i reparti dell’ospedale.
Il quinto progetto è quello dei ragazzi di strada. Con Father siamo andati a vedere delle case che si trasformeranno in centri di prima accoglienza e di reintegro nella società per una 15 di maibobo. A Kigali ci sono centinaia, migliaia di bambini (dai 5/6 anni in sù) che vivono e dormono per strada…Tra di loro ci sono orfani, cacciati o scappati da casa, teppisti che scelgono questa vita. La loro unica attività è quella di sniffare la colla, per combattere la fame…Molto probabilmente si cercherà di fare qualcosa anche al Nord, a Ruhengeri, con l’aiuto di Mirko, un ragazzo del cuneese, trasferitosi un anno fa a vivere in Rwanda. In collaborazione con la diocesi e la Caritas e la sua associazione, da l’opportunità a 30 bimbi di strada di riprendere la vita normale, mandandoli a scuola, facendo fare corsi professionali, portando avanti la comunità ecc ecc.
Questo a grandi linee è quello che abbiamo fatto…Ringrazio anche tutti i miei compagni/e di viaggio che hanno reso così bella questa esperienza e hanno condiviso con me ogni emozione. Persone, come me, che hanno a cuore l’Africa e le persone povere. Speriamo con tutto il nostro cuore di avere fatto e di fare in futuro il possibile…Anche se poco…Una goccia rispetto ad un oceano…
Per non lasciare il Rwanda da solo, se qualcuno volesse, lascio i dati dell’associazione.
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