Islamabad to Peshawar

1. Squallida Pindi Islamabad to Rawalpindi (Islamabad to Kathmandu by bus: part one) 18 ore tra multi transfer flights, check in, scali e attese snervanti. Maltrattato come una pallina da ping-pong fatta schizzare tra Bergamo, Milano, Munchen, Doha e Islamabad. Ogni ora ed ogni volo vedo scomparire gli occidentali che ho intorno, come se Medio...
Scritto da: Lorenzo Riccardi
Partenza il: 07/08/2005
Ritorno il: 20/08/2005
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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1. Squallida Pindi Islamabad to Rawalpindi (Islamabad to Kathmandu by bus: part one) 18 ore tra multi transfer flights, check in, scali e attese snervanti.

Maltrattato come una pallina da ping-pong fatta schizzare tra Bergamo, Milano, Munchen, Doha e Islamabad.

Ogni ora ed ogni volo vedo scomparire gli occidentali che ho intorno, come se Medio Oriente e Islam asiatico filtrassero solo i figli di Allah.

Aspettando questo sbarco sulla luna (verde e mussulmana) do un altro colpetto a “la crisi dell’islam” di Bernard Lewis per capire le radici dell’odio verso l’occidente e arrivare il piu’ pronto possibile a Islamabad (nel posto sbagliato al momento sbagliato).

03:45, 7 august 2005: atterraggio nella Islamic Republic of Pakistan.

L’impatto e’ crudo e francamente molto poco positivo, anche i quattro alpinisti francesi che volavano con me da Doha sono scomparsi. Dritti verso Citral, l’Area del Nord, il K2 e la Karacorum Highway.

Mi faccio fottere ben benone da uno dei cento avventori ululanti incomprensibili frasi in urdu o in un broken english (migliore del mio).

2 minuti e sono in taxi per Pindi (Rawalpindi), secondo tutti il lato piu’ pakistano di Islamabad.

il taxista mi convince a rifiutare il mio “Popular Inn Hotel per un piu’ sicuro “Paradise Inn Hotel”.

Questo Eden dell’ Islam simboleggia bene il pessimismo del mio primo giorno: air conditioned + tv = paradise ma a me questo buco puzzolente sembra l’inferno! Fuori muli e camionicini scassati accendono il Saddar e Rajah Bazar, i barber shop tagliano capelli a cielo aperto e money changer armati fino ai denti sventolano bandiere pakistane.

Nell’ aria i canti coranici dei muezin e una gran puzza di sudore.

that’s Pakistan? 2. Il meraviglioso inferno di Peshawar Rawalpindi to Peshawar (Islamabad to Kathmandu by bus: part two) “Cose di questo mondo” (In this world) di Michael Winterbottom, vincitore del festival del cinema di Berlino 2003, e’ il miglior film che abbia visto negli ultimi anni.

Un road movie con immagini forti. Una storia drammatica: il viaggio di Jamal e Enayat. Due ragazzi afgani dal Pakistan verso l’Inghilterra, senza documenti ne visti nelle mani dei mercanti di profughi.

“La Repubblica” commentava: “un film bellissimo, dall’ inferno di Peashawar al sogno di Londra”.

Questo film mi ha convinto a venire nella capitale delle Province tribali del nord ovest: Peshawar, citta’ di frontiera con l’ Afganistan.

Qui si parla Pashtu e non Urdu, qui sono passati Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri.

Qui vige l’ islam piu’ radicale, qui si bruciano le bandiere americane.

Per le strade tanti burqa e profughi afgani.

Nelle vie del bazar kalashnikov e cianfrusaglie, spezie e gioelli dai colori incredibili.

Nonostante le armi e la droga Peshawar e’ la citta’ del Pakistan piu’ carica di fascino e poesia.

Nonostante la miseria e le bombe i bambini giocano e la gente mi stringe la mano felice.

Mushaidin? talebani? banditi? terroristi? No, solo povera gente, con la faccia segnata dal dolore, che ancora ha voglia di sorridere.

That’s Pakistan! LORENZO RICCARDI VESPA FANS CLUB GIORGIO BETTINELLI WWW.GIORGIOBETTINELLIFANSCLUB.IT



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