Le baleari “fai da te”

Questo è il nostro diario di viaggio alle isole Baleari, effettuato nel mese di luglio 2005 con il sistema fai da te, ovvero tutto rigorosamente prenotato su internet dall’Italia senza l’aiuto dell’agenzia, dopo un attento studio della documentazione acquisita su vari siti e grazie ai suggerimenti di chi ci aveva preceduto in questa...
Scritto da: tpc-user 8
le baleari fai da te
Partenza il: 17/07/2005
Ritorno il: 31/07/2005
Viaggiatori: in coppia
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Questo è il nostro diario di viaggio alle isole Baleari, effettuato nel mese di luglio 2005 con il sistema fai da te, ovvero tutto rigorosamente prenotato su internet dall’Italia senza l’aiuto dell’agenzia, dopo un attento studio della documentazione acquisita su vari siti e grazie ai suggerimenti di chi ci aveva preceduto in questa esperienza. Oserei dire che un’agenzia potremmo aprirla noi! Domenica 17/7: io (Sonia) ed partiamo da Roma Fiumicino nella mattinata con un volo low cost VUELING che ci porterà a Barcellona in poco meno di un’ora e mezza. Il nostro scalo dovrebbe durare circa 3 ore, per poi prendere il volo successivo per Ibiza con la SPANAIR, ma l’attesa si protrae di un’ora in più per un ritardo accumulato in precedenza dalla compagnia aerea. Partiamo con il fiato sospeso, timorosi di non arrivare in tempo ad Ibiza nel cui porto dovremmo prendere il traghetto BALEARIA verso Formentera (l’ultimo aliscafo parte alle h. 20.30, costo a persona A/R € 32). Se non lo prendessimo rischieremmo di dormire per strada e di aver pagato a vuoto la prima notte prenotata su internet dall’Italia nel nostro primo hostal! Per fortuna tutto si risolve: il volo parte in ritardo ma recupera nel percorso un po’ del tempo perso e ad Eivissa prendiamo subito un taxi verso il porto (costo € 14), riuscendo persino a prendere l’aliscafo delle 8.00. Giungiamo a Formentera in mezz’ora e con il taxi (€ 11) finalmente mettiamo piede all’Hostal Illes Pitiuses intorno alle 21.00, stanchi ma contenti. L’albergo si trova a San Ferran, il paesino più vicino a Es Pujols, unico posto dove la sera ci sia un po’ di movimento! La sua posizione è ottima e permette di spostarci facilmente in ogni direzione dell’isola, senza contare che l’hostal è pulitissimo, la camera spaziosa, dotata di aria condizionata e TV, il bagno nuovissimo e l’arredamento curato. Persino il fatto che affacci sulla strada principale e che sia esposto ai rumori del traffico stradale diurno e notturno non arreca disturbo, visto che è dotato di finestre a chiusura ermetica che isolano le camere da ogni rumore esterno. Tutto al di sopra di ogni aspettativa, se pensiamo che la matrimoniale costa € 66 con abbondante colazione inclusa! Resteremo lì 3 notti. La prima sera usciamo per cenare dopo le 22.00, tanto siamo in Spagna! Mangiamo alla Fonda Pepe, una trattoria rinomata per i suoi prezzi convenienti e le sue porzioni abbondanti, sulla quale ho letto pareri positivi prima di partire nei diari di chi già ha soggiornato qui. A prima vista ci sembra cara e spartana, ma scopriremo successivamente che i prezzi in giro sono dovunque molto alti e che è davvero consigliabile, tanto da tornarci la sera prima di lasciare l’isola. Dopo cena andiamo a dormire, io sono stremata dal viaggio, Ale ondeggia per la sangria bevuta! Lunedì 18/7 Essendo senza un mezzo per spostarci andiamo subito a procurarcelo. Prendiamo il bus per il porto de La Savina (1,15 € a persona) dove abbiamo pensato di affittare uno scooter per poi riconsegnarlo al momento dell’imbarco verso Ibiza. Ci sembra l’idea migliore per evitare di prendere nuovamente il taxi al momento della partenza, anche perché abbiamo solo un trolley, un borsone di dimensioni ridotte e il nostro fedele ombrelloncino che ci segue in ogni viaggio estivo. Scegliamo un Typhoon 50 cc al costo di € 18,00 al giorno compresi due caschi (li portano tutti, non siamo in Grecia!). Purtroppo il sole non c’è e minaccia pioggia, ma andiamo ugualmente al mare. Prima tappa: Playa Levante e Ses Illetes. Una lingua di sabbia che si protende nel mare, da un lato agitatissimo, dall’altro calmissimo a seconda di dove spiri il vento. Bisogna lasciare lo scooter in una piazzola gratuita e proseguire a piedi per un bel po’, ma ne vale proprio la pena. Spiaggette e golfi si susseguono tra sabbia bianca, scogli e mare turchese dai colori caraibici. Restiamo lì fino all’ora di pranzo perché il cielo si è incupito e mangiamo al volo un pezzo di pizza a Es Pujols, cara, tremendamente cara. Poi ci spostiamo verso est e ci fermiamo a Calò de Sant Augustì, dove il mare ha dei colori splendidi. Finalmente si alza il vento favorevole che spazza il cielo e fa spuntare il sole. La caratteristica principale di questo tratto di mare è quella di presentare un gradone di roccia che fa passare improvvisamente e visibilmente dall’acqua al polpaccio all’acqua alta più di 2 metri, per cui i colori del fondo cambiano dall’azzurro tenue al blu intenso. Dopo decidiamo di andare al Pilar de la Mola, all’estrema punta est dove, su un’alta e lunga scogliera che sprofonda nel mare scuro, si innalza uno dei due bianchi fari dell’isola (l’altro è a Cap de Barberia). L’altezza dello strapiombo toglie il fiato! Sulla strada del ritorno ci fermiamo a scattare qualche foto da un’altura che permette di vedere quasi tutta l’isola nel suo punto più stretto. Andiamo anche a vedere la spiaggia di Migjorn, ma scegliamo di non fermarci. La giornata si concluderà con una cena al ristorante Can Gavinu, gestito da italiani (l’avevamo scelto perché pensavamo fosse a gestione locale, ma dobbiamo dire che la scelta di portate di pesce è stata ottima anche se un po’ caretta) ed un giro tra le bancarelle di Es Pujols.

Martedì 19/7 Ci svegliamo con una bella giornata di sole e cielo terso. Prima destinazione è nuovamente Playa Levante/Ses Illetes, dove ci spingiamo fino alla punta estrema che affaccia sull’isola di Espalmador, irraggiungibile per le forti correnti. Lungo il percorso a piedi ci soffermiamo a guardare e fotografare piccoli e grandi pietre poste in equilibrio l’una sull’altra a formare tante torrette votive. Ad alcune sono stati appesi oggettini di varia natura o sono state date curiose forme di animale. Ne vedremo spesso e dovunque sulle spiagge dell’isola! Questa volta scegliamo di distenderci sul lato opposto a quello dove stavamo ieri, perché il vento ha cambiato direzione ed il tratto di mare tranquillo è quello che ieri era agitato. La mattina passa tra un bagno e l’altro nell’acqua cristallina, attorniati da pesci anche grandi che ci fanno rimpiangere di non aver delle canne da pesca ed una casetta con cucina. Il sole è cocente, ma il vento e l’ombrellone ci aiutano a non soffrire la calura e a non scottarci troppo. Nel primo pomeriggio scegliamo di passare dal paese di San Francesc per andare al Cap de Barberia, dove si trova il secondo faro dell’isola simile al primo, e procedere poi verso Cala Saona, spiaggia stretta tra due pareti rocciose e quindi priva di refrigerio. Particolare sì, ma la credevamo più bella. La sera ceniamo nuovamente alla Fonda Pepe, uscendo veramente sazi e soddisfatti, e poi andiamo a fare le solite “vasche” ad Es Pujols.

Mercoledì 20/7 Altra giornata di splendido sole. Per l’ultimo giorno a Formentera scegliamo di andare a Es Calò de Mort, una minuscola spiaggetta difficilmente individuabile. Lungo la strada tra Es Calò de Sant Augustì e la salita verso Es Pilar de la Mola si trova il Residence Riu La Mola. Imboccata la via che porta all’ingresso del Residence, bisogna seguire la strada asfaltata che passa davanti alla hall dell’hotel finché non diventa sterrata e sabbiosa. Dopo averla percorsa per un po’, lasciato il motorino all’ombra dei pini, ci incamminiamo verso il mare che da lì non si vede nemmeno. Basta poco ed ecco che appare una scogliera/falesia con ai piedi una stretta lingua di sabbia bianca. Per raggiungerla ci sono due vie: una discesa a gradoni, attraverso le rocce, più lontana dalla spiaggetta e una discesa più ripida ma più vicina. Per caso imbocchiamo la prima e ci ritagliamo un spazio nella sabbia proprio in riva al mare (sono circa le 10.00 e c’è ancora poca gente), mentre i ritardatari saranno costretti a ripiegare sulle rocce. Fa caldo, la falesia ripara dal vento, il mare è limpido e affollato di grandi pesci senza paura dell’uomo. C’è anche qualche piccola medusa, segno che non è un mare inquinato. Dopo il frugale pranzo al sacco fai da te, cosa che faremo d’ora in poi tutti i giorni, andiamo ad Es Pilar de la Mola a vedere l’unico mulino ancora funzionante dell’isola, purtroppo non indicato da alcuna freccia e fortunosamente scoperto grazie al sospetto via vai dei motorini su una stradina sterrata apparentemente insignificante. Nel pomeriggio recuperiamo i bagagli lasciati in custodia all’hostal e, dopo averli caricati con noi sul potente mezzo, ci dirigiamo in versione “Fantozzi” verso il porto per riconsegnare le due ruote e prendere l’aliscafo che ci porterà ad Ibiza. Arrivati ad Eivissa, andiamo a piedi per un breve tratto fino al centralissimo hostal El Parque, dove resteremo 3 notti. L’hostal è pulitissimo, dotato di aria condizionata, TV e phon, ben arredato ed insonorizzato. Noi siamo al 4° piano, di fronte alle mura della Dalt Vila (matrimoniale con costo di € 100 a notte senza colazione, un po’ caro, ma ottimo per muoversi la sera nella città). Oltretutto affaccia sulla tranquilla omonima piazza pedonale. Lasciati i bagagli, andiamo subito ad affittare uno scooter Piaggio cc. 125 in un rent di fronte all’attracco degli aliscafi per Formentera, l’unico trovato in zona. Sono le 20.00, stanno per chiudere e ci rifilano uno scassone incidentatissimo, da brivido. Di fronte alle nostre lamentele, accettano di sostituircelo domattina all’apertura con uno migliore. La sera terminerà con un giro a piedi nella Dalt Vila e una cena troppo costosa al ristorante La Brasa, ovunque segnalato come economico (bah!).

Giovedì 21/7 Prima tappa: sostituzione dello scooter. Ci rifilano un secondo scassone più ingovernabile del primo. , che alle due ruote è abituato, fatica a curvare, lo scooter non tiene la strada, sbanda…La prima vera fregatura Ibicenca. Sarà un giorno all’insegna dell’affannosa ricerca di belle spiagge, rivelatesi pochissime. Puntiamo a nord-est verso Cala Portinatx, dove non ci fermiamo perché affollata spiaggia di sabbia di un centro abitato, Cala Xuclar, che per noi non vale la pena, e Cala Xarraca dove ci fermeremo un po’ a fare un bagnetto rinfrescante. Sono zone per lo più rocciose, belle dall’alto, meno dalla riva del mare. Puntiamo poi attraverso caldissime strade di campagna verso il paese di Sant Antoni, grande susseguirsi di alberghi-palazzoni che deturpano il paesaggio. Da lì giungiamo a Cala Salada, bellissima, bianca, con un mare da urlo e per l’appunto salatissimo! Scegliamo la seconda parte della baia, più bella e ampia della prima, ma difficile da raggiungere. Chi si avventura su rocce scoscese, chi come noi imbocca una proprietà privata lasciata appositamente aperta per l’accesso alla spiaggia. Il percorso è un po’ accidentato, ma vale la pena farlo. Nel mare ci sono i cosiddetti “pesci mozziconi”, piccoli pesciolini che mordicchiano piedi e gambe, chissà poi perché! Il caldo è feroce, siamo sempre a mollo. Dopo parecchio tempo ci dirigiamo a vedere Cala Graciò, piccola baia sabbiosa dove ci fermiamo solo a dare un’occhiata. La giornata volge al termine, rientriamo in hostal per la doccia ed in tarda serata usciamo con il nostro scooter alla volta del paesino di Jesus, vicino Eivissa, per cercare un ristorante meno caro del turistico centro città. Troviamo il ristorante Bon Lloch, un posto che fa per noi, dove ceniamo a prezzi normali e che scopriremo poi essere comunque rinomato per la sua antica tradizione culinaria. Giro poi nel centro di Eivissa, tra negozietti e gente di varia nazionalità (quanti italiani) dal look estremamente personalizzato, dal griffato al no global, dal semplice al ricercato, dall’anonimo all’appariscente, compresi travestimenti del caso.

Venerdì 22/7 Di mattina dobbiamo cambiare stanza. Abbiamo deciso tardi per la 3^ notte e nel prenotare dall’Italia le stanze erano già tutte piene, tranne una al 5° piano sulla terrazza dell’ hostal con bagno in comune. Avevamo accettato per non cambiare hotel e in fondo si tratta di una sola notte. Lasciamo i bagagli in custodia alla reception perché la stanza non è ancora pronta e partiamo verso la costa ovest dell’isola, tra Sant Antoni ed Eivissa. Il cielo è nuvoloso, non promette nulla di buono, ma noi non ci facciamo spaventare. Si va comunque. La prima sosta è a Cala Conta, stretta striscia di sabbia sotto una piccola falesia dove lasciamo lo scooter. E’ presto e c’è ancora posto, ma a breve la spiaggia sarà affollatissima e fuggiremo dopo un solo bagno, circondati da altri bagnanti che hanno appiccicato i loro asciugamani ai nostri. Un carnaio! Peccato perché il posto valeva la pena. Giriamo la costa dando un’occhiata a Cala Molì e Cala Carbò, dove non sostiamo, per puntare verso Cala d’Hort dove rimarremo fino al pomeriggio. Purtroppo il sole non esce deciso e il mare è infestato di medusine. Questa cala è fronteggiata da un isolotto roccioso che si innalza come una montagna, una sorta di faraglione cicciotto. Bella la posizione, ma pur sempre posto iperturistico, con due ristoranti sulla spiaggia. Al ritorno in hostal prendiamo i bagagli e li portiamo nella nuova stanza, che costa € 77. Pensavo peggio, ma anche questa è dotata di tutti i comfort ed oltretutto i bagni comuni sono pulitissimi. Ceniamo nel centro di Eivissa, fuori le mura, al Rist. Porto Sale, locale adocchiato la sera prima e dai prezzi convenienti. Dopo il solito passeggio per i negozietti si va a nanna, domani sveglia alle 5.30 per prendere il traghetto per Maiorca.

Sabato 23/7 Si parte alle 7.00 con il traghetto veloce della Trasmediterranea per Palma di Maiorca (costo € 48 a persona). In due ore siamo lì e si avventura a piedi verso il lungomare di Palma alla ricerca della Hertz, dove ha prenotato una macchina per i nostri 5 giorni sull’isola. Io rimango al porto con i bagagli e dopo un’ora di attesa eccolo arrivare con una Hiunday Accent (avevamo prenotato un auto di classe inferiore e ce ne hanno data una superiore allo stesso prezzo). Ha percorso circa 2 km a piedi per raggiungere il noleggio, meno male che era mattina presto e il sole picchiava ancora poco! Con i borsoni nel bagagliaio andiamo subito al mare a Es Trenc, rinomato spiaggione caraibico di sabbia bianchissima ed acqua cristallina. Il parcheggio ci costa € 5, inevitabile purtroppo. E’ una riserva naturale protetta, affollata di gente ma per fortuna distribuita nella lunghezza della spiaggia e quindi distanziata. Per la prima volta notiamo che gli spagnoli hanno l’abitudine di appiccicarsi agli asciugamani già distesi sulla sabbia anche se attorno c’è tanto spazio libero. Ti circondano inspiegabilmente! Soffrono di solitudine? Orde di famiglie, con ragazzini al seguito, ti rubano pure l’ombra del tuo ombrellone. Paese che vai usanza che trovi! Pranziamo come sempre al sacco, con panini acquistati ad un Supermercato lungo la strada a scorrimento veloce che ci ha condotti a Es Trenc. Sulla spiaggia dei ragazzi vendono pareo colorati improvvisando una sfilata con la loro mercanzia che indossano e cambiano man mano, mostrando i modi più svariati per vestirsi con un semplice quadrato di stoffa. Vendono a bizzeffe, le donne si affollano ad acquistare. Noi osserviamo divertiti. Nel pomeriggio raggiungiamo Cala Pi, baia dall’acqua verde stretta tra due pareti rocciose che si innalzano e si protendono fino ad ostruire la vista del mare aperto. Sembra quasi un laghetto dove il vento non può arrivare ed il mare è olio. Facciamo il nostro bagno nell’acqua che sembra calda come il brodo, verde e torbida eppure non sporca, per cui il fondo del mare risulta invisibile. Un posto particolare. Al tramonto raggiungiamo l’hotel IBB Zurbaran, sulla collina del Castello Bellver (costo € 80,00 a notte senza colazione+12.00 euro di parcheggio auto custodito), molto bello, il più curato e moderno oltre che ultra accessoriato, le cui camere hanno terrazze private con vista sulla città. La sera ci perdiamo prima nelle strade del centro, dove circolano personaggi loschi, per poi giungere nel breve ed unico tratto turistico, ma almeno affidabile, della città, sotto La Seu e vicino Sa Llotja. Ceniamo da Pope (il Popey di Braccio di Ferro campeggia sull’insegna del ristorante), con porzioni abbondantissime, buone e prezzi al di sotto di quelli dei locali circostanti.

Domenica 24/7 Ci avventuriamo nello stesso tratto di costa visitato ieri, con destinazione Cala Figuera. Il porto, stretto tra pareti rocciose, è caratteristicamente affacciato sul mare ma abbiamo difficoltà a trovare una spiaggia su cui prendere il sole. Puntiamo allora su Cala Santanyi dove rimaniamo a prendere un po’ di sole e a fare un bagnetto con l’intenzione di scappare via presto: troppa gente! E’ domenica del resto! Pensiamo allora di fare un giro a Palma città e dopo aver parcheggiato la macchina sul lungo mare (la domenica i parcheggi sono gratis) ci incamminiamo verso la cattedrale. Di solito è visitabile a pagamento, ma purtroppo la troviamo chiusa. Aprirà intorno alle 18.30 per la messa e sono solo le 14.00! Dopo una breve consultazione decidiamo di ritornare più tardi. E’ per noi l’ultimo giorno utile per poterla vedere e non intendiamo rinunciare. Puntiamo di nuovo verso il mare per ingannare l’attesa., verso Platja Peguera, ad ovest della città. Troviamo parcheggio con difficoltà e passiamo il tempo restante sulla spiaggia, affollata anche questa, ma con un mare caldo che fa venire voglia di bagnarsi. Al momento di ripartire troviamo una bella multa di € 90 sul vetro dell’auto con la motivazione di una sosta in zona riservata alla polizia locale. Non siamo i soli sfortunati, anche altre auto sono state multate. Con dispiacere ci riavviamo verso il centro di Palma. Pazienza! La multa arriverà a casa tramite l’agenzia di noleggio. Non è stata una gran giornata! Almeno una cosa fortunata ci capita: l’ingresso a La Seu è gratuito, visto che è in coincidenza con l’ora della Messa. L’interno è molto bello, vale davvero la pena di una visita. Dopo una veloce doccia in hotel, concludiamo la serata con la cena da Pope che ieri non ci ha delusi e merita, quindi, nuovamente la nostra fiducia.

Lunedì 25/7: Lasciamo l’hotel di buon ora e ci dirigiamo alla Certosa di Valdemossa, che apre alle 9.30 ed è famosa anche per aver ospitato nel passato una coppia illustre e scandalosa: Gorge Sand e Frédéric Chopin. L’ingresso costa € 7,50 a persona e permette una visita libera della chiesa, della farmacia e di alcune stanze dei monaci. Vi si trovano cimeli in ceramica, libri antichi, il pianoforte di Chopin, suoi spartiti autografi ed il manoscritto originale del libro che la Sand scrisse durante il suo soggiorno. Tutto interessante ed il paese è carino e curatissimo. Da lì ripartiamo in direzione di Sa Calobra, spiaggia sulla costa nord dell’isola. La strada è lunga, tutta curve e contro curve, si sale sui monti, si valicano, si scende su percorsi ripidi per chilometri e chilometri. Pare non finire mai. Alla fine arriviamo al parcheggio a pagamento della spiaggia (il prezzo varia a seconda della durata della sosta), che in realtà e ben lontano dalla stessa. Percorriamo un lungo tratto a piedi verso il mare, sapendo che la spiaggia delle cartoline è quella vicina al Torrent de Pareis, raggiungibile con una strada che si snoda a destra dei primi locali ristoranti. Percorriamo brevi stretti tunnel, seguendo il flusso di gente, e finalmente ci appare Sa Calobra, una baietta di sassi stretta tra pareti rocciose dove nella stagione delle piogge sfocerà di sicuro il torrente. Lo scenario è molto particolare, ma non abbiamo la fortuna di vederlo illuminato dal sole. E’ nuvolosissimo, non riusciamo neanche a fare il bagno, l’acqua è gelida, i pochi metri quadrati acciottolati sono uniformemente coperti da gente. Ripieghiamo sulla risalita di un breve tratto del torrente asciutto, tra gole e rocce dalle forme assai curiose. Ci sono persino dei cefali in alcune grosse pozze d’acqua rimaste qua e là. Al momento di andar via incontriamo, sulla strada che ci porta ad Alcudia, persino la nebbia. Incredibile! Può valer la pena arrivare fin quaggiù, ma a delle precise condizioni: giungerci dopo le 15:00, orario in cui terminano le visite organizzate che vedono decine di pullman scaricare una quantità di gente incalcolabile; il meteo, se è nuvoloso non si gode granché, di luce c’è ne già poca per la posizione che occupa la minuscola spiaggia di ciottoli (una gola sovrastata alle estremità la altissime rocce). Facciamo tappa al Monastero de Lluc, luogo di culto dei Maiorchini che venerano la Madonna nera, raffigurata da una statua in legno scuro. Poi puntiamo verso Alcudia porto verso l’hostal Puerto prenotato telefonicamente da Roma per 2 notti senza inviare acconti. Con nostra sorpresa, la prenotazione esiste davvero! L’hostal non è costoso, pur avendo aria condizionata, TV e frigorifero. Non è infatti bellissimo, ma è almeno pulito. Ci costa € 46 per la camera con la colazione. La sua posizione ci permetterà di raggiungere facilmente a piedi il porto nel giorno dell’imbarco per Minorca. Dopo una bella doccia, andiamo a visitare la città di Alcudia circondata dalle sue antiche mura, percorrendo anche un tratto restaurato delle stesse tra i vecchi merli. I ristoranti lì sono troppo cari e per cena scegliamo il mitico Ca’n Punyetes (C/ Barques n. 1) ad Alcudia porto, un ristorante spartano e non troppo turistico dove mangiamo abbondantemente a prezzi veramente imbattibili per quella località.

Martedì 26/7: Questa mattina è dedicata alla ricerca di Cala Nao, che in cartolina risulta essere una piccola baia dalle acque cristalline: stentiamo ad individuarla, dovrebbe trovarsi ad est dell’isola vicino Cala Millor ed anche domandando agli abitanti del posto non la troviamo. Ce la indicano come proseguimento di Cala Millor, ma non vediamo baiette, solo una lunga spiaggia di sabbia chiara e bel mare. Ci arrendiamo e ci fermiamo lì, tutto sommato non ci possiamo lamentare. Verso l’ora di pranzo ci dirigiamo alle Coves del Drach: una marea di gente affolla l’ingresso. Il costo del biglietto è di € 8,50 a persona e la visita dura circa un’ora, ma è importante sapere che gli ingressi vengono scaglionati ad ogni ora esatta a partire dalle 10 di mattina fino alle 17 (ultimo ingresso possibile, vivamente consigliato per la scarsità di affluenza). Noi arriviamo alle 13.05 e ci tocca aspettare che siano le 14.00! Inganniamo il tempo mangiando i nostri panini ed un ghiacciolo rinfrescante. Dopo la visita giungiamo ad un’amara conclusione: la grotte sono carine, ma troppo turistiche. Anche il concerto che si tiene all’interno è breve e non troppo suggestivo. Il costo è alto e tutto è ad uso e consumo del povero turista. Delusi dalla cosa (ma c’era da aspettarselo…) ritorniamo a Cala Millor per gli ultimi bagni del giorno. Per se ne può davvero fare a meno, quel tempo perso si poteva impegnare per qualche altra cosa; turistico d’accordo, ma non mi puoi mettere in fila come tante formiche senza la possibilità quasi di fermarsi a godere le formazioni rocciose; si è costantemente sollecitati ad andar avanti per raggiungere l’anfiteatro sotterraneo per il “concerto/farsa” finale (tanto per giustificare il costo del biglietto!), dove si attendono più di 20 minuti che tutti si seggono, a dimenticavo, è vietato fotografare e videoriprendere. Di sera decidiamo di tornare al ristorante di ieri che ci è piaciuto tanto, ma lo troviamo chiuso e girovaghiamo alla ricerca di un posto non troppo turistico e non troppo costoso. Ci fermiamo al Rist. Maristay dove ceniamo “senza infamia e senza lode”.

Mercoledì 27/7: Ci svegliamo presto e lasciamo l’hostal prima che possano servirci la colazione. Abbiamo il traghetto per Minorca alle 8.00 e dobbiamo stare lì per tempo. Il tratto di strada tra l’hostal ed il porto non è per fortuna eccessivo. Dopo un’ora di navigazione con Balearia (€ 46 a persona) arriviamo a Ciutadella, un fiordo strettissimo dove il traghetto, per attraccare, è costretto ad una manovra da brivido con rotazione di 360° sfiorando le banchine! Direttamente dentro la hall del porto troviamo lo sportello dell’Avis e ritiriamo l’auto noleggiata dall’Italia per i nostri ultimi 4 giorni di vacanza. Ci affibbiano una Seat Altea diesel, è nuova (800 km di vita) ma arranca senza sprint sulle salite. Corriamo subito al mare a Cala Macarella. E’ mattina presto e all’ingresso dei 2 parcheggi (uno gratis ma più lontano dal mare, uno a pagamento ma più vicino) ci indirizzano senza diritto di scelta a quello più lontano. La discesa verso il mare è piacevole, all’ombra dei pini, in un verde rigoglioso e nel silenzio della natura. Il tragitto è di circa 20 min. A piedi. All’arrivo la Cala è quasi deserta e ci sistemiamo vicino la riva. Il mare dev’essere stato burrascoso, c’è molta sporcizia sulla sabbia e nell’acqua e lo scenario non è incantevole come tutti lo descrivono! Nel giro di poco saremo accerchiati dalla gente, con il solito assurdo sistema dell’asciugamano altrui quasi sopra il nostro. L’ombra del nostro ombrelloncino è gioiosamente goduta dal vicino che si è posto dietro di noi, con nostro disappunto. si avventura alla ricerca di Cala Macarelleta ed io lo seguo per un po’. Poi rinuncio per il troppo caldo e lo lascio alle sue esplorazioni, anche perché non individuiamo facilmente il sentiero giusto. Anche altre persone sembrano come noi brancolare alla ricerca della spiaggia perduta! La vedrò solo con la ripresa della videocamera e devo dire che è molto bella, ma piccolissima e tanto affollata. Quando decidiamo di andar via la risalita verso l’auto è pesante, fa caldo, c’è poca ombra ed il dislivello è notevole. Sudo come un cammello! Una coppia di italiani vedendomi distrutta decide persino di non affrontare il percorso (in realtà sono scoraggiati dal nostro racconto di quanto ora la spiaggia sia affollata e poco pulita!). Decidiamo di proseguire verso Cala En Turqueta. Il parcheggio è gratis ed il tragitto a piedi più breve del precedente e meno erto. Anche lì la risacca ha portato tanta sporcizia, tanto che non facciamo nemmeno il bagno. Peccato perché il posto è molto carino! Non siamo stati fortunati! Ad una certa ora puntiamo verso l’albergo Alfonso III a Ciutadella. Ci costa € 48.23 a notte senza colazione ed è veramente consigliabile: vicino al centro, con TV, aria condizionata, ampia terrazza privata, camera spaziosa. Per cena ci dirigiamo al porto dove si trovano tutti i ristoranti: carissimi! Scegliamo un menù a prezzo fisso a € 15 (1 antipasto, 1 secondo o primo, 1 frutta o dolce, pane e bevanda) da El Bribon, niente di eccezionale ma può esser sufficiente.

Giovedì 28/7: Oggi si punta a Cala Pregonda, raggiungibile a piedi con circa 20 min. Di tragitto, lasciando l’auto parcheggiata sulla spiaggia di Binimel. E’ una lunga cala sabbiosa dal colore giallo ocra circondata da rocce color mattone. Il mare è limpido e trasparente. Un contrasto di colori molto bello! Facciamo conoscenza con altri italiani e veniamo a sapere che Macarella ed En Turqueta sono di solito molto più belle e pulite di come le abbiamo viste noi ieri. Siamo stati davvero sfortunati. Trascorriamo la giornata lì fino al primo pomeriggio, quando decidiamo di cambiare posto. Il tragitto a piedi verso l’auto è sfiancante perché le rocce impediscono al vento di passare e rinfrescarci. Si suda tanto! Andiamo a vedere il faro di Cap Cavalleria, suggestivo il panorama da ammirare. Vorremmo andare a Cala Calderer, ma la strada diventa ad accesso privato e con un cartello che segnala un divieto accesso e l’impossibilità di raggiungere da lì il mare. Ci rimane il dubbio che fosse vero, forse serviva solo a scoraggiare il passaggio dei turisti. Sulla strada del rientro a Ciutadella ci fermiamo e ci addentriamo in un percorso recintato, ma non custodito, che ci conduce alla Naveta des Tudons, un monumento funerario in pietra ben conservato ed accessibile attraverso una piccola porta. Dopo le foto di rito, torniamo in città al nostro hotel. Usciremo, dopo un po’ di relax, per andare a cena in un locale che ho letto esser consigliato per un menù tradizionale di qualità e per i prezzi onesti. Bisognerebbe prenotarlo (ha pochi posti), ma ci avventuriamo e siamo fortunati. Ricordatelo: è il ristorante “58 S’Engollidor” a Es Migjorn in Carrer Major, 3. Veramente un’ottima cucina casereccia.

Venerdì 29/7: Di mattina il cielo è grigio e minaccia pioggia. La cosa non ci spaventa e scegliamo la spiaggia di Son Saura. Sul percorso ci fermiamo a visitare il Poblat de Son Catlar, abitato talaiotico recintato e senza custodia. Non c’è molto da vedere, ma inganniamo il tempo visto che il sole non ci vuol tenere compagnia. Quando arriviamo al mare andiamo sulla seconda ansa di Son Saura, perché la prima è piena di alghe maleodoranti. Scegliamo un tratto di spiaggia pulito e come per magia il cielo pian piano di apre e il sole ci accompagnerà per tutto il giorno. Sulla spiaggia siamo soli, nessuno si è avventurato al mare con questo tempo! Ci godiamo la sabbia bianchissima ed il mare turchese di questo posto. Poi arriveranno i primi bagnanti. Come in tutte le isole Baleari, i nudisti si mescolano con tranquillità ai non praticanti e vivono con estrema naturalezza la situazione. Anche lì ce ne sono alcuni e la cosa non disturba nessuno. La giornata passa veloce tra un bagno e l’altro finché non decidiamo di passare un po’ del tardo pomeriggio per i negozietti di souvenirs di Ciutadella, dove fare piccoli acquisti per i nostri cari. Vorremmo tapear in un bar del centro, ma i pochi tavoli esterni del locale sono pieni e dentro fa troppo caldo per mangiare. Attendiamo un po’, ma poi andiamo via perché non si libera nulla. Ci indirizziamo come 2 sere fa’ al porto e scegliamo un ristorante, il Corb Mari, dove mangiamo un costoso e buon Arroz Negre (riso al nero di seppia). Il proprietario del locale è veramente antipatico, anti-italiano e se la prende con una coppia di ragazzi italiani che ha osato chiedere un menù a prezzo fisso dopo la mezzanotte. Risponde maleducato che il menù del dia non è più disponibile e li prende in giro perché non spiccicano una parola in spagnolo (neanche fosse l’inglese). I 2 se ne vanno seccati senza aver cenato (e dopo aver atteso quasi un’ora), mentre il simpaticone fa commenti sulla nostra etnia appellandoci bastardao. La scena mi infastidisce. Il cliente non è quello che ha sempre ragione? Il proprietario non sfama la sua famiglia anche grazie a noi? Mah! Se non fosse che abbiamo finito la cena ci sarebbe da andar via. Per cui se andate a Ciutadella, boicottate quel locale e spargete la voce. Non merita i nostri soldi.

Sabato 30/7: Ultimo giorno a Minorca. Scegliamo la spiaggia di Cavalleria, lunga distesa di sabbia ocra con pareti rocciose color mattone, simile a Cala Pregonda, ma più aperta ed oggi battutissima dal vento. Le onde sono potenti! Pian piano la distesa di sabbia viene divorata dal mare mosso e siamo costretti più volte a spostare asciugamani e ombrellone per non essere bagnati dall’acqua. La spiaggia diventa a fine giornata una stretta lingua di sabbia e assistiamo a frequenti scene di bagnanti sommersi dalle onde mentre si crogiolano distesi al sole! si diverte, come tutti del resto, a buttarsi tra i cavalloni e si scortica volentieri le ginocchia. Chi ha una tavola da surf o un semplice materassino gonfiabile è al settimo cielo! Rimarremo lì tutta la giornata, piacevolmente distratti da questi “spettacoli”. si diverte anche a cospargersi il corpo di un miscuglio di terra rossa e acqua, imitando altri bagnanti, che lo fa sembrare abbronzantissimo se visto da lontano. E’ una sorta di trattamento all’henné, tanto che il costume e la maglietta si tingeranno qua e là di rosso scuro, nonostante abbia fatto diversi bagni nel mare per ripulirsi dal miscuglio. Anche dopo la doccia in hotel, trasuderà colore sugli indumenti della sera. Per cena andiamo a Fornells dal El Pescador, dove assaggia la specialità dell’isola: la caldereta de langosta (zuppa di aragosta).

Domenica 31/7: Si parte. La vacanza è finita. Alle 9.20 ci attende il volo Air Europa per Barcellona, dove faremo uno scalo di 2 ore per ripartire alla volta di Roma con la Vueling. Riconsegniamo l’auto all’Avis direttamente in aeroporto senza problemi, timorosi che la mattina presto non ci fosse nessuno ad attenderci. Fila tutto liscio. Ah, per non dimenticare i sapori locali ci portiamo dietro una ensaimada ripiena di crema, nel tipico cartone simil pizza, unico regalo che ci concediamo da portare a casa. In conclusione: le Baleari possono piacere o meno, a noi sono piaciute di più Formentera e Minorca, ma i gusti sono personali e quindi tenetene conto con il dovuto beneficio del dubbio!



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