Lisboa
Quando si dice fortuna… Passa lo stuart più gay che l’Alitalia aveva in dotazione, poco male, l’hostess ha il più alto livello di scazzo visto negli ultimi tre mesi, d’altro canto partiamo con dieci minuti di ritardo e la comunicazione del capitano non è piena di virilità eroica ma serena come “insegnano” i film.
Non si può fumare!!! Tragico, ma lo sapevo… Milano® ritardo di 40 minuti Arrivo a Lisbona>di 50 minuti Temevo di peggio Se non ci saranno problemi con il bagaglio andrà tutto bene LISBONA Il bagaglio arriva, tardi, ma arriva.
Caldo, entusiasmo, cortesia, inglese incerto ma certamente funzionale.
Arriviamo all’”Albergo”, è lo stesso di Parigi, solo con gente peggiore. PS: ovviamente ci hanno offerto varie scelte in campo di droghe, i venditori di piazza, che hanno un talento speciale nell’individuare i turisti, sono incredibilmente poliglotti nel loro Buono, molto buono, hashish, coca, pasticca o eroina, pagare.
“vuoi” declinato nelle varie sfumature dal condizionale all’imperativo, ecco queste parole devono saperle dal cantonese all’italiano, senza contare un certo talento nel cambio di moneta…
La città mi respira davanti. Respiriamo all’unisono.
La città ha, anzi è fatta da, milioni di respiri, mi toglie l’aria, è più forte, mangia l’ossigeno e ruba quello che ho appena incamerato; il terribile respiro della città è una sinfonia senza direttore d’orchestra, macchine, tubi di scappamento, umori, liquidi, odori, cibi, persone, ognuno col suo suono, scompostamente. Il mio respiro è in risonanza, è in conflitto, per questo perdo, perdo a priori, perderò sempre, perderò la mia casa, le città si ingrossano sempre, da sempre, quando sarò vecchio la mia piccola borghese città sarà una metropoli e se non sarò pronto, se non sarò scompostamente all’unisono col terribile grande respiro da cui oggi tento disperatamente di fuggire, domani sarò perduto. L’ho sentito a Napoli, Milano, Parigi, Istanbul, Atene, ho sentito il suo alito e lui ha conosciuto il mio odore, gli piace, non mi mollerà. La mattina è sempre qualcosa di meraviglioso, i ricordi e gli odori della notte vanno a dormire coperti da lenzuola di pane appena cotto, colazioni invitanti e gente, tanta gente.
Poco dopo… Litigio stradale con Eva ., ovviamente senza motivo, comunque… Troviamo un baretto, Eva, HIRVINGSTON e Ofelia si siedono fuori, chiedono caffè e gli danno cappuccino, io ancora offeso, al banco chiedo caffè, tutti gentili, tutti “obrigati”…Per ora il Portogallo è cordiale con me Nota Personale: sarei curioso di sapere quanto costa il fumo NOTA 2. : è pieno di belle figliole…Non che mi interessi, sia chiaro)
Ofelia è ammalata dalla città, Hirvingston ha fiutato un profumo di donna nell’ascensore.
NOTA PERSONALE:”Scusa ma ho fretta!” ecco, questa potrebbe essere la frase risolutrice degli autisti portoghesi. Voglio dire, quale squisita unione caratteriale. Cortesia formale ineccepibile, guida spericolata e scazzo costante.
NOTA 2: oggi ho dovuto cambiare inchiostro, il mio tra qualche riga finirà
3/9/01 prolungata la permanenza nel nostro “albergo” in centro.
Da Cascais (arrivati a piedi) abbiamo potuto ammirare l’arte contemporanea metropolitana: una fermata del tram di stile futurista, compenetrazione degli spazi, torsione dei dinamismi o giù di lì; il Dr. H. Ci ha fatto notare la facciata dell’autocarro (tram) che stazionava acceso, distrutta con grazia, ovviamente era il tram che dovevamo prendere, ovviamente l’”opera d’arte” era “firmata” dall’autista.
L’ormai sperimentata cortesia locale e la conoscenza delle lingue di H ci hanno comunque permesso di individuare un tram che non solo ci porta a destinazione, ma parte da “ROSSIO” ovvero la zona dove si trova il nostro “Hotel”.
La nostra meta è stata raggiunta con e da grande soddisfazione, un bosco di eucalipto protegge ed ospita un meraviglioso campeggio, domani ci trasferiremo; prenotato bungalow 4 posti.Tornando Ofelia ha avuto un mancamento, ci siamo fermati ad un bar, carino, rischiato di pagare 2 volte il conto, comunque tutto bene.
NOTA : sei giorni fa è stata inaugurata la linea di trasporto elettrico, si trovano ancora coriandoli in giro, specialmente nel tram.
La sera stessa Usciamo, entusiasti, anche Ofelia sta meglio, la sua sensibilità la porta troppo spesso ad ammalarsi di vita, la vita a volte col suo scorrere la ipnotizza, la travolge, con dedizione asiatica cerca di arenarsi, ondeggia disperatamente verso un’insenatura, un tronco, una roccia, fino ad arenarsi lì, , appassendo a poco a poco per colpa di quell’acqua che è la vita stessa; sì forse è così, Ofelia riesce ad ammalarsi di vita.
Siamo comunque approdati ad un ristorantino, di quelli invisibili da Rua Augusta, quelli che sono sicuro non esistano finchè non li scopri…A destra poi a sinistra, guardi e ti giri, ti rigiri, e, dove non doveva esserci nulla loro sono.
Sedersi dopo una piccola riunione è stato facile, arrivarci no. Eva voleva andare per BAIRRO ALTO, aveva sentito che con poco si poteva mangiare bene; Eva non ha paura di quello che ci hanno detto sui tumulti notturni di BAIRRO ALTO, io non mi ci avventurerei neppure di giorno..
Con qualche stupore ho notato che la paura, così lontana da me fino a pochi respiri prima si era nascosta spavalda proprio dove potevo vederla meglio, nelle persone, nella città, e sì che l’avevo cercata bene per dirle in faccia che non volevo più avere a che fare con lei.
Comunque, i fatti sono più importanti di questo vagheggiare: il ristorante, sì, il ristorante, ecco come ci siamo arrivati.
Camminando tutto agitato per l’aver con poco savoir faire scongiurato la “minaccia” di Bairro Alto vidi una bellissima bambina bionda correre in braccio ad un poliziotto, cercai tra la folla chi potesse esserne la madre; incuriosito dalla pur normale eventualità che si fossero incontrati durante la ronda, “la bambina e suo papà poliziotto”. Non la vidi, ma pochi metri più avanti la stessa bambina parlava con uno degli spacciatori che nel pomeriggio mi avevano offerto hashish.
Ero stupito, lui affettuosamente con la mano non piena di “roba” le porse una caramella, lei sorrise, cercai di vedere ma uno spruzzo di persone mi fece chiudere gli occhi quanto bastava per perderla.
La cercavo tra la gente, riuscivo a scorgerla a momenti, ora qua con un disegnatore di strada, ora là con un barbone e tutti la trattavano con affetto, stavo per parlarne con Hirvingston quando mi accorsi d’essermi perduto! Le persone divennero miliardi, la città un dedalo, le lingue incomprensibili, quando una manina mi prese e fu la calma.
La città si restrinse sciogliendo i suoi nodi, diventando per magia semplice ed accogliente, c’era lei la bambina che sorridendo mi guardava, il tempo di un pensiero, una domanda e torno normale, seduto ad un tavolo con i miei compagni, una buona zuppa nel piatto, un cameriere simpatico, serenità. Non ho ancora parlato agli altri della bambina e soprattutto della risposta che mi diede…Non so come descrivere quella presenza e il fatto che, quando le chiesi: “come ti chiami?” sorrise e sparendo disse : “LISBOA”.
4/9/01 NOTA PERSONALE: i dolci…Aah quanto li fanno buoni! DISEGNO NOTA.: qui, tutti, con estrema marineria vanificano i nostri tentativi di parlare portoghese.
NOTA 2: siamo al campeggio: è un paradiso NOTA SPESE NOTA PERSONALE: qui ci sono gli scoiattoli!!! Arriviamo, entusiasti, bungalow, cucinare, pasta con l’olio (biologico) che buona!! Riposino Risveglio, litigata con Eva., siamo due bambini, il litigio è classico, la parola sbagliata, quella di troppo, quella volgare, camminiamo durante questo “passatempo” e facciamo pace prima di salire sull’autocarro 14.
14 è il numero risolutore, vorrei chiedere a Lisboa perché se consulti un orario guardando le fermate con precisione sbagli sempre; sei pronto e soddisfatto per l’aver capito quale linea e quando può portarti dove hai deciso di andare, ma quando, più per autocompiacerti, chiedi all’autista se il “suo” autocarro va dove credi lui risponde: “no, devi prendere il 14”.
NOTA: credo che gli autisti provengano da un gruppo ora smantellato, del vecchio esercito governativo, sono tutti grossi e presentano tatuaggi inquietanti, per intenderci: serpenti arrotolati su coltelli lunghi tutto un radio, o teschi che masticano colombe, comunque tutti cortesi come da nota precedente.
BELEM; Belem è bella, tranquilla, ampia.
ST. GERONIMUS: è stupendo come ciò che è stato materialmente fatto da mani umili sia così magnifico, colonne e volte costruite da scalpellini e muratori trasmettono una magnificenza al di sopra dell’immaginabile, toglie il fiato all’anima; poi, quando lo sguardo incontra le cappelle e le nicchie volute da nobili principi, un senso di eccessivo e volgare trasuda da marmo, oro, argento. Vanagloria.
Magnifico.
Visitato museo di archeologia, sono rimasto un poco deluso, piccolo.
Torre di Belem, non si può descrivere, bisogna vederla, emana storie, reali, fantastiche, vere, false, parla da sola in una lingua che pochi possono trascrivere.
NOTA 2: a fronte di San Geronimus c’è una fontana formata da tutti gli stemmi delle casate portoghesi, un esercito di giganteschi gabbiani oceanici vi troneggiano sulla sommità, proteggendo il segreto d’uno specchio d’acqua che l’uomo non può vedere.
Ritorno.
Cena. Porto!! Buono. Scalda la notte! NOTA PERSONALE: Eva adora il porto, ricordarsi di acquistarne qualche bottiglia.
Il porto, il porto si aggrappa al bicchiere dopo che hai sorseggiato; è la sua qualità alcolica che gli permette di scendere lento e pastoso o è la sua anima che ti chiede:”un altro sorso?” 5/9/01 Fino alle 16 non abbiamo fatto nulla ma è stato piacevole.
Partiamo tutti assieme dopo che il tempo ha preso su di noi un discreto vantaggio, non abbiamo molto prima che chiudano i musei. Metodicamente visitiamo il museo delle carrozze, belle, i principi si trattavano bene ma i legati pontifici si trattavano meglio, le loro carrozze sono qualcosa al cui confronto la parola “sontuoso” suona modesta.
Arriviamo al museo di design; è bellissimo perdercisi dentro, tutto quello che per noi è graficamente automatico in realtà è stato studiato mezzo secolo fa da fior fiore di svarionati designer! Eh bravi! Torniamo stanchi, Eva sta un poco male, mal di testa, preparo una cena semplice ma accurata e ben servita; mi piace coccolare i miei compagni.
NOTA PERSONALE: Ofelia sta molto meglio, ieri si è un po’ sfogata con noi, bene, molto bene.
Anche Eva dopo una buona aspirina sembra stare meglio.
Dopo una stracciatina a carte anche H ha ceduto al sonno.
Sono solo, con la notte, un bicchiere di porto e la mia stilografica, un sorso, un pensiero a domani e anch’io abbraccerò il letto… 6/9/01 Una giornata dai tempi portoghesi.
Il tempo: il tempo qui ha un senso diverso; credo che il valore che i popoli danno al tempo si possa misurare nei MC DONALDS, provate ad entrare in uno di quei rivenditori di estrogeni per bambini in una città come Milano, avrete giusto il tempo di pensare quale schifomenù ordinare e ve lo ritroverete già servito da camerieri scazzatissimi costantemente incalzati come i rematori schiavi da un dirigente schiavista (e generalmente faccia da cazzo). A Lisboa no, a Lisboa i camerieri della suddetta multinazionale del cibo-schifo sorridono, parlano tra di loro!, ti fanno scegliere con calma e al dirigente gli importa una sega se prendi il menù o solo il panino; sì, Lisboa ha un altro fuso orario, nell’anima. L’unica eccezione per ora sono i guidatori, di qualunque mezzo, di qualunque età, loro sono sempre in ritardo, di conseguenza puoi vedere un bambino in monopattino superare in curva un taxi mandando in culo il taxista perché ha frenato per non fare strage di pedoni.
Comunque anche questo è cosa rara, intendo che il taxista si fermi… NOTA PERSONALE: è bello, particolare e purtroppo curioso (questo perché denota un mio istintivo razzismo) vedere quante persone di colore ci siano, la maggior parte delle quali vestite molto meglio di me. E’ comunque vero che raramente ho visto bianchi con neri, nel senso che pure nella moltitudine i bianchi stanno con i bianchi e i neri coi neri, però ci sono molti meticci, questo mi fa sperare che almeno qualcuno si sarà incontrato! NOTA 2: dopo cinque giorni, di poliziotti di colore ne ho incontrato soltanto uno.
MUSEO DEL CHIADO: carino. In ultimo ci siamo “persi” per 15 minuti in una stanza in cui proiettavano veri video di vita notturna, camera fissa audio ambiente, estensione sensoriale, 15 minuti di vera vita notturna da voyeur.
BAIRRO ALTO e SANTA CATERINA. Una Napoli pacifica e quasi silenziosa, qui sicuramente Hugo Pratt ha passeggiato con Corto Maltese, magari bevendo un caffè al tavolo con Pessoa.
PS: anche noi ci siamo fermati al tavolo “con Pessoa” ma niente caffè – prezzi da Piazza San Marco.
7/9/01 CASTELO! Finora il posto più bello; il quartiere è inerpicato e nella collina e nella storia, sembra di essere dentro una vecchia maiolica portoghese.
Oggi abbiamo incontrato tre persone straordinarie, due irlandesi marionettisti ed un francese poliglotta quasi a 360°, un corto maltese privo di aggressività; dire che ci ha affascinato è poco, emanava calma e voglia di viaggiare ad ogni respiro. Ha un anno meno di me, credo che molta della sua versatilità sia dovuta al padre che viaggia molto per lavoro, ed alla fede in Dio. Sono due elementi che aiutano: il primo ti regala la lingua degli uomini, il secondo quella del mondo, ho deciso di potenziare entrambe, a mio modo e misura.
Abbiamo allungato la nostra prenotazione al campeggio, non si sa mai…
8/9/01 La frase risolutiva di quest’oggi: fanculo la cultura, fanculo i musei, fanculo al Portogallo!! Senza un briciolo di cattiveria, solo amor proprio e voglia di sbragarsi, oggi resta in campeggio, si pranza alle 3, spesa al “Jumbo”, se è possibile pesce! Cena da nababbi! Pomeriggio in piscina e domani museo gratis! Ce lo meritiamo in fondo! E che cazzo, chi siamo, la national geographic? NOTA RETROATTIVA: entrando al “Lisboa Camping” c’è una fontana con due curiose peculiarità: 1-nel centro una bellissima donna di pietra si strizza le tette ammiccando; 2- l’acqua della fontana è talmente sporca che quando siamo arrivati si è affacciata una tartaruga che in perfetto italiano mi ha detto: “ehi! Italiano? Senti perché non mi pisci in testa così do un respiro di sollievo?” NOTA PERSONALE: qui sono quasi tutti (i giovani più o meno giovani) poliglotti perché i film sono in lingua originale coi sottotitoli. Ah, i vantaggi del sottosviluppo! Aggiunta della sera: ho fatto due conti, forse riesco a riportare a casa 3/400 euro! Oggi fatto spesa al Jumbo, ovvero un ipermercato portoghese, all’andata abbiamo tagliato per un campo pieno di rovine modello rapina e stupro, grazie a dio abbiamo scoperto (al ritorno) una strada normale! Qui è pieno di motociclisti, domani c’è il motomondiale, però non sono dei rompicoglioni. Sono stanco, la cena non era da nababbi ma era buona e abbondante. Scrivo le ultime parole perché mi piace vedere l’inchiostro, buona notte.
9/9/01 MUSEO GULBENKIAN Sono dovuto scappare.
Un senso di vertigine mi avvolge il cervello, gli occhi, mi rendo conto ora d’essermi morso le labbra, ho freddo, sono estasiato, c’è tanta bellezza qui dentro, che non basterebbe una vita ad assimilarla.
Preferisco uscire subito e affidare il ricordo a quella parte istintiva del percepire a cui basta uno sguardo passando per ricordare nel dettaglio un’immagine che restar qui fino a sera, non mi basta. Ho capito che qualcosa di bello non nasce solo dall’intuizione ma dalla profonda conoscenza di ciò a cui è destinato il tuo lavoro: un bel gioiello dall’intimo pensiero delle parti del corpo che andrà ad adornare, un bel quadro dalla profonda conoscenza dei colori del mondo. Tutto con forte e profondo sentimento, non importa se sia sofferenza o gioia.
La sera è stata ottima…Dopo un po’ di nervoso personale con risonanza sul prossimo (da parte mia) “per aver” fatto qualche Km sotto il sole, e“per aver” perso il tram.
Ofelia si è chiusa nel suo “mal di vita”.
Hirvingston sembrava offeso, l’aria non era buona, allora l’ho buttata lì, che cosa? forse ti chiederai, l’esca. Siamo riusciti a trovare una sincera via di dialogo, ad affacciarci nel micromondo di Ofelia per dirle che sappiamo dov’è, che c’è, che conosciamo almeno in parte il suo “male”, non siamo psicologi, sociologi o dottori, siamo qualcosa di più, di più sincero e gratuito, siamo i suoi amici.
PS: Hirvingston in realtà era all’apice della tranquillità.
Conclusione: una bella serata a base di porto e briscola, durante la quale Paula ed io abbiamo stravinto.
10/9/01 Il risveglio ci ha ignorati fino a tardi. Le undici erano sinceramente arrivate col loro sorriso compassionevole a pizzicarci le guance richiamandoci alla veglia.
Dopo colazione, dopo i giusti convenevoli col bagno, dopo mezzogiorno, dopo pranzo, verso le 15 e qualcosa intravediamo l’inconfondibile aroma di due viaggiatori italiani, appena arrivati al bungalow dirimpetto al nostro.
Mi sono avvicinato col passo sicuro del predatore nel vedere una preda già in trappola, calmo, rassicurante, pregustando l’istante di somma soddisfazione in cui avrei con tono affermativo posto la domanda: …Italiani? Dopo aver, per qualche secondo degustato in silenzio, la formale affermazione (detta con quella frustrazione pacata di chi è stato subito, inequivocabilmente, inquadrato per quello che è), li ho invitati a bere un caffè tra connazionali.
Il caffè salì dai suoi bollenti abissi saraceni con la stessa blandezza del nostro risveglio. In quel lasso di tempo avevamo già trasmesso ai nuovi arrivati quei “segreti” metropolitani di cui eravamo venuti a conoscenza nella nostra, purtroppo breve, permanenza a Lisboa. Siamo poi andati assieme al Jumbo, io e loro, loro per la spesa di sopravvivenza io per la sopravvivenza del tasso etilico comune: sono tornato con 14 bottiglie di ottimo Porto da portare in patria. Essendo in ritardo ho preso la strada “dell’omicidio con furto” incontrando una vecchina che mi ha intenerito a tal punto da farmi dimenticare i miei timori, l’ho accompagnata con calma, e ne sono felice. Tornato devastato dalla fatica siamo partiti in fretta per ROSSIO dove c’era la nostra unica possibilità di trovare un cambiavalute aperto. Gli ultimi acquisti, un saluto a Lisboa e poi via di ritorno al parquecampismo, ed è qui che abbiamo incontrato i due “ANZIANI” più in forma del pianeta. Sudafricani bianchi, indubbiamente sopra i 50, e anzi forse quei 50 davano uno sguardo anche ai 60, felici, energici, viaggiatori. I tenda!! Alla faccia nostra. Spero da vecchio di avere almeno la metà della loro energia!
Cercavo il mio Corto Maltese.
Non ne ho trovato uno, ne ho trovati tanti.
Ce n’è uno nella certezza del ritorno, ce n’è uno nelle persone incontrate, uno nella cortesia degli sconosciuti, uno nel vedere che gli sconosciuti diminuiscono al crescere dell’esperienza perché di sconosciuto nell’agire umano, per chi osserva, dopo qualche anno c’è sempre meno.
C’è un Corto Maltese nel cibo e nelle note di un paese nuovo, uno nei ragazzi che fanno l’autostop viaggiando “a culo”, due nell’aver capito che io non viaggerò in autostop, ma che all’occasione non avrò problemi.