2721 km di avventura
08/02 – Sconvolti dal fuso ci svegliamo molto presto e dopo aver verificato l’itinerario giornaliero già pianificato a Roma, tentiamo di far colazione nel bar dell’albergo, per l’appunto…Tentiamo, vista la qualità del cibo!!! Facciamo le prime compere nel supermercato adiacente: acqua, scatolame, tovaglioli etc… e via in direzione di Chichén Itza guidati da un simpatico ragazzo che, riconosciutici italiani, ci ha brevemente accennato ai suoi studi fatti presso l’Università di Roma. Scegliamo l’autopista 180D, l’autostrada che congiunge Cancun a Mérida, decisamente da preferire alla statale 180 piena di topes (rallentatori di velocità) che fanno perdere un‘enormità di tempo; l’unica controindicazione: è a pagamento. In entrata si pagano 180 pesos (è più conveniente pagare in $), in uscita a Pistè per andare al sito di Chichen Itza 45 pesos. Il parcheggio nel sito costa 10 pesos, l’entrata 9 $ a persona, la somma che si deve pagare per entrare con la telecamera è di 30 pesos (non l’abbiamo pagata né qui né altrove, tanto non controlla nessuno). Cancun-Chichén Itza: 205 km, 2 h in autopista.
Dopo la visita al sito e dopo aver consumato un frugale pasto in macchina, riprendiamo l’autopista (60 pesos) in direzione Mérida, dove passeremo la notte. Chichén Itza-Mérida: 123 km, 1h 30min. Spulciando le stampe dei diari di viaggio presi da internet, scritti da altre persone che ci hanno preceduto in questa avventura, e confortati dalla Lonely Planet, ci dirigiamo alla ricerca dell’albergo Dolores Alba. Vi sono due tipologie di camere: da 300 pesos e da 440 pesos, optiamo per quest’ultima (meglio posizionata e meglio arredata). Dopo una rinfrescata ci immergiamo nel caos della cittadina ove regna ovunque sporcizia e confusione. Non ci vuole molto tempo per girare il centro e così ci troviamo all’ora di cena ancora indecisi di dove andare a mangiare. Col passare dei minuti una quantità di gente indescrivibile affolla le vie in direzione centro; risulterà senz’altro la cittadina con più movimento anche se non ci ha fatto impazzire per lo stato di degrado molto elevato. Ceniamo e dopo aver assistito alla performance di un gruppo musicale che ha fatto riempire una piazzetta di gente danzante e festosa ci ritiriamo. La stanchezza si fa sentire.
09/02 – Ci svegliamo alle 4 e mezzo, il fuso non si digerisce affatto. Passiamo il tempo studiando le cartine e ciò che troveremo nei siti che visiteremo in giornata: Uxmal e Kabah. Facciamo colazione nel bel cortile dell’ albergo pagando 40 pesos e poi via verso sud. Mérida-Uxmal: 87 km, 1h 30min. Parcheggio sito: 10 pesos. Entrata al sito: 88 pesos a persona. Dopo la visita ad Uxmal, facendo un ventina di km, si arriva in 30 minuti ad uno dei siti minori: Kabah con entrata a 30 pesos. Pranzo di nuovo in macchina e poi ancora più a sud, destinazione Campeche (150 km, 2h15m). Sappiamo che la recettività alberghiera del luogo non è particolarmente adeguata ed uno degli hotel più decenti è il Lopez (351 pesos + 7 pesos per il vicino parcheggio). Proveniamo da Mérida, città come già accennato piena di vita e di sporcizia, ed è per questo che a Campeche respiriamo un’aria surreale: strade ben curate, abitazioni colorate con facciate ristrutturate, un lungomare da vivere per chi vuole praticare sport, non per niente l’Unesco l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità; per il resto quasi nulla da segnalare se non un posticino sempre aperto per mangiare che merita di essere menzionato: “Familiar la Parroquia”, cena a 130 pesos col caratteristico “pan de cazon” (gatto di mare, piccolo squalo) e colazione di spropositata portata la mattina successiva con 100 pesos.
10/02 – Sveglia come di consueto all’alba e colazione al sopracitato locale. Partenza per Palenque. Pedaggio a Champoton: 49 pesos. Entrata in Chiapas: 18 pesos. Campeche-Palenque: 375 km, 5h. Giriamo un po’ di alberghi sulla strada per il sito (troppo costosi per quanto vogliamo spendere), alla fine optiamo per l’Hotel Xibalba (350 pesos dopo aver trattato e pagato in contanti) appena poche centinaia di metri prima del centro paese. Rinfrescati e con lo stomaco pieno andiamo verso il sito di Palenque, prima di arrivarci si pagano 10 pesos a testa per entrare nel parco protetto. Entrata nel sito: 38 pesos a persona, parcheggio gratuito ma è meglio lasciare una mancia, 10 pesos di pizzo, a un ragazzo che vi promette di controllarla, pena graffi sulla carrozzeria!!! Il sito è immenso e immerso in una lussureggiante vegetazione, non c’è molta gente e il buon senso ci evita di allontanarci troppo dai gruppi delle costruzioni centrali; non è consigliato far di testa propria, per non rischiare di trovare nascosti nella boscaglia delinquenti pronti a “ripulire” i turisti. Sappiamo che visitare il sito la mattina presto appena aperto è una cosa fantastica, il bianco degli edifici con lo sfondo verde della foresta fuoriesce a poco a poco da una leggera nebbiolina…Purtroppo per guadagnare un giorno in più siamo stati costretti ad arrivare a Palenque nel pomeriggio e ripartire la mattina seguente; rimane comunque il sito che ci ha impressionato di più per la sua bellezza. Cena presso La Selva: 252 pesos.
11/02 – Lasciamo con calma Palenque. Il nostro obiettivo è raggiungere San Cristobal de Las Casas prima che faccia buio, dopo aver fatto tappa alle cascate di Misol-Ha e di Agua Azul, che si trovano sul percorso. Colazione presso l’albergo Xibalba: 90 pesos. Cominciamo l’arrampicata verso le montagne un po’ timorosi, la strada dovrebbe essere sicura anche se in passato si sono verificati casi di assalti alle macchine dei turisti; abbiamo cercato di nascondere tutto ciò di valore che portiamo. I km da percorrere non sono tantissimi ma ancora non ci spieghiamo come si facciano a farli in circa 4/5 ore, come descritto da chi ci ha preceduto! Palenque-cascata di Misol-Ha: 20 km, 30 min. Ingresso: 10 pesos a testa. Incuriositi da un recinto ci avviciniamo. All’interno ci sono dei simpatici animaletti di cui ignoriamo la specie, che si avvicinano a mangiare delle semplici foglie secche. La cascata precipita in un bacino d’acqua ove si dice sia possibile fare il bagno, ma noi ci limitiamo a seguire il sentiero che passa dietro la cascata. Misol-Ha – Agua Azul: 45 km, 55 min. Continuando a salire in quota per una strada inquietantemente deserta, raggiungiamo il bivio delle cascate di Agua Azul. Per la strada che declina verso le cascate, in veri e propri posti di blocco attuati con delle funi tese all’improvviso davanti alla nostra vettura, dei ragazzini del posto cercano di vendere i loro unici beni: frutta e ortaggi. E’ sufficiente declinare l’offerta e la fune cala a terra per far proseguire il cammino. Entrata nell’area protetta delle cascate: 20 pesos. Ingresso alle cascate: 10 pesos a persona. Anche qui ci chiedono il pizzo per vigilare sull’automobile, questa volta rifiutiamo, più per principio che altro! Sbagliato! Al nostro ritorno, la fiancata riporta una bella riga. La Hertz non sarà contenta di ciò. A quanto ammonterà il danno? Agua Azul-San Cristobal: 161 km, 3h 50 min. Con sosta ristoratrice in auto di 20 min. Ad Ocosingo. La spiegazione del tempo necessario per raggiungere S.Cristobal è semplice ed al tempo stesso esasperante: continue curve e topes nei pressi delle quali si è costretti quasi a fermarsi. Ne abbiamo contate (al ritorno, per pura curiosità) 179, di cui 105 dislocate negli ultimi 90 km!!! A parte questo il paesaggio è stupendo, è il vero Messico che cercavamo e che abbiamo trovato; villaggi persi nella foresta, donne discendenti dai Maya con i loro abiti coloratissimi, bambini che non hanno nulla, ma dallo sguardo bellissimo e profondo. Facciamo un po’ di fatica a trovare un albergo che abbia posto in base alle nostre finanze. El Parador Mexicano fa al caso nostro (anche perché di più economico si scade notevolmente in qualità) e trattando otteniamo una camera a 400 pesos pagando in contanti. Nel frattempo è calato il sole e il vento soffia gelido, ci copriamo perché i 2.200 mt si fanno sentire. Girovaghiamo un po’ per il paese sino al Museo del Caffè dove ci ritempriamo con qualcosa di caldo. Entriamo in un negozio che vende pietre preziose ed ambra e quando il proprietario capisce subito che siamo italiani, ci racconta da conterraneo la sua storia e ci illumina sul mondo dell’ambra rossa, tipica del Chiapas. Ceniamo da Emiliano’s Moustache: 142 pesos con porzioni fuori dal normale! 12/02 – Colazione imperdibile e memorabile alla Casa del Pan, 88 pesos, i migliori spesi per cominciare una giornata in Chiapas. Mattinata a passeggio sotto un caldo sole tra i banchi del mercato ove convergono da tutti i paesi limitrofi artigiani con le loro creazioni. E’ un festival di colori, un colpo d’occhio eccezionale. Ridiscendiamo prima di pranzo verso Palenque. S.Cristobal-Palenque: 218 km, 4 h 40 min. Con sosta ad Ocosingo di 15 min. Per pranzo al sacco. Volevamo visitare Agua Clara, lungo la strada per Palenque, ma abbiamo rinunciato grazie alla segnalazione di un ragazzo incontrato sulla via che ci ha segnalato in quella zona pericolosi furti (ne era stato vittima). Arrivati a Palenque, presa camera poco fuori dal centro presso l’hotel D’Marco Howard Jones. Come al solito trattando e saldando in contanti riusciamo a pagare 350 pesos. Cena nuovamente a La Selva: 169 pesos.
13/02 – Facciamo colazione al bar dell’hotel Xibalba, 68 pesos. Palenque-bivio per Calakmul: 315 km, 3 h 40 min. Pedaggio in uscita dal Chiapas: 18 pesos. Per entrare nella Biosfera di Calakmul si pagano 40 pesos per l’auto e 20 pesos a testa ad un omino che blocca la strada (lunga, a perdita d’occhio, che s’infila nella foresta) con una sbarra al bivio della statale per il sito archeologico. Sono attratto da questo sito selvaggio e stranamente fuori da ogni flusso turistico Capiremo più tardi il perché! Sappiamo che occorrono ancora 60 km per le rovine, gli altri visitatori descrivono la strada come una mulattiera quasi impenetrabile; i soliti esagerati!!! 20 km scorrono quasi normalmente, ad un tratto la carreggiata si stringe, diviene ad una sola corsia, vi sono alberi che invadono pericolosamente la sede stradale, continue curve a gomito e sali scendi non permettono di tenere una media superiore ai 30/40 km/h, non sai mai cosa può esserci 10 metri più avanti…L’unica fortuna è che la strada è asfaltata. Dopo 1h e 20 min. Non so se essere più provato dalla guida o gioire per lo spettacolo che mi troverò di fronte (almeno così sembrerebbe dalle testimonianze). Ingresso sito Calakmul: 33 pesos a testa. Dall’entrata parte un sentiero, prosegue, prosegue e prosegue, prosegue ancora…30 min. Di camminata per raggiungere i primi edifici ed anche gli ultimi per quello che ci riguarda; dobbiamo essere a Chetumal prima che faccia buio, qui il sole tramonta presto e la strada è ancora tanta. Comunque non mi perdo l’ascesa sulla piramide più alta del sito, dalla cima l’orizzonte non ha confine, in tutte le direzioni solo foresta! Di tanto in tanto affiorano edifici inghiottiti dalla vegetazione. Pranzo in auto nel parcheggio del sito. Il ritorno verso la statale mi vede nei panni del rallista più folle mai esistito, a tutta velocità (60 km/h) con i rami che sibilano sulla carrozzeria. Calakmul-Chetumal: 237 km, 2h 55 min. Arriviamo a Chetumal all’imbrunire, la città sembra deserta, polizia ad ogni angolo della strada, dove siamo finiti? Ci guardiamo negli occhi, non abbiamo altre possibilità, dobbiamo fermarci qui per la notte…La paura svanisce quando ci accorgiamo che tanta polizia serve solo a chiudere le strade per la sfilata serale dei carri allegorici di carnevale!!! Troviamo alloggio all’hotel Princessa Caribe, il cui prezzo non è contrattabile. Prendere o lasciare: 459 pesos. Il nostro Messico sta cambiando, diventa via via più “turistico”, anche se questa città non è ancora totalmente turistica. Cena sul viale principale (126 pesos), dopodiché assistiamo alla sfilata tra mille colori e decibel oltre ogni previsione che si protrarranno fino a notte fonda.
14/02 – Chetumal-Tulum: 254 km, 3 h. Colazione con brioches acquistate da un panificador, visto che tutti i negozi sono chiusi per la baldoria notturna, e poi via verso Tulum. Ricerca di un affitta cabanas o camere sul mare di Tulum, direzione Boca Paila. Quelli migliori a prezzi accessibili sono tutti pieni. Qui il Messico è definitivamente terminato, ci chiedono sino a 180 $ (non pesos!) per una notte! Fortuna che tutti i mini-resort sono uno di seguito all’altro e, tra i tanti, troviamo quello che fa per noi. Dopo un’estenuante trattativa, pagando in contanti ed in anticipo due notti, la camera al secondo piano delle piccole costruzioni de Los Arrecifes è nostra (1680 pesos x 2 notti). Relax sulla spiaggia. Cena sul viale principale: 220 pesos.
15/02 – Colazione a Tulum (50 pesos), ci dirigiamo intorno alle 9.00 di mattina al sito che non è affatto distante. Parcheggio: 30 pesos; ingresso: 38 pesos a persona. Il fatto di essere mattinieri ci permette di visitare in tutta tranquillità il sito, fare tutte le foto che vogliamo e fuggire all’arrivo delle carovane di turisti. Relax sulla spiaggia. Cena: 207 pesos.
16/02 – Tulum-Riserva di Yal-ku: 30 km. Proviamo a scovare la riserva di Yal-ku. Chi ci è stato (sino ad un anno fa’) la descrive come un paradiso quasi deserto, fare snorkelling è d’obbligo, così come è vietato cospargersi di crema solare non biodegradabile. Ingresso: 65 pesos a testa. Visto che è mattina presto riusciamo ancora una volta a goderci in piena pace i pesci coloratissimi, i silenzi della natura e i richiami degli uccelli…Alle 11 si fugge, il caos regna sovrano: gente ammassata ovunque, pullman che scaricano comitive con pinne e maschera tanto numerose da far fatica a non cozzare contro mentre si è in acqua…Un altro paradiso perduto. Lasciamo la riserva e dopo 15 km circa, risalendo verso nord sulla via per Playa, ci infiliamo nei pressi di Akumal per una strada non asfalta, prima del Barcelò Maya e del Copacabana, segnalata da un grosso cartello in legno colorato con la dicitura “la playa”, che porta alla spiaggia di Xpu-Ha. Mare molto bello e lunga spiaggia bianca libera, con un breve tratto attrezzato. Dopo il pranzo consumato in spiaggia all’ombra di una palma, ripartiamo in direzione Playa del Carmen (25 km) dove alloggiamo presso una pensione, Posada D’Margo per 300 pesos. Rinfrescati ci buttiamo nel viale pieno di gente Di messicani neanche l’ombra, tutti occidentali, chi passeggia, chi gestisce ristoranti, bar e tutte le attività in genere. Per cena proviamo un ristorantino semi-nascosto e spartano, La Tarraja, consigliato da molti e anche da noi, al termine del viale principale in una traversa lontana dalla confusione (191 pesos).
17/02 – Lasciamo Playa dopo un’abbondantissima colazione al 100% Natural (207 pesos! Buona, ma costa più di una cena!), destinazione Punta Sam: 80 km, 1 h 5 min, dove ci imbarcheremo con l’auto per Isla Mujeres. Traversata di 45 min. Che costa 200 pesos per auto e due passeggeri (uno comunque è compreso nella tariffa auto). Sull’isola prendiamo alloggio all’Hotel El Caracol: 1200 pesos per tre notti in contanti. Le viuzze sono animate da tanti turisti che di giorno affollano i negozietti, mentre scopriremo che la sera solo il viale principale (molto breve) rimane a disposizioni per cenare e curiosare tra gli oggetti in vendita nei pochi negozi rimasti aperti; le strade limitrofe piombano nel buio e nella solitudine quasi completa al calar del sole. Pranzo al sacco in camera. Nel pomeriggio andiamo alla ricerca di qualche spiaggetta in giro per l’isola e rimaniamo delusi dal fatto che, la maggior parte degli ingressi al mare è privata, con accesso consentito solo agli ospiti degli alberghi che vi soggiornano. Ci fermiamo a Playa Lancheros, niente di speciale. L’attrattiva maggiore rimane quella di osservare le orde di americani, sbarcati dai catamarani con provenienza Cancun, fare acquisti o riempirsi la pancia di cibo per chissà quanti $. Cena da El Balcon, 235 pesos.
18/02 – Colazione al bar Aluxes, di fianco all’albergo: 66 pesos. Oggi vogliamo andare sulla spiaggia più famosa dell’isola: Playa Norte. Veramente bella, da godersi in quasi completa solitudine prima dell’arrivo della folla. Impossibile fare una nuotata. Ho camminato per un km verso il largo, il livello dell’acqua non ha mai superato 1 metro. Pranzo al sacco in camera. Nel pomeriggio abbiamo attraversato l’intera isola sul versante dell’oceano, dove è impossibile fare il bagno e godersi le spiagge: non ce ne sono! Arriviamo sino al Garrafon, trovata geniale solo per americani: una sorta di villaggio, acquaparco, laboratorio marino e sottomarino, sport acquatici, passeggiate sulla barriera etc… Nel breve tratto gratuito, si può salire su un mini faro con vista sulla costa e fotografare due pappagalloni variopinti che sono l’attrattiva del visitatore. Rientrati verso il centro, si cena al Bistro Français con langostina (aragosta): 373 pesos.
19/02 – Colazione sul viale principale: 100 pesos. Torniamo su Playa Lancheros. Dopo il consueto pranzo in camera con scatolame vario e panini (è già un po’ che ne ho la nausea) decidiamo di visitare la Turtle Farm. E’ un’istituzione che protegge i luoghi di cova delle tartarughe e ne mette le uova in incubatrici per salvarle da morte quasi sicura: una volta cresciute vengono liberate. Ingresso: 10 pesos a testa. Cena da dimenticare (proprio l’ultima!) in un pessimo localino sul viale principale: 267 pesos.
20/02 – Ultimo giorno utile, stasera avremo il volo. A piedi ci incamminiamo verso Playa Norte dove il tempo per la prima volta fa le bizze, sole e pioggia si alternano. Verso l’ora di pranzo, ci avviciniamo al porto per tornare a Cancun col traghetto. Una volta sbarcati, mi rifiuto di cibarmi ancora con prodotti che ci hanno fatto compagnia a pranzo per tutta la vacanza e così scegliamo di mangiare in un ristorante fuori Cancun: 372 pesos con aragosta. Manca qualche ora al check-in, ci instradiamo verso la zona hoteleira per la sola curiosità di vedere cosa effettivamente c’è. Praticamente dalla strada non si vede nulla dei lussuosissimi alberghi che per 17 km si inseguono uno dietro l’altro. Al termine della zona hoteleira c’è una spiaggia libera molto carina: Playa Delfines: attenzione al mare, le correnti sono fortissime e adatte a surfisti. Riconsegniamo l’auto dopo 2721 km (804 $), con un po’ di graffi e con qualche acciacco alle sospensioni a causa delle topes non sempre affrontate ad una velocità adeguata (per inciso: sono per lo più segnalate da cartelli al lato della strada, ma mica sempre!). Fortuna che il buio, ormai calato su Cancun, nasconde i lievi danni. La coda al check-in dell’aeroporto, già due ore e mezzo prima del decollo, è spaventosa. Approfittiamo per cambiarci d’abito presso le toilettes e non siamo i soli ad aver avuto questa idea! Si entra in costume e maglietta e si esce in felpa, pantalone lungo e giubbotto sotto braccio (a Roma ci sono 5°). Arrivano le 20:35 (ora di partenza) e siamo ancora in coda al check-in. E’ incredibile: 250 persone che devono prendere l’aereo, che risulterà stracolmo, 3 banchi aperti, tre impiegati che dormono, due addetti alla sicurezza che filtrano l’accesso ai banchi, ispezionando sommariamente tutte le valigie (una farsa), un’addetta che incassa la tassa per l’uscita dal Messico (non sappiamo a quanto ammonta perché abbiamo scoperto essere già compresa nella tariffa del nostro biglietto e, non ricordando che avremmo dovuto pagarla, non ci eravamo tenuti neanche un dollaro o pesos per questa eventualità: ci è andata bene!). Non troviamo neanche più i posti vicini. Viaggeremo in due file separate, una davanti ed una dietro. Quando in aeroporto gli addetti finalmente si accorgono che l’aereo sarebbe già dovuto decollare, sollecitati dal capo scalo lievemente alterato, allentano un po’ le superficiali ispezioni dei bagagli. Il tutto viene accelerato, si va di corsa sul velivolo, l’imbarco è immediato ed il decollo imminente (per fortuna solo mezz’ora di ritardo). Arriveremo a Roma il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, scoprendo che il volo di rientro da Cancun a Madrid dura 2 ore in meno rispetto all’andata.
Che dire, infine, di questo viaggio? Siamo rimasti soddisfatti e lo consigliamo vivamente: il Messico è un paese da vedere, vario, antico, solare, semplicemente affascinante. Pericoloso? A noi non è sembrato e forse siamo anche stati fortunati. Per girarlo in libertà basta solo qualche semplice precauzione, evitare ogni tipo di ostentazione e, come sempre, il rispetto verso un popolo differente da noi per usi e costumi. Que viva Mexico!!!