Le spiagge del sahara spagnolo

PISTE E SPIAGGE DEL SAHARA OCCIDENTALE RoboGabr’Aoun Di tutto ci saremmo aspettati in questo soleggiato inverno in Nord Africa, tranne che restare bloccati per quasi 19 ore da una coltre di neve spessa un metro, a 12 gradi sotto lo zero, sui colli d’Atlante. E’ iniziata così la spedizione che ha condotto le nostre ruote ancora una volta...
Scritto da: RoboGabr''Aoun
le spiagge del sahara spagnolo
Partenza il: 23/12/2004
Ritorno il: 15/01/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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PISTE E SPIAGGE DEL SAHARA OCCIDENTALE RoboGabr’Aoun Di tutto ci saremmo aspettati in questo soleggiato inverno in Nord Africa, tranne che restare bloccati per quasi 19 ore da una coltre di neve spessa un metro, a 12 gradi sotto lo zero, sui colli d’Atlante.

E’ iniziata così la spedizione che ha condotto le nostre ruote ancora una volta sulle piste africane, alla ricerca di nuove emozioni e nuovi tracciati in un Marocco già visitato infinite volte negli anni passati e che ancora, anche in questa occasione, saprà meravigliarci e catturarci con scorci unici ed inattesi.

Una colonna lunga 4 chilometri di mezzi intrappolati dal ghiaccio degli alti valichi ad ovest di Midelt è stato il nostro laconico panorama una volta lasciata la città di Ifrane. Caos indescrivibile di notizie contraddittorie, turisti e locali infuriati, intere famiglie già da due giorni costrette a sopravvivere a temperature polari senza protezione adeguata. Frese e spazzaneve fanno la spola, unici mezzi a cui è consentito di oltrepassare la Barriere de Neige, sorvegliata dai gendarmi.

Al calar del sole, ormai convinti che il valico non verrà riaperto nell’immediato futuro optiamo per una strada secondaria, non spazzata dai mezzi di pronto intervento e facciamo dietro front fino a Thimadit, per poi piegare a nord verso Ghigou e Boulmane (non del Dades, diverse centinaia di km piu’ a Sud…). E’ questione di pochi attimi: decine di 4×4 di portoghesi, spagnoli, francesi ci seguono, e ci inoltriamo sulla neve ghiacciata nella speranza di aggirare il valico interdetto.

A Boulmane nuovo blocco sulla strada per Missour e Midelt; e si scatena la rivolta. Piloti inferociti danno d’assalto agli spazzaneve messi di traverso a bloccare la strada, appena spruzzata di pochi cm di neve, che non sarebbe un ostacolo per un mezzo a quattro trazioni. Ore di trattative furiose, manipoli di gendarmi che giungono a placare gli animi inferociti e finalmente, a notte fonda, il blocco viene smobilitato, i 4×4 possono passare, a loro rischio, in una colonna guidata da un mezzo della gendarmeria. Tre ore di tornanti lastricati di ghiaccio e finalmente scendiamo dall’Atlante, dopo un incubo di gelo e tensione. Midelt ci accoglie anch’essa ammantata di neve, per un sonno ristoratore. Ma è solo una tappa nella veloce discesa a sud. L’asfalto ci porta velocemente verso Erfoud e di qui l’ormai conosciutissima pista per Merzouga ci conduce ad Hassì Labiad, ove siamo attesi da Ibhraim, il referente di Bambini Nel Deserto di questa zona, a cui lasciamo circa 50 chili di materiale sanitario e medicinali. Visitiamo l’ambulatorio del villaggio e la cooperativa che tenta di dare lavoro alle donne nomadi e di scolarizzare i loro bambini…Sì, perché è strabiliante ma nella turistica Merzouga negli ultimi 3 anni sono sorti almeno 20 nuovi alberghi, bellissimi nelle loro finte mura turrite e nei loro arazzi accoglienti…Ma non c’è una scuola per i nomadi! A Merzouga arriva l’asfalto proveniente da Rissani, ma non c’è la scuola per i nomadi. A Merzouga si stanno investendo milioni per coprire di bitume la pista per Taouz, sì che i mezzi del posto di frontiera possano viaggiare piu’ agevolmente…Ma non c’è una scuola per i nomadi. Sconcertati lasciamo il villaggio, per inoltrarci nel deserto lontano dalle tratte turistiche…Ed è la “mia” pista da Mecissi a Zagora a riportarci nell’Africa che piu’ amo, quella dei silenzi, del vuoto, della polvere che ristagna immobile nell’aria per ore intere dopo il nostro passaggio. Lasciamo medicinali non a rischio a diverse comunità nomadi lungo la pista che tocca le oasi di Fezzou, Tissemoumine ed Oum Jirane, facendo anche una breve disgressione verso Thimassint, verso il confine algerino. Qui tutto è rimasto come 8 anni or sono, il turismo di massa ancora non ha intaccato l’ospitalità genuina delle persone che su questi monti sopravvivono ad una natura durissima e spietata.

Oltre il colle del Tafilalt la macchia scura del palmeto di Zagora segna l’orizzonte, mentre la cicatrice profonda del Draa scarnifica la terra verso sud est. Ci arriviamo al tramonto, costretti ad una sosta non voluta per un guasto meccanico ad uno dei mezzi…La notte del 31 dicembre la trascorriamo in officina, a martellare, saldare ed imprecare. Ma in un villaggio sahariano non c’è guasto che non si possa riparare con un po’ di inventiva ed, inch Allah, un po’ di fortuna. E si riaparte, a tuffarci oltre la catena maestosa del Jebel Bani, verso le dune di Ch Gaga.

Ricordavo l’oasi di Oum Lalekh, pochi chilometri ad ovest del mare di sabbia piu’ bello del Marocco, come una sorta di piccolo paradiso, con la sua sorgente cristallina, le sue tamerici rigogliose, il concerto di centinaia di rane all’ombra delle palme…La ritrovo soffocata dalla spazzatura, cinta di mura di cemento malamente tinteggiate, posto di ristoro per decine e decine di LandRover delle agenzie di Mahmid che conducono qui coorti di turisti alla ricerca del brivido di un facile deserto. Ci incamminiamo verso le grandi dune, che già svettano ad oriente, ed anche là siamo colti dallo sconforto, ricordando le dune vergini di tempo fa, ora martoriate da almeno 4 campi tendati fissi di agenzie locali ed inondate da centinaia di turisti trasportati a dorso di dromedario, in fuoristrada, in furgoncino…Fuggiamo verso l’interno dell’erg, inseguiti nei primi passaggi tra i cordoni da qualche gestore di questi bivouac, che ci invita caldamente a trascorrere la notte presso le sue strutture con tutti i confort. Ma bastano tre o quattro cordoni, un paio di gassì che ci portano verso oriente e verso il letto del Draa e ritroviamo l’anima del Nulla. Bivacchiamo tra le dune, consapevoli di un cambiamento irreversibile avvenuto in pochissimi anni, e perduti nella malinconia di un altro meraviglioso luogo irrimediabilmente scompaginato da un turismo scellerato.

Ricordo l’inferno di sassi che da Ch Gaga mi aveva condotto al lago morto di Iriki; scegliamo di costeggiare le dune verso sud, evitando così la maggior parte del tratto accidentato della pista classica per Foum Zguid, navigando tra basse dune color panna e sebhke polverose. Nessuno, il vuoto assoluto: la grande pianura argillosa di Iriki è liberatoria , le tre auto si inseguono come comete in una nube di bianchissima polvere, dardi lanciati sul fondo liscio e compattato dal gelo notturno a disegnare rette tumultuanti. Ed ecco Foum Zguid, con il suo palmeto nascosto nel Foum, il passaggio, la bocca del Bani. La pace armoniosa del villaggio ci accoglie nei suoi chiaro scuri prima di ripartire ancora verso sud, sempre piu’ a sud. Tissint, Tata, Akka, Fam El Hisn’t ed infine Assa, e la pista per Smara…Si entra nell’ex Sahara Spagnolo, la regione del Polisario e della guerra scandalosamente dimenticata da ventanni…Ma dobbiamo volare, abbiamo il circo della Parigi Dakar alle costole e rischiamo di restare intrappolati in questa che è pista di prova speciale.

Si scavalcano gli ultimi contrafforti delle montagne e la pianura di Smara si apre imperiosa ed angosciante di fronte a noi. Tutta la regione pullula di militari, mezzi blindati, pattuglie della gendarmeria su agili fuoristrada, accampamenti di tende mimetiche in ogni boschetto di sparute tamerici; arriva la Dakar, non ci possono essere sorprese. Giungiamo a Smara al tramonto praticamente insieme ai bolidi della competizione piu’ famosa d’Africa, tra due ali di folla in festa che ci saluta come eroi, scambiandoci per piloti in gara o uomini dell’assistenza. Ho un pass\stampa della Telefonica, l’organizzazione del rally, ma non mi è necessario: i posti di blocco si aprono magicamente al nostro arrivo, basta pigiare l’acceleratore e piombare al posto di controllo con il motore urlante e militari e gendarmi allontanano la folla, si sbracciano per indicarci il passaggio migliore, in un turbinio di fischietti e torce, mentre la popolazione della città scroscia in applausi e fischi di approvazione…La sera tardi entriamo nel campo della Dakar, quasi ammutoliti da tanta ostentazione di ricchezza, di superfluo, di spreco. Unica consolazione è il pensiero che il mare di pezzi di ricambio usati e lasciati sul posto servirà alla popolazione di Smara per decine di anni… Lasciamo l’interno del Sahara Spagnolo volgendoci ad occidente, su quella che fino ad un paio di anni fa era una strada disastrata, per buona parte insabbiata, da percorrere con l’incubo di incappare in qualche mina dispersa…Ora è un nastro di lucente e nuovissimo catrame, perfetto, privo non solo di buche ma persino di dossetti e crepe: sembra seta…Entrambe le strade dimenticate che collegano Smara a Laayoune e Tan Tan, in occasione del passaggio della Dakar, sono state completamente bonificate per permettere un agevole passaggio dei mezzi dell’assistenza e dei giornalisti…Potere dei media! Un vento rabbioso ci spinge verso ovest, fino al porto di Laayoune, che raggiungiamo seguendo il nastro trasportatore che arriva dalle miniere di Bou Kraa, il piu’ lungo del mondo, a scaricare sulle banchine del porto migliaia di tonnellate di fosfati ventiquattr’ore su ventiquattro. Ed è ancora il vento caldo che arriva da oriente ad accompagnarci sulla costa verso Boujoudor, dove finalmente abbadoniamo strade e piste e ci gettiamo sulle spiagge, per risalire su bagnasciuga verso nord, in un paesaggio incontaminato. Le piste usate dai pescatori lasciano il posto, a nord di Laayoune, ad una spiaggia infinita e piatta come un biliardo, dove i 4×4 possono inventarsi le traiettorie preferite senza rischio alcuno, complice il gran freddo. Incontriamo numerosi relitti di grandi mercantili spiaggiati, immensi, lunghi anche cento metri ed anneriti dalla ruggine, aggrediti dalla sabbia incalzante…160 chilometri a ridosso delle onde d’Atlantico e poi Tarfaya, con il minuscolo monumento al grande Saint Exupery. Rigonfiamo le gomme per raggiungere Tan Tan Plage, ma è solo una pausa momentanea perché subito ci rituffiamo in fuori pista a seguire il oued Draa nei sui ultimi 30 km di corsa verso il mare, lo scavalchiamo sbuffando in ridotte e dribblando un caos di cespugli dal tronco duro come il ferro fino a ritrovare il mare e la falesia incredibile del Oued Aeoreora, col suo forte francese e le sue dune dorate…Sgonfiamo ancora e giù a picco nel vallone umido di nebbia per ancora altri 80 chilometri di spiaggia e dune, Plage Blanche, trappola di fondo cedevole in un quadro da fiaba…Apriamo le tende tra le barcane in riva all’Oceano, col rombo dei marosi d’inverno a rendere microscopico qualsiasi altro suono.

E poi ancora pista e scogliere, fino a Foum Assaka, tra rovine di fortezze spagnole e residuati bellici…La scarpata vertiginosa di Assaka si apre impressionante ai nostri piedi, la pista divorata da una piena ciclopica; siamo costretti a scendere a passo di formica, aiutati dai compagni a gesti per non rischiare di capitombolare nel baratro. Ma alla fine, raschiando i ventri dei nostri fuoristrada, tocchiamo la foce del fiume, lo attraversiamo e ci accampiamo sotto la scogliera, accolti da stormi giganteschi di aironi, fregate, cormorani…Ed infine Ifni e l’asfalto; usciamo dalle piste per un’ultima puntata verso il Marocco conosciuta, ad Essaouira regina della Porpora e Marrakech, per un tè a Djema El Fnaa, la sera… Traghettiamo silenziosi verso l’Europa, verso casa: abbiamo incontrato un Marocco ancora vergine, che ancora sa donare emozione…Un’onda piu’ possente si infrange sulla prua del lento traghetto, a ricordarmi un campo su una spiaggia, a ridosso di un relitto abbandonato dalle onde, a ricordarci quanto effimera sia la nostra potenza e la nostra stessa esistenza.

Tangeri ammicca con le sue luci alle mie spalle, non ancora inghiottita dalla notte e dalla distanza: E’ come un fremito, un ‘eco dell’anima o forse solo un sospiro di vento che sale da sud…Già, da sud, dall’Africa; inch Allah, presto ritornerò.

ANEDDOTI SAHARIANI Gli Jinoun esistono? vengono così chiamati, dai locali, gli spiriti e spiritelli che dimorano nelle ampie distese desertiche, tra le rocce, nei gassi tra le dune, nei tronchi delle acacie centenarie… Per i Tuarg libici gli Jinoun vivono sull’Idinen, accanto a Ghat…Gli schioppi ed i crepitii dell’arenaria che si sgretola nella notte vengono da essi attribuiti alle lotte tra gli spiriti. Essi credono che gli spiriti abitino anche le vallate del Murzuq, dove il vento crea echi sulle dune che possono ricordare un coro di voci gravi che si ode nella notte…E tra i picchi dell’Hoggar o tra le gole dei Tassili gli Jinoun si rincorrono nei labirinti di roccia, dove anche il semplice rotolare di un ciottolo puo’ avere in lontananza l’eco di un tuono minaccioso…Tutti fenomeni spiegabili dalla fisica e dalla scienza in genere…Eppure sentite cosa ci è accaduto in quest’ultimo viaggio.

Poco prima di imboccare la pista a Mecissi le nostre tre auto si sono fermate presso un bosco di acacie per rifornirsi di legna da ardere…V’era abbondante legna secca in un vasto tratto. Poco tempo dopo, durante la ricerca, ci siamo imbattuti in un mucchio di fascine già ordinate, ricoperte di polvere a testimoniare che stavano lì inutilizzate da lungo tempo. Abbiamo lasciato in cambio i rami che stavamo raccogliendo ed abbiamo caricato su una delle auto una delle fascine. Ebbene non siamo riusciti a bruciare un solo pezzetto di quella fascina.

La sera stessa un vento possente ci ha impedito di fare il fuoco, portando non poco disagio nel campo.Il vento fortissimo e gelido ci ha costretti a rintanarci nelle tende impedendoci anche di cenare; non appena all’interno dei sacchia pelo con le tende chiuse il vento è cessato di colpo! All’alba, al risveglio, ci siamo scambiati qualche battuta sulla sera appena trascorsa: “ Non è che ci è stata mandata qualche maledizione per via della fascina?!…Ma no, dai, l’intero mucchio era abbandonato da un sacco di tempo, era coperto di sabbia! Sì, ok, ma non sarà che magari fosse un’offerta a qualche Jin…” Il giorno successivo uno dei mezzi, inspiegabilmente, tranciava entrambi gli attacchi degli ammortizzatori anteriori ( che non erano di serie, ma dei superlativi Scola!!!!), provocando un ritardo di mezza giornata per la riparazione di fortuna nei pressi di Zagora; siamo stati in officina fino all’una della notte, ed era il 31 dicembre! Il giorno dopo ancora,, presso l’oasi sacra di Oum Lalek, i 150 litri di acqua potabile di un serbatoio risultavano inutilizzabili per la rottura improvvisa della pompa elettrica che alimentava il rubinetto: smontanta mezza macchina senza venire a capo di nulla…Proviamo e riproviamo l’impianto con tester, lampadine, fili di massa…Nulla. In Ch Gaga io stesso,andando in cerca di un passaggio tra le dune, forse peccando di eccessiva sicurezza, sono finito in una brutta barcana a velocità sostenuta: strappo entrambi gli ammortizzatori posteriori per il salto che ne consegue, nonostante siano dei robustissimi Koni avvezzi a ben altri strapazzi…La pista fino a Foum Zguid è un incubo di ondeggiamenti con tutto il peso del Land Cruiser sulle sole molle al posteriore. Nel contempo il compressore potentissimo del mio amico Mauro accusa una perdita inspiegabile ed occorre disinserirlo Non basta ancora: al lago di Iriki la terza ed ultima auto del gruppo fa una fumata improvvisa ed il tono allo scarico diventa un barrito impressionante: tranciato il collettore! Senza dire una parola scarichiamo la fascina sulla pista e ci avviamo mesti verso Foum Zguid, dove finalmente pare mettersi tutto in carreggiata: troviamo una saldatrice, rappezziamo i miei ammortizzatori ,ripariamo il collettore, e troviamo persino il guasto alla pompa dell’acqua potabile ed al compressore…La sera stessa, all’oasi, ci vengono ad avvertire che un paio di auto di turisti hanno fuso il motore a Iriki e stanno andando a recuperarli…Che abbiano raccolto la fascina ? Da quel giorno non si sono piu’ verificati intoppi di alcun genere ed il viaggio è proceduto per il meglio…E non dovrei credere agli Jinoun???? Il gruppo: Mauro Pala’ ed Brasa \ Edisbrodoledi Dario e Mauro2 RoboGabr’Aoun, Antonella e Froggy( il possente American Bulldog) IL VIAGGIO IN PILLOLE 9000 km percorsi, di cui 5000 in Africa Tratte su pista: Erfoud – Merzouga – Taouz – M’fis – Merzouga Mecissi – Zagora tagounite – Ch Gaga – Lago di Iriki – Foum Zguid( con variante) Assa – Aouinet Torkotz – Es Semara Laayoune – Tarfaya Tan Tan Plage – Aeoreora – Plage Blanche – Foum Assaka – Sidi Ifni Difficoltà : Nessuna difficoltà di guida per chi ha esperienza di guida in sabbia profonda, ad eccezione della spiaggia Bianca, cedevole oltre ogni immaginazione Difficoltà di orientamento sulla tratta Mecissi – Zagora e nel tratto iniziale della pista dal Draa ad Aeoreora.

Carburante: Per tutte le tratte è sufficiente il pieno del serbatoio originale; meglio avere una tanica di riserva nella tratta da Assa ad Es Semara. Viceversa il carburante è reperibile su tutto il percorso In Marocco il gasolio costa 6,20 dinari al litro( circa 60 centesimi di Eu).

In Sahara Occidentale costa decisamente meno: a Smara il costo al litro della nafta scende a 3,10 dinari, a Laayoune a 2,90.

Particolarità del percorso: -La pista per Merzouga è una “chicca” per amatori, appena 65 km di scorrevole hamadat, peraltro evitabile perché c’è la rotabile bitumata che da Rissani conduce all’oasi in circa 26 km. E’ stata percorsa solamente per approvvigionare di materiale sanitario l’ambulatorio di Hassì Labiad.

Oltre Merzouga quella che fino a tre anni or sono era ancora una pista tra le piu’ affascinanti del Marocco nord orientale è stata completamente deturpata dai lavori di bitumazione, ormai prossimi alla fine: tra qualche mese tra Merzouga e Taouz, confine con l’Algeria, correrà un scintillante nastro d’asfalto. Resta interessante la puntata a nord del Chebbi, verso M’fis, e l’eventuale circumnavigazione del piccolo erg.

– La pista Mecissi –Zagora, descritta da RoboGabr’Aoun nel 1998 su Sahara.It, è ancora scevra da ogni tipo di turismo di massa ed offre scenari vergini tra i piu’ vari, dalla montagna alla vasta hamadat di arenaria ossidata, da radure puntellate di acace a valloni sabbiosi popolati da nomadi.

Prestare attenzione nella tratta da Fezzou ad Oum Jirane, ove diverse piste possono condurre verso l’Algeria portando fuori percorso con deviazioni appena percettibili.

– La pista Tagounite – Foum Zguid in questo caso è stata percorsa con una variante: dall’oasi di Oum Lalhek, raggiunte le grandi dune di Ch Gaga, si è preferito correre paralleli all’erg, una ventina di km piu’ ad est della pista classica che corre sotto il Bani. Il fondo è migliore, sabbia profonda con molte rotaie, tra boschetti di tamerici e coloquintidi.

Oltrepassata la sebhka di Iriki si torna sulla pista classica, accidentata specialmente nella tratta terminale, in vista di Foum Zguid.

All’uscita posto della gendarmeria: meglio avere con sé un foglio con i nomi dei componenti del gruppo e le targhe dei mezzi, si risparmia tempo.

-La pista Assa – Smara si snoda tra basse alture rocciose e grandi spianate saline. Non c’è una grande alternanza di paesaggi ed il fondo è decisamente duro. Era interdetta per il passaggio della Paris- Dakar e siamo stati costretti a fare un ampio giro tagliando la pista principale.

– Tra Smara e Laayoune ottimo asfalto (grazie alla Dakar). Visibile il nastro trasportatore dei fostati di Bou Kraa, il piu’ lungo al Mondo. A Laayoune bellissime le dune che coprono i 20 km tra la città ed il mare, così come il canyon del Oued Laayoune, immenso, a nord est dell’abitato.

-I 180 km di spiaggia che uniscono Laayoune a Tarfaya sono un’emozione incredibile, si viaggia immersi in un paesaggio che ricorda altre latitudini. Numerosissimi e coreografici i relitti di mercantili spiaggiati. Attenzione all’ultima tratta, quando si raggiungono le scogliere: occorre navigare con perizia per non perdere le poche abkha che permettono di salire sulla falesia della costa, sulla cui sommità corre una pista: se si salta il passaggio si finisce in una zona di scogli taglienti senza possibilità di manovrare per ritornare indietro. Molta attenzione alle buche improvvise: si viaggia in certi tratti ad oltre 100 all’ora, e si possono incontrare voragini inaspettate.L’uscita a Tarfaya è attraverso la discarica.

-La pista Tan Tan – Ifni è una perla per intenditori: una pista varia per paesaggi e per caratteristiche del fondo e della guida: una prima parte su pista dura, tra aspre colline a 40 km dal mare, per poi discendere su pendii sabbiosi in una grande spianata cespugliosa che degrada verso l’oceano. Formazioni di dune color albicocca isolate, alcune anche di notevoli proporzioni. All’arrivo sul mare si resta impressionati dall’imponente forte di Foum Aeoreora.La discesa che da esso porta a Plage Blanche è in un contesto da fiaba, tra dune che si gettano a picco nel fiume e rocce erose artisticamente.

Poi la sabbia molle di Plage Blanche, con 50 km di dune a picco sul mare. Ancora qualche relitto di nave e qualche capanna di pescatori, fino al oued che segna il confine nord della spiaggia. Si risale sulla falesia dopo aver guadato il fiume e ci si immerge in un saliscendi tra scogliere da mille ed una notte, con panorami davvero impressionanti fino a Foum Assaka. La discesa in questo oued è impegnativa, con qualche passaggio da affrontare con cautela per il fondo sconnesso e per la forte inclinazione laterale.

Oltre Assaka una miriade di canyon obbligano ad un lento sali scendi fino ad Ifni, ove si esce, anche qui, attraverso la discarica.

Brevi informazioni tecniche: Costi: autostrade Francia e Spagna carissime, spesi circa 170 eu tra andata e ritorno solo di pedaggi.

Attenzione agli spuntini nelle stazioni di servizio spagnole: i costi sono salatissimi, veramente da infarto. Oasi felice la stazione di BellaTerra, presso Barcellona, che ha prezzi simili ai nostri ed un ottimo caffè tipicamente italiano! Il Traghetto ha un costo raddoppiato rispetto a soli tre anni or sono ed oscilla dai 180 ai 220 eu per un’auto con due passeggeri AR, a seconda della Compagnia utilizzata ( per la tratta Algeciras – Tanger) L’assicurazione locale è suddivisa in tranche da 5, 10 30 giorni. Per un periodo di 20 giorni occorre la polizza da 30 giorni, che per un’autovettura ha un costo di circa 80 Eu ( 260 per un autocarro).

Le pratiche portuali sono semplici e sbrigative ( in Estate, con maggior afflusso di locali, i tempi sono triplicati), e possono essere ulteriormente sveltite affidandosi ai portuali che per 5 eu a vettura si occupano della compilazione della modulistica e di velocizzare la prassi.

Non ho subito controlli di sorta (ma GPS e radio erano occultati in un vano segreto e sono stati posti in opera oltre Tangeri).

In Marocco l’autostrada inizia a circa 50 km a sud di Tangeri, direzione Casablanca. A Kenithra una branca autostradale porta direttamente a Fès e Meknes; in pratica ci si puo’ recare da Tangeri a Fes in meno di 4,30 ore di guida. Il costo dei pedaggi è bassissimo. Alcune aree di sosta e rifornimento lungo entrambe le tratte.

Nelle città, in assenza di campeggi, il costo medio per una pensione di livello igienico accettabile si aggira sui 10 eu per una stanza doppia, ed il costo per un pasto abbondante varia dai 4 ai 10 eu a seconda del luogo.

Attenzione in inverno anche alle Barrieres de Neige: le chiudono senza porre cartelli indicatori a valle in caso di nevicate o di strada ghiacciata. La inusuale abbondanza di precipitazioni nevose di questo inverno ha sicuramente distrutto gran parte dei tracciati d’Atlante e ne consegue che questa primavera e quest’estate molte piste di alta quota saranno impegnative anche per equipaggi esperti.

Preparazione del mezzo: consigliati ammortizzatori rinforzati e molle da carico( piste molto corrugate e pietrose.)



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