Il senso di Said per la savana
Una passeggiata sulla barriera corallina è una scoperta continua di stelle marine multicolor: celeste, arancione, rossa e la stella pentagonale senza punte, lievitata, la stella panettone con i canditi in cima. Tra 2 scogli vedo una murena asmatica zebrata, il mio accompagnatore immancabile sulla spiaggia borotalco di Watamu mi dice che loro la chiamano Maria-Momo, che suona come il nome e cognome della murena. E’ vero i beach boys non sono una compagnia facile da tenere a freno, perché ti propongono sempre di acquistare qualcosa, ma a volte sono divertenti e se si sa chiedere, viene fuori l’autenticità delle loro vite in tribù, nelle capanne, la realtà delle loro famiglie numerosissime, la convivenza di tante mamme e figli dello stesso padre.
Ma per far sì che il safari diventi un’esperienza unica, il viaggio nel viaggio appunto, allora è necessario essere accompagnati dalla persona giusta. Grazie a Barbara, una bella romana naturalizzata kenyota poiché da alcuni anni vive lì, abbiamo avuto la fortuna di incontrare Said il perfetto safarista, come me lo immaginavo, impeccabile nei suoi pantaloni mimetici, fazzoletto al collo, cappello color coloniale, mi sorride così dalla foto scattata frettolosamente. Al volante un altro personaggio Kuro-Kuro, mi spiega che il significato del suo soprannome è “Antilope d’acqua”, come quelle che mi promette incontreremo durante il nostro safari. Allora via, si parte. Il primo animale che avvistiamo è uno sciacallo, ancora prima di giungere all’ingresso del Parco Tsavo Est. La nostra guida sostiene che sarà un safari fortunato, se il primo animale incontrato è uno sciacallo, è ciò che credono i safaristi. (Così è stato e, per una strana coincidenza, anche il giorno dopo il primo animale che abbiamo avvistato è stato lo sciacallo!).
Riconoscere gli animali, avvistarli, individuare la specie esatta dei tanti uccelli che popolano il cielo e gli alberi della savana non è cosa semplice, ma Said e Kuro lavorano insieme da tanti anni, ormai sono coordinatissimi e soprattutto si divertono insieme e con gli altri safaristi, con cui sono costantemente collegati con il baracchino. Le loro voci diventano una compagnia per tutta la durata del safari, i loro scherzi, in una lingua dai suoni nuovi. Said è una guida incredibile, parla molto bene l’italiano, (pensa alla fatica di imparare solo i nomi di tanti animali in diverse lingue!) e soprattutto è scientifico. Porta con sé i suoi libri, nella sua borsa c’è tutta la fauna e la flora in versione tascabile, stampata, disegnata. Ci hanno chiesto al ritorno quali animali avessimo visto, tutti! A un certo punto ci mancava solo il re leone, sì lui Simba, avevamo già spiato dei cuccioli nascosti dalla leonessa madre a caccia in un cespuglio, ma lui ancora mancava all’appello. Allora le nostre guide hanno iniziato a cercare le tracce, le sue orme, a battere fuori pista e poi eccolo sotto un albero, fiero, sereno il bel leone senza criniera del Kenya! Devi pernottare almeno una notte nella savana, se vuoi capire il fascino di un luogo con l’audio sempre acceso, anche durante la notte. Una notte magica perché c’era la luna piena. Ho dormito poco, c’erano tanti rumori nuovi, voci, movimenti fuori dalla nostra tenda. Said il giorno dopo aveva gli occhi scintillanti, sì perché non c’è un posto in cui si dorme meglio della savana! Così ha messo un pugno della sua terra in un sacchetto e me l’ha regalata. E’ rossa la terra della savana e contrasta incredibilmente ora con la sabbia bianca di Watamu in un vaso di vetro, collocato sulla mia libreria. Ecco il mio safari, il mio viaggio nel viaggio.
Le info pratiche riguardano soprattutto il mare, bisogna chiedere della presenza delle alghe prima di prenotare, perché possono rovinarti l’intera vacanza. Le alghe hanno una loro “stagionalità”, per cui gente informata può dirti che fino a gennaio la parte più vicina a Malindi è impraticabile e che è molto meglio andare a Watamu e in altri periodi è il contrario. E poi bisogna prendere i loro mezzi, tuk-tuk, matatu, parlare con la gente, imparare a contrattare. Sì, io prima o poi in Kenya ci ritorno.