Cuba è magica
Tutto il merito di questa grande evoluzione in me è nata dopo 15 giorni a Santiago, passati in una casa particular, frequentando alcune persone del posto, mi sono trovata improvvisamente davanti alla realtà di tutti i giorni, quella in cui non hai un soldo per mangiare, un soldo per comprare gli abiti e devi aspettare per lo meno un mese per avere un pezzo di ricambio della automobile che ha almeno 20 anni.
La gente del posto ti mette a nudo, vuole sapere di te e non di quello che hai, i cubani di Santiago, sono persone che sono felici di quello che hanno, perché già averlo non è poco.
Mi sono innamorata della loro grande dignità, mi sono innamorata delle donne che cercano di tenersi vestite “bene” con poche cose, i bambini sorridenti, curiosi di vedere cosa hai da mostrare loro, gli scatti una foto e sono già eccitati, gli fai vedere la loro immagine nello schermo della telecamera e fanno mille facce…I bambini di Santiago sono creature meravigliose, sono angeli, che sanno giocare con “trabiccoli” di legno o di latta; non importa andare tanto giù nel nostro mondo per scoprire che la povertà è più vicina di quello che pensiamo.
Camminando lungo i viali ho visto delle case, nonostante la decadenza, testimoni di un passato glorioso e ricco, ma contemporaneamente testimoni di un presente difficile e amaro. Con grandi manovre di abbellimento si cerca di rendere le abitazioni abitabili anche quando non lo sono, si costruiscono pareti di lamiera e i loggiati hanno colonne di legno, chissà come facciano a stare su. Ma tutto questo è bello perché vicino anche una casa da un passato scintillante vi si trova una “catapecchia”, entrambe sembrano avere pari dignità nel loro esistere, assolvono il loro compito: dare un tetto a chi ci vive.
Io sono stregata da quei ricordi, ho in mente tutto, i colori, perché Cuba è colore, i profumi, i rumori degli ambulanti, del lattaio, dei carretti trainati da cavalli smunti, i bambini che escono dalla scuola e vanno a casa a piedi.
Ora dovendo specificare il mio cambiamento in cosa consiste devo trovare il modo giusto per permettere a chi legge queste poche righe come mi sento io in questo momento.
Ho capito che la vita è fatta di emozioni, di sentimenti non di cose materiali, (anche se nella vita di tutti i giorni sono fondamentali); i sentimenti ti mandano avanti, ti fanno vivere, ti fanno scoprire cose di te che non sapevi e nemmeno immaginavi; mi sento bene e sono felice di quello che ho, perché se desiderassi di più sarei veramente una persona egoista e probabilmente che non riesce a dare il giusto valore alla vita che vive. Sono diventata più paziente verso comportamenti che non mi stanno bene a mano, sono più riflessiva e quando c’è qualcuno che ha avuto nei miei confronti un comportamento “brutto”, non me la prendo più di tanto, perché mi dico, cosa me la prendo a fare, io sto bene lo stesso, non ho per niente voglia di arrabbiarmi, sarà lui ha doversi fare l’esame di coscienza.
E’ vero che ci sono anche tanti altri posti dove le popolazioni vivono in estrema povertà, ma quello che mi ha colpito dei Cubani, è la loro cultura, se chiedi loro la storia del Paese, ti rispondono in modo esauriente, se provassero a chiederle a me certe cose, non saprei da dove partire. Ci mettono passione, ci mettono il cuore e l’anima. Ma quello che più si percepisce andando a Cuba, è la mancanza di libertà in tutti i sensi, di agire, di creare qualcosa di proprio, di fare, di agire, è come se tutti facessero parte di una grande scacchiera, ognuno al suo posto ognuno con il suo compito.
È disumano perché percepisci che la gente, vive a metà e cerca di costruirsi una propria identità nella loro piccola realtà.
Il viaggio di per sé è stato un viaggio indimenticabile, fatto di notti passate a vedere se c’erano delle “chuccarache”(non so come si scriva, sono piattole e sembra che siano la consuetudine nelle case, devo dire che ne ho viste di enormi, lunghe anche 4 cm) nella mia camera, o se vi erano delle rane nel vaso del bagno della camera.
Mi ricordo per andare a Cayo Saetia, (isola di Fidel Castro, dove tiene tutti gli animali esotici, che gli regalano gli altri paesi, per soggiornarvi si uò fissare solo da agenzie di viaggio del posto e se vi soggiorna anche solo un militare l’isola resta chiusa ai turisti) una cosa indescrivibile, ore e ore di viaggio in auto su una strada impercorribile, passando attraverso piccoli villagi impolverati dalle stesse strade tutte dissestate, ma di un’ atomsfera incredibile, sembra di fare un viaggio nel tempo, tutto è rimasto fermo, niente tecnologia, le case, le persone appartenenti almeno ad un’epoca di 40-50 anni fa.
Cuba è magica, forse questa situazione politica che la taglia fuori dal mondo, la protegge, da quelle che sono le insidie della modernità, Cuba è la dimostrazione che si può vivere con niente, ma perché c’è chi te lo impone e non perché non ne hai le capacità. Cuba è da vivere e le persone sono da conoscere, se si va a Cuba per vedere il mare si può andare in mille altri posti, si deve andare a Cuba per conoscere il popolo, si deve soggiornare nelle case “particular”, non saranno il miglior alloggio, ma loro danno a te quello che di meglio hanno. Nelle loro auto di un’epoca a noi molto lontana, vanno fieri e sembrano delle caricature, ma hanno in se e comunque l’orgoglio cubano, hanno in se la forza di andare avanti e la speranza che tutto possa migliorare.
L’altra faccia di Cuba è il mercato nero, puoi comprare di tutto, dai sigari, al rum, alla benzina e persino il cibo, l’altra faccia di Cuba è il turismo sessuale, ho visto molti uomini in compagnia di giovanissime, che si fanno corteggiare per passare qualche manciata di giorni da “signora” in alberghi di lusso, la povertà è una realtà che viene vissuta inconsapevolmente, quasi fosse ormai una situazione innata; ho rabbia per questi uomini che cercano compagnia in queste ragazze che prese dallo sconforto della loro esistenza si “vendono” al primo turista che capita, perché questi stessi turisti non se ne vanno in un altro posto a cercare compagnia, in Europa, dove le donne hanno un’ esistenza diversa e della quale sono padroni di decidere. Il dio denaro anche in questi posti vince sempre e si possono comprare sia souvenir che persone.
Quando ero a Santiago, sono andata diverse volte a mangiare da una famiglia che in cambio di pochi soldi ci preparava del cibo delizioso, ma stando da loro spesso abbiamo stretto un rapporto di amicizia, al momento di dover salutare perché ritornavo in Italia, la nonna della famiglia e la nipote mi hanno regalato un paio di orecchini, loro hanno regalato a me un paio di orecchini e dei libri riguardanti il Che, questo per me è stato il più bel regalo della mia vita. Loro mi hanno regalato un paio di orecchini e loro vivono con niente.
Non posso scordare.
Gianna