Stoccolma, provare per credere!
Da dove cominciare per raccontarvi l’esperienza? Dall’hotel. Tramite l’agenzia, abbiamo prenotato al Quality Nacka, 4 stelle, zona Fiera, leggermente fuori dal centro. La camera non era grandissima, ma molto accogliente e calda, con bagno privato e una bella vista sulla città. Il momento della colazione era particolarmente intimo e delizioso: la sala da pranzo ancora avvolta nella penombra, rumori ovattati, una grande vetrata laterale con vista su un piccolo giardino con gli alberi e il prato parzialmente innevati. Dall’altra parte, una stanza allestita come una cucina, completamente in legno, con le decorazioni natalizie, e la colazione a buffet: caraffe di latte freddo, 4 gusti diversi di yogurt, 6 ciotole di cereali e frutta essiccata; panini, pane nero, pane bianco e gallette secche; uova, salsiccia e pancetta; pancake, sciroppi e marmellate varie; frutta fresca e verdura; succhi di frutta, caffè e the. Loro sono abituati a fare una colazione molto abbondante e calorica, perché poi passano quasi direttamente alla cena, ma noi, per quanto ci sforzassimo, non riuscivamo a mangiare più di tanto! Dopo colazione, ci dirigevamo verso il centro con i mezzi pubblici per iniziare la nostra visita. Abbiamo scelto di avvalerci della Stockholmcard di 72 ore, un pass cumulativo che ti permette di usufruire gratuitamente dei mezzi pubblici (bus e metro) e l’ingresso gratuito a circa 70 musei. In questo modo, non hai l’ansia tutte le volte di dover pagare il biglietto e, anche se all’inizio può sembrare una spesa un po’ grossa (kr 540, circa 60 euro), alla fine ti rendi conto che ne vale assolutamente la pena. Tutte le leggende sulla puntualità dei mezzi pubblici corrispondono assolutamente a verità: non so come sia possibile, nonostante il traffico, ma se il bus deve partire alle 18.05, non sgarra di un secondo, e non importa se l’autista vede che stai correndo per non perderlo. Lui deve partire. E parte. Passiamo alla visita della città. Alla fine avevamo due giornate intere a disposizione e secondo me siamo stati molto bravi. Ma c’è da dire che la sera, ancora prima delle otto, eravamo stanchi morti, desiderosi di metterci sotto la doccia e andare subito a dormire, i piedi e le gambe completamente distrutti! Il primo giorno abbiamo fatto la visita col battello (compresa nella card) attorno all’isola Djurgården, potendo ammirare così la città dai canali. Dopo siamo passati al Vasamuseet, il celeberrimo museo dove è possibile vedere da vicino il galeone VASA, affondato il giorno stesso del varo, nel lontano 10 agosto 1628, e ripescato nel 1961. Il museo è totalmente in penombra e l’ambiente è molto umido (condizioni favorevoli al mantenimento della nave) e tutta questa atmosfera crea una certa suggestione. Inutile dire che Marco si trovava nel suo elemento! Usciti da qui, siamo passati a visitare Skansen, il più grande museo all’aria aperta, dove è possibile vedere come vivevano gli svedesi negli anni che furono ed ammirare anche la fauna locale. Questo parco, così blasonato nelle guide, ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca: nonostante fosse ricoperto da uno spesso strato di neve che avrebbe potuto accentuare l’aspetto natalizio della situazione, ci è apparso spoglio, molto freddo. Per fortuna siamo riusciti a vedere gli animali (volpi, lupi, renne, alci e foche), che hanno riscattato un po’ la visita. Usciti da qui, siamo ritornati verso il centro, la fascinosissima Gamla Stan, e abbiamo passeggiato per le vie caratteristiche. Più che nel cuore di una capitale europea, sembrava di essere in un paesino di montagna, con le stradine di acciottolato strette, completamente pedonali, e le vetrine colorate dei negozietti di souvenir. Qui sì che si respira davvero un’atmosfera magica, con gli occhi che non sanno dove guardare, tra le candele colorate, gli oggetti di legno per la cucina o le bambole di pezza. Girando girando, siamo arrivati a Storget, una piccola piazzetta circondata da tante case colorate dalle finestre strette, dietro la Cattedrale, dove era allestito il mercatino natalizio. E qui il profumo dello zucchero filato si mescolava con quello della cannella, del caramello e delle ghirlande di pino e vischio. A quest’angolo così suggestivo, se si aggiunge il buio della notte (anche se erano solo le 4 del pomeriggio!), e le mille luci colorate delle bancarelle e dei mille localini circostanti, si fa presto a capire come fosse romantico! Il secondo giorno, invece, siamo stati sulla Kaknästornet, la torre della televisione. Si trova fuori dal centro, nel cuore dell’Ecoparken, e con un ascensore veloce si raggiunge in pochi secondi il 30esimo piano, da cui si può godere di una vista a 360° sulla città. Nonostante il cielo fosse grigio, la visuale era comunque nitida e quindi siamo riusciti ad ammirare il panorama dall’alto. Una volta tornati giù, la nostra meta era il Palazzo Reale. Con i sempre efficientissimi mezzi pubblici siamo arrivati a Gamla Stam e saliti fino all’ingresso del palazzo. Abbiamo potuto vedere gli Appartamenti Bernadotte e altre stanze degli appartamenti Reali, quelli che ancora oggi sono utilizzati per ospitare i Capi di Stato quando vengono a Stoccolma in visita ufficiale. Altre stanze non erano visibili perché in fase di allestimento per la serata di premiazione dei Nobel. All’interno del complesso del palazzo abbiamo visitato anche il Museo Tre Kronor (molto velocemente, ad essere sinceri), che raccoglie le testimonianze del passato svedese. Quindi siamo passati alla Cattedrale, la Storkyrkan, che abbiamo visto solo dall’entrata perché c’era la Messa. Proprio dietro la Cattedrale si trova il Nobelmuseet, dedicato alla storia del premio Nobel, dall’anno della sua istituzione ad oggi. È un museo non molto grande, ma molto dinamico ed interessante, che conserva diverse testimonianze di Alfred Nobel, colui che istituì questo premio, destinato a coloro che si sono distinti nel campo della medicina, chimica, fisica, pace e, dal 1968, economia. Usciti dal museo, siamo passati all’Ice Gallery, una riproduzione in piccolo del museo di ghiaccio della Lapponia. Per entrare ci hanno fornito di una sorta di palandrana pesantissima, con cappuccio e guanti rivestiti di pelo, visto che la temperatura era abbondantemente sotto lo zero. L’interno di questa specie di “cella frigorifera” non era grandissimo, ma c’erano alcune sculture, un letto coperto di pelli di renna (sul quale ho provato a sdraiarmi, ma davvero rabbrividisco all’idea di doverci dormire sul serio, brrr!!!) e un bancone bar dove, pagando, ti veniva offerto qualcosa da bere all’interno di bicchieri fatti completamente di ghiaccio. Un signore tedesco ha usufruito del servizio, ma poi ha aggiunto dell’altro liquore da una fiaschetta che teneva nascosta sotto la giacca! Usciti dall’Ice Gallery, la temperatura fuori non sembrava poi così rigida, anzi.
E ora veniamo all’argomento “cibo”. La prima sera, dopo essere arrivati in aereo verso le 13 e aver preso un hot dog fumante in una baracchina del centro verso le 4 del pomeriggio, ci siamo ritrovati alle 19 completamente sperduti. I negozi erano chiusi da un paio d’ore, le pasticcerie e altri piccoli bistrot chiusi, non si trovava un ristorantino a cercarlo con la lente, e noi cominciavamo ad avere fame. Ovviamente le grandi catene di fast food esistono anche là, ma ci rifiutavamo categoricamente di cedere. Alla fine, alla stazione metropolitana di Slussen, abbiamo mangiato in un Taco Bar qualcosa di non prettamente svedese. Per la serie “sbagliando si impara”, le due sere successive abbiamo cercato di adeguarci ai loro tempi e così, anticipando l’hot dog all’ora di pranzo, verso le 17.30 eravamo già pronti per cenare. Detto così, sembra molto strano, ma bisogna considerare che negozi e musei sono già chiusi, è buio, tu sei in giro da diverse ore e non desideri altro che metterti a sedere in un luogo caldo, per riprenderti. Abbiamo provato due locali tipici, e il secondo ci è piaciuto particolarmente: zona centrale, proprio dietro la Cattedrale (e i prezzi leggermente più alti lo testimoniano), abbiamo mangiato uno dei loro piatti tipici – polpette di carne con purè di patate e marmellata di mirtilli. Niente di troppo elaborato, in verità, ma delicato e decisamente soddisfacente. E poi il locale era così carino: tavoli in legno, tovaglie a quadretti bianchi e rossi, piccola lanterna su ogni tavolo e una piantina verde. Bello, bello, bello.
E per concludere, bisogna rendere onore alla loro disponibilità e organizzazione. La rete dei trasporti pubblici è capillare, riesci ad arrivare in ogni punto della città in maniera agevole. Non ci sono problemi nel chiedere informazioni perché tutti, uomini, donne, giovani, meno giovani, parlano inglese in modo fluente. Sono sempre gentili e disposti ad aiutarti. I servizi di informazione, sia presso l’aeroporto, sia nella stazione metro, sono impeccabili. E sono persone civili. Se stai aspettando per attraversare la strada, la macchina che sta sopraggiungendo si ferma per lasciarti passare (a Bologna, se ti vedono anche in lontananza, accelerano!). I numerosi ciclisti usano tutti il casco protettivo. Le strade e i marciapiedi sono puliti, senza cartacce sparse. Fanno la raccolta differenziata ovunque, anche da Mc Donalds’!!! Come dice Marco, sono più avanti di noi! Ah, dimenticavo! Mi sembra doveroso menzionare anche la nostra breve incursione all’Hard Rock Café in Sveavagen, dove Marco ha potuto fotografare in lungo e largo la vetrina con i cimeli degli Europe, gruppo musicale svedese, molto popolare. Hard Rock dove è stato girato anche il video della canzone “Rock the Night” (dico bene, Marco?!?). Così si è conclusa la nostra breve vacanza, nella capitale più piccola del mondo, dotata di tutti i servizi di una grande metropoli, ma dove respiri un’aria assolutamente da piccola città. Il nostro è stato un piccolo assaggio, ma ora che l’appetito è stato stuzzicato, non vediamo l’ora di tornarci!