Parte seconda: nosy be

Parte seconda: la "rimini" del madagascar? in preparazione del nostro primo viaggio in madagascar (nel 2001) avevamo raccolto diverse informazioni da libri, internet, operatori e viaggiatori. Alcune voci dipingevano l'isola di nosy-be come la più sfruttata da un turismo di massa di stile riminese, infestata da prostituzione minorile,...
Scritto da: calvitour
parte seconda: nosy be
Partenza il: 13/08/2004
Ritorno il: 30/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Ascolta i podcast
 
Parte seconda: la “rimini” del madagascar? in preparazione del nostro primo viaggio in madagascar (nel 2001) avevamo raccolto diverse informazioni da libri, internet, operatori e viaggiatori. Alcune voci dipingevano l’isola di nosy-be come la più sfruttata da un turismo di massa di stile riminese, infestata da prostituzione minorile, affollatissima e quindi da evitare. Dubitando di un quadro così fosco, decidiamo comunque di includerla nel nostro itinerario, in quanto sembrava una buona base di appoggio per immersioni ed escursioni. Arriviamo così la prima sera a madirokely, dove alloggiamo al marlin club, uno storico hotel a gestione italiana. Dopo cena usciamo sulla spiaggia, reputata per essere la più animata dell’isola. Ci portiamo la pila: infatti è tutto buio. Non c’è un cane. Anzi di cani, randagi, ce ne sono, ma di umani no… Il giorno dopo ci spiegano che in effetti l’animazione serale si concentra all’altra estremità della spiaggia. Raggiungiamo quindi il villaggio di ambotolouka (10 minuti a piedi), dove troviamo quattro polverosi negozietti, due o tre pensioncine, qualche bancarella di alimentari e qualche modesto baretto. Ragazzini giocano in mezzo alla strada sterrata (circolano solo una dozzina di vetuste R4 adibite a taxi). Il numero di turisti si conta a decine (poche): forse chi ha paragonato questa situazione a rimini non ha ben presente cosa sia il divertimentificio romagnolo! impariamo invece ad apprezzare il clima rilassato della località, prendiamo l’abitudine di andare alla terrazza dell’espadon per l’ora del the a vedere il tramonto (ai tropici cala sempre presto) e per qualche piccolo acquisto di quel poco che offre l’artigianato locale (monili in pietre semidure, posate in corna di zebù). Ad onor del vero non ci siamo mai spinti sino al sedicente “casinò”, un bar con slot machines rinomato per i suoi cocktail ed un moderato giro di ragazze, nè ci siamo mai fermati dopo cena, ma dubito fortemente che vi si possa scatenare chissà quale bagarre… Comunque noi la sera torniamo sempre a madirokely, dove regna la calma più assoluta. Oltre al marlin ci sono solo altri due piccoli hotel e qualche villa, in una delle quali abitava giancarlo annunziata, fotografo, giornalista, subacqueo, pioniere del turismo italiano in madagascar. La malaria se l’è preso quest’anno. Le sue ceneri sono sparse nelle acque dell’isoletta di tanikely, incanto corallino che lui aveva contribuito a far diventare riserva marina. il marlin è una struttura gradevole: 6 ampi bungalow fronte mare con veranda, una dozzina sul giardino, un ristorante principale ed un altro in terrazza sul mare (quest’ultima devastata dal terribile ciclone “gafilo” nel marzo 2004). L’ambiente è informale, per certi versi un pelino trascurato, la pulizia ineccepibile ma la biancheria a volte consunta. Il ristorante conosce punte di eccellenza (la carbonara di pesce affumicato) ma a volte manca il pesce “perchè oggi non è arrivato” e il caffè è imbevibile. Le cameriere ai tavoli ed il barista sono estremamente cordiali e contribuiscono a dare un tocco familiare all’ambiente. Alì, il bravissimo comoriano che gestiva i transfer e le gite, è passato al villaggio del ventaglio di recente apertura. Sandra, la storica receptioniste, ha sposato un cliente e fa la signora a bologna; “ha avuto fortuna!” ci dice sospirando francine, che l’ha sostituita. È una ragazza d’oro, dal grande sorriso e occhi da cerbiatta; bisognerà trovare un buon partito anche per lei. Fra i clienti (in maggioranza italiani) si incontrano anche grandi viaggiatori, dato che il marlin per molti è una tappa di passaggio fra un tour e l’altro, e la sera i racconti di viaggio tengono compagnia davanti ad un rhum “rangè” (per la verità un pò troppo dolciastro). Ad agosto 2004 sono iniziati grandi lavori di ristrutturazione che trasformeranno completamente la struttura, spostando il ristorante sul mare, ampliando i bungalow posteriori ed aggiungendo sale riunioni e centro benessere. Speriamo che riescano a mantenere il clima simpaticamente trasandato che lo caratterizzava.

il giro dell’isola si fa in giornata con l’autista (lo stato delle strade impedisce un autonoleggio self-drive). Da vedere ci sono diverse belle spiagge, fra cui quella di andilan, che ospita un villaggio del ventaglio. Devo dire che nel resto dell’isola non se ne avverte la presenza: anche se il volo diretto da milano porta ogni settimana 400 turisti, questi restano relativamente reclusi nel ventaclub. Ci sono poi una distilleria di rhum (la canna da zucchero è la coltivazione principale) e una di profumi (ylang-ylang e altre preziose essenze). Il capoluogo hellville offre un colorato mercato della frutta e poco altro. L’interno presenta laghetti vulcanici popolati da coccodrilli, minuscoli villaggi e l’altura del mont passot dalla quale osservare il tramonto. La riserva naturale del lokobe consente passeggiate nella foresta con lemuri e serpenti. Può essere un piccolo assaggio di natura malgascia per chi arrivasse a nosy-be senza aver visitato qualche parco sugli altopiani. Le escursioni migliori si fanno comunque in barca. In meno di un’ora si raggiunge l’isola di nosy-komba; si attraversa il villaggio malgascio (in vendita notevoli tovaglie ricamate, per chi apprezza il genere) fino al recinto dove i lemuri macaco attendono i turisti per farsi fotografare in cambio di una banana. Quando i turisti se ne vanno, i lemuri lasciano il recinto e tornano nel villaggio. In mezz’ora ci si sposta all’isoletta disabitata di tanikely, regno degli snorkellisti: in pochi metri d’acqua si osservano fondali corallini, tartarughe, anemoni di mare col pesce pagliaccio, razze maculate e ogni genere di coloratissimi pesci di barriera (angelo, chirurgo, farfalla, pappagallo, scatola ecc.). Mentre voi scorazzate in acqua, i malgasci hanno preparato il pranzo (pesce alla griglia ma anche spaghetti) che consumerete sulle tavole di legno sotto gli alberi. Questo potrà essere il momento più affollato: a volte si accostano alla spiaggia anche 10 barche, ciascuna con una decina di gitanti, ma ognuna ha la sua tavola e c’è spazio per tutti. Ci sono anche una grotta con pipistrelli ed un faro con una vista che dicono notevole, ma l’attrattiva principale resta il mare intorno. Peccato che “gafilo” abbia seriamente danneggiato la barriera, qui come altrove, ma il luogo resta incantevole, anche per facili immersioni. luoghi interessanti per le immersioni sul reef interno di nosy be: banco gorgonie (con la più fitta concentrazione di grandi gorgonie mai vista, eccellente anche per le notturne) e manta point (dove l’incontro con le mante è molto probabile e comunque per ingannare l’attesa ci sono cernie di malabar grandi come seicento). Sul reef esterno, verso il canale di mozambico: mary point (dove ho visto 16 mobule in formazione); nell’intervallo fra le due immersioni previste per ogni uscita può capitarvi di vedere: megattere che emergono a pochi metri dalla barca, pesci vela che saltano fuori dall’acqua, tartarughe e mobule in superficie… Per lo squalo balena invece dovete andare fra novembre e dicembre. Ad ambotolouka/madirokely ci sono tre centri sub: tropical diving dello svizzero marc, un veterano; blue dive, presente anche a nosy iranja; manta dive, a gestione italiana, proprio dietro al marlin. Li ho provati tutti e mi sono trovato bene con tutti, soprattutto col manta; anche marc è simpatico e professionale ma ultimamente si occupa dei transfer al tsarabanjina con la sua barca nuova e lascia le immersioni agli assistenti, su cui ho raccolto pareri discordanti. anche restare sulla spiaggia offre comunque piacevoli occasioni di posare lo sguardo su aspetti del paesaggio e della vita locale. In lontananza la costa malgascia contorna l’orizzonte, sempre sovrastata da nuvoloni di passaggio. La marea sale e scende; il dislivello è notevole, soprattutto nelle maree sigiziali. Con la bassa, donne e bambini si aggirano sulla parte rimasta in secco, raccogliendo quantità di molluschi commestibili. Con l’alta, le piroghe a bilanciere tornano dalla pesca e scaricano le nasse o il contenuto delle reti. Le piroghe issano due diversi tipi di vele: quella quadrata, di origine polinesiana, residuo dell’antica colonizzazione proveniente dall’indo-pacifico, e quella triangolare “latina”, portata dagli arabi provenienti da zanzibar. Mentre sulla costa est del madagascar (per esempio all’isola di sainte-marie) la vela quadrata è l’unica utilizzata, e nelle isole comore (a nord-ovest del madagascar) colonizzate dagli arabi si usa solo quella latina, nell’arcipelago di nosy be le due culture si incontrano e si sovrappongono. Lungo la spiaggia passano poi le persone che vanno e vengono dal mercato, con le merci nei cesti intrecciati; i bambini con gli zainetti che camminano cantando e ritmando il passo a danza, come ho visto fare nei film sugli scolari di soweto; le donne comoriane vocianti con i sari colorati e quelle malgasce con i cappelli di paglia e l’incedere elegante. Quest’anno ci è capitato di essere a madirokely di domenica: al pomeriggio abbiamo assistito alla versione locale dello “struscio”, con i giovani del villaggio che sfoggiavano gli abiti migliori (magliette delle squadre italiane per i maschi) e i telefonini (novità del 2004), un gruppo improvvisato che accompagnava chi voleva ballare, bambini in coppia che offrivano uno canestri di pesci alla brace e l’altro la salsa per condirlo; eravamo gli unici turisti presenti, infatti mi sono astenuto dal fotografare, ma ne conservo un ricordo vivissimo. il tenore di vita dei malgasci, qui sulle isole, appare decisamente superiore a quello dei villaggi sugli altopiani o delle periferie della capitale. Certo, ci sono le solite capanne di legno senz’acqua. Dopo il tramonto davanti alla soglia la sola luce è la fiamma libera su cui cuoce il riso. Chi si attarda al mercato dopo il lavoro deve tornare a casa (a piedi ovviamente) sperando che ci sia la luna (nessuna luce lungo le strade, nè pile). Basta poi allontanarsi un poco dalle località relativamente turistiche per trovare realtà abbastanza dure. Noi quest’anno abbiamo aggirato il capo che separa la baia di madirokely dall’insenatura successiva (ambondrona, dove stanno sorgendo un paio di guesthouse). Lungo il sentiero ci siamo imbattuti in una miniera, che funziona così: gli uomini staccano grossi macigni dalla montagna e li portano giù a spalle; donne e bambini, seduti per terra , spezzano i massi con una mazzetta, riducendoli in graniglia di diverse dimensioni (sarà usata per livellare le buche nelle strade, tutte sterrate). Ricordatevene, quando vi sembrerà che il capufficio vi stia stressando troppo…

da nosy-be si raggiungono agevolmente le piccole isole circostanti… Ma questo alla prossima (ed ultima) puntata.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche