Parte prima: perinet e pangalanes
il giorno dopo piove un po’ (si chiamerà foresta pluviale per qualche motivo) mentre ci addentriamo nella riserva del perinet, famosa per la presenza esclusiva del grande lemure indri-indri. A differenza di mantadia, si tratta di una foresta secondaria, composta prevalentemente da pini ed eucalipti, che hanno sostituito gli originali palissandri, sfruttati in epoca coloniale. I languidi richiami degli indri ci accompagnano lungo il cammino. Incrociamo altri gruppetti di visitatori, fino all’incontro con una famiglia di indri arrampicata sugli alberi ad oltre 10 metri di altezza. Vediamo anche un lemure notturno (avahi laniger) che ci osserva coi suoi occhioni sonnacchiosi. Poi via di nuovo sulla RN2, scendendo rapidamente verso la costa, dove ritroviamo temperature più miti. Dopo il ponte di brickaville (teatro di blocchi stradali e scontri durante i disordini nel 2002, l’anno dei due presidenti) lasciamo la strada asfaltata per soli 7 km, sufficienti ad apprezzare la qualità del mezzo 4×4 e l’abilità dell’autista. Raggiungiamo alle 15 l’imbarcadero di manambato dove dovremmo trovare il battello per iniziare la navigazione sui canali di pangalanes ma… Il battello se n’è andato da poco. A causa di una errata comunicazione (scopriremo poi), il francese che gestisce i transfer ci aspettava per le 10; è rimasto sino alle 14:30, poi ha dovuto partire per altri impegni. Lucien si accascia disperato sulle poltrone del baretto dell’italo-francese luigì, dicendo “questo non doveva succedere!”. Tento di spiegargli che, se vuole fare questo mestiere, deve imparare che invece queste cose succedono, e quando succedono bisogna trovare una soluzione. Che non è poi così difficile: chiediamo a luigì se ci sono taxi-boat; pochi minuti dopo (e con 900.000 franchi malgasci in meno) siamo già in navigazione lungo i canali. Fortunatamente incrociamo la barca del francese, col quale chiariamo il malinteso e prendiamo precisi accordi per i giorni successivi. In meno di un’ora sbarchiamo sulla spiaggia del lago, davanti ai quattro bungalow (più due over-water) dell’hotel pangalanes. Scopriamo dal simpatico gestore-factotum di essere gli unici clienti per quella sera. La “famme de chambre” (sua figlia dodicenne) ci accende lo scaldabagno a gas e ci facciamo una bella doccia a lume di torcia. Infatti è già scuro ma non hanno ancora acceso le luci: il generatore funziona dalle 18 alle 22. Dopo cena il buio ed il silenzio sono assoluti. Si sente in lontananza il fragore dell’oceano che si infrange sulla costa, appena dall’altra parte del lago. E vediamo le stelle riflettersi sulla superficie immobile delle acque, come altrove accade alla luna!!! decisamente questo posto ci ammalia con un fascino tutto particolare. Andiamo a nanna presto, sotto la zanzariera, cercando di tenere a bada gli insetti malgasci, che sembrano aver scelto il nostro bungalow come sede per la loro convention nazionale. Infatti le pareti ed il pavimento sono interamente di legno, con assi rusticamente accostate ed ampie fessure. Le stanze sono prive di infissi, un pannello di legno funge da chiusura per la finestra. Le farfalle notturne hanno le dimensioni di un colibrì, ma dopo averle ammirate al terrarium, dove trovi il cuore per abbatterle? e così mi ritrovo a tentare di catturarle senza danneggiarle, e metterle fuori dalla finestra evitando che intanto ne entrino altre… Molto pittoresco! al mattino il francese puntualissimo ci preleva per la visita alla riserva privata dell’hotel palmarium, a pochi minuti di barca. Con altri 4 turisti e una guida della riserva percorriamo il sentiero botanico, con diverse specie vegetali (cacao, palissandro, vaniglia e altre orchidee) e gli immancabili lemuri acrobati ghiotti di banane: i più comuni macaco e fulvus, gli eleganti variecia variegata ed eulemur coronatus e infine una coppia di indri-indri col piccolo (significa che, pur essendo lontani dal loro habitat abituale, conducono un’esistenza relativamente naturale, al punto di riprodursi, cosa che non avverrebbe in cattività). Già che ci siamo diamo un’occhiata all’hotel palmarium, che ci era stato proposto come alternativa al nostro. La struttura è certamente più attrezzata, il bar più fornito, i due nuovi bungalow in muratura con veranda di fronte al lago sembrano decisamente accoglienti. Per contro manca completamente la spiaggia. In ogni caso lo consiglierei a chi cerca un confort maggiore ed è disposto a rinunciare allo charme rustico del pangalanes. Al ritorno chiediamo al francese di vedere l’oceano. Gentilmente andrè ci accompagna dall’altro lato del lago, ad un villaggio malgascio che attraversiamo per raggiungere la costa: lo spettacolo delle onde che si infrangono sulla spiaggia sconfinata, concludendo un viaggio iniziato a migliaia di chilometri (dalle parti dell’australia) meritava decisamente la visita. Al pomeriggio ci bagniamo nelle acque del lago, dopo esserci accertati dell’assenza di coccodrilli (presenti nei canali), sotto l’occhio vigile di lucien. Le donne del villaggio vicino pescano con una rete a mano minuscoli pesciolini nell’acqua bassa.
ultimo giorno del tour, il battello ci conduce per una affascinante navigazione di due ore fra laghi e canali verso tamatave. Costeggiamo piccoli villaggi con gli abitanti che si lavano e fanno il bucato, protetti da barriere di pali anti-coccodrillo. Incrociamo piroghe di diverse dimensioni, tutte scavate da un unico tronco, mosse da un rematore con pagaia a poppa. Qualche stracarica barca a motore e un paio di chiatte, formate da canne di bambù legate da liane, spinte a forza di braccia per ore ed ore per portare frutta e verdura al mercato della città. Avvicinandosi a tamatave (toamasina in malgascio) e alla sua raffineria, al centro di accese polemiche per l’inquinamento provocato dagli scarichi nei canali, si infittisce l’intrico dei giacinti d’acqua, indicatori di degrado ecologico. Dal porto fluviale andrè ci porta prima a pranzo al ristorante dell’hotel neptune (una raccomandabile e gradevole oasi in un cesso di città portuale) e poi all’aeroporto, dove prima di congedarsi ci rimborsa spontaneamente la spesa da noi sostenuta per il taxi-boat a causa del malinteso di cui si assume la responsabilità. Un vero signore. Salutiamo anche la nostra guida lucien, che si avvia al suo taxi-brousse per tornare a tana. Tutto sommato siamo contenti di averlo avuto con noi; oltre alle notizie storico-culturali che ci spettavano di contratto ci ha raccontato diverse cose sull’attualità della vita malgascia. Deve solo fare un po’ di esperienza e prendere un po’ di coraggio. Prima di sera, dopo due voli siamo alla nostra cara isola di nosy-be. Ma questa è un’altra storia che, se volete , vi racconterò alla prossima puntata.