Myanmar in libertà più mare
Andare in Birmania non è solo un viaggio in Estremo Oriente, ma è anche un viaggio nel tempo: già fuori dall’aeroporto di Yangon, ma mille volte di più nel resto del Myanmar, vi sembrerà di essere tornati a 200 anni fa. I mezzi di trasporto più diffusi sono i carri trainati dai buoi, e poi le biciclette, e i calessini tirati dai cavalli (Oscar). Le strade sono disseminate di buchi. Le case sono semplici capanne, per lo più su palafitta per evitare gli allagamenti nella stagione delle piogge. E poi naturalmente i migliaia di Stupa, di Templi e di Pagode disseminati ovunque.
Le strutture turistiche private sono semplici e spartane ma confortevoli: quasi ovunque troverete camere con bagno, ma sono rari (per fortuna!) gli alberghi a 4 stelle e i ristoranti internazionali.
Bisogna avere un minimo di spirito di adattamento e poca puzza sotto il naso: i ristoranti sono molto semplici e offrono per lo più cucina locale; la corrente elettrica è a 220 volts alternata, nel senso che c’è e non c’è a seconda dei momenti; può capitare di doversi tirare su i pantaloni per attraversare una strada che è diventata temporaneamente un fiume in piena; dovrete mettere e togliere le scarpe ogni volta che vi avvicinate ad un luogo che è o è stato religioso, e questo significa decine di volte al giorno; se tutto questo vi preoccupa andate pure in vacanza ad Alassio o a Riccione, e lasciate la Birmania a noi che sappiamo apprezzare le scomodità dei Paesi ancora poco “occidentalizzati”.
Ancora qualche dritta, poi vi descriverò il nostro viaggio: non c’è bisogno di andare con un viaggio organizzato: la dittatura (haimè) garantisce una assoluta sicurezza in ogni luogo accessibile, per cui potete girare ovunque da soli e in tranquillità. Non tutto il territorio del Paese è visitabile: molte regioni del nord sono vietate ai turisti: prima di pianificare il viaggio informatevi presso l’Ambasciata del Myanmar a Roma (Tel. 06/36303753 – meroma@tiscali.It ). I trasporti voli interni non sono un problema: vi sono tre compagnie aeree: la Myanma Airwais (compagnia statale pessima che accoglie solo i cittadini birmani), la Yangon Airways e la Air Mandalay (private, aerei ATR nuovi costruiti in Italia/Francia, piloti addestrati in Europa, ottimo servizio e collegamenti con tutti i luoghi accessibili ai turisti). Noi abbiamo volato con Air Mandalay due volte e ci siamo trovati benissimo (Yangon – Mandalay e Bagan – Mandalay, in totale 191 Euro su internet). Se acquistate i biglietti via internet dall’Italia (www.Air-mandalay.Com) li pagherete esattamente la metà del loro prezzo: vi verranno chiesti i vostri dati e poi dovrete inviare via fax il vostro numero di carta di credito alla sede Air Mandalay di Parigi, alla quale pagherete un acconto. Da lì vi manderanno via mail il vostro vaucher. Qualcuno vi aspetterà al vostro arrivo a Yangon : gli pagherete in dollari il saldo e vi cosegnerà i vostri biglietti. I veri problemi nascono per i tratti che vorrete fare su strada: esistono linee di autobus (almeno li chiamano così) e qualche linea ferroviaria: entrambi sono affollati, scomodi, incredibilmente lenti e perennemente in ritardo: Rischiate di passare più tempo sul pulman che a vedere la Birmania. La soluzione che noi abbiamo adottato e che vi consiglio è quella di prenotare dall’Italia un’auto con autista, specificando per quanto tempo la volete e che itinerario volete fare. Noi abbiamo noleggiato un’auto con autista per 8 giorni per fare Mandalay – Città Imperali – Pindaya – Lago Inle – Bagan al prezzo onnicomprensivo di 320 dollari (260 Euro). Tenete conto che anche in auto privata per fare 350 Km ci vanno almeno 8 ore!!! IMPORTANTE: BANCOMAT E CARTE DI CREDITO NON SONO ACCETTATE IN TUTTO IL MYANMAR. PORTATE SOLO CONTANTI, dollari o Euro è indifferente, il cambio è corretto per entrambe le valute. Non cambiate in Banca (non conviene) e nemmeno per strada. Il modo più sicuro è cambiare in albergo. A Yangon il cambio è migliore rispetto al Nord. A settembre 2004 il cambio era il seguente: 1 Euro = 1050 kiat (si dice ciàt); 1 dollaro = 910 kiat. ( 1 Euro = 1,19 dollari). Il cambio ufficiale è 1 Euro = 7,5 Kyat ma nessuno lo considera! Per quanto riguarda i costi verranno indicati nel resoconto che segue. Gli hotel comprendono sempre la 1^ colazione. Per i pasti è difficile spendere più di 2 Euro a testa, birra compresa, se mangiate cibo locale (ottimo il Myanmar buffet).
Le nostre guide sono state la Lonly Planet EDT e la Routard: entrambe non sono molto soddisfacenti, tuttavia integrando l’una con l’altra si riescono ad avere quasi tutte le informazioni necessarie.
Ed ora finalmente veniamo al nostro viaggio: Sa 11 settembre: partiamo alle 16,40 da Malpensa con volo Blue Panorama per Bangkok (compagnia di linea Italiana, aerei Boing 767 nuovi, servizio eccellente. Unica pecca uno scalo a Bologna. Prezzo ottimo 549 Euro a testa MXP – BKK andata e ritorno. Sito www.Blue-panorama.Com ) Do 12: arriviamo a Bangkok alle 10,40 (+ 5 ore rispetto all’Italia durante l’ora legale, +6 in inverno) e aspettiamo il volo Thai (221 Euro A/R) per Yangon delle 18,00. C’è anche un volo alle 11,25, ma temevamo di perderlo in caso di ritardo. Arriviamo a Yangon alle 18,50 locali (+4,30 in estate) dove ci aspettano il signore della Air Mandalay con i nostri biglietti e l’agenzia locale il quale ci da un passaggio fino all’hotel che avevamo scelto e prenotato dall’Italia: il City Star Hotel che è in centro, vicino alla Sule Paya. E’ un albergo cinese, in comoda posizione, pulito e tranquillo. La camera costa 25 dollari. ( www.Citystarhotel.Com ). Sistemati i bagagli siamo andati a passeggio nei dintorni e siamo andati a prendere un aperitivo allo Strand Hotel, un lussuoso albergo coloniale, probabilmente l’unico luogo di Yangon non coinvolto dal grande caos che impera in città.
Lu 13: Visita di Yangon. Dall’albergo prendiamo un taxi (800 Kyat) per la Swedagon Paya, il più maestoso complesso di templi e di stupa della Capitale. All’interno del complesso regna un’atmosfera mistica in assoluto contrasto con il caos cittadino. Ovviamente tutto il complesso si gira a piedi nudi, e questo può diventare un vero problema nelle giornate di sole perché i pavimenti diventano veramente infuocati. L’ingresso è di 5 dollari + 3$ per il diritto di scattare fotografie. Di fronte alla Swedagon c’è un’altra pagoda carina: la Maha Wizaya Paya.
Da qui con un taxi si raggiunge la Chaukhtgyui Paya che ospita un enorme Budda sdraiato, oltre a una quantità di persone intente a pregare, mangiare, dormire o predire il futuro. Da qui con un altro taxi (1500 Kyat) raggiungiamo la Botataung Paya (2000 Kiat) sulla riva del fiume che funge anche da porto di Yangon. Infine con un risciò (500 Kyat) siamo andati a visitare la Sule Paya, vicino all’hotel, francamente nulla di particolare. Vicino alla Sule Paya c’è il Yatha Tea Shop (Mahabandoola Road 353, 5 traverse dopo la Sule Paya in direzione est), un localino dove si può gustare ottimo thè indiano accompagnato da spuntini salati e dolci: è stato il nostro pranzo ed è costato ben 720 Kyat in due (cioè 36 centesimi a testa!).
Il pomeriggio è proseguito a spasso per il mercato Theingyi zei, ricco di mercanzie e prodotti alimentari e frequentato esclusivamente da locali, e poi da una interessante visita ad un convento buddista al quale eravamo stati invitati in mattinata da un monaco che ci aveva avvicinato alla Swedagon Paya: lì abbiamo appreso come si svolge la giornata di monaco e quale sia lo spirito che anima i conventi buddisti: se vi capita, approfittatene.
Ma 14: Ore 4,30 taxi per l’aeroporto (5000 Kyat), ore 5,15 Ceck in, ore 6,45 volo Air Mandalay per Mandalay dove arriviamo alle 8 in punto. All’aeroporto ci aspetta Ninì con la sua Toyota Saloon che ci accompagnerà per i prossimi 8 giorni. Prima tappa all’albergo per lasciare i bagagli: Su consiglio di Ninì non andiamo a quello scelto sulla guida ma all’Hotel Unity (16 dollari la camera – unityhotel@mptmail.Net.Mm ), molto più comodo e vicino al centro (Mandaly è una città molto grande e molto caotica). Lasciati i bagagli in albergo si parte alla volta delle città imperiali: Sagaing, Inwa e Amarapura (2 biglietti per tutte le zone da visitare: 3 dollari per Sagaing e Mingun; 10 dollari per Mandaly, Inwa, Amarapura). Vi sono una serie di templi, stupa e monasteri in tek, alcuni parzialmente in rovina, altri ben conservati, che vi faranno assaporare la vera essenza della Birmania: un misto di misticismo e di praticità, ambientato in uno scenario settecentesco tra carri trainati dai buoi e calessini… che incanto! Sagaing comprende decine e decine di stupa che dal fondo valle si arrampicano fino alla cima della collina, con panorami mozzafiato. La chicca è Inwa: la macchina si arresta dove la strada è crollata sulla riva del fiume Ayeyarwady: di qui si prosegue in barca, “meglio definirla zattera”, e poi con il calesse, unico mezzo di trasporto possibile. Qui si visiteranno i resti del palazzo reale, una pagoda e poi, dopo un lungo tragitto con il calesse tra le diramazioni del fiume si giunge dove sorge il Bagaya Kyaung, un meraviglioso convento buddista interamente in tek estremamente bello e suggestivo. La giornata termina visitando il Bagaya Kyaung, un convento in tek, il vicino Ubein Bridge, ponte pedonale in tek lungo 1200 metri e sostenuto da 984 pali in tek, e infine la bellissima Mahamuni Paya, pagoda molto bella che si trova tra Amarapura e Mandaly (le due città in realtà sono praticamente unite).
Me 15: Alle ore 9 parte l’unica barca per raggiungere l’atra città imperiale: Mingun (a/r 1500 kyat, ritorno alle ore 13). Mingun si trova sulla sponda opposta del fiume rispetto a Mandalay e sembra che qui il tempo si sia dimenticato di trascorrere: capanne in legno e paglia, strade sterrate, oche, galline, carri trainati dai buoi, bancarelle di frittelle di mais e qualche negozietto fanno da cornice ai monumenti da visitare, tra cui la più grossa pagoda del mondo (in realtà incompiuta, ma dalla sommità si gode di una splendida vista), la più grossa campana intatta del mondo e i resti ben conservati di altri stupa e templi. Purtroppo è forse il posto della Birmania più frequentato dai turisti e questo toglie un po’ di fascino ad una località che rimane comunque affascinante.
Il pomeriggio lo dedichiamo a Mandaly Hill, una collina verso la periferia di Mandaly che ospita ai suoi piedi e sulla sua sommità una serie di complessi buddisti formati da templi e da centinaia di stupa a formare un paesaggio incantato. Abbiamo di proposito saltato il Forte di Mandaly, perché a parte le mura di cinta non offre più nulla da vedere.
Gi 16: Partenza alle 7,30 per Pindaya e Lago Inle (in tutto 350 Km): 8 ore di viaggio per arrivare a Pindaya, un luogo estremamente stravagante: si tratta di grotte visitabili, contenenti circa 8000 Budda di ogni dimensione, colore, materiale (ingresso 3 dollari); dopo altre 3 ore di auto arriviamo al Lago Inle. Qui alloggiamo all’Hotel Paradise di Nyuang Shwe: bei bungalow contornati da un grazioso giardino (23 dollari la camera, trattando sul prezzo). A cena proviamo un ristorante indiano in riva al fiume: l’Aroma Indian Food: ottima cena per 4200 Kyat in due (2 Euro a testa).
Ve 17: Direttamente con l’albergo organizziamo il giro del fiume in barca. Vi sono diverse opzioni, e noi scegliamo quella che prevede il giro più lungo e completo e che impegnerà l’intera giornata (13000 kyat + 3 dollari a testa di tasse per l’accesso al lago.) Il giro è stupefacente! Visitiamo villaggi dimenticati dal mondo, mercati ricchi di colori, odori, tessuti, cibi e mercanzie. Visitiamo i laboratori artigianali su palafitta dove si lavora la seta, il loto, l’argento, si fabbricano i coltelli e i sigari birmani. Passiamo con la barca tra gli “orti gallegganti”: veri e propri orti fatti di terra poggiata su un intreccio di alghe e canne che galleggiano sul lago, ancorati al fondo con canne di bambù e coltivati a pomodori… fantascienza? No, Birmania! E poi si risale il fiume fino a Indein, altro villaggio sperduto ai piedi di una collina che ospita alla sua sommità una pagoda con decine di stupa. Indein non è raggiungibile in barca durante la stagione secca.
Dopo cena c’è ancora la forza per assistere allo spettacolo delle marionette, evento culturale di primaria importanza in Myanmar. Il “ teatro” può ospitare non più di 8 spettatori, ma questa sera siamo in due: non posso dire che sia bello ma certamente interessante. Una serata diversa! Sa 18: Nuovo giro in barca (5000 Kyat) sul lago per vedere il villaggio di Kaundaing e il suo mercato. Il pomeriggio lo trascorriamo a zonzo per il paese di Nyaungshwe, i suoi negozi, il suo mercato, le sue pagode, le sue sale da thè e quasi per caso visitiamo anche il museo che è ospitato all’interno di quello che fu il palazzo reale: da non perdere! Il palazzo è molto bello e il museo raccoglie alcuni abiti ed oggetti personali dei reali, oltre alcuni splendidi pezzi di mobilio, tra cui il trono.
Do 19: Lasciamo a malincuore il Lago Inle alla volta di Bagan, sito archeologico sconfinato che comprende oltre 2000 tra templi e stupa ben conservati ed altri 2000 ridotti in rovina dai terremoti, tutti del XII secolo d.C. Partenza alle 7,30 e arrivo alle 17,30 dopo 350 chilometri di “strada”.
All’ingresso della zona archeologica si pagano 10 dollari a persona. Decidiamo di trattarci bene e andiamo in un bell’albergo della Old Bagan (il cuore della zona archeologica). L’hotel, prenotato via internet dall’Italia, si chiama Thande Hotel ( thande@myanmar.Com.Mm ): i bungalows costano 24 dollari a notte (40 in riva al fiume) e sono dotati di ogni confort. C’è la piscina (magnifica per risfrescarsi durante il giorno o la sera, anche dopo cena) e non è lontano ad un gruppo di ristorantini locali buoni ed economici. In albergo si possono affittare le biciclette (1500 kyat al giorno), fantastico mezzo di trasporto per girare tra templi e stupa in religioso silenzio e in assoluta libertà. Per i pigri ci sono gli “Oscar”, calessini trainati dai cavalli.
Lu 20: Giornata intera in bicicletta in giro per Bagan. Inutile tentare di seguire un percorso preciso, né tantomeno provare a descriverlo. Ci sono migliaia di stupa e templi ovunque. Procuratevi una piantina e un cappello di paglia (utile contro il sole e contro la pioggia) e cominciate a pedalare: non dovrete fare altro che perdervi tra le meraviglie di Bagan. Al tramonto salite in cima alla Swesadaw Paya , naturalmente senza scarpe… ne varrà la pena! E la sera, dopo un tuffo in piscina, vi sentirete stanchi ma totalmente conquistati dal fascino di questo meraviglioso ed ospitale Paese che si chiama Myanmar.
Ma 21: Mattinata dedicata alla visita dei templi di New Bagan, un po’ lontani per andarci in bicicletta, e al Monte Popa, distante 40 Km (1 ora). In mezzo alla pianura di Bagan si erge questo monte sacro che in cima ospita naturalmente un’insieme di stupa, e templi. La lunga scala per arrivare in cima è piena di scimmie e da lassù si vede un bel panorama. Tuttavia credo sia la cosa meno interessante che abbiamo visto e si può tranquillamente tralasciare. A questo punto salutiamo Ninì e la nostra macchina, dopo aver saldato l’importo pattuito di 320 dollari.
Pomeriggio di nuovo in giro in bicicletta per Bagan e puntatina ai produttori di lacche dove, ovviamente, acquistiamo di tutto.
Me 22: Ultima mattina a Bagan. Di buon’ora visita al Museo, molto interessante, e poi a zonzo in bicicletta senza meta a lasciarci affascinare dalla moltitudine di stupa che si ergono verso il cielo.
Alle 15,30 partenza dall’albergo in taxi per l’aeroporto (3500 Kyat) e alle 17,15 volo Air Mandaly per Yangon. All’aeroporto ci viene a prendere l’autista dell’agenzia locale e ci accompagna all’albergo di lusso che c’è di fronte all’aeroporto, Hotel Yangon Sison, (ex Ramada Airport Hotel), che grazie a lui paghiamo 30 anziché 40 dollari.
Gi 23: alle 8 del mattino la navetta dell’albergo ci riporta all’aeroporto dove, dopo aver pagato la tassa d’uscita di 10 dollari a testa, prendiamo il volo della Thai alle 10,05 per Bangkok, dove arriviamo alle 11,50. Da qui taxi per la stazione (250 bath = 5 Euro) dove depositiamo i bagagli per poi andare in giro per la città: il Budda d’oro, China town, Siam Square, Palazzo reale… ma che brutti la confusione, la frenesia, l’affarismo di Bangkok dopo la pace, la semplicità, il misticismo della Birmania!!! Un po’ delusi e con la Birmania nel cuore e negli occhi prendiamo il treno delle 22,50 per Champon, dove arriviamo alle 6 di Ve 24; da qui 15 minuti di pulman e poi 3 ore di barca per arrivare a Koh Tao, isoletta a nord di Koh Samui (volendo c’è l’aereo da BKK a Koh Samui e poi il motoscafo, ma dove va a finire la poesia del viaggiatore?!). Altra barchetta e finalmente arriviamo a Koh Nang Yuang, paradiso formato da tre isolette unite tra loro da sottili lingue di sabbia, frequentato dai subacquei (come noi) alla scoperta dei fondali tropicali. Peccato che questo paradiso sia anche frequentato da orde di giapponesi in visita sull’isola per qualche ora prima di scomparire nuovamente sulle loro navi e lasciare che l’isola torni alla sua tranquillità. Qui passiamo 8 giorni di relax e immersioni, dormendo in graziosi bungalow al costo di 1500 bath (30 Euro).
Il 2 ottobre siamo tornati a Bangkok e da qui, dopo una notte al Royal Hotel (26 dollari) , ahimè, in Italia .
Se desiderate altre indicazioni scrivetemi: marco.Tartaglia@virgilio.It