La prima volta in Africa
Il Marocco è il nostro primo approccio all’Africa. Scegliamo il tour organizzato (da Turisanda) come formula per il viaggio per essere guidate nel “nuovo” (per noi!) continente. Decidiamo di visitare Marrakech e poi partire per il Sud. La nostra guida SIMO (fantastica!) il primo giorno ci soprannomina “GENTE del DESERTO”. CONSIGLI per il VIAGGIO (per SE): se si parte ad agosto sappiate che fa veramente caldo (sì è secco, non è come il nostro… Ma nel sud del Paese si arriva anche a 55 gradi), allora mio consiglio: abbandonate l’idea che potete sconfiggerlo… Lo dovete vivere e vi assicuro che ce la potete fare! Portate integratori e sali minerali (mentalmente vi faranno coraggio… Ma noi ce l’abbiamo fatta anche senza!) e bevete tanto THE alla menta.
CONSIGLI per il VIAGGIO (per il Paese): portate con voi tante penne e caramelle per i bambini che incontrerete Solo dopo alcuni giorni di ritorno a Roma ho potuto apprezzare i gusti, gli odori, i volti e i paesaggi incontrati. Non so perché ma mi ci è voluto un po’… ora posso dire che ho avuto la possibilità di fare un viaggio fantastico! È difficile riassumere questo viaggio fatto di scoperte per un mondo completamente diverso dal nostro, di una natura mai vista prima, di accostamenti di colori… e anche di una nuova modalità di viaggiare: il tour organizzato. Allora preferisco elencare le cose belle e quelle brutte, sperando di lasciare a chi legge consigli utili e orme di viaggio.
Il primo ricordo più bello è sicuramente la piazza di Marrakech al tramonto… l’odore del disinfettante dei venditori di acqua, il fumo che si alza dalle bancarelle, le donne che litigano mentre aspettano in fila di farsi disegnare le mani, acrobati, serpenti danzanti, il dentista… e i colori: un arancione dolcissimo e il blu del cielo. Poi ci sono i bambini, bellissimi, la loro dolcezza e in alcuni casi la furbizia con cui ti vengono incontro, mi sono rimasti nel cuore i ragazzi di un villaggio ebraico che ci chiedevano di essere fotografati “gratuitamente” mentre giocavano a pallone. I nomadi e le loro rughe. Il rosso della terra e il verde delle oasi. La nostra guida SIMO, una enciclopedia parlante, uomo di Casablanca residente a Marrakech. Il deserto e la sua perfezione. La pioggia nel deserto. Il thé alla menta e il pane arabo (tipo focaccia). Il corpo freddo e il sudore che mi rinfresca mentre all’esterno ci sono più di 50 gradi (questa la dedico a Sil e Clo che tanto mi hanno preso per culo!). I volti e il paesaggio che cambiano scendendo al Sud. Una donna vestita in nero di un paese vicino al deserto che si copre interamente il volto al nostro passaggio lasciando solo una fessura per un occhio, ma con quell’occhio non ci ha mollato un attimo: squadrati dalla testa ai piedi (e Clo che dice: la curiosità è donna…). Le piste sterrate con la LAND ROVER e l’autista KHALED (troppo divertente!). L’Alto Atlante. I nostri compagni di viaggio (Alessia, Elvira, Anna, Maurizio, una bellissima coppia di Torino, il ventenne con i mocassini, la ginecologa-la farmacista-e la tipa con una macchinetta fotografica fichissima, una coppia di signori fiorentini lui identico all’ispettore della pantera rosa e lei dolcissima, le buddiste di Roma…). La commessa di una cooperativa dove ho comprato i miei souvenir.
Per ultimo lascio i ricordi più fastidiosi ma anche questi parte fondamentale del viaggio: mai come in Marocco mi sono sentita turista, completamente e assolutamente un turista da spennare fino all’ultimo, guardato e trattato da turista (e questo all’inizio mi faceva male, poi mi ci sono abituata). Il trattare sul prezzo: in Marocco non esistono prezzi fissi devi trattare, non trattare sul prezzo per loro è un’offesa e ti prendono per fesso (ma io non ci sono capace!). Alcuni compagni di viaggio: completamenti chiusi a riccio, attenti in modo ossessivo al servizio offerto (il pranzo, la cena, l’albergo, il souvenir, la mancia alla guida, devo andare al bagno, ho sete, quanto costa l’acqua, ecc.) e poco disponibili verso una cultura diversa (STATEVENE A CASA!!!) con il rischio di rovinare il viaggio anche a chi ti sta intorno! È per quest’ultimo motivo che forse non mi avventurerei nuovamente in tour organizzato!