I sasak di lombok e gili’s

Proseguiamo la nostra vacanza estiva indonesiana lasciando l’incantevole ed amata Bali per muoverci nella vicina e nuova (turisticamente parlando) isola di Lombok, un gioiello in miniatura. Il viaggio è breve solo 30” di volo immersi nelle nuvole bianche, tra le quali lungo il Lombok Strait si riconoscono Jimbaran, Nusa Penida e anche le...
Scritto da: sabivo
i sasak di lombok e gili's
Partenza il: 05/08/2004
Ritorno il: 21/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Proseguiamo la nostra vacanza estiva indonesiana lasciando l’incantevole ed amata Bali per muoverci nella vicina e nuova (turisticamente parlando) isola di Lombok, un gioiello in miniatura.

Il viaggio è breve solo 30” di volo immersi nelle nuvole bianche, tra le quali lungo il Lombok Strait si riconoscono Jimbaran, Nusa Penida e anche le nuove Gili, ma all’aeroporto siamo un pochino stanchi per il ritardo accumulato del nostro volo, che cancella l’allegria del momento e inizia a far sentire il peso del transfer.

Comunque giungiamo nel dopopranzo del 13.08 all’aeroporto Selaparang di Mataram capoluogo dell’isola, molto bello, pulito e comodo, siamo a neppure 15” minuti dal ns. Hotel. Troviamo ad accoglierci il simpatico Camillo, tipetto sveglio quanto nostrano che ci anticipa subito “di non essere una vera e propria guida turistica”, lui è semplicemente coltivatore e raccoglitore di riso ma visto che parla egregiamente l’italiano (imparato da solo senza l’ausilio di alcun libro o prof) le agenzie di Mataram lo contattano per introdurre “noi italiani” sul posto.

Vaa Beeeneee ok, come inizio non c’è male, ci accompagna verso Sengiggi o meglio poco più a nord, noi siamo precisamente a Mangsit, splendida baia sabbiosa dove l’albergo è immerso in uno idilliaco giardino esotico.

Anche qui abbiamo optato ovviamente per il B/B, siamo più liberi di goderci la giornata e come il manuale del buon viaggiatore insegna, la vacanza bisogna viverla sul campo non in hotel o nella spiaggia antistante.

Si tratta dunque dell’Holiday Inn Resort (www.Holiday-inn.Com/lombok tel. 0062.370.693444) , che offre ai turisti o meglio “azzardatori” cosi noi ci sentiamo, tutti i confort che ci si aspetta da un albergo a 4* sup, nonchè la classe e la qualità del servizio Holiday Inn, famoso all over the world.

I 160 bungalows sono veramente immersi nella foresta tropicale, nel senso che a parte il corpo centrale dalla quale si lascia la reception i ristoranti e i negozi vari, bisogna impegnarsi non poco per non perdersi tra i sentieri circondati di alte palme da cocco e enormi filandrophus, noi seguiamo le frecce rosse e sbarchiamo alla 426 room.

Ma la sorpresa deve ancora arrivare, se il parco è bello e la ns. Camera di più la vera bomba è il bagno.

Insomma mai visto una cosa del genere, noi al piano terra negli chalet abbiamo un mega bagno con tanto di anfore, terrazza e giardino interno !!! L’entusiasmo è alle stelle, anche qui come inizio …Non c’è male.

E poi arriva pure il cestino di benvenuto con la frutta e i drinks, ribadiamo che non siamo in honeymoon, ma l’omino insiste è tutto per noi, SI THANKS, detto alla Madi.

Ci ambientiamo decisamente bene e subito sentiamo i nostri amici Anna e Dany, si sempre loro, quelli con cui abbiamo condiviso entusiasmo e spese a Bali, anche loro stamattina sono partiti (alle 6.00 a.M. Levataccia) per Lombok ma purtroppo la sciura Antonietta li ha mandati in un altro hotel il Jojakarta, leggermente fuori Sengiggi.

Ci raggiungono immediatamente grazie ad uno dei tanti bemo sulla strada e di nuovo iniziano le trattative e le programmazioni per le gite da fare fuori porta alla scoperta del nuovo paradiso.

Optiamo di declinare le escursioni del local travel agency, anche qui abbiamo conosciuto delle guide “beach boys” che per pochissimo ci propongono di fare interessanti escursioni per mare e per terra, scegliamo il giovane Adam, che viaggia sempre in coppia con Matteo (adammalik@yahoo.Com tel. 081/75700482 sono divertenti e affidabili) Loro ci spiegano che fino al 2002 avevano un’agenzia con tanto di negozio, ma dopo la bomba a Kuta di Bali il turismo di Lombok ha risentito parecchio del fuggi fuggi generale sopratutto da parte degli australiani, grande fonte di guadagno.

A Lombok infatti, contrariamente che a Bali la religione sovrana è islamica musulmana, la gente è davvero poco avvezza ai sorrisi e alle chiacchiere, le donne sono avvolte nei veli neri, i bimbi salutano diffidenti e sopratutto ogni tot urla impetuoso il muezzin di chissà quale moschea.

Il turista che vuole fare solo il “turista” evita pertanto questi posti poco inclini alla facile serenità ambientale e preferisce le altre isole vicine di religione hindù o buddista ovviamente dove la gente, il commercio e la mentalità sono molto più aperte e disponibili.

E pensare che prima di partire per Sengiggi, i nostri fidi Wayan e Madi ci “avevano avvisato” Bali vi mancherà, Jimbaran vi mancherà, Noi Vi Mancheremo (verissimo), perchè Lombok è molto diversa come gente e come isola… Oddio eravamo allarmati sul serio.

Per ora comunque con Adam ci troviamo bene e decidiamo di inaugurare la collaborazione con l’escursione marina a Gili Nanggu, a sud ovest di Lombok.

Questa è citata e conosciuta da pochi, infatti essendo un’isoletta privata, acquistata da un balinese nel 1970 per investire soldi, è chiusa al turismo di massa o delle agenzie, si arriva solo dopo 2 orette di macchina e 30” di barca a bilanciere, pagata una scemata, lasciando il piccolo ma movimentato porticciolo di Lembar.

L’escursione ci costa 425.000 Rs. Cioè nemmeno 40$ da dividere in 4 senza trattare e inclusi ci sono pure l’uso di pinne maschere e snorkelling free!! Gili Nanggu fa parte di un piccolo arcipelago di 6 isolette, semidisabitate e conosciute solo e sopratutto perchè intorno al mare incontaminato ci sono molte palafitte per il controllo delle coltivazioni delle perle, troppo carine e troppo curate a vista! Arriviamo sulla bianchissima spiaggia (ci sono solo 8 famiglie – 28 persone in tutto gli abitanti) e subito via a fare snorkelling con Adam che ci indica dove evitare le correnti, lui è stupefacente ha un fisico da atleta e nuota come un pesce, complimenti alla mamma, anche suo fratello Edi non scherza.

Anche qui fotografie subacque a non finire, ci sono i coralli blu, le stelle marine blu molli ed enormi sdraiate sulle rocce, i ricci di mare, tanti pesci pappagallo e corallo rosso arancio bianco praticamente ovunque.

La giornata ahimè vola in un baleno e nel tardo pomeriggio, al rientro i nuovi nostri amici ci consigliamo di cenare all’Happy Cafè, pub musulmano aperto da neppure 3 mesi (non c’è neanche nella Lonely cmq. Ci fidiamo) serata azzeccata sia nel mangiare che per atmosfera musicale, cantato anzi sbraitato fino a mezzanotte.

Per domani scegliamo invece di vedere la parte interna/meridionale dell’isola, conoscere un pochino la cultura Sasak e testare con mano l’artigianato le tradizioni e la vita quotidiana.

L’origine vulcanica dell’isola ha ovviamente influenzato anche le coltivazioni, infatti passando per i villaggi del sud notiamo le coltivazioni di cavoli, di pomodori, tantissimi, addirittura qualche campo di marjiuana, e solo donne piegate sulla terra.

Ciascun villaggio nel sud è specializzato in una determinata attività artigianale, in modo che primo non si fanno concorrenza tra di loro, secondo, cosa più importante riescono a tramandare accuratamente e oralmente tutti i metodi di lavorazione tra generazioni di madri e figlie.

Gerun è famosa per le sue ceramiche in terracotta ed argilla, (all’ingresso del paese c’è un enorme scultura fatta di ampolle e giare verdi impossibile non notarla), Loyok è famosa per le ceste sedie e divani in vimini e rattan, mia grande passione, Sindu per la scultura di contenitori di ogni materiale, dal legno alle conchiglie alle ossa e addirittura scatole fatte di foglia di palma.

Si parte quindi con Adam e il suo pulmino, del resto qui ci sono minori possibilità di trovare trasporti pubblici o taxi; e di buon mattino da Mansit beach si punta per Praya, prima tappa però al mercatino quotidiano di Puyung dopo il cimitero cinese, dove impazziamo a contrattare, chiacchierare, fotografare e divertendoci a salire sui cidomo, carretti trainati da cavalli nani.

Proseguiamo che è meglio, sopratutto perchè io e Anna vogliamo provare tutto, parlare con tutti, acquistare tutto e il tempo necessariamente stringe, vabbè dovremmo viaggiare sole solette …Noi due donne… Solo per mercati … È uno spasso no! Ci fermiamo subito a Sukarara, villaggio di tessitura tradizionale, la strada principale è invasa dai negozietti di tappeti grembiuli e coperte ikat, filati ancora su enormi vecchi telai manuali, dove i fili della trama sono sistematicamente uno ad uno prima tinti, poi tirati, poi intrecciati ed infine venduti al miglior offerente dopo quasi 2/3 mesi di duro lavoro manuale che solo le donne praticano.

Proseguiamo poi per Sade tipico agglomerato tradizionale di cultura Sasak, (provengono dalla Birmania) un pochino finto per turisti ma l’unico che propone tutte le gesta della vita di villaggio.

Qui ci accolgono delle guide abbastanza preparate, ci fanno entrare tra le viuzze e le palafitte, le case sono interamente di paglia ed argilla, sovrarialzate e tutti gli uomini e gli adolescenti vestono di nero con fasce gialle.

Delle donne invece neppure l’ombra (si nascondono all’interno delle palafitte) qua e la qualche bambinetto che insistentemente ripete a cantilena “money money money”, sono piccoletti si, ma già istruiti bene, non mollo nulla, mi dispiace ma mi fa male l’anima vederli così sporchi a piedi nudi che ripetono a comando di dargli qualche rupia.

Ad un certo punto io e Ivo ci perdiamo tra le stradine e ci ritroviamo di fronte ad una salita dove una mamma teneramente sta allattando un neonato, circondata da gatti.

Sorride ma non fa nessun cenno, poi arriva un uomo anziano e decidiamo di lasciarli perdere, forse è meglio sicuramente il vecchio non ha gradito la nostra piccola sosta.

Usciamo salutando ma senza lasciare l’obolo e senza firmare il diario perchè mi sembra tutto un pò costruito a rigor di logica e troppo su misura, poi sinceramente questi sasak musulmani non sono stati per nulla carini con noi.

Arriviamo lungo la meravigliosa linea costiera finalmente al mare, dopo aver incrociato Mister 0 in auto, (napoletano riccone che ha sposato una locale e ha intrapreso attività a non finire, e chi non lo conosce Uff), decidiamo di non fermarci a Kuta beach famosa per i break, le onde alte e i surfisti/viaggiatori con zaino in spalla; ma nella vicina vergine e solitaria Tanjung, letteralmente Paradisiaca.

E la giornata si conclude qui, perchè veniamo subito circondati da bimbi che regalano conchiglie, ma anche da venditori di cocco, venditori di tappeti, venditori di magliette, venditori di ananas e venditori di marjiuana, o noo anche qui! Sfiniti da ciascuno compriamo qualche souvenirs e finalmente … Ma dopo ore… Hanno praticamente preso il sole con noi ed insieme pranzato… Se ne vanno gasati felici e beati …Perchè hanno conosciuto i guests della giornata.

Il rientro in hotel è traumatico, per l’intera giornata abbiamo visto pochissime persone, sentito pochissime auto, bemo, pochissimo rumore, insomma l’impatto ambientale del ritorno alla normalità lo avvertiamo ma subito lo shock passa pensando al nostro bel bagno e alla nostra buona cena da Chez Alberto o all’Asmara.

Per qualche giorno decidiamo di goderci il ns. Bel hotel perchè il sole picchia forte e comunque questa vacanza si sta trasformando in un vero tour de force, cosi approfittando della piscina delle Jacuzzi della Spa e dei massaggi sulla spiaggia ci facciamo trattare da pacha e facciamo finta, come tutti gli altri del resto, di essere dei veri Vip.

Ma come al solito la nostra natura indomita e curiosa riemerge e visto che non possiamo fare altrimenti, decidiamo colpo di testa e di portafoglio, di andare per 2 giorni interi alle Gili, che sono le tre isolette coralline di assoluta bellezza : Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan.

Perchè no, poi magari ci pentiremo amaramente di non averle viste, proprio come è successo quando declinammo l’invito di Madi e Ian a Bali di visitare con loro e per 3 gg. La bellissima Nusa Penida, insomma siamo qui e allora impegnamoci… Si parte, destinazione Gili Air.

Il viaggio è un vero è proprio show, un cinema, abbiamo fatto tutto autonomamente e senza nessuna agenzia, proprio da Robinson Crusoe all’avventura.

Partenza con il bemo blu da Holiday Inn a Bangal, porto principale e golfo naturale di una bellezza incomparabile, peccato non averlo scoperto prima.

Da Bangal city a Bangal porto trasportati sul cidomo lento che più lento non si può, poi lotta dura ma senza paura per accaparrarci un biglietto anzi due di sola andata per una delle Gili, perchè per i turisti sopratutto se bianchi, qui tutto è mission impossible.

Chiedo allo sportello per Gili Air e tutto è completo, fortunatamente sono aiutata da un bel locale che vedendomi “femmena bianca” e credendomi sola si appresta garbatamente a tradurre alle signorine stronze dell’ufficio informazioni.

Lui va a Gili Meno (la più bella) quindi io chiedo per Gili Meno ma tutto è completo.

I posti non sono venduti in realtà obbligano il malcapitato turista di turno ad acquistare 30 posti liberi pagandoli, ( i locali 1.000 r noi invece 4.500 r) e poi al momento della partenza .. Dopo solo 30/40”, i locali sbucano da chissà dove e tu praticamente hai pagato per loro le loro cesta e i loro bagagli.

E no che non va beeneee, sapendo già di questo, ma non avendolo ancora provato sulla mia pelle allora chiedo per Gili Trawangan, spiacenti tutto è completo, azz.. Mi sono finite le isole!! Lo sbarco a Jetty di Gili Air è troppo da film, la barchetta evita le formazioni coralline e attracca nella zona dove non ci sono banchi di coralli perchè distrutti dalla dinamite per la pesca.

Noi lasciamo scendere prima tutti i locali, poi i francesi con le mountain bike ed infine saltiamo noi, guardando divertiti i bimbi che nell’acqua raccolgono i cocchi bianchi e li caricano su enormi barconi blu.

Gili Air dicono sia la meno bella perchè più vicina alla terraferma, alla faccia, qui è un paradiso, ma chi le spara queste dicerie…

Air è ottima per le immersioni e lo snorkelling, visibilità molto buona, flora e fauna marina ok, c’è di tutto, Anna avvista pure uno squaletto con Etan, che volere di più.

Purtroppo però non soggiorniamo insieme a Dany e Anna perchè al Gili Air hotel tutto è prenotato per 3 giorni.

E’ l’unico alloggio a conduzione italiana, tutte le altre strutture turistiche sono spartane e poco curate, sono dotate essenzialmente di bagno all’aperto, ventilatore e sopratutto zanzariera in questa stagione inutile.

Così stiamo nella location vicina, il Pondok Sandi, posizione superba davanti alla spiaggia, colazioni con banana toast e caffè nero bollente, bungalow di livello medio perchè paghiamo 8 euro (prezzo medio delle Gili dalle 4 alle 10 euro a coppia per notte (si avete capito bene, con colazione inclusa) ed evitiamo il Legend Pub mitico e più conosciuto dell’isola perchè tutte le notti si suona e balla fino alle 3, peccato che sta a 100 mt da noi per cui dormito poco e cantato molto.

Cena al delizioso Gili Air Restaurant con bruschette al pomodoro, pasta all’aragosta, gamberoni calamari tonno gamberi vino e Bintang per la modica cifra di 12 euro a coppia… Capito bene… In Italia ci saremmo svenati per una cena una spiaggia un ristorante ed un aragosta così. Un appunto, qui a Gili tutto è straordinariamente positivo, al contrario che a Lombok i locali sono educati e carinissimi, addirittura quando ho visitato un bungalow che non mi è piaciuto il lostmen mi ha accompagnato personalmente al Pondok facendomi conoscere il proprietario e contrattando per me il prezzo, very nice.

Qui i turisti sono coccolati perchè molti stanno solo mezza giornata con la navetta turistica, i pochi che soggiornano non solo si innamorano del posto, ma i locali vogliono che al rientro parlino bene e promuovino le Gili, impossibile non accontentarli basta cosi poco e poi Gili’s sono veramente Belle.

L’indomani sempre con Etan il ragazzino del Ozzy shop (contattarlo per escursioni di ogni tipo, merita davvero abdifantastik@hotmail.Com) , usciamo con la glass boat alla volta di Gili Meno e Gili Trawangan.

ps. Gili Air vuol dire isola dell’acqua, Meno isola dei polli e Trawangan non ha traduzione.

La giornata è favolosa, in cielo un sole piccante che più caldo non si può e le acque cristalline sono calde al punto giusto, prima sosta a Trawangan l’isola delle feste, piena di centri di immersione che organizzano corsi e gite quotidiane.

Ma ancor più bella Gili Meno, la piccolina delle tre, la meno visitata e la più incontaminata, andare assolutamente al Meno Wall verso nord dove ci sono moltissime tartarughe e corallo blu. E’ nota anche per il laghetto d’acqua dolce presente al centro dell’isola, basta poco per visitarlo cosi come il Bird park e il museo dei Beatles, imperdibili.

Noi ci fermiamo a pranzare sulla spiaggia, ci rilassiamo “ce la scialliamo” eccome, al punto che cullati dalle onde del mare e dal cinguettio degli uccellini ci appisoliamo, poi arrivano i piatti e si mangia, davanti solo le imbarcazioni, i bimbi nudi che fanno il bagno e il solito celeste del cielo e del mare con la ns. Amata Gili Air da lontano.

No il sogno sta finendo, è quasi tardo pomeriggio e dobbiamo rientrare al porto di Gili Air, poi Bangal e infine Sengiggi.

Qui purtroppo salutiamo Anna e Dany, beati loro che stanno ancora un giorno, se penso che abbiamo lasciato lontano a Lombok l’Holiday Inn strapagato dall’Italia, con le sue comodità, per starcene 2 gg. Alle Gili improvvisate, beh rifarei tutto ma tutto di nuovo, ancora e forse di più, organizzerei tutto ma tutto sul posto altro che confort e relax in hotel, farei Gili Gili e ancora Gili, ma per una settimana intera o anche di più. Insomma siamo proprio agli sgoccioli, noi partiremo per l’Italia fra due giorni, Anna e Dany il giorno successivo, quindi un pochino la tristezza inizia a farsi sentire.

I sorrisi spontanei e allegri diventano sorrisi consapevoli, che prima o poi passano e lasceranno posto a quelli di circostanza, l’affetto sincero si perderà nei ricordi di questi bei paesaggi e la malinconia ci assalirà quando penseremo e scriveremo ai nostri nuovi amici.

Vorremmo ribadire comunque che Lombok è sostanzialmente diversa da Bali, è molto più selvaggia, rustica, ancora poco incline al commercio e agli stranieri in genere, non verde ma secca e arbustosa, le verdi terrazze di riso qui ce le scordiamo, ovunque palme da cocco, pascoli e tanto legname.

La Lombok di paesaggi lussureggianti si trova nella zona ovest dell’isola davanti allo stretto sul vecchio porto di Ampenam, la parte più interessante è quella a sud incontaminata ma dove il turismo inizia a muovere discretamente i suoi primi passi, e quella culturale a nord dove dopo tanta fatica si può godere dell’emozionante panorama sulla caldera del vulcano Rinjiani e il lago vulcanico di Senapa Anak trekking e sudore a volontà…

Lombok la consigliamo perchè è molto sostenibile a livello di impatto ambientale, la natura rigogliosa conserva una bellezza neppure sfiorata ne dall’industria, ne dallo sviluppo urbanistico eccessivo ne fortunatamente dalla massa impazzita di turisti alla ricerca del luogo vip.

Tra queste insenature nascoste e nelle tante spiagge appartate abbiamo avvertito sensazioni assai inusuali, l’uomo bianco è visto ancora come fenomeno abbastanza raro per cui la gente sembra lontana (certo non aspettatevi l’amore e la gentilezza diffusa dei Balinesi) sia a Lombok che alle Gili, ma tanto tutti i giorni c’è qualcosa di nuovo da fare e capita così di sottostare a vivi rituali di sasak.

Per chi sogna di andarci e per chi davvero ci andrà, Buon Viaggio Di Cuore, Just Do It, da Saby e Ivo Motta from Milan.



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