Frames di Praga
Parigi dell’est…Sogno di pietra…
Definizioni comuni e usurate ma che rendono perfettamente l’idea perché questa è Praga, città fra le più belle al mondo…Capitale europea elegante e ammaliatrice, città cosmopolita eppur senza età… Il posto giusto, meditavo, per un duplice viaggio: nel centro Europa e nel tempo…
Dalle mie percezioni l’atmosfera di Praga usciva con la consistenza di una fiaba, sovente la città veniva descritta come immobile in un punto imprecisato della storia e le sensazioni che da sempre me ne derivavano, nate da letture, da immagini, canzoni, interpretazioni… Erano quelle di dover trovare una città senza tempo, eterna, evanescente, misteriosa e ammaliatrice…
Questi i miei pensieri e le mie aspettative mentre annullavo gli spazi dall’altra parte del cielo, oscurato, a tratti, da una fitta coltre di nuvole… Parafrasando il titolo di un romanzo di Hemingway (Di là del fiume e tra gli alberi) pensavo che, di là del cielo e fra le nuvole mi avvicinavo alla meta a lungo ambita… Mio figlio accanto a me canticchiava Goodby blue sky… No, nulla di romantico, solo il suo senso dell’humor piuttosto catastrofico: alludeva ad una possibile caduta dell’aereo e relativo addio al cielo blu…
Il volo, invece (potenza degli scongiuri!), atterra in perfetto orario, siamo all’imbrunire e, dopo un primo, non memorabile, assaggio di cucina ceca, contrattiamo, anzi tentiamo di contrattare perché il prezzo è fisso, un pulmino che ci accompagni in città. La periferia non presenta nulla di particolarmente rilevante, ma improvvisamente intravediamo quello che sembra proporsi ai nostri occhi come un miraggio: uno squarcio improvviso fra i palazzotti circostanti ci consente d’intravedere il castello di Praga brillare e specchiarsi sulle acque scure della Moldava…Una pietra preziosa incastonata in un fluido nero…Mi piace interpretarlo come il benvenuto della città d’oro… L’hotel Hilton ci dà lo spunto per altri commenti…Siamo accolti da un tipo in livrea e cilindro in testa, i nostri bagagli presto pronti sul carrello, lo sguardo che corre intorno, fra acrobazie architettoniche ed ascensori luminosi che salgono e scendono comportandosi come belvederi mobili sospesi sull’immenso ed insolito atrio…
Sistematici in camera, non resistiamo al desiderio di una prima passeggiata anche se, essendo già tardi e non conoscendo ancora il modo per muoversi, non ci allontaniamo troppo: abbiamo appreso di aggressioni, borseggio e non vorremo dare un taglio sinistro alla nostra vacanza… Andiamo a letto, programmando per l’indomani, domenica, la prima visita.
Nei giorni precedenti la partenza avevo spulciato la rete per conoscere le previsioni del tempo, la totalità delle quali (tranne quelle di un sito) annunciavano nuvolosità ed acquazzoni su Praga. Forte e sicura delle mie conoscenze, convalidate, oltretutto, dalle strade mattutine già bagnate, indosso jeans, scarpe chiuse e giubbottino, giusto per non correre il rischio di bagnarmi o sentire freddo invece… Il caldo è avvolgente, ci sommerge e di frescura piovosa nemmeno l’ombra!! I jeans pesano, le scarpe soffocano, il giubbotto ingombra…Quando si dice: -Previsioni!!! In verità la mia settimana di permanenza nel paese Ceco è stata all’insegna di un tempo meteorologico complessivamente buono, soleggiato e caldo.
Cosa mi è rimasto dentro di Praga? Intanto è inalterata, perfetta, Praga non è mai stata bombardata cosicché è riuscita a conservarsi intatta anche se un’accurata opera di restauro si è resa, nel tempo, necessaria per riportarla all’antico splendore… Il centro storico è un’ armonica alchimia di tutti gli stili architettonici europei degli ultimi mille anni ed oltre, a partire dal Medioevo fino ai nostri giorni. Ma Praga è stata anche testimone silenziosa di numerose lacerazioni e conflitti che hanno inferto molte ferite al popolo ceco, come, ad esempio, la famosa Primavera di Praga allorquando la nazione (l’allora Cecoslovacchia) tentava di sottrarsi all’orbita sovietica per aprirsi ad una ventata di cambiamenti, riforme e libertà civili, impeto brutalmente stroncato dai carri armati sovietici entrati a Praga: a Piazza San Venceslao, proprio ai piedi del museo Nazionale, è possibile fermarsi ad osservare la lapide dedicata a Jan Palach, il primo degli studenti suicidatosi appiccandosi il fuoco addosso in segno di protesta… Un pensiero ed una foto mentre un’anonima turista vi passava sopra senza nemmeno curarsi di capire cosa stesse calpestando… Credo che il mio innamoramento di Praga sia legato indirettamente a questo evento: La Primavera di Praga, canzone scritta da Guccini e cantata anche dai Nomadi, ha costituito il mio precoce imprintig praghese…Da allora ho sempre avvertito un crescente, particolare feeling con la città, una specie di insolito cordone ombelicale…
La città è divisa in vari quartieri: Starè Mesto (città antica), Nove Mesto (città nuova ma si fa per dire..), Mala Strana (città piccola), Hradcany (zona castello), Josefov (quartiere ebraico).. Starè Mesto e Mala Strana sono divise ed unite dal ponte di San Carlo (zona Karluv Most). La Moldava, infatti, spacca a metà la città, insinuandosi con delicatezza in quasi tutte le migliori vedute panoramiche e ponendosi come ripetitore sfumato di luci e bagliori.
L’arrivo al cuore della città vecchia (quartiere Starè Mesto) tramite i molteplici, pittoreschi vicoli pieni di negozi di souvenir, mi ha lasciata senza fiato… Staromestskè namesti (piazza vecchia) mi è apparsa in tutta la magnificenza dei suoi splendidi palazzi che un solo sguardo non poteva riuscire ad abbracciare interamente.
I palazzi che ne fanno parte sono dei capolavori architettonici che racchiudono stili diversi: Rococò, Barocco, Gotico, Neoclassico e Art Noveau convivono in armonia… Tutti ricchi di ornamenti, fregi, statue, stucchi, graffiti, finestre bifore e decorazioni varie, possiedono differenti colori pastello che contribuiscono a circondarla di un’aurea magica…
L’una dietro l’altra si succedono le case “Alla Campana di Pietra”, “All’Unicorno Bianco”, “Al Tavolo di Pietra”, il palazzo-torre “Al Cavallino Bianco”, la Casa “Al Minuto “ove Franz Kafka trascorse la sua infanzia…
Kafka mantenne sempre un atteggiamento ambiguo verso Praga, di amore-odio, tenerezza e sferzante ironia, un’ambivalenza che rispecchia l’umano desiderio di liberare se stessi dalle cose che ci attirano di più…
Immense si ergono le irte guglie della chiesa di Santa Maria di Tyn, le cui due lunghe torri si innalzano dominando la piazza. Quest’ultima (e non solo) in ogni ora della giornata, si presenta con colori e luminosità diversi che sembrano rendere cangianti gli stessi pigmenti delle facciate. I momenti più belli, secondo me, sono il mattino presto, il crepuscolo e la sera; al mattino l’aria tersa ed il cielo azzurro le donano una nitidezza luminosa e solare, fermo restando che non sia nuvoloso, il crepuscolo si offre come ottimo spazio per le foto più belle perchè la luce è ancora bastevole per consentire un’impressione fotografica efficace mentre le luci già accese iniziano a vestirla della tipica atmosfera serale..
…La sera, poi, la piazza (e la città intera) ti strega con il fascino di una donna seducente… Le luci sono disposte ad arte, i deliziosi lampioncini, le carrozze con i cavalli, tutto contribuisce all’effetto incantesimo… La sera è anche il momento in cui riesce più facile astrarsi dalla massa di turisti che assalta la città… Basta porsi in un angolino e perdersi nei suoi colori, nelle forme, nella stessa aria e far finta di non essere circondati dal numero incredibile di gente di nazionalità disparata che converge in questa meravigliosa piazza, passeggiando, puntando lo sguardo verso l’orologio astronomico che ogni ora offre il grazioso spettacolo della passeggiata degli apostoli… Tanta gente, troppa gente, una folla chiassosa, turismo di massa…Rendono Praga una città come tante da visitare brevemente ed abbandonare portandosi qualche souvenir, qualche bel ricordo ed alcune esperienze con le quali magari arricchire la propria memoria e la propria conversazione… Praga è tutto fuorché questo, non è una città che si possa visitare in un 2, 3 giorni, essa, laddove possibile, va vissuta, goduta, calpestata per più giorni, assorbita… A quel punto si può star certi che il sortilegio avrà sortito il suo effetto…La città t’invade, ti conquista definitivamente per non lasciarti, ne sono convinta, mai più… “Praga non molla. Non molla noi due. Questa mammina ha gli artigli. Bisogna adattarsi o… In due punti dovremmo appiccarle il fuoco, al Vyserhard e al Hardschin, e così sarebbe possibile liberarci. Pensaci un po’ fino a carnevale” (Scrive Kafka in una lettera a Oskar Pollak).
Dal cuore della città vecchia ci si può agevolmente spostare in direzione del più antico ponte di Praga, sorto a sostituzione del ponte Giuditta, parzialmente distrutto da un’inondazione nel 1342 e lungo ben 520 metri: Ponte San Carlo, a custodia del quale si ergono le splendide torri di Starè Mesto e Mala Strana, una romanica, l’altra in tardo gotico. Il ponte è sempre inondato di turisti, di artisti, musicisti, bancarelle… Musica e colori aleggiano nell’aria dando vita a momenti di sublime fusione con il circostante in cui il ponte appare davvero come un crocevia internazione ove più popoli, più culture, più mondi, più tempi possono incontrarsi..
Il mezzo chilometro del ponte su entrambi i lati è ornato da 75 sculture rese nere dal tempo (ma sono copie a sostituzione delle originali) che gli danno, talora, soprattutto con il buio, un aspetto leggermente tenebroso e tetro ma basta allontanare lo sguardo curvandolo al panorama circostante per realizzare come elementi naturale ed antropici riescano a fondersi mirabilmente, stringendosi in un infinito abbraccio… Il fiume Moldava accarezza il ponte, lambendone le fondamenta (anche se, quando straripa, la sue carezze diventano meno gradite!) e cullando dolcemente i numerosi battelli che l’attraversano.. Ma, già da quando il sole volge al tramonto, esso diventa specchio di luci e colori in un continuo incresparsi di baluginii, riflessi e bagliori dai caldi toni dorati… Dall’alto spicca, realmente fiabesco, il castello dominato, a sua volta, dalle alte guglie della cattedrale di San Vito. Anche in questo caso, oltre che le forme, sono i contrasti e gli accostamenti fra diversi colori e materiali e le alternanze di luminosità e penombra, a dilatare in maniera esponenziale la suggestività dello scenario. A vista d’occhio ed a 360 gradi, dalla notte emergono guglie, torri, campanili, teatri e palazzi.. Indimenticabile…
Il grandioso complesso del castello, a sua volta,può essere considerato una cittadella fortificata dentro la città, dotata di palazzi, chiese… Salendo su una delle due torri della facciata della cattedrale di San Vitosi può godere di uno splendido panorama della città con tutte le sue torri e guglie e campanili…
Questa è Praga, questo è tanto altro ancora…
Praga è passeggiare lungo le vie meno affollate ma ugualmente dense di storia e di angoli pittoreschi… seguire il corso del fiume ed attraversare alcuni dei 16 ponti che ne tengono saldamente legate le sponde… È l’isoletta di Kampa, a 2 passi dal ponte San Carlo, con i suoi canali (per la quale è anche detta la “Venezia di Praga”) e i suoi ettari di verdi boschetti… È il colle di Petrin (con la sua torre simile, in scala minore, alla tour Eiffel) sotto il quale Praga placidamente si distende… È il giro in battello sulla Moldava, comprensivo di birra e gelato o cena romantica..
Ed è anche il quartiere ebraico di Josekov ove è possibile leggere, uno accanto all’altro, i nominativi di tutti gli ebrei che furono sterminati durante l’ultimo conflitto mondiale, una fila interminabile di nomi che si estende su numerose pareti di più stanze.. Un richiamo silenzioso, semplice che più semplice non si può ma, forse per questo, efficacissimo. Commovente anche l’esposizione dei disegni realizzati da bambini ebrei dentro i lager, disegni nei quali essi proiettavano le loro paure, i traumi subiti ed ancora in corso, le brutture a cui erano costretti ad assistere. Leggere i nomi, vedere le fotografie sfocate di questi bambini sorridenti, ancora ignari di un futuro in via di dissolvenza, osservare i loro disegni, disegni semplici, scuri, densi di tragedia, è un’esperienza più significativa ed emotivamente forte che leggere nei libri di storia… Da insegnante quale sono, fantastico, molto utopisticamente, su quanto sarebbe efficace un insegnamento veicolato attraverso le esperienze dirette… Che ve ne pare di storia e geografia studiate fra un aeroporto ed una stazione ferroviaria??? Vabbè, stavo scherzando…
Questi sono i miei “pezzi di Praga”, i frames impressi, le mie curve emozionali… Sono appena rientrata e già penso a quando potrò farvi ritorno… Non vorrei avvenisse in estate, provo, piuttosto,ad immaginarla dentro i colori autunnali, su tappeti di foglie dai molti toni caldi e dorati, immagino tutte le foto che potrei scattare senza la barriera di migliaia di corpi che ti attraversano mentre stai per premere.. Alcune di queste foto le ho già nella testa, attendono solo di prendere vita…
La immagino solitaria ed immersa in una leggera nebbiolina, quella che sale dal fiume e che rende sfumati i contorni di tutte le cose, con i colori pastello che assumono sfumature diverse al modificarsi della luce. Lungo le strade, nel ponte, nelle piazze, ovunque potevi trovare tele, cartoncini, cartoni telati con impressa la città vista da vari punti ed in varie situazioni meteorologiche…
Anche tutta innevata dev’essere affascinante ma chissà che freddo… Mi piace immaginare (io che sono una gran freddolosa) di mettere il naso fuori per qualche gelida passeggiata e poi entrare e riscaldarsi in uno dei tanti caffè o pub che incroci in qualsiasi direzione…
Ho scattato molte foto anche se moltissime sono rimaste allo stato di pensiero, se volete vederle potrete trovarlen su Ciao Praga, a presto…