Messico e Guatemala di con calma ma non troppo
Tipo ed obiettivi del viaggio: siamo una coppia di “sposini” di mezza età (purtroppo a 40 anni si dice così). Volevamo fare un itinerario di massima abbastanza completo perlomeno nelle tappe principali per poi decidere in loco sia la durata che i particolari delle varie tappe. Dato il tempo a disposizione e le nostre aspettative (oltre al fatto che era il nostro primo viaggio fai da te così impegnativo) ci siamo imposti di effettuare tappe non troppo concentrate ma sufficientemente lunghe da poter assaporare con calma ciò che avremmo visto. Ciò ha determinato la decisione di escludere delle destinazioni importanti (per esempio Copan ) ma abbiamo preferito vedere “tanto e relativamente con calma” piuttosto che “tutto ma in fretta” cosa che si è rivelata una decisione saggia. Gli unici vincoli sono stati gli alberghi prenotati dall’Italia per la “Semana Santa” onde non correre il rischio di non trovarne in loco, cosa che ha anche condizionato leggermente il tragitto.
Spese: cambio: 1,00 € = 1,2 US$ = 13 Pesos = 10 Quezal abbiamo cercato di non spendere un’esagerazione ma allo steso tempo nemmeno di risparmiare fino all’osso, per cui ci siamo rivolti sia per gli alberghi che per i pasti a locali di livello medio che comunque si sono rivelati piuttosto economici ( senza farci mancare niente la nostra spesa giornaliera media comprendente albergo, pasti, trasporti, entrate, mance, extra in genere escludendo solo i regali è stata di 40,00 € a testa). Ovviamente a parità di qualità all’interno si spende molto meno che al mare.
Spesa totale del viaggio(tutto compreso anche gli extra, escluso solo i regali) 1850,00€ a testa.
Trasporti: volo Iberia andata Venezia-Mexico City, ritorno Cancun-Venezia (650,00 € a testa comprese tasse e assicurazione per tutto il viaggio).
Per i trasferimenti abbiamo utilizzato autobus di prima classe o di lusso ed in certi casi minibus organizzati.
In loco con i bagagli abbiamo usato i taxi e senza bagagli si è rivelato molto comodo utilizzare i coletivos (o combi che dir si voglia), a Mexico City ci si muove molto bene con la Metropolitana.
Sicurezza: Premesso che abbiamo cercato di evitare situazioni a rischio e che abbiamo sempre utilizzato le dovute precauzioni per i documenti e per i pochi oggetti di valore (soprattutto telecamera), non ci siamo mai sentiti in pericolo e nemmeno abbiamo avuto la sensazione di correre dei rischi particolari tranne forse un po’ di disagio nelle due ore a Guatemala City come racconterò più avanti. Alcuni accorgimenti: Abbiamo portato un po’ di dollari in contanti, carte di credito e bancomat. Da notare che le carte di credito non sono accettate volentieri e quasi sempre chiedono un sovrapprezzo del 10% per cui ci siamo arrangiati, peraltro benissimo, prelevando agli sportelli bancomat.
I regali consiglio di prenderli tutti in Chiapas e Guatemala che convengono sia per varietà che per qualità (al mare, ammesso e non concesso di riuscire a trovare le stesse cose, queste costano molte volte di più).
telefono: avevamo un cellulare tri-band (in Messico funziona senza problemi in Guate non funziona) molto utile per i messaggi (0.30€) ma proibitivo per le chiamate (6,00€ al min.) anche la scheda New Columbus (acquistata in Italia, 12,00€ per 25 min. Di telefonate, un po’ macchinosa per i molti numeri da comporre ma economica) non funziona in Guate. Comunque niente paura perché in molti degli onnipresenti internet-point si ha la possibilità di telefonare a prezzi irrisori, ad Antigua addirittura 2 Quezal al minuto!! acqua: abbiamo prestato moltissima attenzione a non bere bevande allungate con acqua o con ghiaccio, inoltre anche in albergo abbiamo sempre utilizzato acqua in bottiglia anche per lavarci i denti. Forse lo riterrete eccessivo, ma non abbiamo avuto nessunissimo problema inteastinale per tutto il viaggio; all’ interno di tutti i siti archeologici non vengono vendute bevande, ne trovate solo nelle bancarelle all’ingresso, quindi siate previdenti, esagerate pure con le scorte che vi portate e non ve ne pentirete.
cibo: contrariamente alle nostre aspettative abbiamo trovato una cucina abbastanza varia ed abbiamo mangiato benissimo spendendo cifre che qui in Italia ti permettono di mangiare solo un panino. Ovviamente, come nostra abitudine, ci siamo rifiutati di assaggiare la pasta (abbiamo tempo di mangiarla in Italia) e ci siamo rivolti quasi esclusivamente alle specialità locali.
29/03/2004 Venezia – Mexico City Partenza alla sera da Venezia, sosta di 4 ore a Madrid, arrivo a Mexico-City alla mattina alle 6,00. Volo senza grossi problemi, a parte che dal 1°marzo sulle tratte europee Iberia ha deciso di tagliare i costi e fornisce solo pasti a pagamento, e nella tratta intercontinentale, mentre tutti dormono e nonostante le proteste , un vecchiaccio si ostina a parlare a voce altissima con una signora distante da lui quattro posti.
Abbiamo scelto appositamente questo orario per avere subito una giornata per organizzarci ed inoltre ci ha permesso di guadagnare un giorno.
30/03/2004 D.F.
In aeroporto prendiamo il biglietto per il taxi giallo che ci porterà in hotel con 118 Pesos (ne avevano chiesti 142 , per fortuna avevamo guardato la cartina esposta. Si sono scusati dicendo che avevano sbagliato zona, sarà ma avevamo chiesto per lo “zocalo” non per una destinazione sconosciuta!!).
Hotel Gillow prenotato dall’Italia: stanza matrimoniale 43$, sono solo le 7.00 di mattina ma ci danno la camera lo stesso. Hotel carino di buona qualità, pulito in posizione ottima, lo consigliamo (vedi Lonely Planet).
Sta passando una perturbazione (che scopriremo poi aver provocato inondazioni con molte vittime nel Nord del paese) per cui fa un po’ freddino, ma siamo attrezzati con una giacca leggermente imbottita con la quale siamo partiti dall’Italia.
Facciamo un deposito in banca per la prenotazione dell’hotel di San Cristobal (necessario perché sarà durante la Semana Santa) e ci stupiamo per l’efficienza: in soli 5 minuti si esaurisce la coda di circa 15 persone e la nostra operazione dura meno di un minuto. In Italia avremmo perso un’ora.
Passiamo in una via piena di farmacie che non sono dei negozietti ma veri e propri supermercati; scopriremo poi che in tutto il Messico ci sono farmacie praticamente ovunque, alla faccia della nostra scorta di medicinali che ci siamo portati dall’Italia per paura di non trovarne.
Andiamo allo Zocalo dove vediamo la famosa bandiera, davvero gigante e la cattedrale metropolitana (considerazione sulle chiese Messicane: sono carine, molto decorate e curate, vale la pena una visitina tenendo presente però che comunque in Italia abbiamo ben altro). Entriamo al Palacio National, è richiesto un documento, mostriamo la fotocopia del passaporto, è sufficiente. Ammiriamo i bellissimi murales di Diego Rivera. Un bambino di una scolaresca da l’avvio ad un episodio simpaticissimo: ci chiede un autografo con l’indicazione della nostra provenienza (faceva la raccolta delle varie nazionalità), veniamo subito circondati da una marea di bambini che vogliono altrettanto. Abbiamo passato 10 minuti da “star” godendoci la faccia stupita degli altri turisti che si chiedevano chi fossimo.
Facciamo uno spuntino abbondante per 38P a testa al KFC dietro all’hotel (una nostra debolezza ma non si ripeterà più per tutto il viaggio).
La giornata è ancora lunga e decidiamo di vedere il museo di Antropologia (entrata 38P). Lo troviamo molto bello e piacevole da visitare. All’uscita assistiamo ad uno spettacolo di voladores.
Considerando anche il viaggio che abbiamo alle spalle, arriviamo in albergo distrutti con l’intenzione di cenare lì, ma non ce la facciamo perché dopo una doccia tonificante ci addormentiamo e ci svegliamo solo alle 6 del mattino dopo. In un giorno solo abbiamo praticamente recuperato il jet-lag di 8 ore.
31/03/2004 D.F. – Teothiuacan Una buona colazione al ristorante dell’albergo che è un locale molto carino e dove beviamo il nostro primo “jugo” (un succo di frutta preparato al momento molto gustoso che è un vero e proprio concentrato di vitamine, fuori dai pasti diventerà la nostra bevanda preferita), poi in metropolitana fino al Terminal Norte dove prenotiamo l’autobus ADOGL per Oaxaca (partenza domani mattina 343P a testa) partiamo per Teothiuacan circa 50 minuti di autobus (di cui una parte allietati da dei “mariachi” saliti lungo il tragitto andata e ritorno 50P a testa) arriviamo al sito al Gate 1 alle 11.00. Entrata 38P a testa.
Finalmente si vede il sole ma fortunatamente, dato che non c’è ombra, non fa molto caldo.
Percorriamo i 2 Km del viale dei Muertes. Abbiamo deciso di scalare solo una piramide ed optiamo per quella della Luna perché, nonostante sia più impegnativa per via di gradini alti anche 40 cm, riteniamo possa avere una prospettiva panoramica migliore. Quindi non saliamo sulla piramide del Sol. Non abbiamo la controprova sull’esattezza della nostra ipotesi, ma dopo lo sforzo della scalata, dalla cima della piramide della Luna si è premiati da una vista letteralmente mozzafiato. Scendiamo con attenzione, ma risulta più facile di quanto temessimo, e anche Manu che soffre terribilmente di vertigini ha superato agevolmente la prova. Usciamo dal gate 3, dove dopo 5 minuti passa il bus e torniamo a Mexico City dove arriviamo alle 15.00. il sito ci è piaciuto moltissimo a dispetto delle valutazioni solo discrete che avevamo letto nei resoconti di altri viaggiatori (voto 8 1/2).
Dal Terminal Norte, visto che abbiamo tempo e che è abbastanza vicina andiamo in metropolitana alla Basilica di Nuestra Señora de Guadalupe. La basilica vecchia ci delude abbastanza soprattutto per le dimensioni, è molto più piccola di quanto ci aspettassimo. In compenso la chiesa nuova (che non volevamo visitare perché “tanto sarà uno schifo”) è un bel colpo d’occhio, soprattutto all’interno.
Cena al ristorante dell’albergo, buonissima, esageriamo un po’ ma d’altra parte è il nostro primo pasto come si deve dal nostro arrivo, tequila spettacolare, ci alziamo satolli.. Il locale non è tra i più economici, 450P in due mancia compresa, sarà comunque di gran lunga la cena più cara dell’intero viaggio.
01/04/2004 Oaxaca Andiamo al terminal TAPO col taxi, prendiamo il bus (bellissimo) per Oaxaca. Il progetto originale era di viaggiare di notte, ma dato che il viaggio non è troppo lungo, abbiamo pensato che di giorno avremmo visto il paesaggio e poi avremmo dormito in albergo.
Il viaggio si rivela molto bello, il paesaggio cambia completamente ogni 50km. Ci è piaciuto molto, allora decidiamo di viaggiare sempre di giorno tranne quando il viaggio è troppo lungo come per esempio la prossima tratta da Oaxaca a Villahermosa per la quale prendiamo i biglietti appena arrivati adl terminal di Oaxaca. Lasciamo i bagagli al deposito del terminal (28P due colli due ore). Facciamo una passeggiata a caso per cercare un albergo in centro. Uno carino ci spara 1000P, troppo. Passiamo davanti all’hotel Francia e mi ricordo che è segnalato dalla LP, la posizione è ottima nei pressi dello zocalo. Per una doppia ci chiede 374P, ci mostra due stanze ma non ci piacciono molto. Vogliamo cercare altrove e tenerlo di riserva, ma ci offrono per lo stesso prezzo una camera spaziosa e molto più bella in un’ala ristrutturata, accettiamo ed andiamo a recuperare i bagagli.
Ormai è sera, doccia e cena al rist.”Primavera ” sotto i portici dello zocalo, molto buona con Mezcal finale (210P in due). E’ il mio primo mezcal e mi faccio consigliare dal cameriere pensando che porterà comunque il più caro (come è successo a DF con la tequila), invece me ne porta uno buono davvero e scopro poi che è il più economico. Oaxaca ci sembra una città molto simpatica.
02/04/2004 Oaxaca – Monte Alban – El Tule Colazione in una pastelleria con cioccolata alla cannella molto buona.
Monte Alban: bus 24P entrata 38P. Lo troviamo molto più bello di quanto ci aspettassimo, posizione panoramica bellissima, peccato un po’ di foschia. Vale veramente la pena (voto 8).
El Tule: gita simpatica, prendiamo il combi vicino al mercato, albero molto spettacolare (soprattutto il tronco più che la fronda che comunque è notevole). Spesa totale 24P a testa.
Visita chiese: la cattedrale è bella, la chiesa di Santo Domingo lo è di più con decorazioni bellissime e molto scenografiche.
Per cena cerchiamo il ristorante “Fonda de la Cruz” consigliato da LP ma non esiste più. Meglio così. Ceniamo a “El Sagrario” vicino allo zocalo. Locale molto, molto carino dove ci facciamo una mangiata esagerata di ottime specialità Oaxagheñe compresi i grilli (chepulinas che tra l’altro vengono venduti anche in piazza) totale per due persone 167P più mancia. Vista la qualità del locale veramente bello pensavamo di più. Concludiamo con un Mezcal sotto i portici dello zocalo.
Episodio curioso nel pomeriggio quando per comprare una scheda Ladatel andiamo in un negozio di telefonia dove ci consigliano di cercare nella farmacia di fronte!! Lì troviamo la scheda. Boh!? 03/04/2004 Oaxaca Giornata di relax. Ci prendiamo una cioccolata magnifica (una delle tante specialità di Oaxaca) alla cioccolateria “Mayordomo” a sud dello zocalo, dove facciamo scorta di stecche di cioccolato. Il locale è caratteristico e si vede la produzione delle varie miscele di cacao.
Sempre con calma facciamo un giro al mercato. A nostro parere la parte migliore è quella degli alimentari. Bella atmosfera, tanti colori, tanti profumi. Torniamo allo zocalo che è gremito di gente per via di un comizio elettorale, ci sediamo sotto i portici a berci un “jugo” (buonissimo come al solito) ed osserviamo. Interessante l’entusiasmo e la partecipazione della popolazione.
Trotterelliamo fino a S.Domingo dove troviamo un matrimonio, approfittiamo per ammirare le usanze del luogo (ad onor del vero non troppo differenti dalle nostre).
Dopo un riposino in albergo riprendiamo a bighellonare, oggi è sabato e c’è molta gente, si respira già aria di Semana Santa..
Cena da “El Topil” che nonostante le segnalazioni e pur essendo un locale veramente tipico (forse troppo: nello spartanissimo bagno a cui si accede passando per la cucina, l’acqua si prende da un secchio appoggiato in un angolo) non ci esalta, comunque buono totale 200P.
Solito Mezcal allo zocalo gremito di gente al suono degli immancabili mariachi.
04/04/2004 Oaxaca – Domingo dos ramos (domenica delle palme) Colazione molto buona (60P) alla cioccolateria “Soledad” che è anche un albergo abbastanza economico.
Messa alla chiesa di S.Domingo, la cerimonia ci delude un po’ nel senso che ci aspettavamo qualche cosa di più.
Torniamo in albergo per il check-out, ci tengono però in deposito i bagagli dato che abbiamo la corriera per Villahermosa alle 21.
Ascoltiamo il concerto di una orchestra nello zocalo ed ammiriamo i murales al palazzo comunale.
Andiamo alla Basilica della Soledad, bella e qui finalmente si vede che la Semana Santa è iniziata davvero, infatti c’è festa.
Mangiamo qualche cosa vicono allo zocalo al “chachos”. Ultimo mezcal servito con lime e sale di gusano (ossia sale mescolato a “gusano” macinato). Risulterà il miglior mezcal bevuto. Spesa totale 145P.
Ritiriamo i bagagli, andiamo al terminal col taxi e partiamo per un viaggio che ha fatto calare notevolmente la fiducia che riponevamo in ADO.
05/04/2004 Villahermosa – Palenque Viaggio schifoso: bus ADO 1° classe bello, peccato che ci accorgiamo ben presto che fa caldo, ci dicono che l’aria condizionata è rotta. Temperatura di 30° per tutto il viaggio (14 ore anche se alla cassa ci avevano detto 12). Non ci sono finestrini da aprire. Impossibile andare in bagno: temperatura di almeno 50°, puzza, mosche. Impossibile dormire ed in aggiunta trasmettono due film inguardabili.
Alle nostre rimostranze all’arrivo riusciamo ad ottenere, a parziale risarcimento, uno sconto del 50% sul viaggio Villahermosa-Palenque (il risparmio è solo di 74P, magra consolazione dopo la notte passata).
Visita al parco museo La Venta per vedere le famose teste Olmeche: carino, primo contatto con i coati (simpatici animaletti che sembrano una via di mezzo tra un procione e un opossum) che vengono anche molto vicini. E’ stata una sosta piacevole prima di continuare il viaggio per Palenque (voto 6 1/2). A Villahermosa comincia a farsi sentire il caldo (siamo a livello del mare) inoltre avvertiamo una maleducazione diffusa mai riscontrata fino ad ora (la peggiore è la cassiera del terminal che dopo una coda di 40 minuti e senza avvisare mi chiude lo sportello davanti alla faccia e mi costringe a fare un’altra coda – il migliore il ragazzo del deposito bagagli molto simpatico e che conosce Renato Zero).
Arriviamo dopo 2h 1/2 a Palenque con ADO che questa volta ci concede una temperatura di -10 C°. Incredibili i Messicani che con magliettina leggera resistono sotto le bocchette aperte. Io che invece le ho chiuse e sono coperto, ho freddo lo stesso e chiudo di nascosto le bocchette dei due davanti a me, ma serve a poco perché ci sono le altre e l’effetto cella frigorifera è al massimo.
Consiglio: noi abbiamo utilizzato spesso un gilet di tipo tecnico che ci ha protetto il busto sia da improvvisi sbalzi di temperatura (sui bus) che da colpi d’aria (per esempio navigando sulle “lancias”); è stato davvero provvidenziale.
Per non correre rischi, siamo in Semana Santa, abbiamo prenotato dall’Italia l’hotel Xibalba che raggiungiamo in taxi (ma se avete gli zaini si può andare a piedi). Si trova in una zona tranquilla in mezzo al verde chiamata “la cañada” ed il primo impatto è un po’ deludente. Ci ricrediamo presto, la camera è nuova, abbastanza semplice ma carina e pulitissima e, particolare non trascurabile data la temperatura e l’afa, ha l’aria condizionata; prezzo 400P. Inoltre al ristorante dell’Hotel si mangia anche bene, la cena è buona e Manu mangia anche dell’ottimo pesce (150P in due). Lì incontriamo degli italiani che fanno il giro in senso inverso al nostro, ci scambiamo delle dritte sulle prossime tappe. Escludiamo Agua Azul dal nostro itinerario (tra l’altro era già in forte dubbio) perché ci dicono che invece di azul è marrone e che c’è un casino peggio che a Rimini in Agosto dovuto in gran parte alla ressa da Semana Santa.
06/04/2004 Palenque Ci alziamo presto, facciamo colazione e prendiamo un combi per le “ruinas” pagando 7P, arriviamo alle 8.15 e alle casse non c’è coda, bene. Ingresso 38P. Siamo attrezzatissimi: cappelli, macchina fotografica e telecamera che lasciamo nella custodia per non pagare i 30P di supplemento (la tireremo fuori una volta entrati, non sono fiscali da questo punto di vista e questo trucchetto ha funzionato in tutti i siti senza problemi) e sopprattutto un portaborraccia tipo ciclista a testa e corredato di bottiglietta da 1/2 litro oltre ad un bidoncino da un gallone (quasi 4 litri) di acqua. Sembriamo esagerati, ma notiamo che non siamo gli unici e vi assicuro che dopo un paio d’ore hanno cominciato a guardarci con invidia. Infatti dato il clima si suda continuamente ed è indispensabile bere molto per non disidratarsi. Il sito è magnifico in mezzo alla jungla, ce lo giriamo tutto facendo delle belle soste ristoratrici, ci impieghiamo 6 ore ma ne vale la pena. Ci arrampichiamo su tutte le rovine principali notando con stupore che per fare la stessa cosa c’è chi ha scelto i tacchi alti. Purtroppo la tomba di Pakal non si può visitare e neppure si pùò fare il bagno nel fiume che attraversa il sito. Ma non preoccupatevi tra le rovine e la jungla lo spettacolo è assicurato, le parti secondarie ancore semisepolte dalla jungla sono semplicemente affascinanti. (voto 9 1/2 , non do 10 perché prima devo vedere Tikal e voglio mantenere un po’ di margine).
Torniamo stanchi in albergo per un riposino prima di sbrigare faccende tecniche tipo prenotare la corriera per San Cristobal (Cristobal Colon 96P a testa) e l’escursione a Yaxchilan e Bonampak (518P atesta).
Ceniamo al ristorante Las Tinajas consigliatissimo da LP dove rimaniamo delusissimi in quanto oltre al servizio un po’ scortese e ai piatti molto al di sotto delle aspettative, al momento dell’ordine scopriamo che il locale non vende birre (nonostante ci siano nel menu) perché non ha più la licenza per gli alcolici. E’ stata nettamente la peggior cena del viaggio (160P bevendo coca-cola). Inoltre prendiamo la decisione di considerare con sospetto i consigli culinari di LP (su tre tentativi due delusioni ed un ristorante inesistente) e di fidarci del nostro istinto che fino ad ora si è rivelato molto più efficace. Ci beviamo una birra in un altro locale e poi a nanna, domani giornata impegnativa.
07/04/2004 Yaxchilan – Bonampak (verificare Corazal, distanze e tempi) Sveglia 5.30. Alle 6.00 passa il minibus e si parte per Yaxchilan (200 km). Lungo il tragitto facciamo colazione a buffet in una palapa in mezzo agli alberi (senza infamia e senza lodo). Nel frattempo il paesaggio è quasi tutta jungla e rimarrà così fino a Frontera Corazal, dove arriviamo dopo tre ore di viaggio e cinque posti di blocco militari superati senza alcun problema dato che cercano principalmente trafficanti di armi e droga (siamo in Chiapas vicino al confine guatemalteco e per di più nella jungla Lacandon dove c’era, e forse c’è ancora, il quartier generale di Marcos quando era braccato dall’esercito messicano).
Frontera Corazal è un posto di frontiera che più di frontiera non si può, come quelli che si vedono nei film.
Ci imbarchiamo su una lancia e dopo 40 min e 22Km di navigazione sul rio Usumacinta, giungiamo ad uno dei posti dove abbiamo lasciato il cuore: Yaxchilan. Si cammina in mezzo alla jungla (che scopriamo non essere piana ma tutta in salita) in un’atmosfera incredibile, con tutti i suoni e gli odori della foresta, accompagnati dal ruggito delle scimmie urlatrici, ci passa vicinissimo un tucano, ed avvistiamo una famigliola di scimmie ragno. E’ emozionantissimo vedere degli animali così belli e rari in libertà. Il tutto naturalmente è cosparso di rovine Maya. Consiglio: se potete muovetevi in silenzio ed evitate le chiassose famiglie messicane che col loro rumoreggiare fanno fuggire qualsiasi forma di vita nel raggio di centinaia di metri, vi troverete davvero in un mondo da favola. (sito voto 7 1/2, posizione 10).
Torniamo in lancia a Frontera Corazal dove pranziamo (anche qui senza infamia e senza lodo).
Ci dirigiamo alla volta di Bonampak senza grandi aspettative avendo letto recensioni non esaltanti. Ci ricrediamo per due motivi: qui la jungla è ancora più fitta e rigogliosa dato che siamo nella riserva degli indios Lacandones, e poi onestamente il colpo d’occhio del sito non è niente male. (sito voto 6 1/2, posizione 10). Curiosità: all’ingresso del sito c’è una stretta pista d’atterraggio erbosa per gli aeroplanini tipo piper; due arditi turisti si lasciano convincere ad un volo sulla jungla; li vediamo decollare sull’aereo che con le ali sfiora letteralmente gli alberi ai lati della pista tanto questa è stretta; durante il viaggio abbiamo reincontrato spesso gente già vista in altre tappe, ma questi non li abbiamo più rivisti, chissà.
Dopo il viaggio di ritorno (autista bravissimo tutto il giorno), stanchi ma felici per la bellissima gita, doccia e cena all’hotel, mangiamo buon pesce per 150P in due.
08/04/2004 Palenque – San Cristobal Sveglia alle 8.00 , facciamo colazione in albergo dove il cameriere ha cercato (oppure è proprio tonto) di fregarci due volte con il conto.
Partenza alle 11.30 (come al solito ce la prendiamo comoda) per San Cristobal dove arriveremo dopo 5 ore su un bus Cristobal Colon di 1° classe che però è abbastanza scadente e parte con 20 min di ritardo. Il viaggio è abbastanza duro per via delle molte curve, ma i paesaggi sono incantevoli. Si vedono moltissimi avvoltoi anche a gruppi (scopriremo che qui sono diffusi più dei corvi in montagna in Italia). Umanità varia nei villaggi che attraversiamo.
All’improvviso San Cristobal, nonostante tutti i pareri positivi sentiti, non ci aspettavamo una cittadina così viva (forse sarà la Semana Santa che entra nel culmine) e piacevole.
Hotel Posada Jovel, camera di tipo superior prenotata dall’Italia con e-mail per 250P e pagato la prima notte con deposito in banca. La sorpresa è che la nostra camera non è superior ma una di tipo più scadente (le superior sono esaurite sebbene fossimo disposti a pagare di più) inoltre ci hanno riservato la più piccola delle scadenti (misurata 2,7m x 2,7m), probabilmente la usano come singola. Non c’è armadio o qualcosa su cui appoggiare i vestiti, non sappiamo dove mettere le valige che ci stanno solo in piedi. Il bagno è un buco (1m x 2m), non c’è il bicchiere (tanto non si sa dove appoggiarlo). La tavoletta copritazza te la devi tenere appoggiata alla schiena perché non sta su salvo scoperchiare la vaschetta dello sciacquone. La doccia è posizionata al centro dei 60cm che dividono il minuscolo lavabo dal WC e nemmeno una tenda protettiva in modo che, per risparmiare tempo mentre ci si lava, si pulisce direttamente anche tutto il resto del bagno e volendo, lasciando la porta aperta, anche la camera. Le finestre danno sul ballatoio e per non dare spettacolo tiri le tende semi trasparenti: lo spettacolo diventa di ombre cinesi. Non siamo degli snob, ma ad un minimo di comodità ci teniamo, per non parlare della correttezza dimostrataci! Ovviamente decidiamo di cambiare albergo, ma sembra tutto esaurito, per fortuna abbiamo prenotato, almeno sappiamo dove dormire; ritenteremo in mattinata.
Gironzoliamo per la città che è molto bella ed in questi giorni lo è di più dati i festeggiamenti per la Semana Santa. Domenica (Pasqua) ci sarà anche l’inaugurazione della festa di Primavera, cercheremo di goderci il tutto per il meglio. Per compensare la delusione dell’ hotel scopriamo che il transfer in minibus fino a Panajacel ci costerà solo 325P (25€) a testa, senza levataccia perché si parte alle 8.00 ed arrivo alle 14.00 guadagnando un’ora per via dell’ora legale che non viene seguita in Guatemala. Inoltre la gita a Cañon Sumidero ci costerà 160P a testa (agenzia “Chan Balam” in Real de Guadalupe).
Ceniamo al ristorante della Posada San Cristobal, molto carina ma camere esaurite, mangiamo bene, prezzi buoni tranne le bevande che sono care (185P in due).
09/04/2004 San Cristobal – Venerdì Santo Vogliamo fare colazione alla “casa del pan” plurisegnalata: ci stupisce per la mancanza di dolci, solo due tipi di biscotti ed una pasta con dentro verdure e chili, ce ne andiamo senza neppure sederci e cerchiamo altrove. Nonostante l’ennesima delusione da LP la fortuna ci tende una mano: lì vicino passiamo davanti all’hotel “El Cerrillo” che è molto carino, troviamo per 380P una stanza con letto king-size nuova, arredata bene e con soffitto in legno è molto bella ed in più il personale è gentile. Abbandoniamo felici la Posada Jovel dove c’è gente che aspetta che si liberino stanze, la nostra la cediamo volentieri.
E’ il giorno più importante della Semana Santa, in tutte le chiese organizzano cerimonie varie e “Via Crucis” per le vie della città. La più bella e spettacolare è quella del Barrio de los Mexicanos con figuranti in carne ed ossa, compreso Gesù che viene frustato e crocefisso davvero (non con i chiodi però) il tutto in una folla esagitata. Siamo un po’ in apprensione e cerchiamo di stare in disparte dove la calca è meno pressante.
Visto che tutta la gente è qui pensiamo di andare a San Juan Chamula con un combi sperando di trovare poca gente. Errore. Sembra che si siano radunati tutti gli indios della zona (e forse è proprio così), c’è un casino incredibile per tutta la piazza, la chiesa ha i portoni spalancati, è zeppa di indios che entrano ed escono con offerte varie ed in evidente stato di esaltazione, l’interno è buio e si sentono suoni di tamburi ed altri rumori strani provenire dall’interno, sembra un antro infernale. Ai visitatori è vietato entrare (l’unico giorno dell’anno), lo spettacolo è comunque impressionante, tanto che quando tornerò fra due giorni, con grandi aspettative, Manu non vorrà venire perchè non se la sente di entrare in quel posto.
Riposino in hotel e cena al ristorante Plaza Real (carino e buon servizio) dove il menù dello chef questa sera costa solo 45P ed ha anche una portata di pesce, ne approfittiamo perché sta per piovere e qui siamo al coperto. La cena risulta buona e pioverà a dirotto tutto il tempo e ci facciamo una bevuta extra in attesa che spiova. Finalmente smette e ci dirigiamo in hotel guadando alcune strade che nel frattempo si sono trasformate in veri e propri torrenti.
10/04/2004 San Cristobal – Cañon Sumidero Punto di ritrovo per andare al Cañon Sumidero davanti al Plaza Real “mi raccomando puntuali 10 minuti prima della partenza”. Decidiamo di fare colazione lì e giungiamo puntuali, peccato che partiamo con mezz’ora di ritardo. In compenso gli ultimi due a salire sul minibus sono due italiani molto simpatici e coincidenza incredibile proprio del mio paese d’origine.
La gita risulta sotto le mie aspettative, il posto è molto turisticizzato (lance praticamente ovunque), ci sono molti rifiuti in acqua. Animali: molti avvoltoi e aironi, una scimmia che dormiva avvistata in un posto visibilissimo dopo un lungo scrutare da parte del pilota e, dato che l’habitat non sembrava l’ideale, si sospetta fosse impagliata; stessi sospetti per il coccodrillo “enorme” di forse 50 cm che abbiamo avvistato a pochi metri di distanza ma che il pilota aveva avvistato già 300m prima. Comunque la gita è divertente ed il posto suggestivo, peccato che nel punto migliore cioè proprio sotto la cascata dell’albero di natale ci sia una barca bar che rovina il panorama. Chapa de Corzo scadente, da ricordare per il miglior “jugo” di tutto il viaggio bevuto in un locale all’angolo della piazza principale, e per il fatto che l’autista ci dice di trovarci puntuali dopo un’ora e lui arriva con mezz’ora di ritardo. (gita voto 6 – compagnia 10).
Con le nuove conoscenze ceniamo in Real di Guadalupe (la nostra strada preferita) in un posto dove per 60P mangi tutta la carne che vuoi con verdure varie, ci hanno letteralmente seppelliti, sembrava si divertissero. Per concludere la serata localino caratteristico con musica reggae dal vivo, bravissimi. Salutiamo i nostri amici che non rivedremo causa traiettorie incompatibili.
11/04/2004 San Cristobal – Pasqua Andiamo a messa alle 8.00 a Santo Domingo, non c’è molta gente, forse è troppo presto.
Splendida colazione al ristorante Catedral un bel locale in Real di Guadalupe, lo consigliamo.
Oggi inizia la festa di Primavera con varie attività: incoronazione della regina, carri allegorici, corrida, lotta libera ecc. Ci godiamo quelle che si svolgono nello Zocalo la mattina. Beviamo un “jugo” strepitoso da “Naturissimo” un locale vegetariano.
Gironzolando per la città entriamo nel mercato artigianale, siamo tentati da alcune camice, ma scopriamo che sono “made in Guatemala”, nonostante i prezzi siano decisamente buoni decidiamo di rinviare gli acquisti in loco. Torno da solo a San Juan Chamula, Manu si rifiuta perché impressionata dalla volta precedente e opta per una dormitina. La piazza e la chiesa non sembrano nemmeno le stesse, c’è poca gente. L’interno della chiesa, questa volta non è buio, presenta degli aspetti interessanti con aghi di pino sul pavimento, candele ovunque e fedeli che fanno cerimonie strane, ma niente in confronto alle emozioni che mi ha suscitato al Venerdì Santo pur restando fuori; il ricordo di quel giorno è rimasto molto più forte e sconvolgente e probabilmente ha reso questa seconda visita un po’ meno interessante. Ceniamo al “Gato Gordo”, consigliatissimo, locale semplice ma carino e molto economico (91P in due: menu vegetariano, birra, dolce e caffè). Ultimi due passi in centro, la Semana Santa è finita e si vede, c’è un quarto della gente degli altri giorni e metà dei locali sono chiusi; sospettiamo che se fossimo venuti in altro periodo forse San Cristobal ci sarebbe piaciuto un po’ meno.
Salutiamo il vero “Mexico”, domani si va in Guatemala per poi rientrare nel Messico caraibico e lì sarà un’altra storia.
12/04/2004 San Cristobal – Lago Atitlàn Partenza alle 8.00, il minibus arriva alle 8.20. L’autista è tranquillo e si viaggia bene fino alla frontiera. Timbriamo i passaporti, cambiamo il pulmino con un’altro di un’agenzia Guatemalteca associata. L’autista è un po’ più brillante ma non esagera. Il paesaggio è molto bello, la vegetazione rigogliosissima. Alle 14.00 (sarebbero le 15.00 ma qui non c’è l’ora legale) arriviamo a Panajacel che come primo acchito non ci piace per niente ed anche in seguito l’impressione non migliorerà di molto. Prendiamo una lancia che si riempie fino all’inverosimile (ed è un bene perché il lago è mosso e così le altre persone ci riparano da una bella lavata. Finalmente arriviamo all’imbarcadero dell’ hotel “La casa del Mundo” (decantato dalla LP e prenotato dall’Italia), ci facciamo fatico-samente con i bagagli una lunga serie di scale e giungiamo alla nostra camera. Ci avevano già avvisato che sarebbe stata una della categoria più scadente perché le altre erano esaurite già più di un mese prima, invece la troviamo molto molto carina, molto spaziosa e ben arredata in stile Guatemalteco, con vista panoramica sul lago, è la migliore trovata fino ad ora (prezzo 33$). Tuttavia siamo un po’ giù di morale perché del panorama che ci aspettavamo non si vede niente per via della foschia, il lago è mosso e siamo stanchi e forse le nostre aspettative erano superiori (preciso che in fatto di laghi sono un po’ esigente perché sono nato sul lago di Garda). Cominciamo ad apprezzare il posto grazie alla stupenda cena: si cena a lume di candela in una grande tavolata onde favorire la conoscenza tra gli ospiti, si mangia benissimo, conosciamo dei ragazzi americani simpatici e dalle finestre si vede il lago con le sue luci notturne. Il tutto risulta molto suggestivo. (cena 70Q a testa).
I nostri progetti del pomeriggio di scappare al più presto, per il momento vengono accantonati in attesa degli sviluppi di domani.
13/04/2004 Atitlan Colazione in hotel molto buona.
Andiamo in lancia fino a San Pedro che non ci piace. Facciamo una passeggiata di 20 min fino a San Juan tra le piantagioni di caffè (sono in fiore ed il profumo è incredibile, vediamo anche un serpente verde). C’è poco, siamo gli unici turisti e per questo l’atmosfera è semplice ma molto più coinvolgente, tutte le persone che incontriamo ci salutano sorridenti senza cercare di venderci qualche cosa. Per caso passiamo davanti alla casa del “San Simon” (una specie di idolo semi-pagano): visita veloce ma interessante e probabilmente più genuina di quella al Maximon a Santiago, dove però non cercheremo la controprova, ci è piaciuto qui a San Juan in questa atmosfera e ci basta.
Torniamo a San Pedro per prendere la lancia per Santiago, ma scopriamo che non c’è, il traghetto parte da un altro imbarcadero (non ci volevano dire che c’era cercando di propinarci lance private per spillarci parecchi dollari in più, ci ha dato un po’ fastidio ed è uno dei motivi per cui non abbiamo apprezzato San Pedro); per raggiungerlo dobbiamo fare un percorso molto interessante tra viuzze minuscole in una zona secondaria dell’abitato che ci fa rivalutare un po’ il villaggio dopo la brutta impressione iniziale.
Arriviamo a Santiago con il traghetto e non ci piace un gran che, però compriamo alcuni regali a prezzi secondo noi molto buoni.
La nostra visita al lago Atitlan sarebbe finita, mancherebbe il mercato di Chichicastenango, ma dobbiamo aspettare due giorni, troppi, decidiamo di saltarlo e di sprecare i due giorni altrove. Andiamo a Panajacel con il traghetto dove prenotiamo il transfer per Antigua, domani partiamo. Ci siamo beccati un bel temporale in mezzo al lago ma per fortuna eravamo al coperto.
Torniamo in hotel in lancia e ci accoglie uno dei tramonti più belli che abbia mai visto e anche il lago è finalmente limpido dopo due giorni di foschia. Cena ottima anche se veniamo assillati da un italiano che ci aveva intercettati a Pana e che si ostina a volerci dare a tutti i costi informazioni non richieste e che si riveleranno abbastanza inutili, ma siamo troppo gentili per rifiutarle.
14/04/2004 Panajacel – Antigua Sveglia, colazione, lancia per Panajacel. Oggi c’è un panorama limpidissimo. Il minivan per Antigua che doveva arrivare alle 9.30 si fa attendere fino alle 10 anche se siamo i primi che passa a prendere. Viaggio tranquillo con bellissimi paesaggi.
Ad Antigua lasciamo i bagagli all’agenzia viaggi e cerchiamo l’albergo. Troviamo varie opzioni, tutte buone e per categorie diverse. Dobbiamo rimanere una sola notte e ci facciamo prendere dall’eleganza della città, allora “Posada Don Rodrigo” che ci fa anche un bello sconto: 470Q la doppia con colazione compresa. Il servizio è impeccabile, la stanza è grandissima ed ottimamente arredata in stile, come del resto tutto l’hotel che è una favola. Sembra di essere entrati nella casa di Don Diego de la Vega (ossia Zorro) il cui padre se non ricordo male si chiamava proprio Don Rodrigo.
Antigua a prima vista assomiglia un po’ a San Cristobal ma rispetto a quest’ultima risulta più elegante sia per l’architettura che per i locali, per non parlare poi della splendida vista sui tre vulcani a ridosso della città. A noi piace molto, la riteniamo in assoluto la città più bella visitata. Tra l’altro anche per gli acquisti si riescono a trovare a prezzi ragionevoli cose molto belle che non si trovano altrove.
Prenotiamo in agenzia i biglietti del viaggio notturno per Flores su autobus di lusso a 30$ a testa. Ci sono anche dei voli economici a 60$ ma non ci fidiamo molto degli aeroplanini.
Alla sera ceniamo stupendamente alla “Fonda de Calle Real 2” un ristorante rinomato e molto bello. Un consiglio, non fermatevi alla degustazione del famoso “caldo”, vi assicuro che anche il resto non è da meno. Spendiamo in due 237Q e sarà l’unico ristorante provato a superare “il Sacrario” di Oaxaca (quello dove abbiamo mangiato anche i grilli) sia per qualità che per ambientazione. N.B. “Fonda de Calle Real 1” che abbiamo incrociato dopo cena ha gli stessi prezzi ma il locale ci sembra meno bello. Per concludere ci fermiamo in un localino a bere qualcosa, c’è poca gente, la confusione della Semana Santa è già dimenticata.
15/04/2004 Antigua Colazione ottima in hotel in una sala splendida.
Passeggiata al mercato e al mercato artigianale (belli entrambi) per comprare gli ultimi regali, pensiamo di aver fatto dei buoni acquisti, non siamo pentiti di non essere andati a Chichi.
Mi faccio tagliare i capelli da un barbiere bravissimo e simpatico (20Q un quinto che in Italia).
Chek-out in albergo dove ci facciamo tenere i bagagli fino alle 18.30 quando partiremo per Flores.
Gironzoliamo per la città, visitiamo alcune chiese: molto belle le rovine de “la Merced”.
Abbandoniamo Antigua, che ci ha molto soddisfatto, con il minibus per Città del Guatemala che ci porterà al terminal dei bus. Lì giungiamo che ormai è scuro, non ci sembra un posto tranquillo, soprattutto dopo che l’autista del minivan chiude con la sicura le porte mentre percorriamo il centro della città. Ci lascia al terminal che ha l’aspetto un po’ da Bronx, è pieno di gente e dei bei pulman della Maya de Oro nessuna traccia. Dobbiamo aspettare qui più di un’ora e siamo un po’ preoccupati, per fortuna troviamo una coppia di americani che erano con noi in albergo sul lago Atitlan e ci rincuoriamo. Un’altra coppia di italiani scopre che li hanno fregati con la prenotazione e che dovranno viaggiare di notte in 2° classe e partiranno mezz’ora dopo di noi, sono molto preoccupati e l’ambiente certamente non aiuta il morale; non li rivedremo più, forse hanno incontrato quelli dell’aeroplanino di Bonampak. Finalmente arriva il nostro autobus e si accende un raggio di sole, è veramente spaziale, molto meglio anche degli ADOGL. Nuovissimo, sedili in pelle avvolgenti, comodissimi e allungabili con un sacco di spazio per le gambe, sembra di essere in aereo in business class ed infatti c’è anche la hostess che ci porta uno spuntino a metà viaggio. Il sonno è interrotto due volte da ispezioni (una del ministero dell’agricoltura!). Si viaggia a velocità siderale ed arriviamo in pieno sonno a Sant’Elena (contigua a Flores) alle 4.20 in anticipo di 40 min.
16/04/2004 Tikal Programma perfetto: andare a Tikal, entrare alle rovine dopo le 15.00, visita fino al tramonto, all’alba altra visita con lo stesso biglietto, al pomeriggio tornare a Flores e viaggiare di notte fino a Playa del Carmen via Belize. Niente di più sbagliato: il biglietto d’entrata al parco vale per il giorno dopo se si entra dopo le 15, peccato però che si debba pagare all’entrata del parco, e quindi molto prima di arrivare all’ albergo, e non all’ingresso delle rovine; inoltre non esistono trasporti notturni da Flores a Chetumal, ma si può solo partire alla mattina presto. Perciò siamo costretti a cambiare il programma perfetto.
A Sant’Elena è buio e siamo fuori dal centro abitato, un minivan ci aspettava al varco. Non avendo tante alternative ci facciamo portare a Tikal per 5$ a testa. Paesaggio bellissimo con la jungla immersa nella nebbiolina. Paghiamo l’ingresso al parco e l’autista ci vuole aiutare a trovare una camera in uno dei tre hotel all’ingresso del sito, ce ne liberiamo perché in combutta con quelli del Tikal Inn (che tra l’altro sono antipaticissimi e sparano prezzi assurdi). Al Jaguar Inn sono molto più alla mano, ma purtroppo è esaurito, torneremo per la cena. Resta il Jungle Lodge, il più caro. Ci accontentiamo, per 31$, delle spartane camere con bagno in comune (grandi e pulitissimi i bagni). Lasciamo i bagagli in camera ed entriamo alle rovine, sono le 9.00. Gironzoliamo per tre ore, il sito ci delude abbastanza, ce lo aspettavamo più imponente, soprattutto la Gran Plaza (per ora voto 7) e pochi animali. Torniamo in albergo per un riposino, continueremo la visita più tardi fino al tramonto. Decidiamo di rinunciare all’alba nelle rovine e prenotiamo il trasporto per domani mattina alle 5.00: minivan che incrocia l’autobus di 1°classe per Chetumal via Belize, prezzo 40$ a testa, ci sembra abbastanza onesto perché sapevamo che l’autobus da Flores costava 35$. Rientriamo alle 16.00 a vedere le rovine rimanenti e sorpresa, tutto è cambiato: animali dappertutto, tantissime scimmie ragno che saltano tra i rami, rovine fantastiche (su tutto ci piacciono il Mundo Perdido, l’Acropoli Sur ed il gruppo G) anche la Gran Plaza ci fa un’altra impressione. Bei panorami in cima al Tempio IV e al Tempio V. Subito dopo il tramonto torniamo in hotel camminando tra gli alberi nella penombra del crepuscolo ed in mezzo ai suoni della foresta, molto suggestivo. Cena al Jaguar Inn in una bella atmosfera (buona ed economica, 170Q in due per la cena completa con liquore finale). Torniamo al Jungle Lodge, dopo una certa ora non viene più erogata l’energia elettrica perciò nel tragitto non ci sono luci. C’è però (complice la totale assenza di inquinamento luminoso) uno spettacolo veramente magico: la stellata più fantastica ed incredibile che si possa immaginare (a dire la verità la mia immaginazione non si è mai neppure avvicinata a questo spettacolo). Ci addormentiamo tra i suoni della jungla, a metà nottata, per un’ora, una scimmia urlatrice viene ad esercitarsi con i suoi ruggiti praticamente sulla nostra testa. Tikal pomeriggio e notte voto 10 e lode, emozioni impagabili, siamo veramente contenti della scelta di dormire in loco.
17/04/2004 Tikal – Playa del Carmen Dopo l’esaltazione si torna amaramente con i piedi per terra, purtroppo quella meraviglia che è Tikal è in mano a gente che non la merita: il direttore del Jungle Lodge ci ha fregati, il minivan incrocia si un autobus, ma è di 2° classe, senza aria condizionata e parecchio scassato tanto che nei tratti sterrati si soffoca perchè entra la polvere dai buchi nel pavimento. Gli altri viaggiatori hanno pagato solo 20$ a testa, ingoiamo il rospo pensando che comunque l’importante è arrivare a destinazione anche sopportando alcuni disagi, ma sarà dura. Risulterà di gran lunga la peggior giornata di tutto il viaggio. Riassumo brevemente: a parte i disagi del pulman sul quale tuttavia conosciamo compagni di sventura simpatici, siamo a livello del mare e fa veramente caldo si suda come delle fontane, perdiamo più di due ore alla frontiera col Belize (dove scopriamo che l’autobus di 1°classe è passato in 5 min pagando una “morbida” di 1$ a cranio), un’altra ora abbondante la perdiamo alla frontiera col Messico e notare che siamo gli unici in coda, l’unica fortuna a Chetumal dove prendiamo al volo un ADO 1° classe (bello e veloce) per Playa del Carmen dove arriviamo distrutti alle 22.30. Andiamo in un albergo a caso tra quelli segnalati “Casa de Gopala” (45$ la doppia), non ci esalta ma non abbiamo tempo, domani vedremo. Siamo stanchissimi, delusissimi e col morale a terra, non ci aspettiamo niente di buono per i prossimi giorni; infatti all’alba un cretino si mette a cantare a squarciagola una specie di inno al sole nascente accompagnato da una chitarra e un tamburo. Subito dopo scoppia un temporale. Il giorno dopo avremo mal di gola e tosse entrambi.
18/04/2004 Playa del Carmen Ancora frastornati ci alziamo e andiamo a fare una colazione esagerata a buffet (ieri non abbiamo mangiato quasi niente) per 55P a testa. Essendo le nostre vacanze al mare vogliamo trattarci un po’ bene, il nostro hotel ha buone camere ma non ci piace troppo e non ci fa neanche un dollaro di sconto, cerchiamo altrove tra cui: Mosquito Blu, bello ma se la tirano e sparano 110$ facendolo sembrare un regalo e Blu Parrot dove sono anche peggio e sparano 130$. Siamo un po’ sfiduciati, rientrando per il check-out, lì vicino tentiamo al “Hacienda del Caribe” molto carino ma che avevamo saltato perché avevamo fame. Per una doppia con due letti matrimoniali, spaziosa, molto bella e ben rifinita riusciamo a spuntare 50$ dai 77$ di partenza, il personale è simpatico e disponibile. Si trova in posizione strategica vicino al terminal dei bus e a quello dei combi, ci sembra un’ottima sistemazione, scopriremo poi che è tra quelli consigliati dalla LP nella categoria “prezzi elevati”.
Ci riforniamo del nostro status symbol: il gallone di acqua Bonafont. Ci togliamo lo sfizio di andare a vedere la Posada del Capitan Lafitte (pluri-consigliata) che nelle intenzioni era la destinazione più probabile per gli ultimi giorni al mare, ma ne rimaniamo delusi, rivolgeremo la nostra attenzione altrove. Playa del Carmen, con la sua vita, dopo tanti posti “selvaggi” non ci dispiace affatto, ed anche se i prezzi qui sono nettamente più alti, basta stare un po’ all’occhio e si vive bene senza spendere un’esagerazione. Decidiamo di rimanere qui e di usarla come base per le gite rimanenti e per qualche giorno di relax.
Ceniamo con una mega mangiata di pesce al ristorante “La Terraya”, l’ambiente è un po’ rustico dato che è il primo ristorante aperto a Playa ed è rimasto con le caratteristiche iniziali, in compenso si mangia alla grande e si spende poco, torneremo parecchie altre volte mangiando sempre benissimo e spendendo in media meno di 200P in due (attenzione alla salsa piccante, è la più potente che ho provato, avevo le lacrime agli occhi).
19/04/2004 Playa del Carmen Giornata di relax: colazione a buffet al solito posto, teli mare forniti dall’hotel e poi spiaggia. Andiamo alla fine del centro abitato e lì per 60P affittiamo due lettini ed un ombrellone per tutto il giorno. Il mare è mosso perché c’è vento, il bagno tra le onde è divertente ma faticoso, saranno comunque gli unici sforzi della giornata. Interessanti i pellicani in formazione che ci passano a 2 metri dalla testa praticamente contro vento ma senza battere le ali.
Cena al Terraya e prenotiamo una gita a Chichèn Itzà per 43$, non è il nostro stile, ma solo di autobus (300P) ed entrata (88P) avremmo speso poco meno e qui invece è compreso anche il pranzo, la guida in italiano , l’ingresso ad un cenote e visita a Valladolid.
20/04/2004 Chichén Itzà Alle 7.30 si parte in minivan, passiamo dal “Barcelò” in ritardo a caricare tre coppie di spagnoli che, siccome sono in luna di miele, sono ancora più in ritardo di noi, saranno comunque una buona compagnia. Durante il viaggio la guida per creare atmosfera racconta delle fandonie esagerate tipo che gli indios del Chiapas sono praticamente all’età della pietra e si vestono ancora con la foglia di fico. Quando a metà giornata gli raccontiamo del giro che abbiamo fatto, cambia registro.
Chichén Itzà ce lo aspettavamo più deludente, invece ci è piaciuto molto, c’è molta gente ma è molto interessante e conferma per l’ennesima volta che non vale la regola “visto uno, visti tutti”. A metà visita però ci stacchiamo dalla guida perché ci faceva perdere troppo tempo e con lui saremmo riusciti a visitarne solo una parte del sito tralasciando anche settori importanti. (voto 8).
Pranzo a buffet un po’ deludente ma è lo scotto di essere in gita organizzata, non ci lamentiamo.
Visita ad un “cenote” nei pressi di Valladolid, bagno da favola. C’è anche un piccolo zoo dove vediamo animali che abbiamo visto anche in libertà, ci viene un groppo in gola e il desiderio di aprire le gabbie per liberarli.
Valladolid niente di speciale, mentre gli altri fanno acquisti (noi li abbiamo già esauriti in posti migliori) ci prendiamo un jugo e con calma ce lo beviamo all’ombra sulle panchine dello zocalo.
Abbiamo trascorso una giornata piacevole, quattro passi sulla V avenida, beviamo qualcosa e poi a nanna.
21/04/2004 Tulum Colazione in un locale dove sulla parete è dipinta anche una frase del Comandante Marcos ma qui il “Mexico” è lontano anni luce.
Andiamo a Tulum ruinas con il combi. Dobbiamo fare circa 1Km a piedi; lungo il tragitto ci sono i “voladores” ma qui il palo è di metallo ed è alto la metà di quello che abbiamo visto a DF che era di legno, inoltre qui l’offerta per lo spettacolo la pretendono prima di esibirsi, noi che ci eravamo fermati un attimo su una panchina solo per metterci il protettivo solare andiamo oltre.
Il sito (ingresso 38P) è carino anche se piccolo, è in posizione stupenda sul mare (voto 7). Peccato ci sia troppa gente, i più maleducati sono le guide che si mettono in mezzo mentre stai facendo una foto e non si spostano nemmeno se chiedi per favore di aspettare un secondo.
Inoltre ai bagni ti chiedono spudoratamente soldi anche se è bene in vista il cartello “servicio gratuito”. Annotazione: sia a Tulum che a Chichen Itza è tutto recintato e praticamente non si può entrare o salire in nessun posto o quasi a differenza degli altri siti visitati dove si poteva andare quasi dappertutto, peccato.
Facciamo una passeggiata (meglio dire una scarpinata) lungo la spiaggia a sud delle rovine per vedere se vale la pena spostarsi qui qualche giorno, è bellissima, bianca, ma ci sembra un po’ troppo smorta e i primi gruppi di cabañas decisamente fatiscenti. Proviamo in alcuni posti: “La vita è bella” ha bungalow molto carini, è caro ma in proporzione non più degli altri; al Diamante K entriamo dalla spiaggia e ci troviamo in mezzo ad un set cinematografico, lo attraversiamo ed all’ingresso (che per noi è l’uscita) ci dicono che non si poteva entrare perché per via delle riprese “sta serrado”; alla “Conchita” di cui avevamo sentito parlare bene, in nome della privacy non ci fanno vedere nemmeno la spiaggia, in quello successivo, carino, ci offrono una bella camera (che da su una piccola caletta da dove non si vede nient’altro per via degli scogli che la delimitano) per 90$ con colazione, gli stessi soldi che ci hanno chiesto a “la vita è bella” ma lì almeno lo sguardo può spaziare per chilometri. Sciegliamo quest’ultimo per passarci la notte di sabato, pensiamo che due giorni qui saranno sufficienti per assaporare il luogo. Primo incontro con le fregate in volo, uccelli elegantissimi che vedremo spesso. Torniamo a Playa dove decidiamo di mantenere definitivamente la nostra base a parte la parentesi che faremo a Tulum.
Cena al solito Terraya dove il pesce sembra ogni giorno più buono. A fianco del barettino di fronte, dove il titolare è veramente ok, scopriamo che c’è una piccola rovina Maya. Questa parte del Calle 2 sembra essere l’unico angolino della città dove ancora si riesce ad assaporare un barlume del “Mexico” citato a colazione. Qui ci troviamo più a nostro agio che in mezzo alle orde maleducate dei vacanzieri.
Da domani si ozia, sembra che anche il vento stia calando, incrociamo le dita.
22/04/2004 Playa del Carmen Colazione e poi ozio in spiaggia per tutto il giorno al solito posto. C’è sempre vento ma le onde sono meno impetuose, si riesce a fare il bagno, acqua stupenda.
A cena tradiamo il Terraya, usufruiamo di un’offerta in un altro locale ma non ci soddisfa, le porzioni sono scarse e non ci sono nemmeno le onnipresenti tortillas, unico lato positivo finalmente un caffè all’italiana (240P).
Al barettino di fronte al Terraya stasera c’è musica dal vivo, molto bravi.
23/04/2004 Playa del Carmen Anche oggi colazione e poi ozio in spiaggia, c’è ancora vento ma ormai siamo abituati.
A cena torniamo al Terraya dove ci accolgono come vecchi amici e mangiamo benissimo come sempre.
Birretta e poi a nanna, prepariamo i bagagli che lasceremo in deposito alla reception durante la nostra parentesi a Tulum.
24/04/2004 Tulum Colazione e poi combi per Tulum pueblo dove prendiamo il taxi per l’hotel “la vita è bella”. Resteremo per una notte, ci danno un bel bungalow direttamente sulla spiaggia, molto carino, fa molto atmosfera etnica. Ci crogioliamo beati su una spiaggia bianchissima, l’acqua è meglio che a Playa, c’è vento anche qui ma la barriera corallina protegge di più e le onde sono più piccole.
Alla sera una bella cena a base di pesce nel ristorante dell’hotel ricco di atmosfera, il pavimento è di sabbia e si cena a lume di candela; dopo giorni trovo anche il mezcal (non si ricordano dove l’hanno messo ma alla fine lo trovano) e ne approfitto. Spendiamo 330P in due, nemmeno caro se si considerano i prezzi che ti sparano locali analoghi a Playa e se si pensa che in Italia con questi soldi non mangi neanche la pizza.
A mezzanotte tolgono la corrente, non c’è problema tanto ci sono le candele. Siccome è il nostro anniversario questa atmosfera romantica cade proprio a fagiolo e tanto per fare le cose fatte bene dopo cena ci facciamo una passeggiata sulla spiaggia al buio anzi, alla luce di una splendida mezza luna …
25/04/2004 Tulum – Playa del Carmen Dolce risveglio al suono delle onde e primi disagi: manca l’acqua fino alle 8.30 (non in mare ma in bagno e non ci avevano avvisati). Nell’attesa facciamo una passeggiata sulla spiaggia che ormai conosciamo a memoria dalle rovine al Diamante K. Ci laviamo, colazione compresa nel prezzo ma molto scarsa e di nuovo spiaggia fino a mezzogiorno. Chek-out, taxi fino a Tulum pueblo, combi fino a Playa del Carmen dove riprendiamo possesso del nostro albergo sciegliendo però (tanto per cambiare) una nuova camera bella come la precedente.
Per riempire il resto del pomeriggio pensiamo di andare all’aviario, ci hanno detto che costa circa 50P, visto che il posto è piccolo è un po’ caro ma va bene lo stesso. Lungo la passeggiata, a Playacar in pieno centro abitato, troviamo delle rovine maya piccole ma carine. All’aviario ci chiedono la cifra pazzesca di 150P a testa (forse negli zoo in Italia si paga una cifra simile) e capiamo come mai il posto è deserto, decidiamo anche noi di essere animalisti convinti e di non voler disturbare la pace e la solitudine di quegli uccelli.
Cena al sempre splendido Terraya dove ormai siamo di famiglia e ci conducono direttamente al tavolo che è praticamente diventato nostra proprietà privata: mangiata esagerata; mi viene concesso il diritto di gestione del telecomando della televisione, diritto che eserciterò anche le cene seguenti.
26/04/2004 Playa del Carmen – Xpu-Ha Colazione al solito posto (anche qui siamo di famiglia) 80P in due buona ed abbondante.
Con il combi si va alla plurisegnalata spiaggia di Xpu-Ha.
Dopo una camminata di 500 m arriviamo ad una bella insenatura a mezzaluna e come al solito bianchissima, si nota subito che qui la barriera corallina è molto più vicina a riva e che ci sono meno onde, c’è comunque vento. Purtroppo non ci sono posti per affittare gli ombrelloni, le alternative sono le palme o, come facciamo noi, sfruttare a sbafo i lettini e gli ombrelloni del resort in fondo a destra (su consiglio di un animatore “tanto qui non si portano braccialetti e nessuno se ne accorge”).
Provo a fare snorkelling, sarebbe un bel posto, i coralli ci sono e pure i pesci, purtroppo il mare è un po’ agitato anche qui e più di tanto non si può rischiare.
Al pomeriggio andiamo al cenote Azul lì vicino, sembra di essere a Jurassic Park (ci sono anche delle iguane in tema): in mezzo ad una vegetazione bellissima una serie di pozze d’acqua limpidissima in cui immergersi. Ci facciamo accompagnare per un sentiero ad un altro cenote in una caverna, bellissimo.
Ritorno a Playa e cena al Terraya dove ci strafoghiamo di pesce.
27/04/2004 Playa del Carmen Ultimo giorno a Playa, dopo colazione relax in spiaggia. Oggi finalmente non c’è vento ed il caldo si fa sentire. Tre coppie di americani nel giro di tre ore si fanno una trentina di “corona” a coppia, dopodiché abbandonano la spiaggia barcollando.
Tento lo snorkelling ma il fondale, ovviamente visto dove siamo, è deludente. Il tempo peggiora rapidamente, sta arrivando un bel temporale e sorpresa: al largo circa 2 Km da noi si forma un grosso nonché spettacolare “twister”, purtroppo oggi ho deciso di non portare né telecamera né fotocamera.
Alle 15.00 il sole abbandona, allora abbandoniamo anche noi, peccato volevamo gustarci l’ultimo sole caraibico.
Ultima cena al Terraya, alla fine ci salutano con affetto con l’augurio di rivederci e purtroppo devo lasciare in eredità il telecomando.
28/04/2004 Cancun – partenza Oggi si parte. Alle due di notte senza nessuna avvisaglia sul retro dell’albergo è scoppiata una festa con danze e musica ad altissimo volume (che stessero festeggiando la nostra partenza essendo stufi di vederci?).
Colazione, prepariamo le valige e partiamo per Cancun dove contiamo di depositare i bagagli e passare alcune ore bighellonando per farci almeno un’idea del posto.
Il posto è piacevole giusto per qualche ora e niente più: troppi palazzoni, troppi americani, troppo turismo; la spiaggia è una bella striscia di sabbia bianca ma è contornata da mega-alberghi (abbiamo attraversato lo Sheraton e ce lo aspettavamo molto meglio) e sapere che è in gran parte sabbia riportata ne diminuisce di molto il fascino.
Ore 19.00 volo di ritorno: non ci lasciano imballare i bagagli dicendo che a Miami non vogliono.
A Miami sorveglianza esagerata, ci fanno persino togliere le scarpe e le controllano, ci trattano comunque con gentilezza ai francesi invece vengono fatti svuotare tutti i bagagli.
A Madrid la classica italiana snob ed antipatica fuma imperterrita e nonostante le lamentele in mezzo alla gente in zona vietata.
A Venezia evitiamo per un pelo uno sciopero dei controllori di volo. Siamo in Italia ma non siamo sicuri di essere tornati in un paese più civile. Conclusione: ripensando al viaggio, a distanza di giorni, rimane fortissimo il ricordo di un immenso caleidoscopio di sensazioni e di immagini che nessun resoconto può riuscire a descrivere, ma su tutto la consapevolezza di aver vissuto “un’avventura ” davvero indimenticabile.
Ciao a tutti e buon viaggio.