Lungo il nilo

E’ meglio tenerli spenti i telefonini. All’arrivo a Luxor, dopo mezzanotte, invece è la prima cosa che quasi tutti i passeggeri italiani non fanno. Accendono e ridono e leggono chi è il gestore, se c’è campo, se prende o non prende. E’ buio, è caldo. Le luci gialle dell’aeroporto, il filo spinato, i poliziotti ed i soldati annoiati,...
Scritto da: Lucio Sorbara
lungo il nilo
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
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E’ meglio tenerli spenti i telefonini. All’arrivo a Luxor, dopo mezzanotte, invece è la prima cosa che quasi tutti i passeggeri italiani non fanno. Accendono e ridono e leggono chi è il gestore, se c’è campo, se prende o non prende.

E’ buio, è caldo. Le luci gialle dell’aeroporto, il filo spinato, i poliziotti ed i soldati annoiati, gli egiziani apparentemente sfaccendati, abituati a questo via vai di europei, che ti guardano con benevola sufficienza. Il pullman parte, gli occhi vogliono andare già oltre il buio per vedere, per sentire.

E poi a bordo della nave, tutte molto simili, quinte di film americani, un misto di saloons, bordelli e casinò galleggianti. Il fiume, il Nilo appare ed al buio resta un mistero.

Nella notte si sente il respiro e gli sbuffi delle altre navi affiancate. La differenza di prezzo sta nella rumorosità o meno della barca che scegli, ma se te ne affiancano una che nella notte continua a rantolare, hai speso inutilmente dei soldi in più. Quindi, a parità di escursioni, è meglio spendere meno (bella scoperta eh!), la differenza di qualità in fondo è minima, tanto quello che vuoi vedere è fuori dalla nave. Sveglia all’alba, per andare a vedere la Valle dei Re e delle Regine, Karnak ed il tempio di Luxor. Il sole nasce e spunta spesso dal vetro del finestrino, il pullman turistico aspetta altri suoi simili per essere scortato dalla polizia. Gli occhi cominciano a bere immagini di un altro mondo, di un altro tempo. Nei campi i contadini cominciano a lavorare.

Costeggiamo un canale putrido sul quale si affacciano case che sembrano quelle di cartone dei presepi. Intorno palme e campi, poi all’improvviso detriti e sabbia, sassi e polvere accompagnano la striscia di asfalto nero creata per portare noi turisti verso le valli. Colline di sassi, costoni scoscesi. Ti aspetti il deserto, sono colline aride che preludono al deserto. Dentro la valle i chioschi dei souvenir ed i venditori di tutto, il trenino ti porta verso le tombe.

Sulle colline circostanti le guardie armate fanno più o meno la guardia. Il fascino dell’antico Egitto ti avvolge come un rotolo di papiro appena si comincia a scendere nella prima tomba. E’ proprio come me l’aspettavo, le figure stilizzate, i colori, i geroglifici, le divinità, ma le stelle sul soffitto della tomba sono come un’apparizione celeste. Visitiamo tre tombe e non sono tra le più belle, ma ti restano dentro. Fuori dalle tombe lo spettacolo sono invece i turisti, api umane, mosche che si spalmano creme contro il sole. I primi incauti acquistano già cartoline al doppio del loro valore, ma è anche vero che non ci costa nulla comunque. Tutto a un euro! Suggestivi i templi di Karnak e di Luxor, il viale delle sfingi, statue che da millenni guardano nel vuoto, con custodi che si mettono in posa davanti agli sfondi, attori consumati per il solito euro, così come a Edfu, Kom Ombo dove regnano le barche che con il loro fumo dai fumaioli avvolgono con una puzza metropolitana il panorama.

Assuan è un posto magico con le sue isolette tra le rapide del Nilo, il deserto che incontra l’acqua, il paese nubiano con la scuola e le gite organizzate per i turisti. E l’ebbrezza di camminare a piedi nudi tra la sabbia e bagnarli nelle acque del fiume.

La poesia di arrivare allo spuntare del sole ad Abu Simbel, dove per amore solo per amore il grande faraone fece costruire tutto quello che vediamo.

In Egitto ci sono tante cose che parlano. E molto. E’ un paese che non fa altro che parlare. Parlano le piramidi, la sabbia del deserto, parla il Nilo, parla il traffico del Cairo, il più bel traffico caotico del mondo. Parlano le stelle nel cielo, i virus e gli uccelli, parlano i dipinti sulle pareti e gli scarabei sacri. Ogni cosa racconta se stessa attraverso i secoli, ogni cosa parla muovendo sensazioni insinuandosi negli occhi e nella pelle. E’ stato uno stratificarsi di emozioni, un luogo dopo l’altro fino a culminare nell’emozione delle piramidi. E’ un’emozione trovarsi in questo luogo frequentato da millenni, è come essere dentro un’opera d’arte. Ma non sono le uniche, di piramidi ce ne sono più di cento, a cominciare da quella di Saqqara vicino alla quale ci sono i bassorilievi raffiguranti scene di vita quotidiana. E con un piccolo gruppo di persone, insieme alla guida egiziana siamo riusciti ad andare a visitare altre piramidi meno note di quelle di Giza ma altrettanto imponenti. Ci siamo trovati in un posto senza turisti e senza venditori di souvenir, solo cielo, sabbia, cammelli e pietre. Dashur è il posto e siamo entrati nel cuore della piramide rossa solo con la luce di una torcia. E’ stata un’esperienza unica, quasi da esploratore. E soprattutto la vitalità sulle sponde del Nilo che a fianco a sé porta una striscia di terra verde più o meno sottile e percorre tutto il paese come una grande cerniera fertile appoggiata sull’arido deserto. E su questa striscia bambini che salutano, palme, orti, un presepe in continuo movimento.

Ed le dune di sabbia che si avvicinano al fiume con il contrasto tra il colore verde delle sue sponde ed il blu delle sue acque. Il Nilo, il vento caldo, feluche, acque inquinate, uccelli, mosche, profumi di fiori e puzza di pesce marcio, pietre antiche, moderni grattacieli, confusione, silenzi, armi e polizia e soldati ovunque, la voce del muezzin, cani che abbaiano, piscine e pozzanghere, chadors e mutandine sexy nelle vetrine. Un mondo, un insieme di mondi.



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