Yucatan e Chiapas, storia e natura da vivere

Yucatan e Chiapas, civiltà millenarie e natura da vivere. L’idea di mettermi a raccontare la mia vacanza in Messico, vuole essere anche un ringraziamento a tutti i turisti per caso da cui ho attinto a piene mani informazioni molto utili e vere e proprie dritte. Insomma un modo, spero, per portare avanti questa tradizione ... La scelta del...
Scritto da: Sauro Galeazzi
yucatan e chiapas, storia e natura da vivere
Partenza il: 26/04/2004
Ritorno il: 12/05/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Yucatan e Chiapas, civiltà millenarie e natura da vivere.

L’idea di mettermi a raccontare la mia vacanza in Messico, vuole essere anche un ringraziamento a tutti i turisti per caso da cui ho attinto a piene mani informazioni molto utili e vere e proprie dritte. Insomma un modo, spero, per portare avanti questa tradizione …

La scelta del Messico, ed in particolare dello Yucatan e del Chiapas come destinazione rappresentava uno dei tanto agognati desideri di viaggio che mi portavo dietro da parecchio tempo. Mi sono sempre immaginato questa terra vista con un’ottica di senso di libertà, di spazi sconfinati e di grande cultura millenaria delle civiltà precolombiane. Ed eccomi qua alla partenza. Lunedi’ 26 Aprile 2004 La sveglia suona abbastanza presto … Qualche istante per rendermi conto che è proprio il giorno di partenza …E come spesso mi capita mi dico, ancora pesantemente assonnato, “… Ma chi me lo ha fatto fare ?” rimpiangendo il dolce riposare. Ovviamente è solo una sensazione inconscia , perchè davanti a me ci sono due settimane di Messico.

Parto da casa alle ore 6.00, arrivo all’areoporto di Milano Linate alle ore 6.40 e subito mi dirigo a fare imballare lo zaino, una delle mie prime preoccupazioni per il viaggio. Ebbene si … Si tratta di una vacanza zaino in spalla senza tour e prenotazioni anticipate ( a parte la prima notte). Ritrovo con i compagni di viaggio, disbrigo delle pratiche di check-in e partenza (ore 8.30) in perfetto orario per Madrid. Viaggiamo Iberia e faremo scalo nella capitale spagnola per poi transvolare verso Cancun, via Miami (dove ci attende pero’ un altro scalo).

Il volo per Madrid dura circa due ore, e una volta atterrati, ci aspettano severi controlli di sicurezza prima dell’imbarco per Miami-Cancun. Partiamo da Madrid in perfetto orario, e in circa 8 ore e mezzo siamo a Miami, dove ci aspetta un nuovo scalo e soprattutto nuovi severi controlli di sicurezza, che mi sembrano ancora piu’ minuziosi rispetto a quelli, sempre “americani” di un anno fa a New York. Segno dei tempi ! Ripartiamo, sempre puntuali, da Miami per Cancun dove arriviamo alle ore 17.50 locali (ricordo che fra Italia e Messico –Yucatan- ci sono sette ore di differenza in meno), che per noi è mezzanotte e cinquanta.

Altro disbrigo delle pratiche di frontiera, dove finalmente faccio conoscenza con il famoso semaforo. In pratica arrivi al controllo di frontiera, schiacci un bottone ed hai proprio un semaforo (verde=passa senza controllo, rosso=fermati e devi essere controllato).

Fortunamente il calcolo delle probabilità è dalla nostra parte e quindi passiamo senza controlli. Recuperiamo gli zaini (uaaooo sono arrivati ed integri !) e tentiamo di capire come uscire dall’aereoporto e dirigerci in città. Siamo “assaliti” da tassisti vari ma noi, forti delle indicazioni degli altri turisti per caso, ci dirigiamo verso il terminal degli autobus ADO Riviera, dove prendiamo (costo 1,50 USD) quello diretto a Ciudad Cancun. In questo primo approccio facciamo conoscenza dei famosi autobus messicani; tv, bagno a bordo sono un po’ inconsueti per noi italiani ma soprattutto facciamo conoscenza con la famigerata aria condizionata messicana. Impostata regolarmente sui 20 gradi, quando fuori si arriva ai 35/40, ci costringe a indossare la felpa e a sperare che non concorra alla maledizione di Montezuma.

Arriviamo in centro Cancun, e a piedi arriviamo all’Hotel che avevamo prenotato dall’Italia (Margaritas Hotel – costo: 40 Euro la doppia). E’ pulito, tranquillo e scopriamo anche che avendolo prenotato via internet, abbiamo pagato la metà.

Questo angolo di Cancun mi appare un po’ trasandato, come se in un altra epoca fosse stato di ben altro splendore. Tieniamo anche conto che siamo in bassa stagione e i resort per i turisti (americani) sono della Zona Hotelera che dista diversi chilometri dal centro città. Per noi Cancun è solo la porta d’ingresso per il resto del Messico del Sud, quindi ci va bene cosi’.

Martedì 27 Aprile 2004 Inizia il primo giorno interamente in terra messicana, e la sveglia suona molto molto presto … O molto tardi, dipende dallo stato del nostro jet-lag. Sta di fatto che prima delle 6 siamo già al terminal degli autobus di prima classe in attesa del nostro bel bus per Merida, prima vera tappa del nostro itinerario. Il biglietto (Autolinee UNO – costo: 292 Pesos), acquistato la sera prima. E qui mi sento di darvi un consiglio utilissimo su come funzionano gli autobus da queste parti, ovvero comprate sempre il biglietto almeno il giorno prima.

Avrete la certezza di partire e di prenotare un posto che puo’ essere di vostro gradimento, inoltre per i lunghi trasferimenti privilegiate i bus di prima classe, sono molto confortevoli, puntuali e fanno anche il check-in dei bagagli. La tariffa ne vale sicuramente la pena, anche e soprattutto se paragonati agli standard europei.

Ed eccoci dunque in viaggio per Merida, capitale dello Yucatan, dove arriviamo dopo poco piu’ di quattro ore, verso le 10.45.

Appena scesi, la prima impressione è quella della città molto afosa e abbastanza caotica, anche e soprattutto a causa del fitto traffico ( e dei relativi tubi di scarico) che avvolge in un lungo serpentone le strette vie cittadine. Metteci anche il fatto che zaino in spalla e zaino davanti ci dirigiamo sotto il sole a piedi verso il centro alla ricerca di un hotel.

Ci sistemiamo all’Hotel Santa Lucia (costo: 385 Pesos la doppia) , consigliato da diversi internauti cosi’ come la maggior parte delle sistemazioni di questa viaggio, e tutto sommato si sono sempre rivelate un buon rapporto prezzo-qualità.

E’ quasi mezzogiorno, e i quasi 40 gradi di Merida si fanno sentire ma ciò nonostante ci fiondiamo subito alla scoperta della città. Guide alla mano, ovvero la stranota e istuzionale Lonely Planet “Yucatan e Chiapas” –2001- e la meno strombazzata ma più “ruspante” Guida de Routard “Messico e Guatemala” –2002-, ci dirigiamo verso il centro cittadino, ovvero lo zocalo (la piazza principale che in Messico è da sempre il punto d’incontro per qualsiasi attività). Appena mettiamo piede nello zocalo siamo subito avvicinati da un venditore di amache, che non ci molla più. In effetti siamo nella zona tipica della fabbricazione delle amache. Ci dice che è un discendente dei maya (tutti lo dicono da queste parti) e ci invita a sportarci all’ombra perchè noi europei non abbiamo “el cabezon maya” per resistere sotto questo sole, e in effetti non possiamo dargli torto. Ad ogni modo gli diamo ascolto per non sembrare subito scortesi, ma alla fine non compriamo nulla, anche perchè l’idea di legarmi l’amaca allo zaino per il resto del viaggio non mi pare il massimo. Inoltre l’idea è quella di comprare qualcosa in Chiapas, dove i prezzi sono più convenienti.

Proseguiamo la nostra camminata nello zocalo e davanti a noi vediamo un tipo locale, con indossata la maglia della nazionale italiana, con un numero 20 e il nome di Totti. Neanche il tempo di fare una battuta tra di noi, che il tipo si gira e attacca bottone in un buon italiano. Ci racconta di essere studente, e in particolare anche di storia italiana presso la locale università. Vero o falso sta di fatto che è un fiume di parole su politica, società e soprattutto sport italiano. Alla fine è anche simpatico e soprattutto non vuole venderci nulla, solo il gusto di parlare un po’, caratteristica che peraltro abbiamo notato essere molto frequente fra i messicani. Salutiamo anche lui e proseguiamo nella visita della città dando un’occhiata ai diversi edifici in stile coloniale ancora ben conservati. Visitiamo tra gli altri l’università dello Yucatan , il palazzo del governo dello stato, quando proprio in quest’ultimo edificio ci coglie il classico acquazzone tropicale, molto intenso e neanche tanto breve. Sta di fatto che siamo costretti ad aspettare, e nel mentre arriva un altro messicano (mai una messicana !) copia di quello del mattino che, in perfetto italiano, inizia pure lui a discernere su tutto e tutti, compreso anche indicarci pero’ un ottimo ristorante dove poter cenare. Ottima dritta perchè il Triplice (costo medio: 60 Pesos a testa) si rivelerà molto economico, di buona qualità e meta anche nei giorni successivi.

Mercoledì 28 Aprile 2004 Oggi è il gran giorno della visita al nostro primo sito archeologico, e dove andare se no a Chichen Itza ? Così di buona lena prendiamo un autobus (Autolinee Oriente-costo: 49 Pesos andata ) di seconda classe alle 6.00. Dopo circa due ore e mezza siamo all’ingresso del sito (costo: 88 Pesos), e questo ci permetterà di visitarlo con un po’ meno di calura e di gente (vedi le comitive dei villaggi turistici- li rinoscete dai braccialetti colorati !).

Subito davanti a noi si erge maestoso “El Castillo”, si la famosa piramide dello spot della Fanta. Battute a parte è un superbo esempio di architettura al servizio dell’astronomia, scienza in cui i Maya eccellevano. Pensate che il totale dei gradini della piramide è pari a 365, esattamente come i giorni dell’anno, quindi non era altro che il calendario Maya già allora esatto ! C’e’ da dire che parte della piramide, così come di altri edifici in questo e altri siti sono parzialmente ricostruiti (spesso senza rispettare le tecniche tradizionali dell’epoca) ma questo non toglie il fascino dell’insieme. Procediamo alla classica scalata e alle decine foto di rito.

Visitiamo il resto del sito e quando è quasi l’una siamo pronti per il viaggio di ritorno. Questa volta prendiamo un autobus sempre Oriente ma di servizio intermedio (costo: 49 Pesos ritorno). Il servizio intermedio indica che fa tutte le fermate e anche di più. Il viaggio comunque si rivela molto interessante perchè ci consente uno sguardo più ravvicinato della realtà locale, passando in molti piccoli villaggi dove salgono tutta una serie di esponenti del posto, dallo studente al venditore ambulante, dalle suore fino al mariachi con chitarra in mano che si mette a cantare a squarcia gola per ben dieci fermate. Un’altra cosa che mi ha incuriosito è il modo in cui i messicani (o almeno quelli di queste parti) esprimono le loro intenzioni di voto. Evidentemente siamo in periodo elettorale e notiamo che sul muro di quasi ogni casa vengono dipinti simbolo e nome del candidato che appoggiano. Partecipazione alla vita politica o forma di controllo preventivo ? Speriamo nella prima, visto che siamo in un paese che per quasi un secolo ha avuto al governo lo stesso partito (unico).

Ad ogni modo, cosi’ come per le insegne dei negozi i messicani (sempre dipinte sui muri con tanto di fedeli riproduzioni dei loghi) mostrano di essere dei bravi pittori ! Giovedi’ 29 Aprile 2004 La nostra tabella di marcia prevede per questa giornata la visita al sito archeologico di Uxmal e il trasferimento a Palenque (Chiapas) con partenza in serata da Merida.

Prendiamo alle ore 9.05 (oggi abbiamo dormito un po’ !) un autobus di seconda classe (Autolinee ATS – costo: 29 Pesos andata) che ferma anche al sito. Arriviamo alle ore 10.30 quando il sole è già alto e il caldo degno di nota. Il sito ci appare subito più lineare, più verde e soprattutto più ricostruito rispetto al precedente. Comunque è molto bello ed esteso, e con molti edifici dotati di fini decorazioni, compreso il serpente piumato Kulcucan.

Terminiamo la nostra visita verso le 13.30 e ci mettiamo alla ricerca del mezzo per il ritorno a Merida. Pare che l’unico autobus passi alle 15, così ci mettiamo ad aspettare in compagnia di due francesi, una svizzera ed un giapponese di poche, tre, parole.

Alla fine dopo più di un ora di attesa, nel frattempo i francesi –esperti di autostop-vengono caricati da un camion della Coca-Cola, deciamo con gli altri di prendere un collectivo (mini-van gestiti da privati – costo:30 Pesos) che ci permette di arrivare a Merida alle 16.30.

Arriviamo stanchi (fate voi un migliaio di topas –dossi- con gli ammortizzatori quasi scarichi !), sudati (qui è la regola) e soprattutto senza la possibilità di farsi una doccia poichè la nostra stanza non è più a disposizione. Mangiamo qualcosa, bighelloniamo, e per far passare il tempo in attesa della partenza delle 21, andiamo in un internet cafè (ce ne sono tantissimi) per spedire notizie a casa.

E qui ci capita una cosa curiosa. I domini .It non sono raggiungibili, in sostanza non vengono risolti dal DNS del provider locale. Ne giriamo altri, ma la storia non cambia, quindi per oggi niente news a casa.

Alle 21 lasciamo Merida (ottima come base per le escursioni nei dintorni, ma alla fine non mi ha molto impressionato) per Palenque (Autolinee ADO GL- costo: 303 Pesos).

Come al solito siamo bardati con il pile di ordinanza per sopportare la tormenta dell’aria condizionata dell’autobus. Fortunamente, forse grazie anche al mieloso film che ci propinano, mi addormento quasi subito.

Venerdì 30 Aprile 2004 Dopo circa otto ore di tranquillo viaggio arriviamo alle cinque del mattino in quel di Palenque. Il terminal degli autobus è decisamente più spartano rispetto a quelli incontrati finora. Il tempo di fare mente locale su come muoverci e, nonostante non sia ancora l’alba, ci dirigiamo alla ricerca di un hotel per i prossimi due giorni. Arriviamo nella zona più turistica della cittadina, dove risiedono la maggior parte delle sistemazioni e troviamo posto all’Hotel Xibalba (costo: 400 Pesos la doppia) dopo aver svegliato il portiere di notte. Lasciamo gli zaini in stanza e, prima della tanto agognata doccia, andiamo in centro città alla ricerca di un’agenzia per prenotare le escursioni dei prossimi giorni. Non sono ancora le 6.30 ma c’è già parecchia gente in movimento, infatti in questa zona il clima è tipicamente tropicale con un caldo soffocante ed un alto tasso di umidità. Non ci mettiamo molto ad essere contattati dal rappresentante dell’agenzia (Na Chan Kan) e prenotiamo l’escursione per la giornata di oggi con destinazione Agua Azul, MiSol-Ha,Agua Clara (costo: 100 Pesos), così come quella per domani con meta i siti archeologici di Yaxchillan e Bonampak (costo: 500 Pesos).

Torniamo in hotel, finalmente ci riassettiamo e verso le 8.30 siamo puntuali all’agenzia per l’escursione.

Con un minivan ci muoviamo verso l’interno, e facciamo conoscenza con l’incredibile natura del Chiapas. Paesaggi montani che si alternano all’inaccessibile selva tropicale (noterete che molti dei locali si muovono dotati di machete) fanno da cornice al viaggio. Ci soffermiamo in un paio di cascate, ne godiamo lo spettacolo da un ponte tibetano sospeso con qualche listello mancante (basta non guardar giù !) , ed infine sostiamo presso Agua Azul, dove l’acqua, in questo periodo è veramente azzurra, e dove il gioco del contrasto dei colori rappresenta davvero un bello spettacolo della natura.

Abbiamo modo di incontrare numerosi indio locali, e difatti questi siti appaiono, almeno sulla carta, gestiti dalle loro comunità. Inoltre facciamo conoscenza per la prima volta in questa vacanza con le cosiddette comunità autonome zapatiste. E’ uno dei risultati di un decennio di agitazioni sociale di cui non sto a raccontarvi la genesi e l’evoluzione. Un altro segno della cosa è la presenza, in tutto il Chiapas, di numerosa polizia militare e non e dello stesso esercito messicano.

Torniamo a Palenque nel tardo pomeriggio a “godere” dell’opprimente cappa di afa che avvolge la zona. Come dargli torto se i messicani di queste parti se la prendono comoda ? La città di per sè non ha nulla di significativo, ma è l’utile base di partenza per la visita dei dintorni e dell’adiacente famoso sito archeologico.

Sabato 1 Maggio 2004 Il programma di oggi prevede l’escursione ai siti archeologici di Yaxchillan e Bonampak. Partiamo da Palenque alle ore 6.00 con il mini-van dell’agenzia, con noi diversi altri compagni di viaggio di varie nazionalità.

Dopo circa due ore di viaggio e delle solite topas, arriviamo al sito di Bonampak. E’ immerso nella fitta vegetazione della foresta lacandona, e nel rispetto della sua conservazione ci fanno trasbordare su un alcuni mezzi più leggeri per preservare l’impatto con la natura. A dire il vero mi sembra piuttosto un buon compromesso sociale per creare un indotto occupazionale nella comunità indio-lacandona.

Questo sito non è molto esteso, ancora non riportato alla luce per la sua stragrande maggioranza (è relativamente giovane, se si pensa che è stato scoperto da un renitente alla leva americano solo alla fine degli anni quaranta). E’ famoso soprattutto perchè è l’unico sito maya che conserva ancora delle pitture.

Dedichiamo quasi un’ ora alla visita poichè il tour prevede la ripartenza verso Yaxchillan.

Il viaggio verso Yaxchillan è di per sè un’esperienza. Attraversiamo villaggi molto poveri ma dignitosi nella loro organizzazione (l’ambulatorio, la tenda comunitaria con la TV e il bar con l’immancabile Coca-Cola). Inutile dire che le condizioni di vita di questi contadini e indio non sono paragonabili a quelli delle città vicine.

Il tragitto fa rotta verso il confine con il Guatemala, e anche per questo attraversiamo ben cinque posti di blocco dell’esercito e della polizia militare, dove il mitra fa bella mostra di sè. Oltre che la “questione zapatista” questo spiegamento di forze si spiega anche con la prevenzione dei traffici di clandestini e droga con il Guatemala.

In generale in tutti i posti di blocco sono gentili e passiamo senza formalità.

Arrivati alla frontiera (Frontera Corozal) saliamo su delle lance che risalgono per circa 40 minuti il fiume Rio Usamacinta, che divide il Messico dal Guatemala.

Giungiamo cosi’ al sito di Yaxchillan che, parere personale assolutamente opinabile, eleggerò come il migliore visitato.

E’ relativamente poco famoso, difficile da raggiungere e ancora poco ricostruito rispetto ad altri. E’ molto esteso, immerso nella giungla fra scimmie urlatrici (sentite, ma non viste) e presenta numerosi edifici ancora in un discreto stato di conservazione.

Probabilmente dal punto di vista architettonico non è il migliore, ma l’insieme del luogo e delle sensazioni concorrono a renderlo il mio preferito.

Yachillan e Bonampak rappresentavano due comunità maya spesso in un’alternanza di guerra e pace fra di loro.

Facciamo due ore filate e sudate di visita e ripartiamo con la lancia per tornare al punto di incontro con il mini-van per il ritorno.

Qui alcuni nostri compagni di viaggio ci lasciano per proseguire per il Guatemala, forse questa meta è un rimpianto a posteriori. Comunque ritorniamo a Palenque dopo altre quattro ore di viaggio, e di deviazioni che consentono all’autista di lasciare due passeggeri in uno sperduto villaggio pseudo-hippy con relativa tenda modello “Balla con i lupi” e di fare spesa di meloni presso un villaggio lungo la strada.

Nel frattempo con altri compagni di viaggio scambiamo le nostre impressioni sul Messico e altri viaggi e alcuni di loro ci parlano con entusiasmo del Peru’. Che sia l’idea per uno dei prossimi viaggi ? Arriviamo verso le 19 a Palenque, stanchi ma soddisfatti.

Domenica 2 Maggio 2004 Inutile dire che, anche oggi, ci sveglieremo presto per un’altra escursione. Ultimo giorno a Palenque e dedicato alla visita del famoso sito archeologico.

Alle 7.30 siamo già in strada pronti per prendere un collectivo per le rovine.

Lo troviamo al primo colpo, tutto fila liscio … Peccato che, ancora semi-addormentati, scendiamo al museo delle rovine anzichè all’ingresso principale. “Non c’e’ problema !” dico “… Ci sarà poca strada da fare”. E difatti sono solo due chilometri a piedi sotto l’afa già opprimente (oggi è nuvoloso !). Arriviamo all’ingresso del sito (costo: 48 Pesos) come al solito belli sudati.

Il sito è decisamente esteso, e subito ci appare molto affascinante il contrasto fra le rovine e la fittissima foresta circostante (anche questo sito è stato riportato alla luce solo per alcune porzioni). Rappresenta inoltre un buon compromesso fra una ricostruzione più o meno rispettosa e le originali rovine.

Nel frattempo la calura ci dà un po’ di tregua e scende una leggera ma fastidiosa pioggerellina. Facciamo comunque tutto il giro , anche nei settori più sperduti, e per mezzogiorno siamo già di ritorno a Palenque città.

Rapida doccia, facciamo gli zaini e ci rechiamo al terminal degli autobus (prenotato come sempre il giorno prima – Autolinee ADO GL – costo: 96 Pesos) con destinazione San Cristobal de las Casas.

La strada ci è stata descritta un po’ come una salita agli inferi per via del fatto che è fatta esclusivamente di curve e topas. Partiamo alle ore 14 e il tragitto fila via liscio, certamente tortuoso ma non cosi’ esagerato come ci era stato descritto, sarà che forse siamo stati allenati dai viaggi in autobus finora fatti.

Ci lasciamo alla spalle paesaggi verdissimi, alpini. Ci sono pure le mucche che pascolano, un po’ patite a dir la verità !.

Arriviamo a San Cristobal dopo circa sei ore di viaggio, verso le 20. Appena il tempo di mettere fuori il naso e siamo tonificati dalla rinfrescante aria della cittadina. Siamo a 2100 metri e qui la temperature oscilla tutto l’anno fra i 10 gradi e i 25. Insomma un paradiso dopo l’afa infernale di Palenque.

Ci sistemiamo all’Hotel Fray Bartolomè de las Casas (costo: 300 Pesos la doppia) e diamo subito uno sguardo serale alla città. La prima impressione è che, nonostante si trovi nello stato forse più povero del Messico, sia abbastanza benestante. Merito del suo status è certamente il turismo attirato dall’ottima conservazione dei suoi edifici coloniali e dal clima. Insomma una piccola perla del Chiapas. Inoltre si respira una atmosfera molto internazionale , quasi bohemien complice il fatto che numerosi stranieri (diversi artisti) si sono insediati qui.

Lunedì 3 Maggio 2004 Tenendo come base di partenza San Cristobal decidiamo di effettuare alcune escursioni nei dintorni. Le scelte sono un po’ obbligate, forse un pò troppo condizionate da quanto propongono le guide.

In particolare le opzioni principali sono due: visita al Canon Sumidero e visita ai villaggi indio di (costo: 230 Pesos). Decidiamo di scegliere la prima opportunità, ritenendo la secondo forse un pò troppo artificiosa. A posteriori c’è da dire che le nostre valutazioni si sono rilevate non del tutto corrette.

Sta di fatto che ci affidiamo ad una delle numerose agenzie di viaggio di San Cristobal (scelta a caso) e con il solito pulmino e il “solito” gruppo di turisti di varie nazionalità ci dirigiamo verso Tuzla Gutierrez.

La strada che porta a questa città, che peraltro è la capitale dello stato del Chiapas, è un’impegnativa discesa dai 2100 metri di San Cristobal e non pochi automezzi, quelli più fatiscenti, mostrano qualche difficoltà nell’uso dei freni.

Arrivati a Tuzla, con tabella di marcia degna di un esercito in missione, ci imbarchiamo sulle lance a motore che percorreranno tutto il Canon.

A tutta velocità navighiamo lungo lo stretto d’acqua delimitato ai lati da imponenti pareti, ogni tanto la lancia rallenta e si ferma in modo che la guida-pilota possa illustrarci che cosa stiamo vedendo. E in effetti cosa stiamo vedendo ? Qualche avvoltoio, alcune piccole scimmiette ed anche un coccodrillo, il tutto – c’e’ da dire- avvolto in una vegetazione un po’ brulla. Infatti questa stagione, probabilmente, non rende giustizia al posto e francamente la visita si rivela una delusione.

Torniamo a San Cristobal, e la cittadina ci accoglie con una leggera pioggerellina e una lieve foschia. Martedì 4 Maggio 2004 La giornata ci accoglie con un clima simile a quello di ieri sera, pioggerella ad intermittenza e il fresco tipico di montagna.

Abbiamo a disposizione poco più di mezza giornata per una visita più accurata alla città in quanto a metà pomeriggio partiremo per la prossima tappa.

Dopo un’abbondante e (finalmente) lenta colazione, guida alla mano ci muoviamo per le vie di San Cristobal, con l’ambizione di fotografarne qualche scorcio caratteristico.

Tra gli altri abbiamo modo di apprezzare la stupenda facciata del Convento dei Domenicani e il relativo chiostro ora adibito ad un interessante museo sulla storia di San Cristobal. Infine ci rifugiamo a fare qualche acquisto di artigianato locale presso il famoso mercato antistante al convento. I prezzi sono molto convenienti rispetto agli altri posti, e anche rispetto agli altri turisti americani e tedeschi, ed i prodotti di buona fattura, e forse anche per questo mi riempio di stoffe, borsellini, portachiavi che, forse, mai userò.

E’ venuto il momento della partenza per la prossima tappa: Playa del Carmen.

Con gli zaini ancora più pesanti ci dirigiamo al terminal degli autobus di prima classe dove ci aspettano ben diciassette ore di viaggio (Autolinee ADO GL – costo: 578 Pesos)! E così con il solito equipaggiamento da trasferimento (pile per il microclima messicano da bus, cuscino reggi-collo anti-topas e lettore CD pronto per sparararmi a palla “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd) siamo pronti per le lunghe prossime ore.

Salutiamo San Cristobal, con un misto di ammirazione per quanto visto e di rimpianto per quanto non visto meglio.

Mercoledì 5 Maggio 2004 La notte e il lungo viaggio sono trascorsi senza particolari problemi, come al solito sono riuscito a dormire per la maggior parte del trasferimento.

Arriviamo a Playa del Carmen verso le dieci del mattino e ci accoglie un tempo nuvoloso, incerto e con qualche scroscio di pioggia Questa situazione ci mette un po’ di cattivo umore, passi per i 2100 metri di San Cristobal ma ora siamo ai Caraibi e certo speravamo in un clima adeguato. In effetti siamo quasi all’inizio della stagione delle pioggie, quindi forse prima di lamentarci avremmo dovuto guardare meglio il calendario. Troviamo alloggio all’Hotel “La Ziranda” (costo: 230 Pesos la doppia) . Non resistiamo alla tentazione di andare subito in spiaggia ed in effetti, nonostante il tempo nuvoloso, il contrasto fra l’azzurro del mare e il bianco della spiaggia ci fa riappacificare con l’ambiente. E poi finalmente il bagno e dimentichiamo tutta la stanchezza degli ultimi giorni.

Passiamo il resto del giorno nel dolce far niente della spiaggia , e poi verso sera diamo un primo sguardo veloce alla cittadina.

Playa del Carmen in origine era solo un piccolo viaggio di pescatori e al più era nota come punto d’imbarco per l’antistante Isla de Cozumel. Da circa 15 anni ha avuto un’espansione notevole in termini di flussi turistici, così come tutta la costa da Cancun a Tulum. Oggi è una località balneare abbastanza nota soprattutto fra gli italiani, oltre che per gli onnipresenti americani. Il suo cuore è costituito da una lunga avenida parallela alla spiaggia dove si concentrano la maggior parte dei servizi turistici e divertimenti. Nonostante non ami particolarmente i posti iper-turistici devo dire che Playa non ha subito una deturpazione urbana con grattacieli e altri palazzoni tipica di Cancun.

Inoltre il fatto che, essendo bassa stagione, non sia molto affollata contribuisce a rendermela simpatica … Almeno per un soggiorno di pochi giorni.

Giovedì 6 Maggio 2004 Ci svegliamo con il solito tempo incerto e nuvoloso.

Deciamo così di dedicare parte della giornata alla visita di un sito archeologico dei dintorni, ovvero il sito di Coba (ingresso costo: 38 Pesos).

Prendiamo un bus di seconda classe in partenza alle ore 8.45 (costo: 45 Peso andata) ed arriviamo a destinazione dopo circa due ore.

Contrariamente alle attese Coba è una piacevole sorpresa, e forse non sarebbe corretto catalogarlo fra i siti maya minori.

E’ completamente immerso nella giungla ed aperto al pubblico solo per una parte minore. Da subito l’impressione di conservare l’aspetto di una città estesa, grazie alla presenza di numerose strade lastricate, inoltre presenta anche la piramide più alta (25 metri) fra tutti i siti maya che abbiamo visitato.

Dopo averlo visitato in lungo e in largo, ci apprestiamo a tornare a Playa non prima di aver aspettato un paio d’ora poichè i trasporti in questa zona non sono cosi’ frequenti.

Prendiamo il bus di seconda classe Maya B (costo: 45 Peso ritorno) in partenza da Coba alle ore 15.30 che fa tutte, ma proprio tutte, le fermate programmate e non lungo la costa che da Tulum porta a Playa. L’autista fa anche il piazzista e in molte fermate scende e quasi rincorre le persone nel tentativo di riempire ancora di più il già strapieno pullman.

Alla sera finalmente ci godiamo un pò di nightlife e, per iniziare e con un po’ di nostalgia per un piatto di pasta, decidiamo di abbandonare per una sera il cibo messicano per un ristorante italiano. La scelta se dal punto di vista culinario si rivela onesta, da quello del portaglio ci fa andare fuori-budget per i nostri, oramai, acquisiti standard messicani. Per farla breve l’italianità ci costa come tre notti di pernottamento all’Hotel dove siamo alloggiati. Venerdì 7 Maggio 2004 Altra tappa della nostra tabella di marcia che prevede l’escursione al sito maya di Tulum (ingresso al sito costo: 38 Pesos).

Partenza da Playa in bus Maya B (costo: 40 Pesos andata e ritorno) alle ore 9.05 e arrivo a Tulum alle ore 10.45.

Visitiamo il sito “assieme” alle decine di comitive organizzate provenienti da tutta la costa, in particolare tra i molti italiani in viaggio di nozze infervorati in discussioni sulla lista nozze e sul nome del vincitore del “Grande Fratello”.

L’impressione sul sito si potrebbe riassumere in “più noto che bello”, con la particolarità di essere l’ultimo insediamento maya abbandonato e l’unico direttamente sul mar dei caraibi.

E proprio il contrasto fra le rovine, le palme e la scogliera a picco su un mare turchese rappresenta il suo maggior richiamo.

Lottiamo anche noi per avere la nostra foto ricordo, e ripartiamo per Playa, dove passiamo un pomeriggio di relax in spiaggia con il sole che, al solito, va e viene.

Sabato 8 Maggio 2004 Oggi è il giorno della visita all’isola Cozumel.

Il punto di imbarco è proprio Playa del Carmen, dove con frequenti traghetti (costo: 180 Pesos andata e ritorno) in circa 40 minuti si arriva a San Miguel, capoluogo dell’isola.

Appena sbarcati siamo “assaliti” da decine di persone che offrono servizi di affitto auto e soprattutto scooter. D’altronde questo è l’unico modo per muoversi sull’isola e quindi anche noi decidiamo per l’affitto di uno scooter (costo per giorno: 20 Dollari).

Ci muoviamo lungo la costa dell’isola, con l’idea di trovare una spiaggia libera dove fare un po’ di snorkelling (l’isola è circondata da una importante barriera corallina), subito pero’ capiamo che di libero c’è ben poco.

Il tutto è stato reso turisticamente asettico, cementificato e americanizzato nello stile di un qualsiasi parco divertimenti.

Alla fine ci fermiamo in uno di questi parchi, prendiamo il nostro ombrellone di ordinanza e facciamo qualche nuotata fra i (pochi) pesci.

Dopo qualche ora rientriamo verso il capoluogo dell’isola pronti per il ritorno a Playa.

In generale l’isola, a torto o a ragione, mi ha fatto una pessima impressione per come è stata massicciamente resa finta dal turismo. Da queste parti non sembra neanche di essere in Messico, il dollaro impera ovunque e gli usi e i costumi locali sono decisamente sbiaditi.

Domenica 9 Maggio 2004 Penultimo giorno di vacanza, e finalmente decidiamo di non muoverci dedicando l’intera giornata alla classica vita da spiaggia.

Fortunatamente il tempo ci da una mano ed oggi splende uno stupendo sole degno dei Caraibi.

Affittiamo l’ombrellone (costo per giorno: 80 Pesos) e ci piazziamo a poltrire fra sole ed ombra tra un libro e una ghiacciata bottiglia di birra Sol, mentre davanti a noi il turchese del mare ci richiama a frequenti bagni.

Arriviamo alla sera , quasi ustionati ma soddisfatti del nostro dolce far niente quotidiano.

Non ci resta che andare a prepararci per gustarci la nostra ultima serata in terra messicana che si concluderà a notte fonda, dopo le amate faijtas di gamberi, fra i locali di Playa con l’ormai inseparabile Sol.

Lunedì 10 Maggio 2004 E’ arrivato il momento di rifare lo zaino, e questa volta per tornare in Italia. Il rimpianto della partenza è leggermente mitigato dal tempo che ci accoglie al risveglio, ovvero le solite nuvole della settimana ( a parte ieri).

Ovviamente non sappiamo che ciò è ancora nulla rispetto a quello che si scatenerà nelle prossime ore. Non facciamo in tempo a terminare la colazione, quando il primo fortissimo acquazzone caraibico si scatena tutt’intorno a noi.

Le strade di Playa, con pochissimi tombini, si trasformano subito in canali e i rovesci non accennano a diminuire. Decidiamo comunque di dirigerci verso il terminal degli autobus dove ci aspetta il bus per l’areoporto di Cancun. E così finiamo per guadare le strade per riuscire a guadagnare la via migliore.

Arriviamo in aereoporto, riusciamo a litigare con l’addetto al check-in che non ci vuole fare imballare i nostri zaini (motivi di sicurezza per il transito negli USA dicono) e siamo pronti per la partenza.

Cancun-Miami-Madrid-Milano e dopo oltre dodici ore, il giorno successivo, arriviamo a casa.

Si ritorna alla vita di tutti i giorni, col ricordo delle indimenticabili sensazioni e soprattutto dei luoghi e della gente di questo angolo del Messico sospeso fra l’impronta delle civiltà millenarie e la natura da vivere.

Hasta luego Mexico !



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