La birmania in un sorriso
La Birmania, il paese del sorriso: è forse questo l’aspetto che mi ha colpito appena ho cominciato a passeggiare per le vie di Rangoon, la sua capitale. Una cittadina che si potrebbe evitare se non fosse per la sua splendida Schwedagon Pagoda, un luogo di culto molto suggestivo, silenzioso, dove i fedeli buddisti possono professare la loro religione, chiaccherare e sentirsi “liberi”.
Ma di luoghi suggestivi la Birmania ne è piena. Come si può dimenticare lo spuntare del sole, seduti in cima ad una delle pagode più alte di Pagan, luogo archeologico dove attualmente sono situate 2000 pagode, più o meno alte, più o meno dorate che si ergono in una piana immersa nel verde. L’incredibile pace che si poteva assaporare dall’alto di quella pagoda, la vista delle centinaia di guglie che si stagliano tra il verde degli alberi, il ricordo della corsa in bicicletta per non perdere l’attimo dell’alba sono rimasti nella mia mente e faranno fatica a lasciarmi.
E cosa dire dell’esperienza fatta presso il monastero di Mandalay dove vivono circa mille monaci, tutti avvolti nei loro mantelli bordeaux e con il capo rasato con il loro portavivande in fila per recarsi, in un atteggiamento composto e dignitoso, verso il refettorio per il pranzo? I monaci buddisti, dai più giovani ai più vecchi, permeati di un’aurea angelica e pacata, contenti di fare la nostra conoscenza e per nulla scocciati delle innumerevoli foto che noi del gruppo gli scattavamo!! Dicono che la visita a Pagan valga il viaggio in Birmania, io devo aggiungere la visita del Lago Inle, un luogo quasi surreale dove la popolazione vive ancora sulle palafitte ed il lago rappresenta la vita: per lavarsi, per pescare, per spostarsi da una zona all’altra, per il commercio. Incredibile l’immagine dei pescatori che remano tenendosi in equilibrio su una gamba e l’altra la utilizzano per spostare il remo. La confusione del mercato, le donne con i loro copricapi colorati ed i loro bimbi portati a tracolla creano un’immagine d’altri tempi. I luoghi finora descritti sono obbligatori in un viaggio in Birmania. Quello che non è sempre nel programma è sicuramente il passaggio da una cittadina all’altra attraverso le strade sterrate o semi asfaltate. E’ questo il momento più emozionante , di vero contatto con la popolazione locale che fa della Birmania un paese toccante ed indimenticabile.
I pescatori di anguille, le mondine sorridenti nelle risaie, i contadini nei campi, i bufali immersi nei fiumi per lavarsi e rinfrescarsi, i bimbi composti e dolci dei paesini di passaggio. E’ questo quello che riempie il cuore e ti fa capire che a volte basta poco per sorridere ed essere sereni, anche quando non si possiede altro che un pezzo di terra da coltivare e l’unica certezza è che domani sorgerà ancora il sole e la libertà di parola e di pensiero sono praticamente impensabili, dove le spie politiche sono numerosissime e possono essere i tuoi stessi vicini di capanna, dove i giornali ed i programmi televisivi stranieri sono vietati. Anche questo è Birmania: ma i turisti classici non si accorgono neanche di tutte queste sfaccettature del paese, ed è proprio per questo motivo che io preferisco definirmi una viaggiatrice, con la voglia di scoprire, conoscere ed entrare nel vivo dei paesi che non aspettano altro che di essere capiti e compresi nei loro aspetti positivi e negativi.