Viaggio itinerante per la Colombia
l’indomani compriamo i biglietti, e dopo due settimane, giovedì 19 febbraio, siamo in viaggio per Venezia, dove un aereo dell’Iberia ci porterà a Madrid, per poi prenderne un’altro ed arrivare a Bogotà…
Il viaggio parte male: all’aeroporto di Venezia sta nevicando, l’aereo riesce a partire con quasi 2 ore di ritardo e la coincidenza a Madrid va a farsi benedire giusto per pochi minuti. Arrivate in Spagna però ci comunicano che un aereo dell’Avianca, compagnia colombiana, sta per partire, destinazione Bogotà. Corriamo a cambiare il biglietto, e a segnalare le valige, e ci imbarchiamo.
Dopo 10 ore di volo siamo in Colombia, sono le 7 di sera e c’è già buio.. Arriviamo in hotel, stanche morte, nemmeno il tempo di fare una doccia e stenderci che siamo già addormentate.
Il giorno dopo, chiamiamo il fratello di Paola, che ci dice che la domenica ci saranno le elezioni del governatore del Cauca, e che tutte le strade saranno chiuse da sabato, per questioni di sicurezza. Partiamo quindi per Cali, affrettando i tempi, pensando di continuare poi per Popayan. Al terminal degli autobus di Bogotà prendo un mareol (medicinale per evitare il mal d’auto-bus) e siamo sul pullman superlusso.. Dopo 10 ore arriviamo a destinazione; è troppo tardi per continuare per Popayan, e Cecilia, la zia di Paola che vive a Cali, ci viene a prendere al terminal per farci dormire a casa sua.
Sabato mattina facciamo un giro per le vie di Cali, e dopo pranzo prendiamo un collectivo, per arrivare a Popayan, dove resteremo una settimana. Popayan è una città coloniale bellissima, con le case bianche e ad un piano, ed ogni casa ha una lanterna in ferro battuto fuori, che si accende di sera.. È una città magica, di giorno gremita di gente, e di sera quasi deserta.. A Popayan restiamo una settimana, e venerdì 27 Febbraio partiamo per San Agustin, dove mio cugino ha una casa. (Il viaggio era stato organizzato quasi interamente per questo; La casa era da mettere apposto, da togliere l’umidità, da alzare le porte, da raddrizzare i muri e rinforzarli, da portare il bagno dentro le mura dell’abitazione, perché Paola e mio cugino sono in attesa di una bimba, e la casa, per com’era, non era certo un posto salutare dove crescere un neonato.) Popayan è collegata con San Agustin da due strade: una più corta, circa sei ore, strada bianca che passa per un territorio che è in mano ai guerriglieri, frequentata solo da campesinos del posto; l’altra più lunga, bisogna fare il giro per Neiva, molto più frequentata, asfaltata e teoricamente più sicura… teoricamente, perché due giorni prima qualcuno ha assaltato due autobus e li ha bruciati!! Noi ovviamente abbiamo scelto la prima, quella diretta, almeno il viaggio dura di meno! Per strada vediamo i guerriglieri in moto, uno soltanto a piedi che ferma l’autobus, ma si limita a parlare con l’autista (probabilmente perché quest’ultimo paga il pizzo…). Cerchiamo di sdrammatizzare un po’ la situazione, scherzandoci su: “Se ci fermano, e ti vogliono rapire – dice Paola – glielo spiego io perché non gli conviene portarti con loro: non cammini, non mangi quasi nulla di quello che si mangia da queste parti, te lamenti sempre…” e ridendo arriviamo al posto di blocco dell’esercito, che segna la fine del tratto pericoloso. Ci fermano, ci fanno scendere, controllano i bagagli a mano e si riparte. Dopo un paio d’ore siamo a San Agustin, ci sistemiamo nella casa di mio cugino, dove ci sono due dei fratelli di Paola ad aspettarci. Questo paesino, a circa 1700 metri d’altitudine, dove piove almeno 2 volte al giorno, ma dove splende spessissimo il sole, è uno dei 10 punti dove sorgevano le comunità precolombiane. Qui c’è un parco archeologico, si dice il più grande e importante della Colombia, e forse di tutto il sud America, e altri siti archeologici importanti sono sparsi intorno a tutto il centro abitato. È un posto fantastico da visitare, e se vi piace andare a cavallo o camminare ci sono tantissime escursioni da fare! A metà settimana siamo andate a Neiva, città caldissima, dove non tira un filo d’aria, senza mare, ma con vicino (a Rivera) delle terme fantastiche! Nei giorni feriali, quando c’è pochissima gente si può andare in quella privata, piccolina, che costa 2000 pesos, mentre sabato domenica e festivi, quando c’è più gente, conviene più andare in quella grande, che costa un po’ di più (7000 pesos, 2 euro e 30 centesimi), ma dove ci sono più piscine e si sta più tranquilli! A queste terme si può pranzare, senza che costi un’esagerazione. Soprattutto quella piccola ha dei prezzi bassissimi, tanto che costa più il trasporto Neiva-Rivera, che quello che si spende sul luogo.
Tornate a San Agustin, dopo due giorni è arrivato anche mio cugino, e lì è cominciata la baldoria… Tre sere a fila a ubriacarsi di “ron”, visto che a me l’aguardiente non piace, e il guarapo nemmeno.
La sera dell’11 marzo ci salutiamo, io e Paola partiamo per Bogotà, per ritirare dei soldi dall’Italia, e partire in aereo, destinazione Santa Marta! Peccato che non avessimo fatto i conti con la solita sfiga. La Western Union, servizio famoso di giri internazionali di soldi, che ti promettono i soldi in pochi minuti, non ci può dare i soldi in contanti, in quanto una legge colombiana stabilisce che per i giri superiori ai 1500 dollari, i soldi vadano consegnati in un assegno, a nome della persona che riceve i soldi, che non può essere girato a nessuno e nemmeno depositato su un conto a nome di qualcun altro. Il problema sta che l’unico conto aperto in Colombia era quello di mio cugino, ma l’assegno era a nome di Paola. Tutta la burocrazia che è andata a seguito di questa cosa ci ha rovinato le vacanze al mare, e dopo due settimane, dopo essere riuscite soltanto ad aprire un conto in banca, ma dopo che l’assegno c’era tornato indietro già una volta, ce ne torniamo a Bogotà! Lì riusciamo il lunedì seguente (ormai è il 29 marzo) a far cambiare l’assegno, e mercoledì abbiamo i soldi in banca! Giovedì 1 aprile partiamo per Villa de Leyva, ma ci restiamo un solo giorno, visto il brutto tempo, che ci impediva di fare le varie escursioni. Venerdì andiamo alle terme di Paipa, parecchio famose in Colombia, ma tenute davvero male, poco curate, e care rispetto al servizio che offrono. Basti pensare che c’è un cartello dentro la struttura che dice “dopo aver visto la piscina non si rimborsano i soldi dell’entrata” e questo dice tutto. Dopo nemmeno un’ora alle terme usciamo schifati, e torniamo a Bogotà, per ripartire l’indomani per Girardot. Il dilemma è che anche a Girardot piove, e decidiamo di proseguire verso Neiva. Il 6 aprile torniamo a Bogotà per fare un po’ di acquisti, e l’8 ripartiamo per l’Italia.
Ci sono capitate un sacco di avventure (che per motivi di spazio e tempo non mi sono messa a descrivere), mai niente di brutto però! Ci siamo fatte un sacco di ore in autobus, qualcuno più comodo, qualcuno meno. Un paio si sono rotti, altri sono arrivati ancora intatti; Ma a parte questo mi sento di consigliarla a chiunque come vacanza! Per quanto la Colombia sembri, e forse sia, una meta pericolosa, penso che oggi non esista posto senza un minimo di rischio, Italia compresa! Se qualcuno avesse voglia di parlare della colombia io ne sarei felice! è davvero un posto che mi è rimasto nel cuore Angela