Mània de Mexico
…Ci siamo inizia l’AVVENTURA!!!!!!!! Il viaggio su un AIRBUS A 340-300 dell’Iberia è scomodo, le hostess antipatiche, e soprattutto vicino a noi si siede il tipico “sborone” lombardo, di Como, venditore, a suo dire, di stoffe, che a raffica ci pone 250 domande, e al posto di tranquillizzarci sul nostro viaggio, non fa che aumentare le nostre preoccupazioni circa la metropoli più popolosa della Terra; una frase ci ricorda quest’uomo, bevitore di birra e dai denti gran fumatore: “girare a piedi Mexico?? SCORDATEVELO!! Per la vostra incolumità usate sempre i taxi degli alberghi…”.
Dopo 10 ore di volo noioso arriviamo all’aeroporto Benito Suarez di Mexico prendiamo, nell’ansia più totale, un taxi autorizado che ci porta in meno di mezz’ora all’Hotel vicino alla Zona Rosa, parte nottambula di DF, paragonabile alla Brera di milanese memoria.
Dopo esserci riposati parte il giretto per questa zona famosa per i tipici ristorantini…Made in USA o Argentini , ma alle 21.00 storditi dal jetleg prendiamo la strada del ritorno…Una pastiglia di melatonina e Morfeo s’impadronisce di Noi! – 05/07/2003: sabato Ore 04,15 am!! La prima sveglia biologica…D’oltreoceano sortisce i suoi effetti: In piena notte fame alle stelle, alle ore 05,15 ci alziamo, alle ore 06.30 siamo in strada rincorsi da un taxista che voleva portarci a tutti i costi alle Piramidi e verso le 7.00 colazione sempre in un tipico…Ristorantino made USA “Sombrons” e durante la digestione di qualche peperone, carne e tacos ci rechiamo nella Zona Centrale, verso il cuore di DF, lo Zocalo, una delle piazze più grandi del mondo, eccoci, l’alba si confonde con l’enorme bandiera tricolore al centro della piazza, i netturbini danno un’ultima lustrata, i poliziotti messicani si sistemano il vestito e bevono l’ultimo caffè prima di entrare in servizio.
Giriamo intorno alla piazza, entriamo nella Cattedrale, c’è un pendolo, ma non capiamo bene cosa segni, lo stile è un tipico barocco dell’epoca coloniale. Usciamo, e ci sono intere famiglie che attendono, penso, la comunione o il battesimo dei piccoli che tengono in braccio.
Veniamo assaliti da una pseudo guida turistica assolutamente fastidiosa, che sembra parente del taxista dell’alba, che in modo invadente ci offre passaggi ovunque, la risposta una sola: NO GRAZIE! Andiamo a visitare il Palazzo del presidente FOX, e i murales di Diego Rivera (Quella di Rivera, è stata spesso definita “pittura monumentale”. Diego Rivera, per tutta la vita, è stato una fonte inesauribile di idee, di progetti da realizzare, non solo sui “muri”, ma anche su tela: ritratti, feste popolari e manifestazioni politiche, paesaggi.) . 06/07/2003: domenica Ore 6.00 ci alziamo, in realtà eravamo svegli da circa 1 ora, torniamo al SAMBRONS, mangiamo al buffet ogni cosa…E adesso TEOHTICHUAN ci aspetta! Arriviamo alla stazione dei bus NORTE, un vero aeroporto per pullman, e prendiamo il nostro per le piramidi (almeno 6 mesi che non lo lavavano) e dopo circa 1 ora arriviamo Zona Azteca più famosa del Mondo…UN POSTO INCREDIBILE! Scaliamo le piramidi, non senza fatica (ricordiamo che siamo a 2000 m…), tra orde di turisti di ogni etnia e provenienti da ogni parte del mondo, ma, ma NON E’ POSSIBILE: niente giapponesi!!! Travolti dalla bellezza delle 2 piramidi del Sole e della Luna, torniamo a DF per visitare il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, la Lourdes centro-sud americana. La chiesa non è un granché, ma quello che c’è intorno è stupefacente. Bancarelle kitch allucinanti che vendono crocefissi ad altezza uomo…, cibo per ogni palato…Messicano, secondo me qui conoscete parte dell0intensità religiosa dei messicani! Ormai morti di stanchezza arriviamo con il metrò in plaza Garibaldi per bere finalmente una sana cerveza…Macchè, tutto chiuso, solo Mariachi che si vendono come prostitute al primo passante!! Poco più avanti rispetto a plaza Garibaldi seguendo la strada per lo Zocalo si incontra il Museo d’Arte e di fronte troviamo il ristorante GIRASOLES, beh, affamati come coccodrilli, ci tuffiamo nella cucina d’alta classe messicana, e per soli 20€ (alta cucina ndr) direi che si mangia decisamente bene, anche qui chiediamo la nostra birretta, ma niente da fare, finalmente scopriamo che è giornata di elezioni in Messico e quindi (???) non si vendono alcolici, stravolti torniamo in albergo, domani il comandande Marcos e l’esercito zapatista ci aspettano… 07/07/2003: lunedì Ore 9.40 dall’aeroporto Benito Suarez di DF con un aereo aermexico (caro, circa 150 €) partiamo, destinazione TUXLA GUTIERREZ, capitale del Chiapas.
Arriviamo a Tuxla ed un caldo umido ci assale, troviamo un alberghetto in centro, dietro allo Zocalo e cominciamo a girare per la città, circa 800mila abitanti, sul bruttino andante, ed attendiamo, tra, finalmente una cerveza, e una tequila reposada l’indomani per Chapa de corzo e il Canon del Sumidero.
08/07/2003: martedì Ore 8.00 da Tuxla con un combo e per pochi pesos arriviamo a Chapa de Corzo. Nello stato del Chiapas, si trova questo cañon stupendo profondo fino a 1200 metri in una gola lunga 14,3 km. Il cañon è in un parco nazionale, aperto dalle 6.00 alle 18.00. L’escursione avviene in lance di fibra di vetro ed inizia dall’embarcadero di Cahuarè, dove la strada principale supera il Rio Grijalva su un ponte. Le lance partono proprio sotto il ponte. La gita in barca dura circa due ore e comprende il tragitto fino alla diga Chicoasèn e ritorno. Sono circa 35 km dalla diga a Chiapa de Corzo. Si possono vedere diversi uccelli, cormorani, aironi e anche coccodrilli (rari…Ma visti!!!)! L’escursione si effettua unendosi ad altri turisti cercando di raggiungere un numero sufficiente di persone a riempire la lancia per un costo di circa 250 $ messicani compreso l’entrata al parco, che più che altro è un semplice villaggio turistico. In compagnia di turisti latino-americani la guida Francisco, un indio dall’età indecifrabile presenta prima il fiume e poi e poi e poi L’INCREDIBILE: volatili di ogni specie, cormorani, aquile, falchi, colibrì, etc etc etc,! Marco ed Io rimaniamo a bocca aperta, per ora è sicuramente il paesaggio naturale più bello che abbiamo visto dall’inizio del viaggio. Arrivati al parco cominciamo a camminare in mezzo a tucani, a tigri in cattività e pappagalli tropicali…Un posto molto turistico, ma fa niente, consigliamo veramente a tutti di andarci. Con la natura nel cuore torniamo a Tuxla, l’indomani ci aspetta Palenque.
09/07/2003: mercoledì Giornata da dimenticare, solo una cosa…Abbiamo preso un taxi colectivo per andare allo zoo di tuxla, il più famoso del Mexico, giusto per non perdere la giornata e ci siamo ritrovati al Carcere, perché nessuno ci avvisato quando scendere, torniamo indietro e verso lo zoo,…Ma guarda caso CHIUSO per restauro!!! Ok, non vediamo l’ora vengano le 16 per partire alla volta di Palenque e delle prime rovine maya…Arriviamo a Palenque la nostra guida LP “ci suggerisce” una posada non distante dal Terminal dei bus, così arriviamo, e giriamo per Palenque alla ricerca di cibo e troviamo TACOS TROPICANOS (un tipico Mc zapatista!) 10/07/2003: giovedì Ci svegliamo abbastanza presto e ci rechiamo alle rovine in mezzo alla giungla, ma soprattutto con un caldo umido infernale! Il sito maya di Palenque esercita un fascino straordinario. Non solo per la bellezza dei monumenti e per i misteri che circondano alcuni suoi edifici. Ma anche per il fatto che si trova in mezzo alla foresta. Camminando per i sentieri, si possono sentire i rumori delle scimmie urlatrici. Originariamente poi, i templi erano di colore rosso e dovevano essere ancora più impressionanti. Palenque si trova sui pendii della Sierra Norte, nello stato del Chiapas, nel Messico meridionale. Occupa un’area vastissima. Ma la zona visitabile è molto ridotta. In più, gran parte degli edifici sono ancora sepolti dalla vegetazione. La loro forma si intuisce sotto il verde della foresta. Palenque è, infatti, stata riscoperta solo nel ‘700. Immerso nella foresta, tra il verde intenso della vegetazione e la foschia del mattino, Palenque ha un fascino particolare, che non può lasciare indifferenti. Entrando si è subito rapiti dal grande Templo de las Inscripciones, che si erge sulla destrae dal Palacio, posto in posizione diagonale, opposto al tempio, su cui domina la torre, ben restaurata e in ottimo stato. Alle spalle del Palacio, oltre il fiume Arroyo Otulun, c’è il Grupo de la Cruz con il Templo de la Cruz, che presenta una ripida scalinata,che ne consente comodamente la “scalata”. Torniamo a Palenque “città”, mangiamo nel nostro Mc zapatista e aspettiamo il bus per San Cristobal. Arriviamo a San Cristobal verso le 22 circa, c’è in giro poca gente, andiamo verso una posada consigliata sempre da LP. 11/07/2003: venerdì In giro per la cittadina, sembra di essere sulle alpi sia come vegetazione che come temperatura, e sul tardi mattino prendiamo il nostro taxi colectivo che ci porta in un posto che mi ricorderò per il resto della mia vita: SAN JUAN CHAMULA, e vi spiego perché: San Juan Chamula era abitata ancora prima dell’arrivo degli spagnoli da comunita’indigene di lingua totzil e tetzal di cui oggi i Chamula sono una delle componenti piu’ importanti. Il villaggio, secondo il modello dei centri cerimoniali maya, e’ costituito dalla chiesa, le abitazioni dei capi dela comunita’, il mercato, la scuola. Cosi’ anche San Juan Chamula, dove, arrivati sulla piazza, una sorta di “serviziod’ordine” conduce i visitatori in municipio per fare un’offerta alla comunita'( con tanto di ricevuta), poi si viene accompagnati alla chiesa che da’ sulla piazza del paese. La chiesa e’ bianca, non dissimile da molte altre della zona, sulla porta donne indigene vendono stoffe colorate, bambini giocano nel cortile della chiesa o in piazza dove gli uomini stanno seduti a gruppi a fumare o a guardare non troppo benevolmente i turisti. Ma appena varcata la soglia, si offre uno spettacolo incredibile: paglia in terra, statue di santi a grandezza naturale con fattezze indios, candele poste sul pavimento insieme a lattine di Pepsi Cola e Coca Cola, incenso ed erbe profumate che riempiono di fumo l’ambiente, uomini e donne che parlano tra loro, recitano preghiere, parlano con gli dei. Nient’altro, non sedie, non paramenti, nessun altare. Qui il tutto si svolge sul pavimento in un rapporto diretto tra il fedele e la divinita’ che occasionalmente puo’ essere sant’ Antonio o san Giuseppe ma che ha le sembianze di Chultotic ( il sole) o sua madre Chultemic (la luna). E ai piedi di qualche santo, o per qualche defunto, pane, Fanta e sigarette americane…Mah e poi il loro liquore, ma mi sfugge il nome. Non è raro poi che in questi riti, a volte ufficiati da praticanti stregoni, vengano utilizzati degli animali ( normalmente dei polli successivamente sacrificati ) a cui con rituali magici si cerca di trasferire il male che ha colpito il questuante. Male (malattia) che può inoltre venir espulso dalla bocca, sempre secondo le loro credenze pensate un po’, anche facendo largo uso di Coca Cola la quale inevitabilmente facilita lo scopo producendo grandi quantità di gas. Altre pratiche prevedono l’ aspersione con del liquore delle statue dei santi a cui si chiede l’intercessione per l’ ottenimento di una guarigione o la risoluzione di un grave problema, mentre un particolare accorgimento è dedicato al colore delle candele votive offerte, che sono bianche ( problemi di nervi ), verdi ( problemi con la foresta vista come entità spirituale ), rosse ( ferite di sangue ), marroni ( problemi con la terra o i raccolti ) e nere ( pericolo di morte ). Quando infine le richieste vengono esaudite per ringraziamento le statue dei santi sono rivestite con colorate e preziose stoffe. INCREDIBILE, lontano anni luce dal nostro, forse mondo. Il pomeriggio lo passiamo tra i mercati di San Crstobal…Ho comprato veramente di tutto, e la sera siamo finiti in un locale dove facevano musica reggae e ska, gente da ogni dove, che lavoravano per qualche ngo europea o americana (gringo). Dopo un paio di bicchierini di tequila reposada …Siamo tornati a dormire un po’ brilletti… 12/07/2003: sabato Partiamo in gita per i laghi di Montebello (qui vi risparmio la descrizione del viaggio, solo una noia mortale), quindi fatevi altre escursioni, ma non Montebello, noia allo stato puro! 13/07/2003: domenica In giro per San Cristobal ti vado ad incontrare un amico che non vedevo da 10 anni, tale Paolino che ha un negozio di ambra a San Crsitobal. Ha deciso 10 anni fa e si è trasferito qui in Chiapas, rob de mat, direbbero a Milano, eppure!! Ci offre un caffè espresso messicano, vuole avere notizie umane di Milano, e dell’Italia e dopo un paio d’ore ci porta nel suo negozietto, e e e e e e ovviamente abbiamo comprato per presunte fidanzate amiche mamme, e chi più ne ha più ne metta!!! La giornata passa nello scazzo più totale in giro per San Cristobal, e poi la sera si parte per Oxaca, ci aspettano ben 12 ore di bus… Ed è qui che incontreremo “il titolo” del nostro dario! 14/07/2003: lunedì Arriviamo in una delle città più belle del Mexico, qui si vede che siamo usciti dal Chiapas, e lo si nota dall’atmosfera che regna, molto più cittadina rispetto a Palenque o San Cristobal.
Scendiamo dal bus e mi sento chiamare: “Stefano, Stefano!!” Mi giro, e mi dico che è la stanchezza e la tristezza per avere lasciato il Chiapas, in realtà mi trovo davanti VLADIMIRO, fratello di uno dei miei più cari amici. Scambiati le parole e i saluti di rito con il fratello di Zio Buck, ci dirigiamo verso il centro città dove troviamo un alberghetto un po’ caro, circa 20 € a testa, e dopo un breve riposino ci immergiamo nei colori splendidi di questa città. Oaxaca, capitale dello stato omonimo, è una città coloniale superbamente conservata. Il suo centro storico, una miniatura di case coloniali dai tenui colori inserite in un reticolato di strette stradine acciottolate aperte a tratti su deliziosi giardini e sagrati di piccole chiese, lascia traspirare un’ atmosfera d’epoca sorprendente. Pranziamo in un ristorantino vicino allo Zocalo, e qui mentre assaporiamo il Pollo col Mole (salsa nerissima con dentro tutto ciò che state pensando) si avvicina una ragazza bionda dall’aria grave, seria e solitaria, ci guardiamo, sorrisino di rito e … senza mezze misure Marco si avvicina da buon italiano medio e Le chiede se ha qualche notizia di Oxaca, o come raggiungere i vari (ma che vari??) siti archeologici di Monte Alban. Dopo il chiacchiericcio con questa splendida ragazza slovena di nome Mània, andiamo a prendere il bus che ci porta a EL TULE. In Messico non mancano certo luoghi interessanti da visitare e i dintorni di Oaxaca non sono da meno. Così, facciamo una rapida puntata ad El Tule, graziosa cittadina a poca distanza famosa per possedere il più grande albero del mondo ( stando al libro dei Guiness ). L’albero posto davanti alla chiesa è un ahuehete, misura 58 m di circonferenza per 42 di altezza e dovrebbe avere più di 2000 anni . Tutti gli anni in onore dell’albero (che per riuscire a riprendere nella sua interezza necessita di un adeguata distanza) si celebra una festa, continuazione di più antichi riti precolombiani.
Torniamo allo Zocalo, visitiamo la chiesa e incontriamo ancora Mania la quale ci “assillerà” tutta la sera ed il giorno seguente… 15/07/2003: martedì Ci rechiamo, a pochi chilometri di distanza, a visitare la perla archeologica della regione il sito Zapoteco di Monte Alban. Il Sito archeologico di Monte Alban, o perlomeno ciò che ne è stato portato alla luce, domina dalla sommità di una bassa collinetta l’ altopiano circostante contornato da spettacolari rilievi che si stagliano sulla linea dell’orizzonte. Inutile dire che l’effetto d’insieme ci lascia ancora una volta a bocca aperta. Centro politico e cerimoniale Monte Alban fu fondato nell’ 800 a. C. Dagli Olmechi a cui si sovrapposero nell’insediamento gli Zapotechi. Niente da dire, forse il sito panoramicamente più bello, situato su un piccolo altipiano, si possono dominare le tre valli che si uniscono ad Oxaca, ed in più quando passano gli aerei sembra veramente di toccare il cielo con un dito!! Tornati a Oxaca abbiamo la malaugurata idea di fermarci a mangiare nei mercati al coperto, che sono bisogna visitare assolutamente, ma non fermatevi a mangiare, abbiamo speso di più in una comida lì, che in una settimana in Chiapas…, ma abbiamo assaggiato le chapulete…A voi scoprire cosa sono, vi dico solo che assomigliano a gamberetti, ma più piccole!! Torniamo allo Zocalo per un veloce aperitivo, qualche email a casa, e e e e e e rieccola, la luce della nostra vacanza, Mània ricompare con 2 amiche conosciute nell’ostello, baci, abbracci,come se ci conoscessimo da annnnnnnnnni, e via verso un altro mercato altre stoffe altre sciarpe. Cena in un ristorante buonissimo che consiglio, non proprio in centro ma merita. Si chiama FONDA DE LA CRUZ, e potrete assaporare i piatti della cucina di Oxaca, e poi alla stazione dei Bus per l’avventura sulla costa del pacifico…Destinazione Puerto Angel e le spiagge incontaminate di Mazunte e Zipolite…Finalmente il mare!! 16/07/2003: mercoledì P.To Angel e Mazunte distano 20 minuti di Taxi. Arriviamo a Mazunte, una strada asfaltata e un sentiero sterrato che porta alla spiaggia. Ci si arriva presto e quando il mare è lì davanti a me, la vista sulla baia è sensazionale; mi godo questo momento anche se sono stanchissimo e il panorama mi libera di ogni peso! Le ondi forti tuonano continuamente, sulle colline ai lati sbucano alcune cabanas nuove e altre ancora in costruzione. La sensazione è di un luogo molto selvaggio! Io e Marco scegliamo di fermarci alla “posada” dell’Architet…Aggiungo io de Milan…Tale Guido, 50, guida alpina…Non aggiungo altro, lo conoscerete. Scopriamo che la comunità italiana è molto vasta, il film di Salvatores mi ritorna in mente, e non faccio domande sul passato di questi italiani fuggiti in questo vero paradiso sul pacifico. Il bagno è a cielo aperto e veramente spartano. Si pagano 30 € per la cabana, cara!! Questa sistemazione si trova a sinistra arrivando in spiaggia, sulla collina proprio di fronte al mare. La vista da quassù è splendida, si vede la spiaggia di Mazuente che si ingrandisce sempre più a sud e alcuni faraglioni si alzano al largo.
Ci tuffiamo in pieno nella’tmosfera…Beviamo del cocco, e ci divertiamo, passiamo qui anche Il 17/07/03: giovedì, visitiamo il museo delle tartarughe marine, ancora un bagno in compagnia di due ragazze romane, di cui una pittrice e nel broccolaggio dico addio alla mia macchina fotografica compagna di tanti viaggi, un’onda la travolge…E addio foto Paradiso…Pomeriggio tardi partenza per Puerto Escondido. Partiamo con un colectivo (3 pesos) alle 15.40 circa che ci conduce al crucero di Sant’Antonio. Da lì prendo una pasajera (bus pubblico, 10 pesos) che va a Puerto Escondido. Il viaggio dura circa un’ora e un quarto anche se i chilometri che separano Mazunte e Puerto Escondido non sono più di trenta. Sul bus sale un poliziotto che controlla le nostre borse, ci fa scendere…E già temiamo di dover dare una mancetta per lasciarci andare, invece niente di tutto ciò, risaliamo sul bus e all’imbrunire siamo a Puerto Escondido. Mangiamo, girettino per scoprire una cittadina che non é più il ritrovo hippy che era vent’anni fa circa. Ha ormai raggiunto una maturità turistica ed una reputazione che ne fanno una tra le località più in voga. L’atmosfera da piccola cittadina così come le infinite spiagge rimangono comunque i suoi fattori distintivi nonché attrattori principali. La gente é attratta dai ritmi rilassati delle sue spiagge mentre é tra le onde dell’Oceano che si scatenano gli aficionados di questa località. Puerto Escondido ha in effetti una fama internazionale per gli amanti del surf. La spiaggia del surf, la Zicatela, si é evoluta e dove c’erano esclusivamente capanne ora c’é una fiorente comunità e degli alberghi molto buoni. Due eventi del mondo del surf si organizzano annualmente: uno sponsorizzato localmente, alla fine di Agosto ed uno internazionale, programmato per l’ammissione nel circuito professionistico, alla fine di Novembre. T 18/07/2003: venerdì Dopo una semplice colazione sulla strada lungo mare di Puerto Escondido conosciamo Paolo, 20 anni di Casale Monferrato (AL) insieme andiamo in una delle spiagge più belle della zona, si chiama Manzanilla, dove si può fare comodamente il bagno senza aver paura delle onde dell’oceano, un po’ di sole, e qui il mio intestino comincia a fare i capricci…Ritorniamo in centro a Puerto e mangiamo un trancio di pizza, la sera andiamo a conoscere la vida di Zincaleta, conosciamo alcuni surfisti ma mamma mia quanto se la tirano, tutti yankees che sbevazzano birra…Ma qui comincio a pensare che qualcuno in Italia mi stia pensando…E infatti tac arriva puntuale la MALEDIZIONE DI MONTEZUMA, e via in albergo, 2 giorni in camera! 19/07/2003: sabato giornata dedicata a colui che mi ha maledetto…E Marco in giro per pizze al trancio e cerveza… 20/07/2003: domenica Dopo una giornata prosciugato dalla maledizione, partiamo per DF con il più bel bus della vacanza della Estrella, andiamo in albergo e cazzeggiamo per la città 21/07/2003: lunedì La mattina la dedichiamo allo shopping, e alla visita del il palacio de Bellas Artes che è uno splendido palazzo in stile Liberty/Art Neuveau, ricco di marmi, lampadari ecc. I murales di Siqueiros e Rivera sono molto belli, visita assolutamente da consigliare, ma poi l’agitazione comincia ad impadronirsi di noi e per il volo di ritorno…Torniamo in albergo e via si ritorna a casa…Canticchiando: “Messico e nuvole, la parte triste dell’America…Voglia di piangere un po’!!” VIVA MEXICO (per i prezzi degli spostamenti, e degli hotel la Lonely Planet è una certezza!) Marco & Stefano