Un sogno speciale
Finalmente si decolla…Sta per iniziare una splendida vacanza in uno dei posti più belli ed incontaminati al mondo dove le giornate scorrono calme, scandite solamente dal ritmo naturale del giorno e della notte ed ogni nuovo giorno è illuminato dal vivace colore del cielo e del mare e dal sorriso della piccola comunità che a Gran Roque vive e lavora.
Con un balzo di nove ore circa, giungiamo a Caracas: anche se la compagnia aerea spagnola atterra puntualmente, non abbiamo molto tempo per la coincidenza per Gran Roque. Con molta tranquillità e faccia tosta passiamo la lunga coda al controllo passaporti: abbiamo solamente un’ora per poter prendere il volo delle 17 della Transaven , l’ultimo della giornata…Ce l’abbiamo fatta…E il piccolo turboelica decolla dal Simon Bolivar. A bordo fa caldo, manca l’aria e siamo veramente stanchi, ma i nostri occhi sono appiccicati agli oblò per non perdere le spettacolari immagini della grande barriera sud, la naturale porta d’ingresso all’arcipelago a protezione delle 360 isole coralline dalla bianca e vellutata sabbia che contrasta con le intense e variopinte tonalità del mare. …Ed eccola, la grande barriera è sotto di noi: mentre l’aereo comincia la discesa ci rendiamo conto di essere entrati nell’arcipelago e lasciamo le profondità dell’oceano per entrare nelle calme e cristalline acque del parco. Stiamo sorvolando, ormai a bassa quota, piccoli atolli ricoperti da mangrovie adagiati nelle calme lagune turchesi nei pressi dell’Isla Larga: tra poco atterreremo a Gran Roque…La stanchezza è passata siamo arrivati.
Il piccolo aereo sta sorvolando Madrisqui e a destra, finalmente, Gran Roque: una stretta virata sul faro da dove scorgiamo il colorato villaggio, poi un’altra virata: siamo dritti sulla piccola pista dell’aeroporto dove, rasentando l’acqua turchese, ci posiamo poco dopo. Siamo arrivati !!! che emozione. Ci accoglie Ramon, simpaticissimo tuttofare della Posada Movida, che ci accompagna ad espletare le formalità per l’ingresso al Parco e poi, per le sabbiose stradine di Gran Roque, in Posada. Che sensazione straordinaria ritornare a Los Roques: poco è cambiato dalla volta scorsa.
Sono quasi le 18 quando entriamo alla Movida: è molto carina ed accogliente come pure i padroni di casa, Livia e Mario, che ci mostrano la nostra camera, spaziosa ed essenziale, con tantissime conchiglie.
Il tempo di sistemarci e facciamo la conoscenza degli altri ospiti con i quali familiarizziamo durante l’ottima cena preparata da Mario.
L’aria è fresca e leggera e dimentichiamo il caldo afoso e torrido che abbiamo lasciato in Italia: sebbene la stanchezza cominci a farsi sentire decidiamo di andare a fare un giro per il villaggio e lungo la spiaggia. Che sensazione di pace…Niente auto…Niente rumori…Poca gente…Tanta tranquillità…La prima sera di una vacanza speciale.
Gran Roque è l’unica isola vulcanica dell’arcipelago ed ospita l’allegro villaggio costituito da coloratissime posade: niente di lussuoso e l’allegria dei colori delle case e le risate dei bimbi per i viottoli sabbiosi, mettono di buon umore chiunque. A Gran Roque non c’è praticamente nulla, ad eccezione di qualche bottega di artigianato, un paio di ristorantini, un bar sulla spiaggia, un market e l’ambulatorio medico.
Subito ad est dell’abitato, si trova la pista di atterraggio e la banchina del villaggio, sempre piena di barche, yachts e pellicani. Gran Roque non risente di problemi di traffico in quanto l’unico veicolo che circola è la cisterna dell’acqua. A differenza di tutte le altre isole, sabbiose e piatte, Gran Roque presenta due gobbe rocciose che si gettano quasi a picco nel mare. Salendo sulle rocce si raggiunge il vecchio faro: da qui si gode una vista a perdita d’occhio, che abbraccia il piccolo villaggio, le isole vicine, le loro barriere coralline ed il mare cristallino. L’arrampicata al faro non è difficile ed è delimitata da sentieri: oltre al bellissimo panorama, da qui si ha l’opportunità di assistere agli splenditi tramonti, dove il sole lascia il posto alla notte, incendiando il cielo blu cobalto di arancio, rosso e viola.
Le serate sull’isola sono caratterizzate dalla tranquillità: due passi fra i vicoli sabbiosi, una sosta a Plaza Bolivar e poi verso la spiaggia a vedere le stelle. Si torna in posada, due chiacchere e poi a letto: la giornata è finita e l’indomani è un nuovo giorno, da vivere con intensità ed entusiasmo.
E’ il 2 Agosto e la giornata comincia con una ricchissima colazione ma soprattutto con il sorriso di Solimar, una ragazza venezuelana dalla carnagione olivastra e dai ricci e scuri capelli, dolcissima e servizievole sempre attenta a che non manchi mai nulla sulla tavola.
Maschere, pinne e zaini sono pronti e ci incamminiamo verso la spiaggia dove Ramon, in veste di capitano, ci aspetta con la barca.
La destinazione di oggi è Espenqui: la giornata non è bellissima, ma partiamo ugualmente.
In alcuni punti il mare è agitato ma la veloce imbarcazione, condotta con abilità da Ramon, taglia le onde raggiungendo le calme e trasparenti acque di Crasqui, per poi entrare nella laguna di Espenqui : c’è ancora il sole ma il tempo non promette nulla di buono, e, confortati dal fatto che a Los Roques non piove mai, ci sistemiamo con i nostri ombrelloni, seggioline e frigo, pronti per una bella nuotata. Espenqui è un’isola abbastanza grande, in parte ricoperta da una fitta vegetazione di mangrovie ed in parte ricoperta da sabbia bianchissima; l’isola si affaccia, a sud, su di un’immensa laguna dai colori turchese e smeraldo di fronte alla quale si trova la lunga e stretta Isla larga: da qui comincia la zona a protezione totale che comprende l’Ensenada de Los Corrales; a nord un piccolo stretto divide Espenqui da Sarqui.
..Ma il sole dura poco…E da lontano minacciose nuvole fanno presagire che anche a Los Roques talvolta piove…Ed infatti…Accidenti se piove: acqua e vento ci costringono a ripararci sotto i nostri ombrelloni o addirittura in acqua.
La giornata purtroppo è definitivamente compromessa ed attendiamo una piccola tregua per rientrare a Gran Roque. Fortunatamente questo primo infausto giorno è stato l’unico di tutta la vacanza ed un meraviglioso tramonto ci fa ben sperare. Le giornate continuano con incantevoli escursioni, stupendi bagni e ottimo snorkelling ma in particolare all’insegna del tempo stupendo che ci permette di vedere diverse isole, girovagando per l’arcipelago.
Delle isole più vicine a Gran Roque il gruppo delle “tre Francisqui” è sicuramente il più bello, anche se un po affollato: a Francisqui Medio è possibile ammirare una splendida formazione corallina ed una fauna acquatica molto varia e colorata inserita in questa profonda cavità marina incastonata all’interno di una bassissima laguna prospiciente la barriera corallina, chiamata “la piscina”.
Di particolare interesse è la visita a Carenero, Cayo de Agua e Dos Mosquises.
Carenero si incontra a poco meno di un’ora di navigazione da Gran Roque: quest’isola forma, insieme a Lanqui e all’Isla Felipe, una laguna di straordinaria bellezza, caratterizzata da acque calme di color turchese intenso, da spiagge bianchissime e da una ricca vegetazione di alte mangrovie che fungono da barriera ai venti.
Entrando nella laguna, al fondo, si nota subito la lunghissima spiaggia bianca di sottovento di Carenero, dove si trovano alcuni capanni di pescatori che si dedicano alla pesca di aragoste e squali.
Sbarchiamo e ci incamminiamo lungo un sentiero di sabbia che conduce al lato nord dell’isola, verso un’altra incantevole spiaggia, bagnata da una piccola laguna cristallina e circondata a polmone dalla barriera corallina dove evidente è il passaggio al mare aperto.
Qui il relax, le passeggiate e lo snorkelling sono assicurati: i fondali di Carenero sono ricchissimi di formazioni coralline molto interessanti come per esempio i bellissimi coralli cervello, variopinte madrepore e coloratissime foglie di corallo. Spingendosi un po fuori dalla barriera è talvolta possibile fare degli incontri un po inquietanti con gli abitanti del luogo: i barracuda, che si mischiano agli altri pesci tropicali come il colorato pesce angelo ed il buffo pesce scatola.
L’isola di Carenero è un po fuori dai soliti circuiti escursionistici ed è particolarmente suggestiva in quanto ci si sente padroni di un’isola per un giorno.
Da Carenero ci spostiamo a Cayo de Agua , l’isola più occidentale dell’arcipelago.
Cayo de Agua, è chiamata così, in quanto possiede l’unico bacino di acqua dolce di tutto l’arcipelago tanto che in passato gli abitanti di Gran Roque venivano fin quaggiù per approvvigionarsene.
Grazie all’ampio strato di sabbia che funge da spugna, l’acqua piovana viene assorbita creando alcune pozze di acqua dolce, che non si mescolano all’acqua salata. La parte che conserva ancor oggi l’acqua dolce è circondata da una bassa vegetazione e da qualche esemplare di palma.
Oggi Cayo de Agua è una delle mete classiche dei turisti: caratteristica principale dell’isola è lo strettissimo lembo di sabbia che permette il passaggio al Faro di Punta de Cocos, coperto da bianche rocce ed altissime dune di sabbia.
L’acqua bassa e la barriera corallina prospiciente permettono un ottimo snorkelling. Molto bella la passeggiata sulla lunghissima spiaggia dove è possibile trovare splendide conchiglie e altrettante magnifiche foglie di corallo..Morto ovviamente.
Da Cayo de Agua, in 20 minuti circa di barca, si può raggiungere la stazione di biologia marina gestita dalla Fondacíon Cientifica Los Roques, localizzata nell’Isola di Dos Mosquises Sur, ai confini sud occidentali dell’arcipelago.
Qui non è possibile sostare se non per visitare il laboratorio per la riproduzione delle diverse specie di tartarughe in via di estinzione, che vengono allevate in grandi vasche per poi essere liberate nei mari dell’arcipelago.
Sentieri di sabbia delimitati da conchiglie di botuto permettono di visitare i vari padiglioni del laboratorio e dell’osservatorio. Le giornate trascorse nelle diverse isole dell’arcipelago ci danno l’opportunità di vedere ed ammirare conformazioni coralline di diverso tipo, lagune incontaminate, lunghe spiagge, bellissimi pesci e stelle marine.
Anche se all’apparenza le giornate sembrano tutte uguali, la varietà delle isole, i colori delle lagune, gli uccelli ed i pesci, offrono sensazioni ed emozioni ogni giorno differenti.
Una delle escursioni più belle è stata quella all’Ensenada dos Coralles, all’interno della zona a protezione totale: oltrepassato il capo occidentale dell’Isla larga si entra nella grande laguna del corallo ed il paesaggio varia completamente offrendo immagini mozzafiato.
Qui l’acqua è bassissima ed il colore varia dal bianco al turchese, dal pallido verde all’intenso smeraldo interrotto, qua e la, da scure macchie di alghe filiformi ove si ammirano le meravigliose stelle marine rosse-arancio e conchiglie di botuto dalle sgargianti madreperla.
Navighiamo al minimo dei motori e siamo sbalorditi come qui, a differenza della zona di Ricreazione, il paesaggio sia tanto diverso: scorgiamo una moltitudine di piccolissimi atolli di corallo affiorante ricoperti da ciuffi di mangrovie, circondati da bassi fondali e acque trasparenti. La nostra meta è la palafitta: una costruzione di legno costruita su di un banco di corallo, dove vivono alcuni pescatori di aragosta.
Ci avviciniamo lentamente al piccolo pontile facendo attenzione a non incagliarci, l’acqua è bassissima ed il passaggio è stretto…Eccoci arrivati e la prua della nostra lancia si appoggia al piccolo pontile dove, poco oltre, due uomini ci vengono incontro per salutarci.
E’ incredibile, qui non manca nulla…Persino le due galline hanno la loro casa…E la piccola toiletta è riparata e chiusa da assi di legno: la palafitta è costituita da diversi capanni collegati fra loro da un lungo pontile ad “L” che termina su di un banco di corallo ricoperto da una montagna di conchiglie di botuto… Ci piacerebbe prenderne qualcuna e Ramon ci aiuta a scegliere le migliori.
Rimaniamo qui per circa un’ora e il nostro sguardo è rivolto verso l’acqua…Centinaia di bellissime stelle marine e botuti vivono qui, indisturbati ma poco protetti: in particolare i molluschi dei botuti, specie protetta, vengono regolarmente mangiati dagli abitanti del luogo e le loro conchiglie, abbandonate ed accatastate, perdono rapidamente la loro lucentezza ed il loro colore si spegne velocemente. Tantissimi altri posti ci piacerebbe visitare, magari spingendoci verso Cayo Sol, verso la barriera sud, ma non è possibile…È già molto essersi spinti fin qua…Senza autorizzazioni ne permessi.
Lasciamo la palafitta e salutiamo i cordiali pescatori: la nostra meta successiva è Crasqui, poco distante.
Sbarchiamo quasi alla fine della lunga spiaggia di Crasqui nei pressi della barriera. A Crasqui è possibile alloggiare: c’è un “campamiento” dotato di capanni con amache e tavoli, non mancano la cuccia per il cane ed una piccola chiesetta circondata da conchiglie.
La laguna di Crasqui è forse una delle più belle ed ampie di tutto l’arcipelago: il turchese intenso contrasta con il cangiante bianco della lunga spiaggia dietro la quale una fitta vegetazione di mangrovie racchiude una piccola laguna interna ricca di pesci coloratissimi e protetta dalla barriera corallina dove è piacevole curiosare.
Un’altra giornata è finita e facciamo rotta verso Gran Roque…È tardi e siamo fuori orario…Le regole del parco sono rigide: nessuna imbarcazione può navigare entro le acque al tramontar del sole…Ed il sole sta tramontando !!! siamo proprio fuori orario e la barca velocemente si avvicina alla spiaggia.
I giorni a nostra disposizione stanno volgendo al termine, ma l’entusiasmo di vedere nuove isole è grande: l’idea di passare una giornata su un cayo di sabbia ci esalta ed eccoci a Saki-Saki. Poco più di una striscia di sabbia circondata da una grandissima laguna azzurra e sullo sfondo la grande barriera est.
Bagni di sole e di mare, passeggiate nelle basse acque della laguna e un po di snorkelling nella lontana barriera: è una sensazione straordinaria il sentirsi soli su di una striscia di sabbia in mezzo all’oceano Atlantico…Intorno a noi il silenzio, rotto talvolta dal fragore delle onde che si infrangono nella grande barriera est…E se ci succede qualcosa ?? pensiamo…Ma poi continuiamo nelle nostre attività pensando unicamente alla fortuna di essere in questo posto che null’altro ha se non spazi infiniti e senso di libertà.
Vivere un’intera giornata su un cayo di sabbia è spesso dura…Ma ne vale la pena…Si fa pace col mondo, si comprende la natura, la si rispetta, si ascolta il silenzio e si imparano tante cose che spesso, nel nostro frenetico modus vivendi, si dimenticano ma che bisognerebbe sempre ricordare.
La barca di Ramon sta per arrivare…Peccato si stava così bene. Penultimo giorno: oggi la destinazione è Los Noronqui, poco distante da Gran Roque, costituita da un gruppo di tre isole e la sua maggior caratteristica sono le spiagge solitarie e una laguna centrale circondata da una bellissima barriera corallina.
Los Noronqui è una delle mete meno frequentate della zona di Ricreazione ed infatti non sono molte le persone che oggi si trovano qui.
Partiamo con le nostre maschere e pinne alla scoperta dei fondali dell’isola: favoriti dalla corrente ed incuranti della distanza già percorsa ci troviamo a ridosso della barriera corallina e delle onde che qui si infrangono violente…Stiamo facendo fatica…Ma continuiamo ad andare avanti.
Lo spettacolo è straordinario, a destra i bassi fondali regalano visioni stupende di canyon di coralli e coloratissimi pesci, a sinistra lo strapiombio del grande e profondo blu ci aiutano a vedere la struttura sottomarina dell’isola, favorita dalla perfetta visibilità dell’acqua e dalla luce del sole che illumina tutto.
…È meglio tornare indietro, la corrente è forte…Non riusciamo a guadagnare la strada del ritorno; cerchiamo quindi di avvicinarci dove l’acqua è più bassa e, tenendoci per mano, spinnettiamo a più non posso…Ora va meglio, la corrente è più debole e la calma è ritornata.
Sotto di noi vediamo un’esemplare magnifico di botuto…Non ne avevamo mai visto uno così da vicino: lo prendiamo e lo portiamo a riva. Starà con noi tutto il giorno, proteggendolo dagli sguardi e dalle attenzioni delle altre persone, gelosi del nostro ritrovamente: il botuto che abbiamo trovato è diventato il simbolo, la mascotte di questa nostra vacanza e, chissà, magari un giorno lo incontreremo di nuovo, cresciuto e più colorato di allora.
E’ il 12 Agosto…Il giorno della partenza…Prepariamo velocemente i nostri bagagli e partiamo per la nostra ultima escursione: oggi si va a Cayo Muerto, un banco di sabbia non tanto grande a est di Cayo Pirata. Abbiamo poche ore a disposizione e cerchiamo di goderci ogni secondo…Ma sono le 13 e Ramon puntualmente arriva a prenderci. Il nostro aereo decolla alle 15,15 e dobbiamo prepararci per il viaggio di ritorno.
I nostri visi sono un po spenti, tristi e commossi…È giunta l’ora dei saluti e trattenere i lacrimoni è un’impresa difficile.
In un silenzio tombale percorriamo la sabbiosa strada che dodici giorni prima ci aveva visti arrivare: il nostro aereo ci sta aspettando…
Decolliamo puntuali e con gli occhi fissi verso il basso, riviviamo i giorni trascorsi qui, ricordiamo gli ingredienti ed i contorni che hanno reso possibile e speciale questa vacanza, rivediamo l’ospitalità di Livia e Mario, le buonissime cene, le chiacchiere sulla terrazza e le passeggiate serali sulla spiaggia: salutiamo con già tanta nostalgia questo arcipelago, che ci ha regalato immagini, sensazioni ed emozioni uniche ed intense e che speriamo poter rivivere ancora.
…Ciao Los Roques… Un particolare ringraziamento ad alcuni amici incontrati durante il nostro soggiorno roqueño: …A Laura e Mauro, per la loro simpatia, semplicità e dolcezza, nella speranza di poter condividere insieme un’altra bella esperienza di viaggio… ..Con tanto affetto Marco M.