Week-end a Praga 2

Dopo aver visitato Praga nell’estate del 2001 abbiamo deciso, in una piovosa e umida serata autunnale, di trascorrere un week-end invernale in quella città indimenticabile il cui ricordo era ancora ben vivo e vegeto nell’immaginazione mia e dei miei compagni di avventura. Fu così che, interpellata la mia agenzia di fiducia, ci siamo...
Scritto da: Luciano Pavesi 1
week-end a praga 2
Partenza il: 06/12/2003
Ritorno il: 09/12/2003
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Dopo aver visitato Praga nell’estate del 2001 abbiamo deciso, in una piovosa e umida serata autunnale, di trascorrere un week-end invernale in quella città indimenticabile il cui ricordo era ancora ben vivo e vegeto nell’immaginazione mia e dei miei compagni di avventura.

Fu così che, interpellata la mia agenzia di fiducia, ci siamo procurati sei biglietti a/r per Praga con partenza Milano Malpensa nel primo pomeriggio di Sabato 6 dicembre 2003. L’arrivo nella capitale ceca fu più traumatico del previsto; allo sbarco al moderno aeroporto di Praha-Ruzyne ci siamo fatti un’idea di come sia differente il clima boemo tra estate (eravamo in pieno agosto) ed inverno! Veramente un freddo cane, accentuato dal fatto che la regione fosse attraversata da diverso tempo da correnti fredde che ne hanno accentuato oltre modo il rigore climatico.

Ma poco male, la voglia comune di visitare la città nel periodo invernale dopo averne assaporato la vivacità estiva era troppa e il freddo si è trasformato immediatamente in una costante trascurabile. Per il trasferimento aeroporto-città ci siamo affidati ad un baffuto e pittoresco omone dai caratteristici tratti somatici slavi, che nel suo slang inglese quasi totalmente incomprensibile ci ha spiegato che la tariffa di sola andata con il suo taxi collettivo (trattasi di pullmino a 9 posti molto utilizzato per spostamenti da e per lo scalo aereo) era di appena 700 kc ovvero poco più di 20 euro in totale. (circa 3 euro a testa, per un taxi normale ne chiedevano quasi il triplo!) L’omone in questione ci ha lasciato naturalmente in Piazza Venceslao (Vàklavské Namestì), vero e proprio cuore pulsante della Praga post-comunista, una sorta di centro commerciale a cielo aperto, trabordante di tutte le più conosciute marche del consumismo mondiale e sede di innumerevoli bar, pub, birrerie, ristoranti di ogni nazionalità, casinò… La piazza mantiene comunque in qualche modo quell’immagine di grandezza e maestosità, simbolo di potenza e prestigio, di cui godeva la città in epoca medioevale ed è dominata sulla sua sommità dalla sagoma architettonica del Narodni Muzeum (Museo Nazionale) che ospita le maggiori raccolte artistiche della Repubblica Ceca. Sulla strada per l’albergo, abbiamo avuto modo di passeggiare per Na Prikope, una sorta di Via Montenapoleone praghese. Si tratta di un naturale prolungamento di Piazza Venceslao ed è il luogo ricercato per eccellenza per lo shopping, sia dei praghesi (un po’ meno) sia delle orde di turisti facoltosi (un po’ di più).

Dopo una calda doccia ed un po’ di sano riposo in albergo decidiamo di uscire a cena e per l’occasione ricerchiamo un locale caratteristico: ci infiliamo in un locale che gli autoctoni ci indicano come “very good”; purtroppo non ne ricordo l’esatta ubicazione ma ricordo molto bene il nome: U Fleku. L’attesa è stata piuttosto lunga ma finalmente, liberatosi un tavolo, abbiamo potuto gustare chicche della cucina ceca: salsicce piccanti, prosciutto affumicato, arrosto di maiale con knedliky (gnocchi di pasta lievitata), il tutto irrorato da ottima birra Pilsner. Purtroppo qualcuno di noi ha esagerato con la Becherovka (liquore verde a base di erbe dalla gradazione alcoolica spaventosa) e a forza di “Another of this, please…” siamo finiti in quattro e quattr’otto sotto le coperte in condizioni psicofisiche censurabili.

Domenica mattina la sveglia è comunque suonata presto e dopo un’abbondante colazione ci buttiamo nell’atmosfera prenatalizia di una delle città più belle e pittoresche d’Europa.

La prima visita d’obbligo tocca indubbiamente Piazza della Città Vecchia (Staromestké Nàmestì), centro vitale del quartiere della Città Vecchia (Staré Mesto) con il famosissimo orologio astronomico del ‘400 incasonato nella Torre del Municipio che al rintoccare di ogni ora stupisce l’abbondante folla di curiosi con lo spettacolo delle statue “viventi”.

Poi naturalmente la giornata si consuma con un’occhio al santo ed uno al profano e tra la Chiesa di San Nicola (Sv. Mikulase) e il Museo della Tortura Medioevale, tra le guglie gotiche della Chiesa di Santa Maria di Tyn (Tynsky Chram) e l’esposizione di ragni e serpenti velenosi ad uso e costume del turismo più kitsch, la giornata scorre via veloce, intervallata da frequenti pause in caratteristiche Pivovarna (Birrerie) al duplice scopo di gustare ottima birra e trovare un minimo di ristoro al freddo pungente. Sulla strada per il ritorno in albergo abbiamo percorso Via Celetna (Celentnà), antichissima ed elegante strada medievale che porta alla Torre delle Polveri (antica porta di ingresso alla città vecchia) che ospita tra gli altri la casa natale dello scrittore Franz Kafka.

Dopo la solita pausa tecnica in albergo abbiamo ripreso la strada per il centro e, particolarmente infreddoliti, ci siamo infilati in un ristorante dal nome vagamente italico (Restaurace Castello) in Piazza Venceslao. Naturalmente il nome non era un caso e dopo aver gustato una più che discreta pizza e un’ottimo (incredibile!!!) caffè, ci siamo tuffati nella sera praghese. Stoici i venditori di maiale arrosto e prosciutto affumicato, con le loro bancarelle all’aperto, meno noi che ci reinfiliamo immediatamente nella prima birreria che troviamo e tra una birra e l’altra intoniamo canti da stadio con un gruppetto di scozzesi particolarmente alticci e con una mezza dozzina di spagnoli impressionati come noi dal clima mitteleuropeo e dalla scorrevolezza della birra ceca. La serata è terminata con una capatina nella discoteca Karlovy Lazne, a pochi metri da Ponte Carlo, una discoteca grandissima a 4 piani (per 4 diversi generi musicali) dall’ambiente comunque più occidentale che altro; tutti i generi più in voga erano presenti e al giorno d’oggi il ritardo con le altre capitali europee, in fatto di musica e divertimenti, è praticamente azzerato. Da segnalare che il prezzo di entrata, omnicomprensivo di guardaroba, era di solo 100 kc. Ovverosia la miseria di circa 3 euro…Fate un po’ i vostri conti. Segnalo inoltre la presenza di un’altra discoteca, posta esattamente a fianco della già citata, che risponde al nome di Lavkà Club da noi visitata in estate, più adatta ad una clientela leggermente più formale e con una terrazza bellissima sulla Moldova e su Ponte Carlo. La serata si è poi conclusa naturalemente tra le coperte…

Lunedì è una giornata campale e dobbiamo visitare molto; passiamo per Josevof , ghetto ebraico di straordinaria bellezza che ospita l’impressionante cimitero dove hanno trovato tormentata sepoltura ben diecimila ebrei, le cui lapidi inclinate sono ammassate in un disordine quasi artistico. (peccato che si debba pagare, ma è solo per principio che lo dico, a mio avviso un luogo di raccolta e preghiera non andrebbe strumentalizzato in questa maniera…Vabbè…). La successiva tappa ci vede attraversare il maestoso Karluv Most (il già citato Ponte Carlo) passaggiato obbligato e mozzafiato tra i quartieri di Stare Mesto e Mala Strana (la Città Piccola). Il ponte ospita una seria di bellissime statue e di altrettanti pittoreschi artisti da strada che per poche corone vi offrono svariate prestazioni artistiche, ed è chiuso alle estremità da due torri medioevali (consiglio di salire per una manciata di kc. Sulla torre del lato Stare Mesto e di ammirare il panorama dall’alto…). Sulla strada per raggiungere il castello di Hrad e il quartiere di Hradcany (nostra prossima tappa) percorriamo una via chiamata Mostecka, famosa per il fatto di ospitare la maggior parte della ambasciate (ivi compresa quella tricolore) di tutto il mondo e, unitamente a Malostranske Namesti e a via Nerudova, per essere la sede di una miriade di negozietti ed artigiani maestri nella lavorazione del vetro soffiato e del cristallo. Arrivati in Hradcanské Namesti (Piazza del Castello di Hrad) ammiriamo la maestosità del bellissimo Palazzo Reale residenza del Presidente della Repubblica; tutto il complesso è veramente imponente e al suo interno “nasconde” la famosa chiesa di San Vito (Katedrala Sv. Vita) una chiesa davvero bellissima anche per chi non apprezza il genere! Impossibile non rimanerne affascinati! All’uscita, complice il rosso tipico di un tramonto invernale mitteleuropeo, la vista sulla città è semplicemente qualcosa da mozzare il fiato; siamo letteralmente rimasti per cinque minuti inebetiti a guardare la “skyline” medioevale della città definita “delle mille torri”.

La serata è poi finita, naturalmente dopo una doverosa doccia calda ristoratrice, in una vinarny-restaurace (praticamente un’enoteca dove è possibile mangiare, genere veramente consigliabile) vicino al nostro albergo. Poi tutti sotto coperta, complice la partenza alle 8 della mattina seguente che ci ha obbligato ad un’alzataccia.

In conclusione, vista d’estate o vista d’inverno, Praga è e rimane una città veramente unica, da visitare e rivisitare al fine di raccoglierne la più fine essenza. I praghesi poi sono persone incredibili, forse gli unici che ti fanno veramente sentire a tuo agio e non ti bollano come “italiano? spaghetti, pizza ecc. Ecc.” La loro ospitalità è calorosa così come è calorosa, pulsante e viva una città stretta in una morsa di freddo così intensa.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche