Travolti da cuba
Premio per una sudatissima laurea per me e x un anno di lavoro x il mio ragazzo è stato un viaggio a Cuba, organizzato in frettissima e senza sufficienti informazioni, se nn quelle, superficiali e spesso sbagliate dell’agenzia di viaggio dove abbiamo prenotato volo e macchina.
Cmq, il 30 gennaio, dopo 10 ore di piacevole volo, eccoci atterrati all’Havana. Mentre ci strappiamo di dosso maglioni e giacche varie nn possiamo nn respirare il forte odore di fumo (sigari e sigarette)dell’aereoporto. Prima sorpresa di cuba:nn esiste il divieto di fumare, da nessuna parte, nemmeno in aereoporto.. Un taxi ci porta al nostro albergo nel bosco che circonda il Vedado: è sera, l’Havana già pullula di luci, suoni e colori e sembra invitarci a scoprirne i segreti. Dopoa aver mollato in fretta le valigie usciamo di nuovo col solito taxi( unico mezzo x spostarsi all’Havana a parte l’auto) per fare un giro nella città vecchia. Decadente, affascinante, profumata, diversissima da come ce l’aspettavamo, L’Habana Vieja ci si schiude davanti in un’atmosfera irreale.. Una puntatina d’obbligo alla Bodeguita del Medio e poi a zonzo per strade e vicoletti, cercando di evitare i posti troppo turistici. Siamo emozionati, come prima sera a cuba nn possiamo lamentarci, dormiamo sonni tranquilli nel nostro alberghetto al Vedado. Il gg dopo armati di cartina e occhiali da sole iniziamo il giro a piedi per l’havana: cimitero monumentale, plaza della Revolucion( meravigliosa!), Paseo del Prado e passeggiata romantica sul Malecon per poi ritornare alla città vecchia( immaginate che camminata!). E qui ecco la nostra prima disavventura: appena arrivati e mal informati ci siamo fatti abbbindolare da una coppia di cubani che ci ha chiesto di cambiare i dollari in pesos convertible dandoci poi in realtà pesos cubani.. Ce ne siamo accorti quando ormai era tardi, ma ci siamo rimasti malissimo, soprattutto eprchè hanno inventato una storia xfetta( nn siamo mica 2 sprovveduti!), con tanto di indirizzo, nome e numero di telefono falsi più una storia lacrimevole sulle condizioni di vita dei cubani.Ci siamo arrabbiati, perchè per noi 100 dollari nn sono pochi, ma da quel momento abbiamo guardato cuba con più attenzione e con più indulgenza. La fame può rendere disonesti, e i cubani vivono davvero male, quindi abbiamo continuato la vacanza cercando semplicemente di stare più attenti a nn fidarci di chiunque…
Terzo gg di viaggio: dopo aver aspetto invano di avere l’auto che avevamo prenotato dall’Italia, accettiamo un passaggio da un vecchietto per Santa maria del Mar, a Playa dell’Est. Il mare nn è bellissimo, molto ventoso e il posto è abbstanza desolato, ma a noi piace, sembra fuori dal tempo e poi il pesce è buonissimo! Finalmente riusciamo ad avere la tanto sognata macchina: ok, inizia una nuova fase, siamo liberi di girarae cuba in lungo e in largo, nulla può fermarci… E invece tante cose lo hanno fatto: l’Autopista( Ocho vias) come la chiamano i cubani è piena di buche e totalmente priva di segnali stradali, attraversata da simpatici carretti, mucche e chiocce coi pulcini e piena di cubani che chiedono un passaggio. Ci dirigiamo vesro Pinar del Rio e per avere un aiuto nell’orientamento diamo un passaggio ad un poliziotto, che poi lasciamo in un villaggio vicino. Finalmente, dopo 4 ore di macchina e mille avventure( c siamo xsi, stavamo per arrivare a Maria la Gorda!) eccoci a Pinar del RIO:splendida, coloniale e immersa nel verde delle piantagioni.. Ma nn riusciamo letteralmente a scendere dalla macchina: almeno 10 ragazzi in bicicletta ci circondano offrendoci servizi di verio genere:guide, ristoranti, casas particulares, sigari..Memori della passata esperienza decidiamo di nn fidarci e di rinunciare anche alla tappa a Vinales per tornare stanchi, contenti ma anche un pò frastornati, a Playa dell’ESte. Frastornati dalle mille contraddizioni di Cuba:ospitale ma a volte ambigua, colorata e decadente, difficile e affascinante..
Ma nn ci arrendiamo, ormai abbiamo capito meglio l’Alma de Cuba, e partiamo alla scoperta delle incantevoli località di mare vicino all’Havana: Cojimar, col suo castello e lo spirito di hemingway che aleggia per le stradine, Regla, Guanabo, dove scoviamo un paladar buonissimo, economico e accogliente..Posti poetici e intimi, dove si respira la miseria ma insieme lo spendore dell’Isla Grande. Grazie alle conoscenze del nostro bagnino Waldo, che ci rifornisce anche di ottimi sigari, finalmente evitiamo le fregature: mangiamo aragoste ssquisite in accoglienti casas particulares abbarbicate in collina e parliamo coi cubani, che ci spiegano tante cose e ci svelano tanti segreti della loro terra, ci insegnano ad amarla..
Utltima tappa del nostro viaggio, curiosi di vedere le famose spiagge del sud dell’isola, è Cayo Coco. A parte il meraviglioso mare e le spiagge bianche, per noi è un posto da dimenticare. Un’isola meravigliosa prima incontaminata tagliata in due da una strada di cemento, villaggi turistici che sembrano Disneyland dove è vietato l’ingresso ai cubani, miriadi di turisti appollaiati sugli sgabelli dei bar ad ingozzarsi di cibo all inclusive incuranti di tutto quello che c’è fuori da quelle quattro mura..Quella nn è cuba, è un paradiso artificiale, un mondo xfetto ben lontano dalla realtà cubana: siamo stati contenti di averci passato solo un giorno.
Ritorniamo a Playa dell’Este e con la nostra macchina andiamo in areoporto per tornare in Italia, ma faccianmo in tempo a fare qualche giro di salsa e di mambo! Come un sogno da cui ci si sveglia troppo in fretta, le nostre giornate a cuba sono volate via in un lampo e ci hanno lasciato un sapore misto e speziato in bocca, come un lungo sorso di rum invecchiato…
Gracias Isla Grande..!!!