Sharm last minute!
Cercavo sole mare, clima caldo e una sdraio dove leggere tante cose arretrate, negli intervalli fra una nuotata e l’altra. Non sono tipo da discoteche, né lo ero stata quando ne avevo l’età. La passione per le immersioni quella la avevo fin da bambina e mi è rimasta! Immaginavo all’incirca l’insediamento che avrei trovato: Naama Bay, una specie di Las Vegas ma questa sì, realmente egiziana! E così è stato, la prima ed unica visita alla “cittadina” (come chiamarla?) mi ha confermato la supposizione, con l’aggiunta degli assalti degli importuni venditori; negozietti con chincaglierie da poco, masse di paccottiglia faraonica – letteralmente! Plastica faraonica. L’offerta last minute garantiva un albergo a cinque stelle con piscina e spiaggia: e qui il mio entusiastico ottimismo per la vacanza si è rivelato per quello che era, cioè pura ingenuità: non avevo immaginato che l’esistenza della spiaggia altro fosse rispetto alla possibilità di fare bagni nel mare che inizia da quella spiaggia! Il mare era parecchio ondoso, e lungo la spiaggia tanti cartelli con l’avviso che la balneazione è a rischio e pericolo di chi si avventura lungo il pontile. Questo mi ha scoraggiata e non me la sono sentita di avventurarmi, come invece facevano alcuni ragazzi spericolati.
Restava l’opzione della grande magnifica piscina luogo quieto e rilassante… E però ben presto ho capito il perché di questa quiete: la temperatura quasi gelida! Ma questo non mi ha fermata ed ho esibito il mio stile libero di fronte ai villeggianti ancora meno audaci di me.
Due gite hanno riscattato tutto: Ras Mohamed con il bus, e l’isola di Tiran in barca. La gentilezza delle guide, la straordinaria bellezza dei fondali, il vuoto sconfinato del deserto, il colore turchese della superficie del mare nei fondali sabbiosi mi hanno fatto riguadagnare le sensazioni che cercavo! Avevo escluso da subito, infatti, escursioni impegnative come ad esempio la scalata del Sinai, proibitiva fra l’altro per una come me che soffre di vertigini.
Ras Mohammed è la punta più meridionale della penisola del Sinai, ed è riserva naturale a tutela della barriera corallina, per cui se ne può visitare solo un tratto limitato, sufficiente per la felicità di osservare la vita sotto la superficie del mare! Dicevo che soffro di vertigini: ed in mare nuotando sul bordo del precipizio, dove la barriera scende verticalmente per centinaia di metri nel blu, riflettevo che forse potrei vincere la paura del vuoto, così come lì, dove l’acqua comincia ad essere profonda, mi sentivo tanto serena. Senza nessuna paura! Nemmeno delle meduse, che sono i fantasmi marini che io sempre temo. Abbiamo fatto una prima immersione in piccolo gruppo la mattina, poi un bel bagno in quella specie di fiordo azzurro che viene chiamato “lago magico’, poi il pranzo sotto una tenda dove degli egiziani vestiti da beduini avevano portato il cibo con degli sgangherati pick-up. Infine, dopo una adeguata siesta al sole, abbiamo fatto l’ultima immersione, piuttosto lunga, fin quando il sole è stato basso.
L’isola di Tiran è un’isola disabitata, desertica e senz’acqua, che chiude a sud il golfo di Aqaba. La si poteva vedere bene dal mio albergo, situato qualche chilometro a nord dell’aeroporto sulla costa orientale della penisola. E davanti all’isola dall’albergo si vedeva un’altra sagoma strana, immobile, che da lontano non sembrava né un’isolotto né un pozzo petrolifero; da vicino ho scoperto trattarsi di una nave inglese, un relitto che una quindicina di anni fa si è incagliato nella barriera corallina, e che resterà là per chissà quanto tempo. In effetti, la navigazione in quello stretto tratto deve essere molto cauta, per gli improvvisi tratti di basso fondale corallino. Il golfo si chiude con due città vicinissime, Eilat, in Israele, ed Aqaba, in Giordania. Pertanto lo stretto di Tiran è un luogo di notevole importanza strategica. Ma, a parte tutto questo, le barriere sono meravigliose, ed anche la costa sabbiosa dell’isola. La giornata in barca è stata davvero splendida. Ed è valso anche compiere il percorso marino per cogliere la situazione della costa di Sharm: una sequenza di bassi alberghi ed insediamenti per decine di chilometri, un serpente di cemento ininterrotto posto fra il mare ed il deserto.
La strada che serve gli alberghi, parallela al mare, si chiama “Via della Pace”, in ricordo probabilmente di un incontro che qui si era tenuto alla fine della presidenza di Clinton. Si può apprezzare proprio lungo la strada un grande murale che rappresenta, appunto, Clinton, altri capi di stato, e Arafat, tutti in fila in piedi come per una foto ricordo.