Burkina Faso, Viaggio nel paese degli uomi integri
Rossa la terra angoscia.. Confusione, terrore.
Ti abbandoni ad essa libero d’ogni granello della tua meschina individualità.
Nella stagione delle piogge, Nascon fiori d’un gambo maestoso Troppo presto li hai estirpati…
Minuscoli brandelli d’argilla spogli, disassemblati, privi della loro naturale armonia.
Rossi gli occhi, scorrono lacrime… All’inizio erano entusiasmo, la gioia e soprattutto la curiosità di visitare una parte di mondo inesplorata dove le premesse erano di buon auspicio, il desiderio di intraprendere questo viaggio da solo e cosi’ l’ho voluto, per me stesso.. Per maltrattare ancora un pò la mia esistenza, per porre ennesimi dubbi alla pacifica convivenza tra anima e cuore. Quando apri gli occhi arriva lo stupore… Arrivano immagini che non possono essere elaborate dal cervello perché completamente sconosciute, così lontane dalle fondamenta che hanno costituito per degli anni la tua esistenza. Arriva poi l’angoscia per la povertà, la quantità innumerevole di bambini visivamente malnutriti, la gente che vive per le strada di stento. Piano piano poi sono altri i sentimenti che prevalgono, il sorriso di chi prende acqua in testa, di chi non ha mangiato, di chi avrebbe motivi reali di sofferenza ti sconvolge a tal punto da farti riflettere enormemente. La teatralità, la gioia ed un immenso senso pratico ti fanno rinascere con uno spirito diverso e alla terra rossa ti abbandoni “libero d’ogni granello della tua meschina individualità” e più il tempo passa e più sei contento di vivere con il cuore rosso argilla. Poi arriva il momento di partire e vorresti che non fosse vero. Ricordo di essere stato sereno fino al momento in cui sono salito sull’ultimo Taxi in compagnia delle mie due guide (Sita e Bintou) e li non sono riuscito a trattenere il pianto che mi ha accompagnato praticamente in quei 350km che separano Bobo-Dioulasso da Ouagadougou. Poi muori e rinasci un’altra volta ma è un’esistenza nuovamente diversa, tutto ciò che hai fragilmente costruito in 3 settimane si smonta un’altra volta e il cervello esplode in minuscoli brandelli d’argilla come per una crisi di rigetto. Estirpi un fiore che non puoi trapiantare in un posto che non sia la sua terra natia, puoi conservare il ricordo nel cuore. Scorrono quindi lacrime senza preavviso.. Attimi, ricordi (una foto, una canzone) ad innaffiare quei fiori che hai piantato in un angolino nascosto del cervello dove nessuno potrà MAI arrivare a cancellare tutto ciò che ti è stato regalato. Non dimenticherò di non essermi mai sentito solo, di non essermi mai sentito in pericolo né fisicamente né tantomeno psicologicamente.
Anitie Centinaia di foto/emozioni/racconti li potete trovare sul sito www.Donidoni.It, qui per questioni di spazio sarebbe impossibile metterli tutti!