Sudafrica paese arcobaleno
La prima volta per me in Africa non è certo da cartolina con gli elefanti e le capanne perché Johannesburg assomiglia più ad una metropoli occidentale che ad una città africana, ad ogni modo ci caliamo subito nella sua realtà.
Purtroppo qui c’è molta delinquenza per cui ci affidiamo ad un tour organizzato che ci porta a visitare la città e, dove possibile, riusciamo anche a scendere per scattare qualche fotografia. Fefè, il nostro autista, ci porta dopo a Soweto, dove è nato e ci accompagna a vedere i quartieri della città che ha gli stessi abitanti (3 milioni) della sorella più importante, ma ci appare più tranquilla, tanto è vero che scendiamo dal pulmino senza problemi, ovunque si ferma.
Quanta miseria nei sobborghi della “Low Class” e quanta violenza nelle fotografie del museo dedicato alle lotte dei neri per l’abolizione dell’Apartheid solamente una ventina d’anni fa’!.
• 14 Agosto 2003 – Upington – Cape Town – Upington La giornata doveva essere dedicata alla visita delle Augrabies Falls però un imprevisto ci ha impedito di arrivarci in tempo.
Vediamo come sono andate le cose.
Ci svegliamo prestissimo al mattino perché abbiamo il volo alle 06:15 e scopriamo che lo chef manager dell’Hotel non ci ha fatto preparare né lo shuttle per l’aeroporto né la colazione da portare appresso e così chiamiamo velocemente un taxi ed arriviamo in tempo per il volo.
Ma non finisce qui. Arrivati su Upington il pilota ci informa che sul capoluogo del Northern Cape c’è una fitta nebbia e così siamo costretti a dirigerci su Cape Town dove troveremo un volo che ci riporterà a destinazione solo per il pomeriggio alle 17:00 e solo per undici persone. Ricorderemo per un po’ la scena della selezione dei fortunati undici. Noi siamo stati scelti dal gruppo perché eravamo turisti e per lo più stranieri. “Tourist first, is our culture”, diceva la gentile signorona sudafricana dall’aria molto nordica e molto decisa. Ad ogni modo, ritirata l’auto al noleggio dell’aeroporto giungiamo al “Protea Hotel” non senza qualche difficoltà di orientamento.
Perdersi da queste parti, dopo il tramonto, non è molto simpatico, visti i tizi che girano per le strade, ed in questo, Upington non è poi così diversa da Johannesburg.
• 15 Agosto 2003 – Kalahari – Kgalagadi La levataccia di oggi è dedicata al Kgalagadi Tranfontier National Park. Ci alziamo alle 4:00 del mattino, o meglio della notte, per percorrere i 260 Km che ci separano dall’entrata del park ed essere li pronti per entrarvi alle 7:00, quando vengono aperti i cancelli ai visitatori.
Vogliamo essere puntuali di prima mattina, perché è il momento migliore per vedere gli animali, in special modo, il famoso leone dalla criniera nera, del Kalahari.
Prima però, dobbiamo lasciare i nostri bagagli al “Molopo Lodge”, che sta ad una sessantina di Km dal gate, e qui, mentre facciamo colazione, conosciamo Andrea e Beatrice, due ragazzi con i quali visiteremo il parco.
Sarà una giornata trascorsa tra dune di sabbia rossa, che superiamo su piste in terra battuta sulle quali le nostre due “Polo” si destreggiano con facilità.
Abbiamo fatto circa 300 Km e alla fine il bottino fotografico è stato molto scarso. Le nostre prede sono state gli Springbok, molti orici, qualche gnu, i soliti struzzi, due o tre sciacalli e molti “xeri” (piccoli scoiattoli) ma di felini ed in particolare del leone, neanche l’ombra! Ritorniamo al Lodge comunque soddisfatti (è la mia prima giornata “vera” di deserto africano) ma molto stanchi e molto sporchi perché la sabbia è entrata dappertutto.
Riusciamo a farci lavare l’auto, ci laviamo pure noi, e con una “T-boone” recuperiamo un po’ le forze.
Domani si ripete! Buonanotte.
• 16 Agosto 2003 – Kalahari – Upington Visto il magro risultato fotografico della giornata di ieri, oggi decidiamo di arrivare più mattinieri al cancello del parco ma non riusciamo ad esserci prima delle 08:30.
Con il piccolo giro che abbiamo deciso di fare non vediamo niente di più di ieri e così alle 11:30 siamo già fuori.
Prendiamo la strada per Upington e passiamo per l’aeroporto per recuperare il volo che Monica ha chiesto di posticipare per il 18/8, ma non riusciamo a parlare con nessuno poiché il personale è ridotto al minimo e gli uffici sono aperti solamente al momento dei voli.
Ne approffittiamo quindi per correre a visitare le cascate di Augrabies all’interno dell’omonimo parco.
Il salto del fiume è molto spettacolare e di grande effetto è anche il canyon che l’Orange, questo è il nome del fiume, forma subito a valle.
Ci piacerebbe visitare anche il parco ma ormai è tardi e decidiamo di ritornare a Upington.
Non mi fido di guidare dopo il tramonto, perché l’illuminazione lungo le strade non c’è ed in compenso ci sono un sacco di persone (esclusivamente neri) che camminano lungo il ciglio al buio.
Anche questa sera siamo cotti, abbiamo percorso in totale circa 1300 Km finora accumulando un po’ di stanchezza e così ci corichiamo molto presto.
• 17 Agosto 2003 – Cape Town Con due chili di sabbia sparsa dentro la nostra auto, e altrettanta o quasi ancora addosso a noi, oggi ce ne andiamo a Cape Town. O meglio torniamo, visto che ci siamo già stati due giorni fa. Il volo per il capoluogo del Western Cape è alle 8.00 e noi puntuali ci presentiamo al check-in come se niente fosse successo. Per fortuna fila tutto liscio e così salutiamo per sempre queste lande desertiche.
A Cape Town seguiamo le indicazioni ricevute via e-mail da Steve del “Dale Court” e siamo a destinazione in pochi minuti cosicchè abbiamo tutto il tempo per una visita al “Waterfront”, il quartiere del porto vecchio, completamente ristrutturato con ristoranti e negozi per turisti.
Devo dire che il risultato è estremamente piacevole e l’ambiente è molto rilassante, infatti non ci sono solo turisti ma anche famiglie sudafricane con tanti bambini al seguito.
Purtroppo il quartiere sembra un’isola felice in una giungla di delinquenti, visto che c’è stato consigliato di girare a piedi solo questo, perché oggi è domenica ed i negozi sono chiusi e quindi è probabilissimo diventare la preda di qualche delinquente.
Ad ogni modo nel pomeriggio troviamo il tempo anche di prendere l’auto e di andare al Capo di Buona Speranza, nel sud della Penisola. Lungo le strade scopriamo alcune spiagge stupende su “Camps Bay” ed ancora a “Chapman’s Peak” e a “Kommetjie” dove un gruppo di babbuini ci avrebbe comunque costretto a fermarci.
Speriamo che le foto rendano la bellezza di questa città che non a caso è considerata la più bella del Sudafrica.
• 18 Agosto 2003 – Cape Town Questa mattina facevano colazione con noi, una dozzina di turisti che, abbiamo capito dopo, facevano parte di una comitiva di “Avventure nel Mondo”. Questa organizzazione mette assieme turisti che hanno medesime destinazioni e affida loro un leader, che altro non è che una persona con maggior esperienza nei viaggi. Fin qui tutto bene ma immaginate cosa vuol dire mettere d’accordo parecchia gente, soprattutto quando c’è qualche difficoltà. E questa mattina è successo proprio questo. La giornata si presenta pessima , un freddo dicembrino ci ha obbligati ad indossare maglioni e giubbotti ma peggio la pioggia ed il vento si stavano accanendo su Cape Town per cui tutti i programmi per la giornata stavano sfumando, e così durante la nostra abbuffata mattutina abbiamo assistito alle dispute fra chi voleva fare una cosa e chi voleva farne un’altra.
Noi, per conto nostro, abbiamo deciso di completare il giro al “Capo di Buona Speranza”, nell’estremo sud del continente africano, visitando l’omonima riserva naturale.
Purtroppo il vento e la pioggia ci hanno costretti per lo più a rimanere in auto e non molto diversamente è andata al pomeriggio, facendoci saltare i nostri propositi di un giro nella “City Bowl” con i suoi musei e il suo castello.
Ci siamo accontentati alla fine di una veloce visita in auto ed un gelato al Waterfront.
Le previsioni dicono brutto anche domani. Staremo a vedere… • 19 Agosto 2003 – Cape Town Anche oggi, come già successo ieri dobbiamo inventarci la giornata, perché il tempo sta condizionando tutti i nostri programmi. Sul “Cape Town” il giornale del mattino, in prima pagina ci sono le foto della nevicata sui monti appena sopra la città, evento in se straordinario a detta del titolare del nostro Bed&Breakfast, ma anche immagini di una nave arenata sulle coste per la bufera di ieri sera e altro ancora sul maltempo che imperversa sulla zona. Piove a dirotto, così decidiamo di andare a visitare la cittadina di Stellenbosh famosa per i suoi vigneti e per essere la seconda città più vecchia del Sudafrica dopo Città del Capo. Il benessere qui è diffuso e per le strade notiamo molte auto costose parcheggiate fuori da case altrettanto lussuose. Il paesaggio assomiglia molto ad un Land tedesco e si avverte maggior sicurezza rispetto ad altri posti già visti. Ad ogni modo fa freddo pure qui, ci prendiamo due “Irish Coffee” e filiamo verso la città passando sulla Highway N2 per le township di Khayelitsha e Guguletu che più che a quartieri, assomigliano a discariche a cielo aperto nelle quali vivono un paio di milioni di persone disperate.
Nel pomeriggio scopriamo che pure la cabinovia per le Table mountains è chiusa per il troppo vento e quindi ci accontentiamo di ammirare il panorama da un livello più in basso. A questo punto avendo del tempo a disposizione ci facciamo coraggio e con un taxi andiamo al “District Six” il museo dedicato agli sfollati dell’omonimo quartiere. Questa gente fu mandata letteralmente via dal governo sudafricano nel ’66 per motivi razziali, il quartiere fu smantellato e ancora oggi rimane un territorio desolato. Ci mettiamo un po’ a trovare un taxi per il ritorno e questo vi assicuro non è piacevole in questa città. Probabilmente esageriamo ma è l’ansia che ci trasmettono coloro ai quali chiediamo informazioni sulla sicurezza che ci fa dubitare di tutto e di tutti.
• 20 Agosto 2003 – Swellendam Beh, non avrei mai pensato di venire in Africa per vedere la neve! Questa mattina siamo partiti per la Garden Route, la strada costiera sull’Oceano Indiano che collega la città a Port Elizabeth. Questo itinerario panoramico tanto decantato dai depliant turistici abbraccia un vasto tratto di litorale verde tanto da farlo assomigliare alla Scozia piuttosto che all’Irlanda. Lungo la strada si trovano bellissime spiagge incastonate su tratti di scogliera che cambiano aspetto ad ogni curva. Noi ci dirigiamo verso Hermanus che un tempo era un villaggio di pescatori e ora è nota soprattutto per essere una posto ideale per avvistare le balene. Ovviamente non ne vediamo nemmeno una e così proseguiamo per Cape Aghulas, il vero punto più a sud del continente africano. Ci arriviamo percorrendo una cinquantina di chilometri su una pista in terra battuta che trasforma la nostra piccola “Polo berlina” in un’auto da safari. L’Aghulas, questo è il nome del paese, oltre ad avere ovviamente il faro sulla sua punta estrema, ha la caratteristica di avere le case una diversa dall’altra, ma andiamo avanti. Arniston ha le stesse origini di Hermanus ma è più difficile vedere i grossi cetacei. A dire il vero il paesino è molto bello perché sembra non essere stato intaccato dal turismo, i suoi abitanti sono tutti pescatori, ma non c’è un’anima in giro e così presi dalla malinconia, decidiamo di proseguire sulla Garden Route e di trascorrere la notte a Swellendam. Ci arriviamo verso le 17:00 e troviamo tra le pagine di “Portfolio”, un libretto di B&B sudafricani il “Cypress Cottage”. Fa freddo, la temperatura è scesa a zero gradi, vicino a noi sta nevicando, così mangiamo una grigliata da “Saddles” e poi a letto con lo scaldasonno.
• 21 Agosto 2003 – Wilderness Questa sera mi metto a scrivere nonostante le condizioni non siano proprio perfette. Diciamo che la lucidità non è al massimo, perché siamo appena tornati da una cena assieme ad una coppia di milanesi, e cosa per noi insolita, anziché bere acqua abbiamo preso del vino, prima durante e dopo.
Ma andiamo con ordine. Vorrei ricordare la colazione di stamattina perché non è stata la solita abbuffata anonima. Alle 7:30, puntuali, siamo scesi nella sala breakfast, dove abbiamo trovato un tavolo imbandito come si farebbe per i nostri migliori invitati. L’ospitalità della signora Sandra è encomiabile e non possiamo che ricordare con piacere, questa notte al suo B&B.
Una volta salutata, proseguiamo il nostro viaggio per la cittadina di Mossel Bay, che sarà stata un tempo anche un gioiello della Garden Route, ma a noi è sembrato un paesetto qualunque, peraltro industriale poiché vi si trova anche una grande raffineria petrolifera.
Ci facciamo un tramezzino, cioè due panini giganti a testa e ci dirigiamo verso Wilderness.
Questa perla è arroccata tra i monti e il mare. Il nostro B&B, il “Dolphin Dunes” ha le camere sull’Oceano Indiano, e solo questo sarebbe sufficiente per sceglierlo. Il resto comunque non è da meno, pulizia, ordine, qualità, prezzo, fanno si che queste sistemazioni siano il miglior alloggio per noi in questa vacanza.
Ci facciamo una passeggiata lungo la spiaggia e poi mentre mi sto facendo la doccia, il titolare avverte per telefono Monica, che ci sono due balene sul tratto di mare di fronte a noi e così usciamo per avvistarle. Facciamo quindi conoscenza con la coppia menzionata prima e concludiamo con loro la giornata davanti al caminetto acceso e ad un bel piatto di filetto di struzzo e degli squisiti gamberoni.
• 22 Agosto 2003 – Porth Elizabeth Con questa giornata terminiamo la seconda parte della nostra vacanza, che abbiamo idealmente diviso in tre parti: la prima concernente Johannesburg ed il deserto del Kalahari, la seconda Cape Town e la Garden Route e la terza la regione del Mpumalanga e il parco Kruger. Ci svegliamo molto presto perché oggi abbiamo un sacco di chilometri e così salutiamo i ragazzi di ieri sera lasciando loro un biglietto sulla porta e partiamo non prima però di aver fatto colazione che questa mattina ha un’impronta decisamente tedesca. Il titolare è una persona un po’ strana ed estremamente ordinata e metodica. Ogni cosa ha il suo posto preciso sulla tavola e compiliamo una lista per l’ordinazione. Ce lo ricorderemo senza dubbio questo B&B.
La nostra prima tappa è il Wilderness Park. Ci sarebbe una passeggiata nel bosco di 6 Km ma non abbiamo tempo, così andiamo al Knysna, graziosa cittadina sulle rive di una laguna, decretata come dice il mega segnale alle porte della città, migliore città sudafricana nel 2000 e 2002. Cerchiamo un tour che ci permetta di vedere le balene e troviamo un catamarano che la signora dell’ufficio turistico ci dice dovrebbe portarci a 300 m. Da questi mammiferi, ma scopriamo più tardi che altro non è che un giro all’interno della laguna e così tristi e abbattuti decidiamo di dirigerci verso Porth Elizabeth.
Verso le 17:00 siamo già a destinazione, tenendo conto anche della deviazione sul Tsitsikamma Park, e troviamo un B&B sul Summerstrand, la spiaggia di P.E.Questa sera ceniamo al “Ranch” il ristorante propostoci da un’ agente di commercio sudafricano conosciuto a Swellendam.
• 23 Agosto 2003 – White River La giornata di oggi sarà dedicata quasi esclusivamente al trasferimento da Porth Elizabeth, nell’Eastern Cape alla regione del Mpumalanga. Alle 06:30 abbiamo appuntamento con la titolare del B&B per la colazione che verrà servita in una spaziosissima sala della casa. E’ un peccato che faccia freddo, perché tutte queste sistemazioni hanno una piccola piscina interna sulla quale si affacciano stanze con grandissime vetrate e arredamento in giunco stile coloniale. D’estate sarebbe sicuramente più bello.
Prendiamo velocemente la strada per l’aeroporto perché abbiamo il volo alle 08:15 per Johannesburg.
Qui, una volta ritirata l’auto (la terza Polo berlina) ci perdiamo subito nella città e così giriamo attorno all’aeroporto per un paio di volte, prima di imboccare la strada giusta per Witbank. Ci vogliono 355 Km per arrivare a Nelspruit che è il capoluogo della regione e sinceramente non c’è posto degno di essere ricordato lungo il tragitto se non distese desolate e brulle con poca vegetazione (quest’anno da queste parti è piovuto pochissimo).
Arrivati a Nelspruit poi, troviamo una cittadina anonima e alquanto squallida nella quale certo non ci fermeremo e ci dirigiamo quindi per White River dove c’è il “Linga Longa” e nel quale ci fermeremo per questa notte. Sono molto stanco (anche perché ci abbiamo impiegato un ora per trovare il B&B) e dopo una rapida doccia andiamo subito a cena.
Dennis il proprietario del locale, ci fa conoscere Michelle, una giovane guida del posto di madre italiana, con la quale ci intratteniamo a chiacchierare fino alle 09:00, tardissimo per noi.
• 24 Agosto 2003 – Sabie Questa per noi sarà una vacanza che ricorderemo anche per esserci spostati quasi esclusivamente in automobile. A parte infatti le tre tratte interne in aereo, per il resto abbiamo passato gran parte del nostro tempo nella nostra “Polo”. E alla fine di chilometri ne abbiamo fatti da Cape Town a Port Elizabeth 1600 dopo i primi 1300 della prima parte al Kalahari.
Oggi alle 08:00 ci siamo messi in marcia da White River alla volta del Blyde River Canyon. Durante il percorso ci sono diverse cascate da vedere. Sono molto belle ma la scarsità di acqua di quest’anno ne ridimensiona la spettacolarità così alle Mac Mac Falls ci fermiamo giusto il tempo di qualche fotografia. A pochi Km troviamo God’s Window, primo punto panoramico sulla valle del Blyde ma è a Bourke’ Luck Potholes che rimaniamo sbalorditi dalla bellezza del canyon sotto di noi. Qui alla confluenza del fiume con il Treur, si formano delle strane buche create dai mulinelli dei fiumi. Ci siamo scatenati con foto e filmati. Proseguiamo per le Three Rondavels, le caratteristiche rocce sulla parte opposta del canyon e il panorama è proprio mozzafiato.
Al ritorno vediamo anche le cascate Berlin e Lisbon Falls più particolari per lo scenario che le circonda.
Qui si conclude anche il nostro percorso nel canyon per cui decidiamo di ritornare non senza passare per Pilgrim Rest, vecchio villaggio di cercatori d’oro, le cui case sono rimaste come erano un tempo. Questa notte troviamo alloggio a Sabie, al “Hillwatering Country House” gestito da Peggy che ci consiglia di cenare al “Wild Fig Tree” dove abbiamo mangiato carne di coccodrillo.
• 25 Agosto 2003 – Kruger Park Lodge Ieri sera Peggy ci aveva promesso i pan-cake, tipici sudafricani così stamattina siamo curiosi di provare quest’altra novità. Cominciamo con le nostre solite fette tostate e marmellata, yogurth, frutta, succo d’arancia e latte con i cereali ed ecco arrivare il tanto atteso piatto. In realtà si tratta di due omelette leggere, una con gli spinaci e la feta greca ed una con il limone e zucchero. Io preferisco quelle con il formaggio ed i funghi, a Monica invece sono piaciute di più queste ultime. Salutiamo Peggy e gli altri ospiti e partiamo per le altre cascate che non abbiamo visto ieri. A Sabie ce ne sono altre tre.
La prima che troviamo è la Bridal Veil Falls alla quale ci si arriva dopo una lunga camminata in mezzo alla foresta, la seconda è la Horse shoe Falls e l’ultima la più alta è la Lone Creek Falls forse la più bella oltre che la più accessibile.
Sempre a Sabie troviamo anche il tempo di prenotare una stanza per la nostra ultima notte in Sudafrica. Ci siamo concessi per l’occasione una splendida sistemazione in un hotel a 5 stelle, il Lone Creek Lodge. Proseguiamo per il parco Kruger e ci fermiamo a Hazyview, che è un piccolo villaggio con centri commerciali non lontano dai gate Numbi e Paul Kruger dell’omonimo parco.
Qui abbiamo una prenotazione al Kruger Park Lodge. Abbiamo sicuramente scelto bene, in quanto il posto vale tutti i soldi che vi si spendono. Noi abbiamo un cottage più grande dell’appartamento in cui viviamo con giardino e piscina non lontana, nella quale decidiamo di passare il pomeriggio, stanchi dopo tante giornate trascorse in auto. La sera prima di cena andiamo a visitare il Shangana Cultural Village dove vi abitano alcune famiglie indigene con le quali con l’ausilio di una guida abbiamo potuto relazionare conoscendo usi e costumi tradizionali.
• 26 Agosto 2003 – Kruger Park …E’ la tappa più importante, ci sentiamo gasati e non vediamo l’ora di entrare dal gate del parco. Ieri abbiamo organizzato alla grande la giornata. Non uno ma ben due tour con i rangers ci aspettano, uno al mattino e uno nel pomeriggio. Abbiamo scelto queste soluzioni per essere più sicuri di vedere i leoni che non siamo riusciti a vedere al Kalahari. Alle 6 meno un quarto, la guida viene a prelevarci allo chalet.Saremo in compagnia di 2 sudafricani emigrati in Israele dell’età circa dei nostri genitori. Cominciamo subito bene, all’inizio vediamo alcune giraffe e qualche centinanio di metri più avanti possiamo ammirare la sontuosità di tre elefanti adulti. Ci colpiscono l’altezza delle prime (fino a 5 metri per i maschi) ed il peso dei secondi (5 tonnellate e anche più per i più grandi). La guida ci porta verso il fiume dove è più facile trovare gli animali che in questo periodo di secca hanno pochi posti per potersi abbeverare. E così sul fiume troviamo gli ippopotami e un coccodrillo. Proseguendo vedremo poi bufali, facoceri ed in gran quantità impala e Kudu ma del leone nessuna traccia. Riponiamo le nostre speranze sul tour pomeridiano. Stavolta partiamo con una compagnia di amici sudafricani molto simpatici. Anche la guida è più vivace e la sua Land Rover ci porta in qualsiasi posto. Insomma l’atmosfera è senz’altro più d’avventura. Ora siamo all’interno di una riserva privata nella quale si sono dei “Feeding area” zone dove gli animali trovano del cibo. Abbiamo così la possibilità di avvicinare a 2-3 metri due rinoceronti, degli enormi bufali, zebre, giraffe, elefanti, ma l’incontro più emozionante lo abbiamo con tre ghepardi. Questa è infatti una zona di ripopolamento per questi felini e non è poi così raro incontrarli. Terminiamo la giornata con la cena all’interno del parco in un caratteristico Lodge africano. Fa freddino, ma il fuoco ed il vino dei nostri amici ci scaldano a sufficienza.
• 27 Agosto 2003 – Kruger Park Durante il safari di ieri abbiamo visto veramente moltissimi animali ed in particolare 3 dei Big Five: bufalo, elefante, rinocerente. Era inevitabile che Monica non si mettesse a caccia degli altri due! E così dedichiamo la giornata alla ricerca del leone e del leopardo e alle 09:30 siamo di nuovo all’interno del parco. Ce la siamo presa comoda a colazione ed è normale a mattina ormai inoltrata, non vedere neanche l’ombra di un animale. Percorriamo chilometri e chilometri in una noia assoluta con il piede irrigidito sull’accelleratore a 50Km/h e non immaginiamo cosa succederà poi. Infatti appena prendiamo la direzione per il fiume Sabie, incappiamo in un gruppo di una decina d’auto intente ad osservare qualcosa. Chiediamo cosa sia l’oggetto di tanta attenzione e ci rispondono che una leonessa con i suoi due cuccioli stanno riposando all’ombra di un cespuglio. Wow ce l’abbiamo fatta! Il problema è che non si vedono perché sono seminascosti dalle foglie, così ci uniamo alla silenziosa compagnia e aspettiamo. Passano i minuti, tanti minuti, finchè il ruggito intonato dall’autoradio di un sudafricano fa svegliare la leonessa che ignara si espone agli scatti delle nostre macchine fotografiche. L’andirivieni della mamma da una parte e l’altra della strada richiama i timidi cuccioli che alla fine preferiscono ritornare ad attenderla dietro il cespuglio, li riprendiamo in questo via vai fino a che lei scompare nella savana. Che emozione! Alle 16:15 ci dirigiamo verso l’uscita e ad una elegante giraffa viene l’idea di attraversarci la strada. Poco importa, se non fosse che l’animale non ha nessuna intenzione di spostarsi, anzi, appena cerco di muovermi con l’auto, si mette a correre nella nostra stessa direzione, con un’imponenza maestosa che ci lascia di stucco! E non è finita! Ore 17:15 felici della giornata siamo sempre in direzione del gate quando un altro drappello d’auto ci blocca la strada. Ci chiediamo cosa possa essere e incredibile completiamo i Big Five con il leopardo. Un magnifico esemplare sta riposando su di un albero, il suo posto preferito. Anche qui gli scatti non si contano. Ore 17:53 siamo davanti all’uscita, appena in tempo per la chiusura! Alle 19:00 stanchi ma molto soddisfatti raggiungiamo il Lone Creek Lodge. Accendiamo il fuoco sul camino e con un bicchiere di cherry in mano ripassiamo la stupenda giornata appena trascorsa.
• 28 Agosto 2003 – Sabie – Johannesburg – Italia L’ultima notte della nostra vacanza l’abbiamo trascorsa al Lone Creek Lodge, l’hotel che avevamo prenotato circa 2 giorni prima. Ieri sera abbiamo indugiato un poco prima di coricarci perché l’atmosfera nel salottino con il fuoco acceso nel caminetto era di quelle da ricordare.
Stamattina ce la prendiamo comoda perché abbiamo l’aereo a Johannesburg alle 19:10.
Abbiamo deciso, visto che il tempo ce lo permetteva di fare una veloce capatina a Pretoria, la capitale amministrativa del paese. Ci arriviamo in tre ore e mezza passando per il Klein Dresenberg dove troviamo i resti di molti incendi che hanno distrutto boschi e foreste. Una guida ieri ci ha informato che la popolazione indigena crede che bruciando l’erba nella stagione invernale (secca) l’anno successivo crescerà più rigogliosa ma non fa i conti con il vento e con il secco che propagano il fuoco ai boschi.
Pretoria si rivela subito una città più bella della vicina Johannesburg. E’ abitata per lo più da gente di lingua afrikaans e lo si vede anche nell’architettura dei suoi bei palazzi. Il più importante è di sicuro l’Union Buildings” il palazzo del governo, che abbiamo modo di ammirare dall’esterno poiché è vietato entrare. Giungeremo all’aeroporto di Johannesburg con 4500 chilometri percorsi complessivamente e con due ore di anticipo sufficienti per mangiare qualcosa e spendere gli ultimi rand rimasti.
Siamo dispiaciuti di lasciare questo meraviglioso paese ma anche contenti di ritornare nella nostra amata Italia. Cosa ci rimarrà di questo viaggio? La natura sicuramente, gli animali selvaggi incontrati nei parchi e i paesaggi mozzafiato dei deserti e della Garden Route ma anche le città metropolitane di Cape Town e Johannesburg con i loro violenti contrasti tra il ricco mondo bianco e la povertà nera delle loro township. Ci vorrà ancora molto tempo perché queste disuguaglianze non più propriamente razziali, bensì economiche scompaiano se mai scompariranno, ma grandi passi ha fatto comunque il Sudafrica dal 1994 anno di abolizione dell’Apartheid.
Lo speacker annuncia l’ultima chiamata per il volo per Francoforte. E’ proprio finita qui.
CIAO CIAO SUDAFRICA PAESE ARCOBALENO! Moreno e Monica