La mia Rapa Nui
Ma veniamo al viaggio: racconterò solamente l’Isola di Pasqua,poi in un altro capitolo vi racconterò anche la Patagonia. Con lo zaino in spalla, reflex e guide in mano sono partito da Fiumicino il 10 ottobre da solo con soltanto una prenotazione di alloggio all’Isola effettuata via internet in un residenciales, il Mananui Inn per 20 dollari a notte con colazione e all’arrivo a Santiago c’era la signora del residenciales ad aspettarmi all’imbarco per l’Isola, avremmo fatto il viaggio insieme. Quì, come un cretino ho dimenticato di ritirare il bagaglio perchè ero convinto che fosse stato trasferito sul volo successivo ma visto che Pasqua è territorio nazionale io avrei dovuto rifare il check in per i voli nazionali ma dopo 20 ore di volo ero bello che cotto ed infatti il mio bagaglio è rimasto a Santiago a girare per l’aeroporto per due giorni… E’ poi arrivato due giorni dopo a Pasqua ed era intatto.
Dopo circa 5 ore e mezza di traversata sul Pacifico, arriviamo all’aeroporto Mataveri un piccolo ma moderno aeroporto(la pista consente l’atterraggio dello Space Shuttle) vengo accolto con ghirlande di fiori intorno al collo ed un profumo forte di fiori mi assale. Con la signora Bicky originaria e e nativa dell’Isola facciamo un breve tratto di strada in taxi per raggiungere Hanga Roa, questo è il nome della città dell’isola dove coloratissime abitazioni e molta gente a cavallo mi passano davanti al finestrino; il sole era alto nel cielo,ma la cosa che mai dimenticherò in tutta la mia vita sarà proprio quest’ultima, il cielo, i colori e le sfumature dei tramonti e le albe, mai, non li dimenticherò mai.
Il residenciales era perfetto, proprio quello che cercavo, non avevo volutamente scelto un’hotel per cercare di inserirmi il più possibile nell’isola e nei suoi abitanti e la mia camera era con bagno e davvero molto pulita anche se poi dopo alcuni giorni capii che ero un po’distante dal paese e quindi un po’scomodo perchè mi trovavo nei pressi dell’Ahu Tahai lontano circa un chilometro a piedi dal centro ma dove avrei visto dei tramonti formidabili. Consiglio a tutti di portarsi un buona scorta di rullini fotografici in quanto l’isola è fornita in maniera discreta ma i prezzi sono abbastanza alti e di foto io ne ho fate una quantità indescrivibile.
Ho conosciuto tramite internet prima di partire una persona speciale che desidero ringraziare con tutto il cuore che ha reso possibile un sogno: avrei dovuto consegnare una lettera ad una famiglia di Hanga Roa con la quale li a poco avrei fatto conoscenza e che mi avrebbe portato in giro per l’isola facendomi conoscere il vero lato dell’isola non da turista ma da abitante, quindi GRAZIE MIGUEL. Al mio residenciales poco dopo essere arrivato mi è venuta a prendere una bella signora, Mari si chiamava con i suoi figli Cristian Uri e Seba e mi hanno portato con loro nella loro casa dove mi hanno presentato al resto della famiglia ed hanno letto la lettera che Miguel aveva scritto per loro che diceva di trattarmi come se fossi stato suo fratello e di farmi scoprire i lati più meravigliosi dell’isola; da quel momento in poi la mia vacanza è stata stupenda. Come prima cosa abbiamo bevuto Pisco Cola, una bevanda cilena molto fruttata tipo il nostro coca e rhum e via siamo andati ad Anakena: a bordo di un pick up tutto rotto seduto sul cassone ho iniziato a familiarizzare con tutti e anche se non conoscevo che qualche parola dello spagnolo, tutto sommato me la sono cavata abbastanza bene per tutta la durata del viaggio. Anakena è una spiaggia incredibilmente bella, l’unica ad avere delle palme da cocco, e ragazzi, sabbia rosa, mare calmissimo ed il cielo di un colore spettacolare; dovete sapere che l’isola è costantemente battuta dalle correnti del Pacifico ed in tutta l’isola esistono solamente due spiagge di sabbia Anakena ed Ovahe e quest’ultima distante da Anakena circa un km, per il resto la forza dell’oceano non permette di fare il bagno tranquillamente per via delle gigantesche onde che si infrangono sulle coste. Ad Anakena si narra che il Re Hotu Matua sbarcò quì in questa meravigliosa spiaggia e poco prima dell’inizio della spiaggia vera e propria svetta un meraviglioso Ahu, l’Ahu Nau Nau con 7 moai quattro dei quali perfettamente eretti con il pukao, il tipico ornamento posto sulla testa, gli altri tre sono dei mezzi busti. Spostato sulla sinistra invece si può vedere un altro moai di cui non ricordo il nome ma vi assicuro che la visione era spettacolare, il mare era calmissimo,e fare il bagno con questi colossi alle spalle vi giuro è stata un esperienza irripetibile; ad un certo punto uscendo dall’acqua ho visto una cosa muoversi e non capendo che cosa fosse i miei nuovi amici mi hanno fatto notare che quella era una tartaruga, più o meno lunga mezzo metro, incredibile.
Gli Ahu, sono delle piattaforme di roccia più o meno grandi dove venivano collocati e poi in qualche modo eretti i Moai, tuttavia nessuno è in grado di spiegare con delle teorie realistiche il vero metodo di trasporto di questi colossi pesanti svariate tonnellate.
Tutti i Moai presenti sull’isola sono orientati verso l’interno dell’isola che con il loro sguardo inespressivo lasciano a chi gli si pone davanti un senso di inquietudine e di straordinario mistero, ad eccezione dell’Ahu Akivi un’altro sito perfettamente accessibile verso il centro dell’isola che con i suoi 7 Moai sono rivolti verso l’oceano.
Si dice che i Moai venivano rivolti verso l’interno perchè dovevano in qualche modo proteggere i villaggi adiacenti e quindi vegliavano su di loro, infatti in molti Ahu esistono ancora dei resti di tipiche abitazioni ed io credo che a quei tempi lo spettacolo dovrebbe essere stato davvero inquietante.
Gli isolani hanno un grande rispetto dei loro Moai, ad esempio è proibito toccarli, e assolutamente è vietato salire sui rispettivi Ahu, ma in tutta l’isola esistono davvero moltissimi Ahu con i rispettivi Moai che in qualche modo sono stati abbattuti e quindi l’Ahu perde importanza e su questi e possibile salire, strano vero? Si dice anche che nell’Ahu venivano sepolte le ossa delle persone importanti di quel certo villaggio e quindi più era grande l’Ahu e più doveva essere importante era chi vi era stato sepolto.Molti di questi siti sono stati distrutti da maremoti e da terremoti e alcune ditte hanno restaurato i più belli ed imponenti come l’Ahu Tongariki sulla costa est dell’Isola dove 15 Moai danno le spalle ad una caletta strordinaria dove ho assistito alla più bella alba della mia vita. Spero di non aver annoiato nessuno con un po’ di storia ma altrimenti non si sarebbe capito niente del significato degli Ahu.
La mia visita nell’isola è proseguita il giorno successivo al Rano Raraku, un cratere di un vulcano estinto dove venivano fabbricati i Moai;questo è un sito di straordinario fascino e io ho avuto l’onore che le mie guide fossero la piccola Nicole,la Claudia,Seba e Francisco tutti di un età dai 9 ai 12 anni. Loro camminavano scalzi e correvano su e giù per il cratere a piedi nudi ed io li guardavo estasiato perche dentro di me dicevo che non era possibile che dei bambini dell’isola mi stessero spiegando dettagliatamente tutto quello che avevo solamente letto nei libri più di 300 Moai sono ancora all’interno del cratere, alcuni perfettamente estratti dalla roccia, altri ancora nella montagna ed altri appena iniziati. Poi terminata la camminata che non si è limitata a costeggiare il cratere ma sono proprio sceso all’interno fino al lago artificiale, il resto della famiglia mi è venuta a riprendere e siamo andati a pesca in una caletta spettacolare vicino all’Ahu Tongariki, quello di cui avevo parlato prima. La loro famiglia ha un ristorante e porta i pic nic ai turisti delle agenzie nei vari siti, quindi mentre loro lavoravano io ero con i bambini in giro. Quel pomeriggio ci siamo accampati in una grotta in questa caletta dove i bambini e i genitori pescavano in mare: Raul e Uri pescavano con le canne mentre, ragazzi questa è storia, la piccola Nicole e Seba si buttavano in acqua con il coltello in bocca e pescavano così. Ho visto la Claudia che prendeva del pollo crudo in mano e con la bocca ne strappava un pezzo e lo sistemava nell’amo e poi con una lenza legata ad un barattolo cilindrico pescava, come in un film. Ho mangiato pesce fresco tutti i giorni appena pescato e poi cucinato al fuoco acceso tra gli scogli in questa grotta e poi mangiato con le mani con sale e limone, è stato incredibile. In quella grotta la sera successiva ci avrei dormito e proprio li, sarebbe iniziata la pesca al tiburon, ovvero lo SQUALO! Si avete letto bene, io comune ventisettenne di Perugia si preparava ad andare a caccia di squali, non potete capire che cosa posso avere provato. La loro tecnica era semplice: senza uscire in mare, mettevano in una calza o in una maglietta della carne o del pesce vecchio di alcuni giorni e lo legavano ad uno scoglio alcune ore prima della sera e nell’attesa che gli squali venissero attiarti dalla carne putrefatta, si stava tutti intorno al fuoco in riva al mare a mangiare e a bere. Qui l’atmosfera era incredibile: avevo alla mia sinistra i 15 Moai di Tongariki che mi davano le spalle, il fuoco era acceso, il tramonto stava iniziando ed il cielo era quasi rosso, il mare era talmente forte che pensavo che ci potesse risucchiare e il vento soffiava fortissimo e il rumore delle onde assomigliava a dei jet in atterraggio sulla mia testa; ho raggiunto l’apice quando il cielo ha mostrato delle costellazioni mai viste e dato che l’emisfero australe è diveso dal nostro, non sono riuscito a riconoscere nessuna costellazione ma mi è bastato vedere due stelle cadenti per esprimere ed avere la consapevolezza che in quel posto sarei tornato,l’ho giurato in quell’istante, io sarei tornato lì. Ora che sto scrivendo ho la pelle d’oca ma vi giuro che tutto questo che mi è capitato, è stato incredibile e ancora oggi stento a crederci.
Verso le due di notte ci siamo svegliati nella grotta e i più grandi hanno acceso una torcia molto rudimentale fatta con una calza imbevuta di benzina e le hanno dato fuoco per vedere di notte,ma il mare era di una potenza incredibile, le onde erano fortissime e non si vedeva un granchè perche il vento soffiava fortissimo e non siamo, anzi non sono riusciti a pecare gli squali, ma io nella poca luce che c’era vedevo grosse forme in acqua e mi è sembrato di vedere una pinna dorsale lunga piu o meno dieci cm, ero terrorizzato ma affascinato allo stesso tempo, poi visto che il mare non permetteva di piuù ci siamo rimessi tutti a dormire in questa grotta ed io alle 6 di mattina mi sono svegliato per vedere l’alba: questa è stata un’esperienza difficile da trasmettere posso dire solamente MERAVIGLIOSA. Mi sono messo nella piazza antistante l’Ahu Tongariki ed ho apettato con la macchinetta fotografica che quasi fumava da quante foto stavo facendo, ho aspettato il sorgere del sole con i 15 moai rivolti verso di me vedendo dei colori pazzeschi sull’oceano che cambiava colore. Ho pianto dalla meraviglia e non mi era mai capitato, è stato bellissimo posso dire solamente questo.
Il resto della settimana ho visitato talmente tanti luoghi che gli ultimi giorni non sapevamo più che cosa vedere, tanto avevo già visto quasi tutto. Una mattina ho affittato una bici e ho avuto la brillante idea di andare anzi di tornare ad Anakena ed a Ovahe, le due spiagge di sabbia rosa: quando erano già 20 minuti che pedalavo sotto il sole cocente ed ho visto il cartello ANAKENA 18 Km ho capito che sarebbe stato il viaggio più lungo che avrei mai fatto in bici ma il tragitto e i paesaggi erano unici e non mi sono tanto preoccupato del ritorno, infatti appena arrivato ho subito fatto il bagno: ad Ovahe ero soltanto io in acqua, non c’era nessuno, il mare era un po’ agitato ed il sole picchiava forte anche se c’era vento e in quei momenti ho capito quanto potevo essere lontano dall’Italia, dal lavoro, dal traffico, da tutto lo stress che avevo accumulato. Ad Anakena invece c’erano un po’ di turisti, la maggior parte giapponesi ma era come se non ci fosse nessuno, avevo completamente rimosso la fatica della pedalata. Al ritorno non riuscivo neanche a fare mezzo giro di pedali che già avevo il fiatone ei crampi quindi credo che alla signora che mi ha caricato a me e alla bici sul suo pick up a metà strada, devo aver fatto una brutta impressione, ma ero sfinito!!! Grazie signora.
Ho visitato due grotte dove si poteva entrare solamente abbassandosi carponi e con le candele perchè era completamente buio ed io che sono alto 1.83 ho avuto serie difficoltà ma lo spettacolo che mi si è presentato avrebbe ripagato tutta la scomodità ed il senso di claustrofobia: due stradine nell’interno della roccia mi avrebbero portato a due terrazze sull’oceano aperto davanti a i flutti dell’oceano sopra una scogliera altissima, che posso dire, fantastico. Ho visitato una mattina sempre con questa famiglia la Grotta della Vergine: è una grotta sul Poike a strapiombo sul mare con un’entrata talmente angusta che mi sono messo a strisciare all’interno e da li il tunnell continuava per molti metri ma io non ce l’ho fatta era troppo stretto e buio che ho desistito; mi hanno detto che nella grotta venivano rinchiuse le vergini e venivano lasciate li per anche un mese e mezzo per essere purificate e la pelle dopo tutto quel tempo sarebbe tornata chiara come il latte. Nel film di Kevin Costner c’è un momento dove si vede questa entrata ma non è assolutamente dove la fanno vedere nel film e vi assicuro che ha tutto un altro aspetto. Sempre lo stesso giorno dopo essere stati all’Ahu Akivi abbiamo incontrato un ragazzo giapponese che camminava in strada e lo abbiamo fatto salire sul pick up ed è rimasto con noi; siamo stati al villaggio di Orongo sulla cima del vulcano Rano Kao da dove si ha una vista meravigliosa di questo cratere largo piu di un km e con all’interno laghetti e roccia, e al lato del vulcano delle piccole abitazioni completamente restaurate. Da li era possibile vedere le tre isolette di Motu Nui, Motu Iti e Motu Kao Kao, lontane approssimativamente un km e mezzo dall’isola; qui durante la festa dell’uomo uccello ogni rappresentante di un clan del villaggio dopo essere sceso per una parete quasi verticale, doveva arrivare a nuoto nell’isoletta piu lontana, raccogliere l’uovo di Manutara (una specie che vive solamente li ma che non conosco il nome) e riportarlo in cima all’isola, integro, e se non si schiantava nella discesa verso il mare, ci pensavano gli squali a sbranarlo. Poi veniva eletto il capo del villaggio che avrebbe governato sull’isola.
Al ritorno a casa Ichiro il ragazzo giapponese ha cucinato sushi con il tonno fresco preso la mattina al porto da dei pescatori ed abbiamo mangiato sushi all’Isola di Pasqua.
Quella stessa sera la piccola Nicole ha ballato per piu di mezzora per noi con musica e costumi tradizionali e vi assicuro che quando mi hanno chiesto di ballare insieme a lei, ho fatto una figuraccia a tal punto che il padre della bambina si è alzato e mi ha messo le mani sui fianchi dicendomi in spagnolo: MUOVI STO CU**… Poi tutti si sono messi in maschera, un’Halloween improvvisata ed io ho riso fino alle lacrime. In se per se una festa in maschera non è un granchè qui da noi, ma vedere una famiglia così unita che ride scherza balla e ti coinvolge in un’isola dove tutto mi sembrava magico, ha assunto un valore inestimabile per me, non riesco a spiegare quanto mi sono divertito.
Il giorno della partenza è stato un dramma e a stento ho trattenuto le lacrime e quando mi hanno accompagnato in aeroporto e mi hanno messo al collo tre collane giganti fatti con le conchiglie li ho piantati li e sono andato a fare il check in e li ho lasciati alle spalle, non riuscivo ad adarmene. Quando è arrivato l’aereo che mi avrebbe riportato a Santiago del Chile ed ho visto i turisti che arrivavano da Tahiti, ho sperato in un overbooking che mi lasciassero li fino al prossimo aereo ma sono partito; dall’oblò, potevo vedere tutta la famiglia che aspettava che l’aereo partisse e che mi salutavano in piedi dal furgoncino tutto scassato fuori dell’aeroporto. Il ragazzo che era seduto vicino e me mi ha più volte chiesto se mi sentissi bene e se c’era qualcosa che potesse fare perchè io credo di aver pianto per tutte le 5 ore di volo, ma io gli ho risposto che stavo bene e non poteva capire.
Il mio viaggio è proseguito per la Patagonia ed ho visto dei posti meravigliosi, ma questa è un’altra storia, la racconterò un’altra volta; il mio umore in Patagonia non è stato dei migliori, appunto perchè mi ero lasciato alle spalle una settimana di avventure, pace e tranquillità ed il ritorno alla ‘civiltà’ mi avrebbe un po’stonato il resto della vacanza. Sicuramente avrei dovuto fare il tragitto inverso, ma credo che comunque sia andata, mi è andata a meraviglia e non lo dimenticherò mai.
Comunque io tornerò a Rapa Nui, molto presto. Ciao a tutti.
Alessio