Sahara libico
Quindi si parte verso il profondo sud libico, l’Akakus, con trecento kilometri di strada asfaltata dritta come un fuso, con un paesaggio di una monotonia snernvante di piani di sabbia a perdità d’occhio, qualche pozzo petrolifero all’orizzonte, sperduto nell’infinito. Entriamo nel deserto dell’Akakus verso mezzogiorno e lo spettacolo è da togliere il fiato: guglie, archi enormi, pinnacoli di arenaria erosi da millenni di vento, cumuli di sabbia che sembra borotalco giallo li avvolgono e ne modificano i contorni. Quando i motori si spengono per il pic-nic di pranzo, il silenzio ti avvolge come una coperta, senti solo il lieve sibilo del vento e il leggero ronzio dei granelli di sabbia che scivolano sulle dune…Sembra di essere sulla luna, lontani dal tuo mondo, dalla realtà come la conosciamo. Siamo consapevoli della nostra dimensione minuscola di uomini nell’immensità della natura. La sera giungiamo al campo tendato fisso di Aouis, fra torri di granito e sabbia rosa. La corrente elettrica la dà un generatore a gasolio che viene spento alle 22. Ogni tenda ha un bagno separato con una dotazione di 50 litri d’acqua a testa che viene prelevata quotidianamente da un pozzo li vicino, il Wc ed una pittoresca doccia. Ci si lava come si può (ma ci si riesce) e tutto viene riciclato. Cena in un romantico ristorante dove mandi giù volentieri anche la piccantissima “chorba” o zuppa di pomodoro che ti propone il cuoco tuareg. Alle 22 si spengono le luci, noi siamo sotto la tenda beduina coi tuareg a bere il tè: d’improvviso rimangolo solo il chiarore del fuoco di legna, la luna e le stelle. Il deserto di notte non è buio pesto, ma la luna e le stelle, uniti al riflesso chiaro della sabbia, ti consentono di vedere in penombra ogni cosa. Le stelle sembrano vicinissime ed alcune si accendono ad intermittenza: dopo anni mi capita di commuovermi. Mi sento piccolo ma felice. Dormiamo in tende confortevoli, letti con piumino (che ora non serve ancora ma sarà utile in autunno ed inverno). Al mattino alla sveglia ci portano te e caffè alla tenda, insieme ad una brocca d’acqua calda (scaldata col fuoco ovviamente) per lavarci il viso. L’acqua del lavabo della camera, dallo scarico, finisce in un secchio che verrà poi utilizzato per il Wc: non viene sprecato nulla. Qui ti rendi conto come l’acqua sia preziosa, in un’ambiente dove viaggi per ore senza vederne traccia… Due giorni di scoperte, graffiti, sabbie, tramonti e lo spirito che decolla verso quote infinite…I tuareg guidano i loro moderni “cammelli” a motore sulle dune sabbiose alte anche 200 metri, le carezzano, si lasciano scivolare dai pendii come in un gigantesco luna park senza confini.
Ritorniamo a Tripoli con lo stesso bimotore dell’andata, dopo un commosso saluto agli amici tuareg, gente orgogliosa, di grande dignità, e ci tuffiamo nel caldo abbraccio di un nuovo hotel a 5 stelle in attesa del volo dell’indomani per Roma. Mi sembra di essere fuori posto: dopo una settimana nel deserto sei un po’ spaesato e ti sembra di avere fin troppo. Ritorniamo a Roma felici e tristi nello stesso momento: quello che spiritualmente ci ha donato il deserto ed il suo popolo ha superato ogni aspettativa. Crediamo oggi di essere un po’ migliori…
Ciao a tutti.